
Guadagnano 1.050 euro al mese "con le notti e le maggiorazioni", quando va bene, ma finora accettavano questa miseria in cambio della sicurezza del posto di lavoro, a tempo indeterminato.
Ma fra un po' neppure lo stipendio a fine mese sarà garantito. Sono 275 i posti a rischio al call center della Wind a Sesto San Giovanni. La società telefonica, infatti, ha deciso di "esternalizzare" l'intera struttura per venderla a un'altra società, Omnia Network. Tecnicamente non è un licenziamento, perché i lavoratori non vanno a casa (almeno non subito), ma le sicurezze si riducono paurosamente. Il posto di lavoro, infatti, dipenderà dal rinnovo della commessa con Wind, che stipulerà con la società un contratto di due anni, rinnovabile. Se però fra 24 mesi l'operatore deciderà di cambiare fornitore, i 275 dipendenti finiranno in mobilità o in cassa integrazione. Per reagire i lavoratori, che hanno aperto anche un blog, hanno già scioperato una volta il 5 febbraio e torneranno a fermarsi il giorno 26, per tentare di aprire una trattativa che sembra disperata. Tutto nasce dal fatto che i dipendenti sono tutti a tempo indeterminato e quasi tutti full time: un costo "eccessivo" per la società in tempi di legge 30, staff leasing e lavoro in affitto usato a sproposito.
Forse noi clienti Wind dovremmo cominciare a minacciare disdette di massa per fare pressione sulla società. In fondo il call center di Sesto nel 2005 ha realizzato un utile di 56 milioni di euro.
Ma fra un po' neppure lo stipendio a fine mese sarà garantito. Sono 275 i posti a rischio al call center della Wind a Sesto San Giovanni. La società telefonica, infatti, ha deciso di "esternalizzare" l'intera struttura per venderla a un'altra società, Omnia Network. Tecnicamente non è un licenziamento, perché i lavoratori non vanno a casa (almeno non subito), ma le sicurezze si riducono paurosamente. Il posto di lavoro, infatti, dipenderà dal rinnovo della commessa con Wind, che stipulerà con la società un contratto di due anni, rinnovabile. Se però fra 24 mesi l'operatore deciderà di cambiare fornitore, i 275 dipendenti finiranno in mobilità o in cassa integrazione. Per reagire i lavoratori, che hanno aperto anche un blog, hanno già scioperato una volta il 5 febbraio e torneranno a fermarsi il giorno 26, per tentare di aprire una trattativa che sembra disperata. Tutto nasce dal fatto che i dipendenti sono tutti a tempo indeterminato e quasi tutti full time: un costo "eccessivo" per la società in tempi di legge 30, staff leasing e lavoro in affitto usato a sproposito.
Forse noi clienti Wind dovremmo cominciare a minacciare disdette di massa per fare pressione sulla società. In fondo il call center di Sesto nel 2005 ha realizzato un utile di 56 milioni di euro.
Ha ricordato l'A.D. Dal Pino che il 2006 (primo anno che lo ha visto ai vertici dell'azienda WIND insieme al Presidente egiziano Naguib Sawiris), ha visto "la realizzazione dei primi utili nella storia della società con conseguente riduzione dell'indebitamento e ricavi, Ebitda e clientela in crescita".
"Nessuno più di me nel mio Paese fa del bene più di me per poveri e malati (...) ogni volta che un politico mi dice -non cacciare quest'uomo- è licenziato" (Sawiris).
"Nessuno più di me nel mio Paese fa del bene più di me per poveri e malati (...) ogni volta che un politico mi dice -non cacciare quest'uomo- è licenziato" (Sawiris).
Nel suo Paese, appunto.
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