Il Collettivo Precariatesia contro l'accordo tra Cgil e Atesia
E' il risultato di un referendum tra i lavoratori e le lavoratrici del call center
di Francesca Carè
Il Collettivo Precariatesia lo chiama ricatto: è l’accordo firmato dall’azienda e dai sindacati confederali che trasforma il contratto a progetto in contratto a tempo indeterminato. Ricatto perché l’alternativa alla firma è la perdita del lavoro. Il 21 e 22 dicembre scorsi i lavoratori e le lavoratrici di Atesia, con un referendum che proteggeva l’anonimato e il cui corretto svolgimento è stato controllato direttamente da loro, sono stati chiamati a votare. Hanno scelto il “no” all’accordo. Motivazioni: esso non modifica le condizioni di precarietà perché obbliga all’accettazione di un part-time di quattro ore al giorno per uno stipendio di soli 550 euro, su turnazioni di 24 ore che non permettono a queste persone di fare un altro lavoro (necessario perché con quella cifra nessuno può condurre una vita decente). In più i lavoratori di Atesia dovrebbero firmare una liberatoria con la quale rinuncerebbero a tutti i diritti pregressi. Il Collettivo Precariatesia denuncia, inoltre, l’irregolarità con cui si sono svolte le consultazioni della Cgil negli altri call center, da Napoli a Milano a Palermo e Catania e persino tra i lavoratori dipendenti di Almaviva. L’accordo in queste sedi è passato con una percentuale dell’80% e “le votazioni si sono svolte per alzata di mano subito dopo le assemblee/beffa della Cgil”. Il Collettivo afferma che non può essere un caso che solo nelle condizioni di votazione con anonimato abbia vinto il no. Così i precari di Atesia, ancora una volta, sono costretti ad alzare la voce per far valere i loro diritti di fronte all’azienda e ai sindacati confederali.
A disposizione la mail precariatesia@yahoo.it
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