lunedì 2 aprile 2007

I furbetti dei call center

Torna l´emergenza nei call center aziende in ritardo sulla regolarizzazione
Allarme della Cgil: entro aprile andranno rispettate Finanziaria, circolare e avviso comune
di BARBARA ARDÙ

ROMA - «Sono i furbetti dei call center». Quando è in vena di battute, Alessandro Genovesi, segretario nazionale della Slc-Cgil, definisce così i "padroni" dei Cipputi del XXI secolo. «Furbetti» perché nonostante una circolare del ministro del Lavoro, una norma della Finanziaria e un avviso comune firmato da sindacati e Confindustria per combattere la precarietà, gli imprenditori del settore fanno orecchie da mercante. Entro la fine di aprile possono e devono regolarizzare parte degli atipici. Il governo non si è sprecato in quanto a sconti: oltre al cuneo fiscale, garantisce la ricostruzione agevolata del passato previdenziale e assicura che non ci saranno visite degli ispettori una volta chiusa la partita. Unico passaggio obbligato è l´accordo con i sindacati. Ma gli imprenditori tentennano. Sono restii a far decidere agli ispettori chi va considerato autonomo e chi no. Stentano a dichiarare quanti realmente lavorano come inbound (quelli che ricevendo le telefonate secondo la circolare Damiano sono dipendenti e vanno assunti a tempo indeterminato). Queste le accuse della Cgil.
Di fronte alle richieste sindacali, qualche azienda non ha risposto, qualche altra ha avviato tavoli di confronto «truccati», come li definisce Genovesi e solo poche imprese stanno chiudendo i conti col passato (Almaviva, Comdata, Telegate, Coine). Novemila lavoratori sono stati stabilizzati. Poi ci sono i "desaparecidos", quelli che non hanno risposto al sindacato (quasi tutti al Sud). Piccole aziende che stanno mettendo in atto pratiche di fuga. «Cambiano la sede - spiega Genovesi - spostano i computer, si nascondono». Ma sono i colossi a preoccupare la Cgil. Nomi come Omnia Network (quotata in Borsa), Call & Call, Abramo, Transcom, Teleperformance, 4You. «Ci sono 33 tavoli aperti, riferiti a gruppi che contano da 800 a 1000 lavoratori - spiega Genovesi - ma stiamo assistendo a furbizie e scorrettezze». Cosa accade? «Alcuni vogliono interpretare la circolare Damiano, là dove distingue tra inbound e outbound - chiarisce Genovesi - altri spostano i lavoratori, almeno sulla carta per dimostrare che sono quasi tutti autonomi. È il caso, per esempio, di Trascom e Call & Call». Un´altra pensata? «Chiedono di assumere con contratto di apprendistato o inserimento. L´ha chiesto il gruppo Abramo». C´è poi chi sfrutta la mobilità sul territorio: invece di un tavolo nazionale apre tavoli territoriali, più facili al Sud dove il ricatto del lavoro "paga". «Passato aprile - avverte Genovesi - chi sarà rimasto fuori non speri nella nostra indulgenza. Useremo tutti gli strumenti necessari, dai picchetti, alle cause di lavoro, all´invio degli ispettori». Perché il punto non è solo morale. «Queste aziende - spiega Genovesi - devono capire che non possono farsi concorrenza sul lavoro. Per accaparrarsi le commesse abbassano il prezzo, fanno dumping sulla pelle dei lavoratori».

fonte la Repubblica, LUNEDÌ 26 MARZO 2007, Pagina 28 – Economia

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