sabato 4 dicembre 2004

Holding Della Comunicazione

Un sintetico sguardo all'indietro su Luigi Crespi, da un articolo di Filippo Ceccarelli su la Stampa dell'8/12/2003, pag. 10

La caduta dell'indovino berlusconiano

Sogni infranti e oracoli in caduta: offre più di un motivo d'interesse la crisi entro cui è di colpo precipitato Luigi crespi,
il brillante imprenditore della comunicazione che dopo due anni di trionfi, per evitare la bancarotta, ha dovuto vendere il suo piccolo-grande impero alle banche creditrici. Crespi l'ha fatto, come al solito, con baldanzosa serenità: . E può darsi che davvero lo sia. Nel frattempo, l'ex giocatore comunista di football americano, poi divenuto tecno-veggente più consultato da Berlusconi, ha maturato un certo distacco dalle cose materiali, avvicinandosi al buddismo. Ma intanto l'HDC (così si chiamava la sua holding) è in via di smembramento. Chi si è già preso la società di direct marketing datacontact; chi si prenderà gli istituti Datamedia e Cirm, l'agenzia di pr, la casa di produzione, i giornali, la concessionaria di pubblicità, la centrale media, la webagency e così via, tristemente. E fin qui la storia sembrerebbe quella di una normale sconfitta. Se non fosse che Crespi, più di ogni altro, ha contribuito alla straordinaria vittoria di Berlusconi alle elezioni del 2001. Straordinaria perchè ottenuta con la più innovativa applicazione del marketing mai sperimentata. Autentico punto di svolta e di non ritorno nel cambiamento delle forme della politica in Italia. In quell'occasione Crespi curò i contenuti, il linguaggio e l'intera campagna di affissione dei manifesti del Cavaliere. Lavorò sul berlusconiano 'Una storia italiana' spedito per posta a milioni di elettori. Allestì il sito Internet di Forza Italia, per la quale gestì a lungo anche i sondaggi, per giunta azzeccandoci. Una telecamera lo sorprese la notte dei risultati mentre inscenava una specie di danza orgiastica, al culmine dell'appagamento professionale e anche politico. Ma il vero grande colpo fu l'indimenticabile rappresentazione del 'Contratto con gli italiani' mandato in onda a 'Porta a porta'. (...) Il successo non comportava implicazioni politiche. Ha sempre tenuto a dire l'ambizioso indovino di Datamedia che Berlusocni era per lui un pregiatissimo cliente, non un capo, nè un padrone. Ma l'averlo aiutato a vincere gli aveva decisamente aperto le porte di Palazzo Chigi, del Viminale, del ministero dell'Economia, della Rai. E per il Cavaliere non sembravano tanto consulenze concesse per ringraziare un amico, ma una delicata necessità. Per esistere, infatti, il potere berlusconiano ha bisogno di un dispositivo permanente di ascolto che misuri le opinioni degli italiani per trasformarle poi in strategie di comunicazione, decisioni, potere, consenso. L'HDC sembrava nata e fatta apposta. Ma ora? Niente, silenzio, oblio. Per il berlusconismo reale Crespi rischia ora di diventare un puro ricordo, uno che ha fatto il passo più lungo della gamba. Il che può essere, senz'altro. Ma nella sua caduta si trascina appresso uno stile, una tecnica, una cultura, una storia a suo modo simbolica. Ombre nere sul marketing (...).
E pensare che lo stesso Crespi aveva scritto 12 mesi prima (su 'Il Nuovo.it' del 1/1/2003):
Crediamo di avere in Hdc tutte le capacità di analisi della realtà necessarie. Detto questo, è giusto aggiungere qualcosa su Hdc e sui suoi valori. Abbiamo alcune idee-guida che applichiamo in tutte le attività del gruppo. Crediamo nel valore del lavoro fatto bene, per vincere e non solo per partecipare; nel pluralismo delle idee e nella libertà del confronto

2 commenti:

Antonio Candeliere ha detto...

Analisi interessante!

Damned Puppet ha detto...

Con "licenza Open" mi sono permesso di riportare l'articolo di Filippo Ceccarelli sul meet-up di Matera nel thread "qualità(...)caso datacontact". Spero non dispiaccia a nessuno.