
Dalla dott.ssa Maria Concetta Cirrincione (www.psiconline.it) vi posto un'interessante scritto sul sentimento dell'invidia.
L’invidia è uno dei sentimenti più diffusi ma allo stesso tempo dei più negati. E’ possibile vedere l’invidia degli altri ma non quella propria, eppure è uno dei sentimenti più antichi ed arcaici, celebrati anche in letteratura. Dante colloca l’invidia nella seconda cornice del purgatorio e la rappresenta come un macigno portato sulle spalle dei penitenti, avversa alla virtù della carità. Shakespeare, profondo conoscitore e svelatore delle passioni umane, attraverso la figura di Jago ci rappresenta la massima espressione dell’invidia: egli insinua, in Otello, il tradimento di Desdemona con l’obiettivo preciso di distruggere la felicità altrui. Così Salieri cerca in tutti i modi di annientare la genialità di Mozart etc..Persino Erodoto ci racconta dell’invidia degli dei verso i mortali, quando la loro felicità va oltre il limite assegnato loro. L’esempio più significante, che riflette l’insieme o il susseguirsi di stati d’animo che portano all’invidia, lo troviamo nella Bibbia: Lucifero, l’angelo più bello tra gli angeli, era invidioso della Grazia che Dio infuse nell'Uomo... dandogli la vita e facendolo a Sua immagine e somiglianza.. In Genesi 37 troviamo un altro esempio di invidia e leggiamo che Giuseppe era il prediletto di suo padre Giacobbe perché “era il figlio della sua vecchiaia”. Un favoritismo che ha causato non poche amarezze ai suoi fratelli.
Da “invidere” che significa guardare biecamente, l’invidia ha il senso divorante della frustrazione in chiunque la provi. L'invidia è un meccanismo di difesa che mettiamo in atto quando ci sentiamo sminuiti dal confronto con un'altra persona.
In termini psicologici potremmo dire che l'invidia è un tentativo un po' maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell'altro (Foster, 1972).
Freud (1905) la colloca nella rivalità edipica: le femmine attraverso l'invidia per il pene, i maschi attraverso la paura, intesa come frustrazione o castrazione; mentre secondo Bion (1962), essa non ha forma, è un forte attacco al legame. È con Melanie Klein (1957) e la sua scuola che l'invidia assurge a pilastro della vita psichica, vero primo (o tutt'al più secondo) motore della mente. L'invidia venne concepita come diretta espressione della pulsione di morte, quando non come suo esatto sinonimo.
Esistono poi due tipi di invidia: quella buona e quella cattiva (Elster, 1991). L'invidia buona sarebbe il desiderio doloroso, lacerante, che proviamo vedendo qualcun altro riuscire dove noi vorremmo, ma senza odio per lui, senza volergli togliere ciò che ha. In questo caso possiamo parlare di emulazione : il nostro è un profondo desiderio di arrivare allo stesso livello dell'altro, anziché abbandonarci allo scoramento e alla denigrazione. Questo tipo di invidia potrà portare, ad esempio, a dire di un collega: “E’ normale che sia stato promosso, ha lavorato sodo!”.
All'invidia cattiva appartiene, infatti, sia l'invidia ostile, per cui si parla male della persona invidiata, sia l'invidia depressiva che ci blocca sul piano comportamentale. Nell’invidia ostile ci potranno essere frasi del tipo: “Non posso sopportare che l’abbiano promosso prima di me, quell’incapace!”.
La tipica frase che accompagna l’invidia depressiva è invece “Ahimè, questo a me non succederà mai!”
Da “invidere” che significa guardare biecamente, l’invidia ha il senso divorante della frustrazione in chiunque la provi. L'invidia è un meccanismo di difesa che mettiamo in atto quando ci sentiamo sminuiti dal confronto con un'altra persona.
In termini psicologici potremmo dire che l'invidia è un tentativo un po' maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell'altro (Foster, 1972).
Freud (1905) la colloca nella rivalità edipica: le femmine attraverso l'invidia per il pene, i maschi attraverso la paura, intesa come frustrazione o castrazione; mentre secondo Bion (1962), essa non ha forma, è un forte attacco al legame. È con Melanie Klein (1957) e la sua scuola che l'invidia assurge a pilastro della vita psichica, vero primo (o tutt'al più secondo) motore della mente. L'invidia venne concepita come diretta espressione della pulsione di morte, quando non come suo esatto sinonimo.
Esistono poi due tipi di invidia: quella buona e quella cattiva (Elster, 1991). L'invidia buona sarebbe il desiderio doloroso, lacerante, che proviamo vedendo qualcun altro riuscire dove noi vorremmo, ma senza odio per lui, senza volergli togliere ciò che ha. In questo caso possiamo parlare di emulazione : il nostro è un profondo desiderio di arrivare allo stesso livello dell'altro, anziché abbandonarci allo scoramento e alla denigrazione. Questo tipo di invidia potrà portare, ad esempio, a dire di un collega: “E’ normale che sia stato promosso, ha lavorato sodo!”.
All'invidia cattiva appartiene, infatti, sia l'invidia ostile, per cui si parla male della persona invidiata, sia l'invidia depressiva che ci blocca sul piano comportamentale. Nell’invidia ostile ci potranno essere frasi del tipo: “Non posso sopportare che l’abbiano promosso prima di me, quell’incapace!”.
La tipica frase che accompagna l’invidia depressiva è invece “Ahimè, questo a me non succederà mai!”
…uniamo una buona dose di pura cattiveria ed eccessivo egocentrismo e riflettiamo sulle misere e oramai note frasi comparse nelle ultime ore sul blog:
”Il mio unico scopo è cercare il più possibile di umiliarvi xchè non siete degni di nulla!”…
“Più mi direte che vi infastidisco e più sarò presente!”
Mi aspetto zero commenti… le persone di buon senso mediteranno in silenzio… chi si sentirà toccato pubblicherà il proprio squallido monologo, amici a VOI!
Agli eventuali commentatori si consiglia la lettura del seguente libro:
"IL COMPLESSO DI BARBABLU. PSICOLOGIA DELLA CATTIVERIA E DELL'ODIO"
Agli eventuali commentatori si consiglia la lettura del seguente libro:
"IL COMPLESSO DI BARBABLU. PSICOLOGIA DELLA CATTIVERIA E DELL'ODIO"
9 commenti:
Mi dispiace solo per coloro che appoggiano i tre, e che lavorano in DC!
Ma non avete notato quante cose sono cambiate dal 2005 ad oggi? Ma credete veramente che Roma sia stata costruita in un giorno?
A me urtano soltanto gli uomini di poca fede e che non fanno altro che sparlare e sparlare!
Ma credete che sia veramente questo il modo di risolvere i problemi? Credete veramente che comportarsi come si sono comportati i tre sia il metodo giusto? Bisogna essere costruttori del proprio benessere lavorativo e non distruttori infangatori! Un'esempio: dite di essere corretti e leali, se così fosse che centrava la battutina sul filmino hard? (che d'altronde mai nessuno ha visto, xchè non esiste).
E' solo un modo per infangare e gettare merda sulle persone, che grazie a Dio, e ripeto , grazie a Dio, ci danno un posto di lavoro! E' vero, non siamo ipocriti, non è la stessa cosa che lavorare in banca o in comune, ma diamo tempo al tempo,xchè cercando di interfacciarsi in modo costruttivo e intelligente tutto andrà come è normale che vada!
Ecco xchè insisto nel dire che chi non crede e non ha fiducia fa prima ad andarsene, xchè ragazzi tutti, lavorare non vuol dire vivere nel paese dei balocchi!
Ma conoscete oltre a DC qualche altra realtà lavorativa? Forse no xchè gente come voi il lavoro a quanto pare lo riggetta e non è grata di nulla e a nessuno!
Bhè, io invece altre realtà lavorative ne conosco un bel pò, e vi garantisco che soprattutto nel nostro territorio c'è da mettersi veramente le mani nei capelli!
Colleghi, e ripeto: COLLEGHI, non demordete, non fate che costoro vi appannino la vista,pensate con le vostre teste, abbiate fiducia o quanto meno provateci ad averne almeno un pò!
Non pensiamo solo a mettere i bastoni tra le ruote a chi ci da mangiare, cerchiamo di collaborare in modo Costruttivo e non Distruttivo, altrimenti non giova nessuno!
Infine,ci tenevo a precisare un altro punto: ma sapete a me personalmente quanto me ne frega dei tre e di chi cerca di infagarci? Meno che Zero!
La mia breve parentesi in questo inascoltato, insignificante e infangatore Blog è stata solo provocatoria, per farvi capire (e se non l'avete capito, m'importa na mazza)che, almeno il 90% dei collaboratori in DC la pensa come me!
L'ultimo messaggio che voglio dare alle poche pecorelle smarrite e poi chiudo la mia breve esperienza qui, è:
Ripeto e ribadisco:
ROMA NON SI COSTRUITA IN UN GIORNO!
(e chi vuole capire capisca)
STAT'V BBUN, ALLA BBUN!
(spero non vi siate offesi!!!)
E' vero che l'uomo mascherato sia un po' esagerato...ma guarderei più la trave nel mio occhio che la pagliuzza nell'occhio dell'altro....
Tra invidia e cattiverie andiamo tutti forte a quanto vedo.
L'autore dell'articolo so bene chi è...e mi fa sorridere leggere quest'inviti alla lettura di barbablu bla bla bla...quando io stessa sono stata vittima della sua invidia e della sua cattiveria. Quindi ciccio....mettiti l'anima in pace, redimiti dal purgatorio e inizia a scoprire il tuo paradiso.
Molla l'osso, ormai DC per te non esisterà più...quindi non capisco il perchè te ne grucci.
E come si dice dalle mie parti..
"statt tranguill e dall"
Come volevasi dimostrare nonostante il mio invito, nessuno mi ha degnato della benchè minima considerazione.....
Cazzarola!!!!
Vi avevo chiesto di ascoltare gli spot radiofonici della Epstore e farmi sapere se potevano garbarvi....
Rinnovo l'invito.
Gli spot sono sulla homepage di www.djperlage.com
Au revoir..
Gianpaolo Sforza
buuonggg...
commento al volo giampa belli entrambi, preferisco il secondo!!
Poi ti chiederò come si fà a raggiungere il tuo negozio da mat..
sentiamoci su un altro post... questo ha l'esclusiva del capoccia!
Finalmente!!!!!!!!!!!!
Per arrivare al mio negozio posto qui le indicazioni, tanto più gente viene e meglio è!
Devo però fare un appunto ai miei ex colleghi...
Ad oggi salvo qualche eccezione, non ho visto nessuno......
Vi aspetto.
Per arrivare al mio negozio venendo da Matera, prima di entrare ad Altamura prendere la circumvallazione per Bari.
Alla prima uscita (Laterza) girare ed entrare ad Altamura.
Quella è via Carpentino.
Salendo sulla sinistra prima della rotonda troverete il mio store.
A presto!!
Lettera a Filippo Argenti
(Dante, “Divina Commedia”, Inferno – canto VIII)
Gentile uomomaskerato,
la presente non vuole assumere il tono di filippica contro di te, ma si presenta come mero ed amichevole invito alla riflessione.
Da giorni ormai tormenti i lettori (pochissimi, secondo te) di questo << blog infangatore >> con i tuoi astiosi commenti sui tre “ex” dell’azienda, tanto da indurci ad accostarti alla leggendaria figura dantesca di Filippo Argenti: non ti pare che sia un alter ego più indicato?
Blog << inascoltato e insignificante >> sul quale scrivi, senza neppure farti sfiorare dall’idea che viene letto e visitato da molte persone che non devono necessariamente lasciare un commento per dimostrare che esistono. Altrimenti non avrebbe senso il concetto stesso di “contatore accessi”.
Cogliamo l’occasione, se permetti, per portare una rinnovata luce tra le tue rispettabili quanto obnubilate idee: ti muovi su questo blog con una disinvoltura tale da suscitare in tutti noi l’impressione che le regole di netiquette alla base di ogni forum o spazio aperto al confronto sul web siano per te ancora un arcano.
In primis, il tuo criterio di scelta dei post da commentare.
Non è molto “onorevole” per uno come te fare “copia e incolla” dello stesso commento e piazzarlo dovunque ci sia uno spazio da riempire. Sappiamo bene che pubblicare un commento non costa nulla, ma, poiché scriviamo in un blog e non in una “bacheca annunci”, sarebbe più appropriato lasciare UN commento al post con il quale il tuo pensiero riveli almeno un po’ di pertinenza. Senza inutili reiterazioni e, per carità, senza arrampicarsi sugli specchi con la solita vecchia cantilena del blog infangatore, che parla solo e sempre male di un unico “bersaglio”.
Infatti, se ti prendessi il disturbo di leggere TUTTI i post presenti sul blog (probabilmente tu, se volessi, potresti farlo anche di mattina, al contrario di molti di noi), ti accorgeresti che trattano di molteplici argomenti riguardanti il mondo delle Telecomunicazioni e dei call center in generale, non sempre rivolti esclusivamente alla “nostra” azienda.
Datacontact però è un call center, fino a prova contraria. Quindi è naturale che se ne parli in questa sede. A meno che tu non voglia far passare l’azienda per una fabbrica di profumi e balocchi, escludendola a priori da ogni possibile e legittima critica.
Il fatto che si tratti di un blog “inascoltato” e che tu, proprio in conseguenza dei risultati del ballottaggio, ti stia prodigando nello screditarlo, lascia intendere che i nodi (per chi ha capelli) arrivano sempre al pettine: questo blog in realtà è letto da non poche persone; tutt’altro che insignificante e inascoltato.
Peraltro, pare che questa evidenza ti renda particolarmente inquieto, se è vero che tenti ostinatamente di “riportare le pecorelle smarrite al gregge” (<< colleghi, non demordete…>>).
Sono tutt’ora ignoti i motivi per i quali provi dispiacere per << coloro che appoggiano i tre e che lavorano in DC >>. Questo atteggiamento, purtroppo, tradisce un affannoso tentativo di dirigere l’altrui scelta su chi o cosa ascoltare, come se fosse una tua prerogativa.
Da questo punto di vista, noi non abbiamo alcun dispiacere: lavoriamo e lavoreremo continuando ad avere le NOSTRE idee, che siano concordanti o meno con quelle di altri “gruppi di pressione”.
La democrazia - che non è fatta solo di maggioranze e minoranze, come frettolosamente scritto in qualche “lettera aperta” da una cricca di operatori (forse un po’ miopi nel definire alcune basilari definizioni del comune senso civico e nel farsi subito portavoce dell’intero organico) e che tu e i tuoi colleghi avete probabilmente entusiasticamente avallato - è bella proprio per questo motivo: tutti possono avere una propria opinione, e non è detto che debba per forza uniformarsi a quella delle “maggioranze”; è giusto, quindi, che anche le opinioni palesemente in distonia con i “terribili 90 su 100” abbiano titolo ad essere divulgate e difese.
Morale della favola: non possiamo pensarla tutti come i tuoi “pezzi da 90” (passati dai 98 in poche ore); altrimenti la democrazia degenera in autoritarismo.
Hai pure scritto che << ti urtano gli uomini di poca fede >>.
Perché ti urtano? Poca o tanta fede, saranno affari nostri. E poi, fede in chi? O in cosa? Pensi che Datacontact, solo perché ha una mission, possa arrogarsi il diritto di ambire al rango di “religione” per i suoi collaboratori/dipendenti per 24 mesi ?
Certo, di FIDUCIA (non fede) ne abbiamo riposta tanta nell’azienda, anni addietro, e sappiamo bene come è andata a finire. L’azienda ha sempre parlato di numeri (ancora una volta non di persone, come invece vuole un sarcastico slogan): ricordi le schiere di “giovani” che l’azienda aveva promesso di assumere, poi mandati a casa? Se Giambattista Vico non avesse parlato di “corsi e ricorsi storici”, non avremmo notato che oggi, un po’ come allora, si sono illuse 1300 persone (tutte “risorse”, senza nome né volto), con i panegirici sulle assunzioni. Panegirici che si sono ridimensionati nel tempo come le notizie provenienti da Roma: prima vediamo se il Governo cade o non cade, poi aspettiamo la Finanziaria, infine 300, e se tutto va bene, 500 assunzioni. È con questa “fermezza di polso” (che di certo non ha giovato alla reputazione dell’azienda), che si stanno scegliendo le persone da assumere? All’indomani delle assunzioni, chi tutelerà noi e i nostri colleghi da un “artificioso” quanto improvviso cambiamento di commessa? O peggio, dal non rinnovo del contratto? Gli esempi, anche ultimamente, non sono mancati, in TIM come in Telecom, Ricerca, Bofrost, etc.
Quanto riferitoci (le motivazioni) di tali improvvisi provvedimenti, credimi, non ci sono sembrate assolutamente sostenibili, né per l’azienda, né per tutti i nostri (ex)colleghi. Ecco perché qui si prova a fare informazione e, se occorre, contro-informazione.
Ma per fortuna, questa è solo la nostra opinione, vero? Ecco perché hai preferito arrampicarti sugli specchi, cercando di stroncare il confronto diretto con la solita litania del “guardare ai fatti”…
Quanto al “modo di risolvere i problemi”… Per favore, risparmiaci ulteriori sillogismi. Non venirci a raccontare che esiste UN SOLO MODO di risolvere i problemi.
E veniamo al filo conduttore dei tuoi monologhi “shakespeariani” : << Comportarsi come i tre…>>
Ma che ti hanno fatto i “tre”? Hanno forse parlato male di te, in azienda o fuori? Se lo hanno fatto, per favore, dicci cosa hanno detto, o cosa hanno fatto; facci sapere se “c’è del marcio in Danimarca”: ti promettiamo che, se uno o più dei tre dovesse dichiararsi disponibile ad un confronto personale, lo invitiamo a incontrarti, così vi togliereste i “sassolini dalla scarpa” e finalmente cesserebbero le nauseanti ridondanze offensive su questo blog, anche se, a onor del vero, le invettive hanno sempre viaggiato a senso unico.
La battuta sul filmino hard… Beh, forse wondewoman ha esagerato un po’, ma che ci vuoi fare? È come quel fantomatico film porno che si dice sia stato girato a Gravina (non ce ne vogliano i gravinesi) e poi messo sul web: e chi l’ha mai visto? Però tutti ne parlano: vox populi, vox Dei…
Altrove, sembri ossessionato da possibili ostruzionismi: << Non pensiamo solo a mettere i bastoni tra le ruote a chi ci da da mangiare… >> Perché? Un imprenditore (che sia un vero leader) si sente forse “minacciato” da un blog? Vuoi farci capire che ha paura di quello che ci si può raccontare tra colleghi? È così grave che si smetta di guardare con i suoi occhi la realtà di Datacontact e si cominci a guardarla con i propri, e magari a criticarla? Teme forse il confronto con i suoi “cari” operatori, se fatto finalmente a “carte scoperte”? Ha forse paura di rendere pubblici i BILANCI MILIONARI dell’azienda e metterli a confronto con i contrattini del “non possiamo permetterci altro, perché stiamo già spendendo il 7% in più” ?
Io non credo che abbia questi timori. È una persona abbastanza “navigata”.
Però, non è sicuramente stato parsimonioso nel tradire tali e tanti preoccupanti indizi; e lo fa ormai da anni…
Quanto all’ultimo “slogan”…
<< Roma non si “costruita” in un giorno! >>
Ma dove le prendi certe frasi? Hai letto di recente “Ab Urbe Condita” di Tito Livio?
Forse degli esempi più “moderni” potrebbero illuminare i lettori.
Anche D’Alema, Fassino & Co. stanno dimostrando quotidianamente da dove abbiano “pescato” le risorse necessarie a diventare ciò che sono oggi.
Anche Berlusconi è un “self-made man” (uomo che “si è fatto da solo”, con tanta fatica), uno che ha messo in piedi un vero e proprio impero, assieme ai condannati che siedono in Parlamento.
Anche le aziende Cirio e Parmalat hanno propinato i “tango-bond”, chiedendo FIDUCIA in un futuro “radioso” e garantendo che avrebbero procurato grandi benefici per tutti, nell’era dell’ottimismo…
Ma sappiamo come è andata a finire.
Così come sappiamo da dove vengano le fortune dei “capitani coraggiosi” delle imprese italiane, sempre pronti a chiederci di CREDERE in un sogno tutto italiano, un sogno tutto loro…
(consigliata la lettura de “L’odore dei soldi” di E.Veltri e M.Travaglio, 2001, Editori Riuniti; un libro “illuminante” sui rapporti tra il leader di Forza Italia e Vittorio Mangano, il boss mafioso assunto come “stalliere” ad Arcore).
Ecco perché ci sentiamo in dovere di chiederti una “leggera” correzione di rotta.
In attesa di un cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti.
P.S: la capogruppo Mediaset s.p.a. ha chiuso il bilancio 2005 con 1.411,8 milioni di euro, mentre nello stesso anno Datacontact ha fatturato 13,5 milioni di euro.
È un bel raffronto tra il gigante (Mediaset) che operava già a livello internazionale e il novizio (Datacontact) che muoveva i suoi primi passi con la commessa TIM…
Non male per un call center del meridione, vero?
Chissà quali sorprese ha riservato il bilancio aziendale nel 2006, con l’apertura delle sedi di Bernalda e all’estero…
fonti: * http://www.mediaset.it/investor/documenti/2006/notizia_3199_it.shtml
* http://www.iter.it/VoiceComnews/3-2006/21_25.pdf
La battuta sull'hard era decisamente sarcastica...
Ognuno fa le sue scelte lavorative e "private".
Non volevo assolutamente entrare in questo blog, ma ad un certo punto ho preferito dire la mia su tante cose.
Penso che ognuno di noi debba un po' + rilassarsi e pensare a campare cent'anni, perchè così facendo, alcuni di anni ne avranno pochi.
Che sia meglio lavarsi i panni in casa propria?
Basta con accusare chi è ancora in azienda, se ci rimane, magari tanto male non si sta...
Basta con avere intolleranza zero per chi non c'è, magari può essere comprensibile un atteggiamento ostile dopo la perdita del lavoro...
Insulti e accuse sono diventati ormai scontate...ben vengano post intelligenti e di cultura (damned puppet...mi complimento).
Io ho deciso di continuare a lavorare in azienda, magari le cose potranno addolcirsi un po'...non me ne voglia nessuno, ma io tanto male non ci sto.
Questa è la mia opinabile opinione...dopo ciò, vi saluto per sempre e non vogliatevi male...anche perchè vi si ritorce sempre tutto contro.
ADDIO
Se avete notato, vi è una sequenza di sinistre ripetizioni tra ‘uomomaskerato’ e ‘wonderwoman’: “Rilassarsi”, “Pensare a campare cent’anni”…, “Il fatto più importante è il posto di lavoro…”, “Io il mio posto di lavoro ce l’ho…”
Ed ancora: “C’è chi può e chi non può, voi non può!”, “Pensate che sentiamo la vostra mancanza”, “L’unica cosa di cui sono fiero è che vi siete tolti davanti”…ecc (queste ultime tutte di uomomask).
Frasi isolate direte, certo… ma sicuramente condivise, vista la cappa omertosa che ci contraddistingue, e che fece sobbalzare un mese fa un sindacalista sulla sedia, stanco di questa ‘doppiezza’. Vedi http://datachecisiamo.blogspot.com/2007/05/conferenza-stampa-cgil-cisl-uil.html
Una “piovra” di pensieri non nuova, in ogni caso, e che chiamerei ‘autorivelanti’.
Non siete i primi, cari amici, ad inventare questi “amichevoli consigli”, se ne sono visti tanti prima dei vostri. Grazie a Dio, però, il mondo è in piedi e anche voi ne beneficiate, proprio per merito di chi quel trito genere non lo ha ascoltato perché aveva ben altri valori da spendere (vedi http://datachecisiamo.blogspot.com/2007/05/ostacoli-pericolidappertutto.html)
E se le parole hanno un senso…c’è da provare a considerare quale sia la gerarchia di valori che guida il pensiero e le azioni di chi le proferisce.
O, almeno, la supposta dedizione al ‘proprio’ lavoro di chi afferma come “l’unica cosa di cui sono fiero…”. Se è l’unica preoccupazione che ti occupa...troppo poco il tempo che rimane per lavorare seriamente.
Oltre al fatto che dell’altro viene ulteriormente pubblicato in spregio a qualunque regola morale e reale rispetto altrui. Inoltre bisognerebbe che ogni lettore conoscesse la dose di autostima (o eventualmente di eccessiva autoesaltazione) così come dell’ordinario rispetto di taluni commentatori verso altri colleghi (affrettatamente e ostinatamente detti ex) per poter discernere la fondatezza di personali e dirette invettive. Ne scopriremmo delle belle, ve l’assicuro.
la stupidità umana non ha proprio limiti.
Il mio era un addio ed una richiesta di più pace in questo blog...ma nulla.
Tanta chiesa per nulla caro dog vattelapesca...
Mi vergogno di esserci entrata, dall'alto della mia eccessiva autostima penso di essere caduta proprio in basso....
E come sempre i tuoi discorsi hanno un inizio una fine...ma non un senso logico...prima di parlare....boccaccia mia statte zitta
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