sabato 28 ottobre 2006

Prime multissime (2)

Evade 12 milioni di euro con il call center
Scoperti in città cinque uffici fantasma Lavoro nero e sospetta truffa alla Telecom
 
di Luigi Di Fonzo
PESCARA. Evasione fiscale per oltre 10 milioni di euro, evasione contributiva per oltre un milione di euro e truffa alla Telecom. Questi i reati che la guardia di finanza ha ipotizzato nei confronti di un pescarese che gestisce cinque call center in via Tiburtina e che di recente ha trasferito la sede legale della sua società all’estero. L’inchiesta sui call center si allarga a macchia d’olio, tanto che le verifiche della Finanza proseguono e si incrociano con le inchieste sul lavoro nero e sulle utenze Telecom che alimentano le società illegali che gestiscono linee “calde” o pubblicitarie.
Proprio ieri il nucleo di polizia tributaria della finanza di Bari ha tenuto una conferenza stampa per illustrare l’attività illegale di due imprese che hanno impiegato, nell’arco di circa due anni, 1.069 giovani in nero in sei call center mai dichiarati al fisco. Attraverso una cooperativa, la società reclutava giovani donne in cerca di occupazione e le impiegava per pubblicizzare prodotti e corsi informatici in call center dislocati a Bari, Napoli, Pescara e Frosinone. Nell’unità operativa di Pescara hanno lavorato nell’arco di due anni più di un centinaio di ragazze e ragazzi assunti per un periodo di prova di tre mesi. Le tasse evase al fisco dalle società di Bari ammonterebbero a circa 800 mila euro, mentre l’evasione contributiva supererebbe i 200 mila euro.
Molto più consistente appare l’inchiesta avviata dalle Fiamme gialle a Pescara.
L’EVASIONE FISCALE. Durante le verifiche ai call center di via Tiburtina, la Finanza ha scoperto un’evasione fiscale totale che ammonta a oltre 10 milioni di euro. Ma come è stato possibile evadere tanti soldi?
Per acquisire le linee telefoniche e aprire un call center c’è bisogno di rivolgersi a una delle società intermediarie convenzionate con la Telecom, proprietaria della rete fissa. Le tariffe dei call center vengono così ripartite: il 40% alla Telecom, il 20% al mediatore e il restante 40% al gestore finale. Per una telefonata di 3 euro, ad esempio, il titolare del call center incassa un euro e 20 centesimi. Il call center viene intestato solitamente a un prestanome che attiva ad esempio dieci linee telefoniche (di solito le linee 899) e paga l’affitto e le bollette della sede (va bene anche un garage o un piccolo appartamento). Chi gestisce i call center in modo illegale non dichiara nulla allo Stato per anni, nonostante la partita Iva e nonostante le fatture rilasciate dalla società intermediaria.
L’EVASIONE CONTRIBUTIVA. Nei call center visitati dalla Finanza lavorano in nero giovani - soprattutto donne - alla ricerca del primo impiego o del permesso di soggiorno se straniere. Dalle indagini è stato accertato che le giovani donne, dopo un colloquio iniziale con i titolari delle aziende, vengono impiegate per un periodo di prova non superiore a tre mesi con la prospettiva di essere poi assunte regolarmente. Cosa che invece non avviene, perchè allo scadere dei tre mesi, se non prima, vengono allontanate definitivamente dal posto di lavoro, senza alcuna giustificazione. E’ stato accertato che i lavoratori dei call center fanno turni da 3 a 6 ore di lavoro e ognuno di loro percepisce tra i 2,65 e i 2,90 euro all’ora, contro i 6,50 previsti dalla norma.
LA TRUFFA ALLA TELECOM. Il sistema scoperto dalla guardia di finanza di Pescara sta comportando gravi danni alla Telecom. Il gestore del call center “fantasma” contatta persone in gravi difficoltà economiche (tossicodipendenti, ex detenuti, disoccupati) e fa attivare loro la linea fissa in casa. Ogni giorno queste persone devono chiamare, a più riprese, i vari numeri di telefono del call center: l’operatore alza la cornetta e tiene la linea per almeno 15 minuti. Poi riattacca e chiama l’altro numero dello stesso call center. E così via anche per 30-40 volte al giorno, in cambio di poche decine di euro. Poi arriva la bolletta da migliaia di euro dalla Telecom, e l’utente-complice del call center non paga. Arriva il sollecito, e l’utente-complice non paga. Passano 3-4 mesi e il telefono viene staccato. Tra i casi scoperti della Finanza c’è quello di un utente cui la Telecom ha staccato la linea perchè non ha pagato 20 mila euro di bollette. Intanto il call center ha incassato 8 mila euro. Da qui l’ipotesi di truffa aggravata. (27 ottobre 2006)
 

Nessun commento: