
L' amministratore delegato mai parlato di vendita di Tim ma di riorganizzazioni
Ruggiero: sulle strategie Telecom non fa retromarcia
8-9 miliardi *** «L' obiettivo resta lo stesso: la convergenza fisso-mobile-contenuti» «Pensiamo a una rete di nuova generazione. D' accordo con l' Authority» 46 per cento gli investimenti in 10 anni che Telecom farà per realizzare la rete in fibra ottica di nuova generazione ***
Nessuna retromarcia. «Due anni fa, con l' integrazione di Tim, Telecom Italia ha avviato un grande progetto di convergenza fra telecomunicazioni fisse, mobili e contenuti media. Oggi l' obiettivo altro non è che quello di realizzarlo. E così stiamo facendo». Da Parigi, dove si trova per la tradizionale convention con gli operatori commerciali del gruppo, l' amministratore delegato Riccardo Ruggiero traccia con il Corriere le linee strategiche di quella che, per certi aspetti, potrebbe essere la base del nuovo piano industriale di Telecom. E lo fa in un momento decisivo della sua storia, dopo oltre due mesi difficilissimi, scanditi dai contrasti con il governo, dalle ipotesi di ri-nazionalizzazione della rete, dalle dimissioni del presidente Marco Tronchetti Provera, dall' arrivo al vertice di Guido Rossi, dalla firma di un «patto di consultazione» fra Olimpia, Generali e Mediobanca per rafforzare la governance al gruppo. «Non entro in una materia che è di competenza degli azionisti - afferma Ruggiero -. Come amministratore delegato dico solo che quando le attività industriali vanno bene, e stanno andando molto bene, io ne sono contento». Il vero pilastro su cui Telecom basa la sua sfida di sviluppo sembra essere la rete. O meglio, la costruzione di un "new generation network": una rete di "nuova generazione", che grazie alla fibra ottica estesa fino all' ultimo miglio, cioè dalle centrali di zona fino alle "cabine" sui marciapiedi delle case degli utenti, possa trasportare dati digitali a 50 megabit al secondo. Nessuno scorporo di rete in vista? Nessuna cessione ad altre società, pubbliche o private? «Per sviluppare al meglio il mercato dobbiamo trasformare l' ultima parte della rete di accesso in un network di nuova generazione, a beneficio sia del fisso sia del mobile, attraverso cui poter diffondere contenuti e servizi multimediali. È un progetto che porterà l' Italia a essere ancor più all' avanguardia in Europa e nel mondo per l' innovazione tecnologica. Tutto ciò implica forti investimenti, tanto che noi siamo disposti a muovere 8-9 miliardi di euro da qui ai prossimi 10 anni. Ma, dall' altro lato, comporta che lo stesso "modello" di realizzazione di questa rete sia concordato insieme al regolatore, cioè l' Authority per le Comunicazioni, e ai concorrenti, visto che anche loro ne avranno benefici. Una strada peraltro da subito indicata dal nuovo presidente Guido Rossi. È in quest' ottica che abbiamo annunciato di essere disposti anche a "societarizzare" la rete di accesso: non per alienarla da Telecom Italia ma per renderla più trasparente. In Gran Bretagna è stato scelto il cosiddetto modello Openreach, come divisione all' interno di British Telecom. In Italia potremmo decidere in quel modo o in un altro. È quindi fondamentale realizzare tutto questo in pieno accordo con l' Authority». Vale lo stesso per Tim? Nessuna ipotesi di scorporo né, tantomeno, di cessione? «Non si è mai parlato di vendita, ma di riorganizzazione. La nostra ipotesi è che, sempre all' interno di Telecom Italia, si potrebbe pensare a una "divisionalizzazione" di una parte del mobile, in particolare di alcune funzioni commerciali, per renderla più funzionale al progetto complessivo di sviluppo futuro del gruppo». Telecom punta a diventare sempre più una media company. Ma il "grande accordo" sui contenuti video, annunciato con Rupert Murdoch lo scorso agosto, in realtà è saltato. «Intendiamoci innanzitutto sul termine media company». Prego. «Non abbiamo nessuna idea di diventare una società di produzione televisiva o cinematografica. Più semplicemente Telecom Italia, come altri operatori di telecomunicazioni, trasporterà sulle proprie reti sempre più contenuti audiovisivi». E allora, la rottura con Murdoch cosa comporta? «L' accordo con Murdoch poteva certamente avere una valenza importante. Però il fatto che sia svanito non pregiudica affatto i nostri piani di distribuzione di contenuti su diverse piattaforme, fisse e mobili. Oggi abbiamo già un portafoglio molto ampio: siamo gli unici ad avere i diritti di tutte le squadre di calcio in esclusiva per i prossimi 4 anni, abbiamo già una library di circa 2.500 film, che cresce al ritmo di 80 titoli al mese e comprende opere di grande richiamo come "Il codice da Vinci", e possiamo contare su 50 canali tv, che diventeranno 200 entro il 2007. Non abbiano fatto l' accordo con Murdoch, va bene, vuol dire che faremo altri accordi». Da almeno un paio d' anni Telecom ha una strategia commerciale particolarmente aggressiva. E i nuovi servizi che state annunciando lo dimostrano, dall' instant messaging sui cellulari alle ricariche telefoniche a costo zero. Questo vuol dire che, in un mercato delle telecomunicazioni ormai saturo come quello italiano, puntate più a guadagnare quote che a incrementare i margini di redditività? «Niente affatto. Puntiamo sui volumi come sul valore. Siamo l' azienda che in Europa ha la più alta redditività, sia nel fisso sia nel mobile: il 46% per il primo, il 51% il secondo. È chiaro però che il gioco si fa sempre più duro. Non si tratta dunque solo di essere aggressivi sul piano commerciale, ma di offrire nuovi servizi ad alto valore aggiunto. Insomma, di essere sempre innovativi. L' obiettivo non è quello di spartirsi con i concorrenti lo stesso mercato, ingaggiando una perenne guerra dei prezzi, ma di far crescere il mercato. È per questo che continuiamo a investire». Avete appena concluso un accordo in base al quale le Coop possono offrire servizi di telecomunicazioni attraverso la vostra rete. Più in generale, qual è l' atteggiamento di Telecom verso i cosiddetti operatori "virtuali", cioè senza rete. Siete favorevoli, sia nel fisso che nel mobile? «Siamo favorevoli a intese su base commerciale. Penso a quella raggiunta con le Coop come a quelle che potrebbero andare in porto con altre società di servizi. Per esempio, le banche. Restano invece le perplessità per quanto riguarda l' ingresso sul mercato di operatori "virtuali" di telecomunicazioni. In questa fase credo che gli investimenti sulla rete degli operatori esistenti vadano incoraggiati. Altrimenti si andrebbe a una guerra del prezzi da cui uscirebbero tutti con le ossa rotte».
fonte Corriere della Sera 22 ottobre 2006 Sezione: varie, Pagina 27
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