giovedì 21 dicembre 2006

Sicuramente matera.chiama.info fa la differenza

Turisti per sbaglio
Siti Internet vuoti, slogan assurdi, regioni in lotta tra loro. Risultato: il Paese non sa vendersi all'estero
di Chiara Longo Bifano

Prendete un giapponese che abbia la mezza idea di farsi un viaggio in Italia. Mettete che vada al pc e digiti 'Italia.it'. Che cosa trova? Solo una scritta fissa: 'The Italian Tourism Portal is coming soon'. Ma siccome non si arrende, va su Google e cerca 'italian tourism'. A questo punto troverà al primo posto il sito Enit.it e al secondo Italiantourism.com: quale sarà quello ufficiale? Il giapponese non lo saprà mai. Dopodiché, se è un asso del computer, finirà nel girone dei siti regionali. Dove troverà tutto e il contrario di tutto. Solo due (Liguria e Campania) sono tradotti nella sua lingua, anche se ad accoglierlo ci saranno due giochi di parole difficilmente traducibili: 'Una terra damare' e 'Una regione alla luce del Sole'. Se mastica un po' di italiano, scoprirà che il nostro Paese ha un doppio 'cuore verde', visto che così si definiscono sia l'Umbria sia il Molise. Se invece capisce lo spagnolo, ripiegherà sulle Marche, dove - promette lo slogan - c'è 'l'Italia in una regione'. Alla fine il nostro amico giapponese non ci capirà più nulla. Venti marchi regionali, più i 108 delle province, non fanno un marchio Italia: a tutt'oggi - se non a parole - non esiste un logo unico amicale, quello che gli stranieri chiamano 'lovemark', né una strategia unica da vendere all'estero. L'anarchia ancor prima che informatica è terminologica. Basta partecipare a un workshop sul turismo: l'Apt della Basilicata (creata in base alla legge quadro del 1983, ma soppressa da quella del 2005), stringe la mano all'Atl del Piemonte (istituita in base alla legge del 2005), mentre l'Ept della Campania (rimasta addirittura alla normativa precedente al 1983) socializza con le Aiat valdostane. "Roba da mal di testa", commenta Josep Ejarque Bernet, ingaggiato da Riccardo Illy alla direzione del turismo del Friuli-Venezia Giulia, dopo essersi guadagnato sul campo di Barcellona '92 prima e poi delle Olimpiadi invernali di Torino il titolo di 'destination manager': "Troppo spesso", aggiunge, "i soggetti preposti all'accoglienza turistica non collaborano tra loro e si limitano a essere dispensatori di cartine delle località. Gli uffici sul territorio non sono coordinati, non prevedono l'apertura nel weekend e spesso hanno scarse conoscenze linguistiche".
(...) I primi a non crederci a volte sono proprio gli italiani. E non stupisce allora se di recente una coppia di americani in visita al lago Maggiore è entrata nel ufficio turistico di Stresa, ha chiesto a un'impiegata "che cosa c'è da fare da queste parti?" e si è sentita rispondere: "Niente, assolutamente niente...".

continua su L'Espresso del 19/12/06
la differenza di matera.chiama.info

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