venerdì 27 ottobre 2006

Prime multissime

In maggioranza erano giovani donne: la truffa messa in piedi da due società baresi andava avanti da un paio di anni
Mille fantasmi nei call center
Paghe dimezzate e nessun contributo: blitz della Finanza
di Lorenza Pleuteri

Flavia adesso ha paura. Ha paura che accusino lei di aver chiamato le Fiamme gialle e fatto incastrare gli ex datori di lavoro, puniti con una maxi multa. Ha paura di perdere l´impiego vero trovato dopo sei mesi di sfruttamento totale, accettato senza fiatare, perché un posto in nero è sempre meglio di niente. E ha paura di vedersi appiccicare addosso la nomea della spia. Spiega in che modo è stata reclutata, «rispondendo a un annuncio sentito alla radio». Dice della paga da fame, 2,65 euro all´ora tutto compreso contro i 6,50 euro netti previsti. Conferma l´assenza di qualsivoglia garanzia. Ma parla rimanendo girata di spalle, come un pentito di mafia. I finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno accertato che la giovane donna è una delle 1.069 operatrici telefoniche "invisibili" passate nel corso di due anni dalle postazioni dei sei call center completamente abusivi, allestiti a Bari, Frosinone, Napoli, Pescara. Nessun contratto. Zero contributi. Manco un centesimo versato per la pensione. Le linee telefoniche e le bollette della luce intestate a prestanome. Per almeno due anni il grande business è andato avanti senza intralci, in barba alle regole e al fisco. Una società barese specializzata in corsi di informatica, il referente pugliese di un gruppo leader del settore, ha affidato a una cooperativa di Triggiano il compito di vendere i corsi attraverso il sistema dei call center. I bracci operativi dell´azienda di provincia hanno messo in piedi sei uffici fuori legge, tre a Bari e altri tre fuori regione. E nel corso dei mesi dalle postazioni telefoniche si sono alternate 1.069 persone, quasi tutte donne, in prevalenza studentesse universitarie, casalinghe, disoccupate. A gennaio, quest´anno, il primo blitz dei finanzieri coordinati dal colonnello Raffaele Mele e dal capitano Luigi Carbone. E l´avvio di approfondimenti lunghi e complessi.Il ritrovamento della contabilità parallela della cooperativa, il libro mastro con nomi e stipendi delle lavoratrici "invisibili", alla fine ha consentito di tracciare i contorni dell´affare e quantificare gli oneri fiscali e contributivi evasi. Il personale veniva trovato tramite annunci o la catena del passaparola. «Ho contattato la società - è il caso tipo, raccontato da Flavia - e mandato il curriculum. Mi hanno chiamata per un colloquio. E dopo una settimana ho cominciato a lavorare, senza niente di scritto in mano. All´inizio non ho chiesto nulla. Poi ho posto alcune questioni, ma non ho avuto risposte. Mi hanno garantito che provvedevano per la pensione, però non era vero». Le dipendenti dei call center fantasma facevano tre o sei ore a turno, cinque volte la settimana. Alcune venivano "licenziate" dopo un trimestre, altre raddoppiavano il periodo, altre ancora andavano e venivano. Tutte erano retribuite con assegni circolari, 2.65-2.90 euro l´ora. Di contro, la cooperativa ha omesso di versare 400mila euro di ritenute e 800mila euro di oneri previdenziali. Ora la piccola società e il committente - la Gruppo lavoro e l´Alfabyte - dovranno pagare sanzioni comprese tra i 1.500 e i 12mila euro per ogni "invisibile", più 150 euro a testa per ciascuna giornata di servizio. La multa totale sarà calcolata dalla Direzione provinciale del lavoro

In foto la prima pagina di repubblica bari di oggi

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