
Le best practices esportate all'estero vanno bene, e agli outsourcer del Bel Paese quando? Pensate un pò che a richieste di approfondimento in merito ad una relazione tenuta dal responsabile 'risorse umane' sulle tappe di gestione del primo semestre del primo semestre 2005, rivolte a vari responsabili di TIM, non ho mai ricevuto risposta...
L'azienda alla scoperta del benessere
Competenze personali del manager del benessere
«Quanto alle competenze personali, deve trattarsi di un grande ascoltatore capace di saper cogliere le esigenze del personale».
«Chi si occupa di benessere del personale deve essere dotato di competenze e professionalità variegate», aggiunge Ciro Di Cecio, responsabile risorse umane di Tim.
La compagnia di telefonia mobile del gruppo Telecom Italia ha realizzato un programma, denominato «I care» per garantire un bilanciamento fra vita privata e vita lavorativa delle risorse umane, che si traduce in presidi sanitari interni agli uffici, aree benessere con palestre, centri anti-stress e fisioterapia, asili-nido e aree di caring. «Il benessere in ufficio diventa fondamentale in un'azienda che investe molto sulla professionalità delle proprie risorse», aggiunge Di Cecio. «Tim è composta da persone con un'età media di poco superiore ai 30 anni, di cui il 50% sono donne». E le persone che la società impiega nel settore wellness vengono soprattutto «dalla divisione risorse umane, perché devono aver maturato esperienza nella gestione del personale, oltre a mostrare fiuto nel selezionare e identificare i bisogni. Per svolgere questa professione», conclude Di Cecio, «è necessaria cultura universitaria, con preferenza per le discipline psico-pedagogiche o legali».
E opportunità si aprono anche per chi vuole fare un'esperienza all'estero: «Stiamo esportando le best pratices nelle nostre controllate estere», aggiunge, «per cui sono avvantaggiate figure che sanno coniugare le qualità già citate, con la conoscenza della lingua del Paese in cui saranno chiamato a operare e anche una conoscenza base delle normative del luogo».
Ma non sono tagliati fuori da queste opportunità neanche i professionisti con formazione di tipo scientifica. Come dimostra il caso di Sun microsystem. Il gigante dell'Information technology ha affidato al suo facility manager, Fabio Tedesco, il compito di assicurare il benessere dei dipendenti nel progettare gli spazi della nuova sede italiana del gruppo. «Abbiamo distribuito tra i dipendenti un questionario per raccogliere consigli sul viver ben in ufficio», spiega Tedesco, architetto, «quindi abbiamo agito di conseguenza nell'organizzare gli spazi, puntando su colori caldi, sedie e scrivanie confortevoli, la giusta illuminazione». Strategie che mirano a superare quello che unanimemente viene ormai riconosciuto come «mal d'ufficio».
Tanto che uno studio dell'Unione europea ha rilevato come il 33% delle persone che lavora in ufficio è affetto da mal di schiena, il 23% da dolori muscolari al collo e alle spalle, mentre il 28% è vittima dello stress e un altro 23% accusa un senso di affaticamento generale.
Sun ha poi predisposto una serie di servizi aggiuntivi, «come il servizio di catering, che tiene in considerazione anche le esigenze dei vegetariani e di chi segue una dieta dissociata». Per svolgere l'attività di addetto al benessere, secondo Tedesco, sono perciò necessarie «competenze tecniche, unite a un approccio umanistico ai problemi e alle esigenze.
Il professionista in questione deve sapersi interfacciare con le altre risorse presenti in azienda, a cominciare da chi si occupa delle risorse umane e chi gestisce il budget».
E per chi vuole intraprendere la carriera di manager del benessere dopo aver completato gli studi universitari, esiste un master organizzato dalla Fondazione «Aldini Valeriani» di Bologna in «Human resource development», ovvero in sviluppo della persona nelle organizzazioni.
Rivolto a laureati di tutte le facoltà, con qualche eccezione per i non laureati già al lavoro, offre una formazione che spazia dalla gestione delle risorse umane alle teorie dell'organizzazione pubblica e privata, passando per la psicologia del lavoro, le tecniche di selezione e la comunicazione.
Autore: Luigi Dell'OlioFonte: ItaliaOggi Sette - 18 Aprile 2005
Competenze personali del manager del benessere
«Quanto alle competenze personali, deve trattarsi di un grande ascoltatore capace di saper cogliere le esigenze del personale».
«Chi si occupa di benessere del personale deve essere dotato di competenze e professionalità variegate», aggiunge Ciro Di Cecio, responsabile risorse umane di Tim.
La compagnia di telefonia mobile del gruppo Telecom Italia ha realizzato un programma, denominato «I care» per garantire un bilanciamento fra vita privata e vita lavorativa delle risorse umane, che si traduce in presidi sanitari interni agli uffici, aree benessere con palestre, centri anti-stress e fisioterapia, asili-nido e aree di caring. «Il benessere in ufficio diventa fondamentale in un'azienda che investe molto sulla professionalità delle proprie risorse», aggiunge Di Cecio. «Tim è composta da persone con un'età media di poco superiore ai 30 anni, di cui il 50% sono donne». E le persone che la società impiega nel settore wellness vengono soprattutto «dalla divisione risorse umane, perché devono aver maturato esperienza nella gestione del personale, oltre a mostrare fiuto nel selezionare e identificare i bisogni. Per svolgere questa professione», conclude Di Cecio, «è necessaria cultura universitaria, con preferenza per le discipline psico-pedagogiche o legali».
E opportunità si aprono anche per chi vuole fare un'esperienza all'estero: «Stiamo esportando le best pratices nelle nostre controllate estere», aggiunge, «per cui sono avvantaggiate figure che sanno coniugare le qualità già citate, con la conoscenza della lingua del Paese in cui saranno chiamato a operare e anche una conoscenza base delle normative del luogo».
Ma non sono tagliati fuori da queste opportunità neanche i professionisti con formazione di tipo scientifica. Come dimostra il caso di Sun microsystem. Il gigante dell'Information technology ha affidato al suo facility manager, Fabio Tedesco, il compito di assicurare il benessere dei dipendenti nel progettare gli spazi della nuova sede italiana del gruppo. «Abbiamo distribuito tra i dipendenti un questionario per raccogliere consigli sul viver ben in ufficio», spiega Tedesco, architetto, «quindi abbiamo agito di conseguenza nell'organizzare gli spazi, puntando su colori caldi, sedie e scrivanie confortevoli, la giusta illuminazione». Strategie che mirano a superare quello che unanimemente viene ormai riconosciuto come «mal d'ufficio».
Tanto che uno studio dell'Unione europea ha rilevato come il 33% delle persone che lavora in ufficio è affetto da mal di schiena, il 23% da dolori muscolari al collo e alle spalle, mentre il 28% è vittima dello stress e un altro 23% accusa un senso di affaticamento generale.
Sun ha poi predisposto una serie di servizi aggiuntivi, «come il servizio di catering, che tiene in considerazione anche le esigenze dei vegetariani e di chi segue una dieta dissociata». Per svolgere l'attività di addetto al benessere, secondo Tedesco, sono perciò necessarie «competenze tecniche, unite a un approccio umanistico ai problemi e alle esigenze.
Il professionista in questione deve sapersi interfacciare con le altre risorse presenti in azienda, a cominciare da chi si occupa delle risorse umane e chi gestisce il budget».
E per chi vuole intraprendere la carriera di manager del benessere dopo aver completato gli studi universitari, esiste un master organizzato dalla Fondazione «Aldini Valeriani» di Bologna in «Human resource development», ovvero in sviluppo della persona nelle organizzazioni.
Rivolto a laureati di tutte le facoltà, con qualche eccezione per i non laureati già al lavoro, offre una formazione che spazia dalla gestione delle risorse umane alle teorie dell'organizzazione pubblica e privata, passando per la psicologia del lavoro, le tecniche di selezione e la comunicazione.
Autore: Luigi Dell'OlioFonte: ItaliaOggi Sette - 18 Aprile 2005