
Si è quasi rimosso il ricordo della “bufera” delle trattative sindacali, anche perché così la dirigenza può giostrare meglio sul fronte dell’individuazione dei nomi.
Già perché l’azienda, avendo sempre parlato di numeri (300, forse 500 “risorse”), è libera di scegliere arbitrariamente chi, come e quando assumere.
Intanto si aspetta con ansia la prima busta paga e, con essa, il secondo scaglione di pseudo-assunzioni.
E gli operatori, nel frattempo, che fanno?
Lavorano ciecamente, come inebetiti dall’accaduto; sicuramente intimiditi dal potere di veto del datore di lavoro e dalle onnipresenti “orecchie” nei muri dell’azienda.
Anzi, tentano di rimuovere il ricordo delle giornate convulse e pregne di incertezza sul futuro dell’azienda. Non si parla più dell’accaduto: è un modo per non incorrere nella vendetta aziendale contro i “sobillatori”, che ormai sono lontani.
In alcuni episodi, relativi alla compagine della provincia di Matera (Tricarico e dintorni), si può addirittura parlare di delatori, pronti a tradire e denunciare i colleghi pur di garantirsi il “contrattino”.
Per quale motivo?
Autotutela, avidità, vigliaccheria?
In ogni caso, hanno dato evidente prova di basso profilo etico e morale.
VERGOGNA!
Se questo è il vostro modo d’intendere il termine “colleghi”…
Se questo è il frutto dei confronti e degli scambi d’opinione tra una pausa e l’altra…
Se questo è il vostro rapporto con persone tutte ugualmente bisognose di lavorare…
Allora non chiamateci colleghi.
Non siamo né vogliamo essere vostri amici.
Non diventeremo, come voi, accattoni disposti a tutto.
Non ci sporcheremo più le mani per le vostre “30 monete”.
1 commento:
Fatto bene! Sono proprio contento! Ahhhhhh!!!!!!!
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