
Call center, 600 licenziati
Milioni di contributi evasi
Dieci milioni di euro di contenzioso, venti miliardi circa di vecchie lire tra contribuzioni e previdenze evase. Sarebbe questa la cifra contestata da Inps e Ispettorato del lavoro alla San Lorenzo srl, l’industria alimentare imperiese che ha deciso di cancellare dall’Italia il suo call center e così licenziare in un colpo 600 persone. La mega-sanzione (interessi compresi) sarebbe risultata al termine di un’ispezione eseguita da entrambi gli organi di controllo, volta appunto ad accertare la posizione degli addetti ai vari call center, tutti inquadrati come collaboratori: invece, secondo Inps e Ispettorato, lavoratori subordinati, cioè dipendenti. La pesantissima contestazione sarebbe anche la ragione per la quale l’amministrazione della San Lorenzo il mese scorso avrebbe deciso di chiudere tutto il “centralone” nazionale trasferendo il servizio ai clienti in Romania, non con il nome di San Lorenzo ma sotto l’egida di una società creata “ad hoc”, la Remarc s.r.l..
Nella splendida villa di via Garessio, dove ha sede l’azienda, sono già state rimosse tutte le insegne del “vecchio” call center. Ma nel frattempo a Imperia la Cgil ha aperto una vertenza su scala nazionale: una imponente azione sindacale, che riguarda come detto oltre 600 addetti, in maggioranza donne.
«Intendiamo far riconoscere il lavoro subordinato a tutti coloro che lavorando come collaboratori a progetto nel call center San Lorenzo, hanno svolto a tutti gli effetti mansioni, orari, straordinari che sono prerogativa del lavoro dipendente - fanno notare il segretario generale Claudio Porchia e il responsabile del mercato lavoro Cgil, Paolo Marengo - Avranno così la possibilità di vedersi riconosciuti tutti quei contributi dall’Inps ancorché in via assicurativa, potranno ricorrere alla mobilità e agli ammortizzatori sociali. Se la vertenza che stiamo portando avanti avrà un risultato positivo, il danno più grosso purtroppo l’avrà l’Inps».
Stando alla Cgil, la San Lorenzo aveva una possibilità di evitare sanzioni e complicazioni con i collaboratori dei suoi centralini, una trentina sparsi in Italia. «Il caso call center a livello nazionale risale a circa un anno fa - spiegano i sindacalisti - La legge Finanziaria ha dato la possibilità di regolarizzare le posizioni a tutte le aziende che entro il 30 aprile avrebbero stipulato accordi con le organizzazioni sindacali evitando le sanzioni. Sessantamila “collaboratori” sono diventati dipendenti grazie alla “sanatoria”. La San Lorenzo non ha però inteso seguire questa opzione, non ha siglato alcun accordo, e poi ha delocalizzato in Romania l’attività e di fatto chiude in Italia. Non comprendiamo la scelta. O meglio siamo in attesa di comprenderla appieno».
Nel giro di qualche mese la San Lorenzo chiuderà tutte le attività di interlocuzione con la clientela dall’Italia. «Ma non potendo dismettere l’attività dall’oggi al domani sta procedendo con soluzioni transitorie - ipotizzano Porchia e Marengo - A margine di questa vicenda ci chiediamo inoltre quale know how potranno mai avere dell’alimentazione mediterranea centraliniste rumene? Come potranno mai fidelizzare la clientela...».
di Natalino Famà
1 commento:
Per completezza di informazione, mi permetterei di segnalare questo:
http://www.simplicissimus.it/2007/06/il_caso_san_lorenzo_legge_no_m.html
Grazie!
Posta un commento