domenica 29 aprile 2007

Datacontact vs Call & Call




500 STABILIZZAZIONI DEI LAVORATORI PRECARI IN LIGURIA
ALAI CISL: SODDISFATTI MA NON TROPPO
domenica, 29 aprile 2007 09:00

Queste settimane si sono chiuse le trattative per la stabilizzazione del personale precario in due dei più significativi call center genovesi e in altre realtà imprenditoriali nel territorio. Alessandro Lotti, responsabile ALAI Cisl Genova spiega – «Abbiamo lavorato intensamente in questi mesi per la stabilizzazione dei lavoratori a progetto nei tempi previsti dalla legge finanziaria entro i termini (30 aprile 2007) e i contenuti previsti in essa. La maggior parte delle stabilizzazioni sono state effettuate nel settore delle telecomunicazioni ( call center )».
Le aziende interessate, ad oggi ( salvo proroghe del governo ), sono la “CALL&CALL” di La Spezia, con la stabilizzazione di 200 lavoratori su 200 collaboratori a progetto e in arrivo altre 200 nuove assunzioni a tempo indeterminato.
A Genova invece “CALL&CALL” stabilizza 60 lavoratori a tempo indeterminato. su circa 160 collaboratori a progetto.
«In questa società» – spiega Lotti – «abbiamo condiviso con l’azienda un ragionamento di “porte aperte”, questo significa che nel caso in cui venissero confermate una o più importanti commesse nel corso dell’anno, l’azienda si renderebbe disponibile a verificare la fattibilità per ulteriori stabilizzazioni».
Sempre a Genova, anche “Esseti”, stabilizzerà 15 lavoratori a tempo determinato, mentre per “Multiservice” e “Lifeservice”, le stabilizzazioni sono rispettivamente 5 e 2, sempre a tempo indeterminato. L’ultimo accordo è stato siglato ieri con l’azienda “PMS”, che lavora per conto di Ansaldo, nella quale verranno stabilizzati 4 lavoratori a tempo indeterminato.
«Oltre ad esprimere la mia soddisfazione per queste importanti assunzioni» - conclude Lotti - «vorrei però sottolineare che il lavoro che è stato fatto dai sindacati non è stato sostenuto in primis dalle istituzioni nazionali e locali, infatti non c’è stata nessuna campagna di divulgazione estesa, per dare maggiore visibilità all’iniziativa. Ma anche le aziende stesse, non hanno risposto prontamente alle nostre richieste per accorciare i tempi, e quindi attuare nel pieno le stabilizzazioni dei lavoratori a progetto operanti in esse. In questo modo ritengo che i risultati ottenuti oggi siano troppo parziali, rispetto al numero che si sarebbe potuto ottenere con un maggiore collaborazione da parte di tutti». ALAI Cisl, continua il suo lavoro di supporto dei lavoratori precari, con tutti i servizi a loro disposizione tra cui l’assistenza legale, contrattuale, fiscale e socio-assistenziale.

fonte http://www.genovapress.com/index.php/content/view/12109/107/

In merito alle risorse umane di questo gruppo:
Il Gruppo CALL & CALL ritiene fondamentale la motivazione, la responsabilizzazione e la formazione delle risorse umane per fornire servizi ad alto valore aggiunto. Per ogni sede è operativo un Responsabile della selezione del personale; lo staff e gli operatori sono continuativamente formati attraverso corsi ad hoc di vendita, di comunicazione e anche di improvvisazione teatrale; i team leaders sono selezionati internamente solo dopo una prima esperienza come operatori in base ai loro skill comunicativi, motivazionali e alla loro leadership."Il Gruppo CALL & CALL arriverà nel 2008, attraverso il programma di stabilizzazione concordato, a occupare a tempo indeterminato almeno il 60% delle risorse del contact center". Per tutti i collaboratori a progetto inoltre, CALL & CALL versa un contributo annuale, fornendo assistenza sanitaria integrativa per malattia e gravidanza: i collaboratori vengono in questo modo avvicinati come trattamento a quello dei lavoratori dipendenti.
Per sviluppare un clima positivo ed una relazione tra lo staff, alla fine dello scorso anno Call & Call ha organizzato un particolare incontro di formazione outdoor a Bratto, sulle montagne bergamasche della Presolana dove circa 50 persone hanno vissuto una esperienza coinvolgente, per far crescere il confronto ed il dialogo del gruppo.
Da http://www.club-cmmc.it/aziende/caso_call&call.htm

Similitudini con Datacontact (fino a questo momento perlomeno):
5% di dipendenti, nata nel 2001, fatturato globale >12mln di euro (la metà di datacontact), 1200 collaboratori, 5 sedi locali
In uno dei call center presi in esame (Call & Call) si sarebbero dovuti stabilizzare il 60% dei lavoratori entro il 2008.
Ad oggi in questo call center è dipendente solo il 5,2 % degli operatori in cuffia. ()
Vedi infine l’ottima vision nell’intervista a Voice Com News nonostante sia già di un anno fa!

sabato 28 aprile 2007

Aspetti contributivi della regolarizzazione

Ringraziamo il collega P. per la notizia inviata.
Diversi punti chiave per i co.co.pro. in via di definizione.

Direzione Centrale Entrate Contributive
Roma, 17 Aprile 2007 periferici dei Rami professionali
Circolare n. 78

OGGETTO: Legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007), art. 1, commi 1202 - 1210. Stabilizzazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto.

SOMMARIO: Il prossimo 30 aprile 2007 scade il termine fissato dall’articolo 1, comma 1202, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, entro il quale i committenti datori di lavoro possono stipulare accordi aziendali o territoriali con le organizzazioni sindacali aderenti alle associazioni nazionali comparativamente più rappresentative, al fine di promuovere la stabilizzazione dell’occupazione.

Premessa
La legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007) ha introdotto la possibilità per i committenti-datori di lavoro di trasformare i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche nella modalità a progetto, in rapporti di lavoro subordinato.
La finalità espressa dalla norma è volta a promuovere la stabilizzazione dell’occupazione mediante il ricorso a contratti di lavoro subordinato nonché di garantire il corretto utilizzo dei citati rapporti di collaborazione.
Premesso che deve quindi trattarsi di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa ancora in essere, per procedere alla predetta trasformazione è necessario porre in essere una serie di adempimenti previsti dal comma 1202 fino al comma 1210 dell’articolo 1 della citata legge.
1. Datori di lavoro ammessi alla procedura di stabilizzazione
L’accesso alla procedura di stabilizzazione è consentito anche ai datori di lavoro che siano stati destinatari di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali non definitivi concernenti la qualificazione del rapporto di lavoro.
In tal caso l’avvio della procedura determina la sospensione degli effetti di tali provvedimenti fino al completo assolvimento degli obblighi connessi al versamento del contributo straordinario integrativo di cui al successivo punto 4.
Il relativo accordo sindacale deve comprendere la stabilizzazione delle posizioni di tutti i lavoratori per i quali sussistano le stesse condizioni dei lavoratori la cui posizione è stata oggetto di accertamenti ispettivi (comma 1208).
2. Accordi aziendali
Il comma 1202 stabilisce che “… al fine di promuovere la stabilizzazione dell’occupazione mediante il ricorso a contratti di lavoro subordinato nonché di garantire il corretto utilizzo dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto, i committenti datori di lavoro, entro e non oltre il 30 aprile 2007, possono stipulare accordi aziendali – ovvero territoriali, nei casi in cui nelle aziende non siano presenti le rappresentanze sindacali unitarie o aziendali - con le organizzazioni sindacali aderenti alle associazioni nazionali comparativamente più rappresentative conformemente alle previsioni dei commi da 1203 a 1208”.
La definizione degli accordi sindacali è, quindi, la prima fondamentale tappa del percorso che conduce alla trasformazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, comprese le collaborazioni a progetto, in contratti di lavoro subordinato. I nuovi contratti di lavoro subordinato, devono prevedere una durata del rapporto di lavoro non inferiore a ventiquattro mesi (comma 1210).
3. Atti di conciliazione
La successiva fase (comma 1203) comporta che i lavoratori interessati alla trasformazione sottoscrivano atti di conciliazione individuale conformi alla disciplina prevista dagli articoli 410 e 411 del Codice di procedura civile. Gli atti di conciliazione individuale producono l’effetto di cui ai citati articoli 410 e 411 del Codice di procedura civile con riferimento ai diritti di natura retributiva, contributiva e risarcitoria per il periodo pregresso (comma 1207). Con particolare riguardo agli effetti di natura contributiva si sottolinea che il contributo straordinario previsto dal legislatore fa venir meno un’ulteriore pretesa contributiva per il periodo oggetto di conciliazione. Infatti, l’ultimo periodo dell’art. 1, comma 1207 della legge finanziaria dispone la preclusione di ogni accertamento di natura fiscale e contributiva per i pregressi periodi di
lavoro prestato dai lavoratori interessati dalle trasformazioni.
Infine, viene sottolineato che i contratti di lavoro stipulati a tempo indeterminato godono dei benefici previsti dalla legislazione vigente.
4. Contributo straordinario
Per rendere validi i predetti atti di conciliazione i datori di lavoro devono versare alla Gestione separata, a titolo di contributo straordinario integrativo finalizzato al miglioramento del trattamento previdenziale, una somma pari alla metà della quota di contribuzione a carico del committente per il periodo di vigenza del contratto di collaborazione di ciascun lavoratore interessato alla trasformazione del rapporto di lavoro
(comma 1205).
Nella tabella di cui all’allegato n. 1 viene descritta per ciascun anno l’aliquota del contributo straordinario determinata così come dispone la citata norma. I datori di lavoro devono versare subito una somma pari ad un terzo del contributo straordinario, come sopra determinato, ed insieme all’attestazione dell’avvenuto
versamento depositano, presso la competente sede dell’Istituto, gli atti di conciliazione ed i contratti stipulati con ciascun lavoratore interessato. Per la parte restante del contributo dovuto i datori di lavoro sono autorizzati a provvedere in trentasei ratei mensili successivi.
Qualora i datori di lavoro non provvedano ai versamenti di cui sopra si applicano le sanzioni previste dalla normativa vigente in caso di omissione contributiva (comma 1206).
5. Effetti della stabilizzazione
Il versamento del contributo straordinario integrativo, così come definito al comma 1205, comporta l’estinzione dei reati previsti da leggi speciali in materia di versamenti di contributi o premi e di imposte sui redditi, nonché di obbligazioni per sanzioni amministrative e per ogni altro onere accessorio connesso alla denuncia e il versamento dei contributi e dei premi, ivi compresi quelli relativi agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali e in materia di sgravi degli oneri sociali. Per effetto degli atti di conciliazione è escluso ogni accertamento di natura fiscale e contributiva per i pregressi periodi di lavoro svolto da ciascuno dei lavoratori interessati alla trasformazione in parola (comma 1207).
6. Istruzioni operative
Al versamento della somma pari ad un terzo del contributo straordinario i datori di lavoro provvedono tramite il modello F24, indicando come “causale contributo” nella sezione INPS il codice EMCO, il CAP seguito immediatamente dal comune di residenza della sede legale (cinque caratteri numerici e dodici alfanumerici) e come periodo di riferimento, soltanto nella prima colonna, il mese del versamento e l’anno, e, infine, l’importo a debito versato.
La documentazione da presentare alle competenti strutture periferiche dell’Istituto dovrà contenere le indicazioni che vengono descritte nell’allegato n. 2. Si fa riserva di fornire ogni utile indicazione per la comunicazione dei dati necessari all’implementazione della posizione assicurativa nella Gestione separata dei singoli lavoratori interessati (flusso e-mens) attraverso l’acconto nonché le successive trentasei rate del contributo straordinario.

Il Direttore Generale
Crecco

Previdenti con la Previdenza

Inps: indennità giornaliera di malattia ai lavoratori a progetto (categorie assimilate)

Mercoledì, 18 Aprile 2007 @ 16:00:07

L'Inps, con la circolare n. 76 del 16 aprile 2007, emana le istruzioni contabili per il calcolo dell'indennità giornaliera di malattia ai lavoratori a progetto e categorie assimilate iscritti alla Gestione Separata di cui all’art. 2 comma 26 della Legge n. 335/1995, così come introdotto dall'art. 1 comma 788 della Legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (Finanziaria 2007). Il comma in questione testualmente recita: «a decorrere dal 1º gennaio 2007, ai lavoratori a progetto e categorie assimilate iscritti alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, è corrisposta un’indennità giornaliera di malattia a carico dell’Inps entro il limite massimo di giorni pari a un sesto della durata complessiva del rapporto di lavoro e comunque non inferiore a venti giorni nell’arco dell’anno solare, con esclusione degli eventi morbosi di durata inferiore a quattro giorni». Per la predetta prestazione si applicano i requisiti contributivi e reddituali previsti per la corresponsione dell’indennità di degenza ospedaliera a favore dei lavoratori iscritti alla gestione separata. La misura della predetta prestazione è pari al 50% dell’importo corrisposto a titolo di indennità per degenza ospedaliera previsto dalla normativa vigente per tale categoria di lavoratori.

venerdì 27 aprile 2007

Qualcuno prepara gli zainetti

ECONOMIA : CAMBIO CONTRATTO PER GLI OPERATORI DI CALL CENTER, LA ZANETTI CHIUDE

"Non è stata una scelta volontaria, ma obbligata" così Onorino Zanetti uno dei titolari di "La Zanetti Comunica Srl" nonchè amministratore delegato, avvisa i suoi dipendenti dell'imminente chiusura del call center.
"La decisione è stata inevitabile" continua Zanetti "con la legge che prevede che i call center stabilizzino i loro lavoratori per noi non ha più senso andare avanti. La formula del contratto a progetto, infatti, era dettata dalle necessità di contenere i costi, visto che il lavoro che veniva svolto nel call center dipendeva dal periodo, con incentivi sulle vendite e sugli appuntamenti presi con i nuovi clienti. Data la redditività così bassa e instabile, l'assunzione a tempo indeterminato è di fatto impensabile e per non compromettere il futuro dell'attività del negozio siamo costretti a chiudere".

E così, i 6 operatori e 1 supervisore torneranno a casa il 30 Aprile prossimo, ma a coloro hanno avviato una vertenza contro l'azienda Zanetti risponde: "che la scelta è stata imposta per legge e non certo per volontà aziendale. La scelta del contratto a progetto lasciava la libertà agli operatori di gestire turni anche molto brevi, di 3 o 4 ore, che per un lavoro così stressante come l'operatore outbound, ossia che effettua chiamate per presentare la promozione ai clienti e fissare appuntamenti ai propri rappresentanti, era l'ideale. E nessuno aveva mai chiesto l'assunzione a tempo pieno".
"Mi auguro solo che" conclude Zanetti, "non si prendano misure troppo rigide: il rischio sarebbe di fornire un servizio scadente ai nostri clienti, se non addirittura di chiudere l'attività perché i costi da sostenere sarebbero troppo alti».

Altri call center bergamaschi hanno invece trovato una soluzione per rimanere in regola con quanto previsto dalla Finanziaria in materia di trasformazione dei contratti di collaborazione in contratti di lavoro subordinato e di ricostruzione contributiva. Tra questi il call center della Giugno 2001 Srl di Curno, specializzato in attività di telemarketing per conto terzi: ha siglato un accordo con la Nidil-Cgil e la Filcams-Cgil di Bergamo che in questi mesi avevano avviato alcune trattative per la stabilizzazione dei lavoratori. "Questo accordo - hanno commentato Mauro Rossi della Nidil e Anna Bertoli della Filcams - è molto positivo perché toglie i collaboratori da una precarietà abbastanza prolungata, che per alcuni era addirittura di 5 anni". Con questa intesa quindi saranno assunti 8 lavoratori a tempo indeterminato al quinto livello del Contratto collettivo del commercio, con la possibiltà di indire assemblee e con l'erogazione nel primo mese di una quota di copertura del periodo pregresso, in base all'anzianità dei collaboratori.
Discorso diverso, invece, per la Centax Telecom srl di Bergamo, per la quale - dicono Mario Rossi della Nidil-Cgil e Roberto Rossi della Filcams-Cgil, riguardo alla trattativa seguita anche dalla Fisascat-Cisl - "l'esito non è stato come il sindacato si era augurato: l'azienda ha regolarizzato a modo suo la posizione dei dipendenti". Dal 30 aprile, gli oltre 100 operatori della Centax Telecom diventeranno lavoratori subordinati a chiamata, cioè lavoratori dipendenti a tutti gli effetti ma con un orario di lavoro stabilito sulla base della chiamata dell'azienda. Anche in questo caso una scelta dettata dalla necessità di consentire la flessibilità nella gestione organizzativa.
"Anche se i lavoratori saranno coperti in questo modo dal contratto del commercio, resta ancora il problema di una flessibilità estrema nell'orario di lavoro che non darà alcune garanzie di continuità - aggiungono i sindacati -. La nostra seconda proposta era stata di trasformare i progetti in contratti part time, con la disponibilità di trattare sull'orario, ma alla fine si è deciso in altro modo".

Nella sede di NIDIL-CGIL di Bergamo ancora non è passato lo stupore per aver letto, sulle pagine della stampa locale, l’incredibile risposta del signor Onorino Zanetti al sindacato. Il titolare della Zanetti Comunica srl, (guarda caso collegata a loghi e commesse tim/telecom…) società di Bergamo che chiuderà il suo call center il prossimo 30 aprile e che ha inviato ai lavoratori le lettere di licenziamento, per spiegare la decisione di chiudere ha puntato il dito contro le nuove disposizioni previste in Finanziaria. Si tratterebbe, a suo dire, di “scelta imposta per legge e non certo per volontà aziendale”.

“Ci sembra incredibile che si ammetta in maniera così esplicita di aver fatto una regola dell’utilizzo improprio di lavoro precario come quello regolato dal contratto a progetto” ha commentato questa mattina Mauro Rossi, segretario generale provinciale di NIDIL-CGIL. “Il signor Zanetti si appella alla necessità di contenere i costi e di seguire l’avvicendarsi del volume di attività ‘visto che il lavoro che veniva svolto nel call center dipendeva dal periodo (…)’. Peccato che fra i suoi sette operatori, due lavoravano continuativamente alla Zanetti da tre anni, uno da quasi due anni e due da più di un anno. Parlare di impossibilità di ‘andare avanti’ con le nuove disposizioni a noi sembra un’ammissione di colpa rispetto alla irregolarità del lavoro negli ultimi anni”.
Dalla sede CGIL si ricorda, inoltre, al signor Zanetti che, in presenza delle stesse regole previste in Finanziaria e di circa lo stesso numero di lavoratori, il 23 aprile scorso è stato raggiunto un accordo tra il sindacato e la società Giugno 2001 srl, proprietaria di un call center a Curno. L’intesa prevede la stabilizzazione degli 8 collaboratori a progetto. E nessuno, in questo caso, ha lanciato l’allarme contro “una legge troppo costosa”.

E di oggi pomeriggio è la dichiarazione di due lavoratrici della Zanetti: “Stupisce che l’azienda questa mattina, a 24 ore dalla lettera di licenziamento, abbia ammesso la necessità di avere comunque a disposizione alcune persone che continuino le operazioni telefoniche. Non si comprende, quindi, se il call center rimarrà chiuso definitivamente oppure no”.

Sulla vicenda è intervenuto, poco fa, anche Maurizio Laini, segretario generale della CGIL di Bergamo: “La CGIL ha appena finito di lanciare (con un convegno di qualche settimana fa) l’allarme sull’utilizzo improprio delle collaborazioni nei call center ed ecco che non solo si dimostra che il tema è d’attualità scottante e l’illegittimità diffusa, ma alla prima circolare del Ministro che tenta di regolare la materia si invocano lacci e lacciuoli per chiudere. Spiace: ma non è possibile fondare attività e profitti d’impresa sulla precarietà, sull’esasperata flessibilità, sui bassi costi corrispondenti a redditi dei lavoratori inadeguati e diritti negati. Il sistema dei servizi, la rete dei call center, obbedisca ad un mercato che tenga conto dei diritti: il futuro dei nostri giovani è così bistrattabile? Disprezzare le regole vuol dire disprezzare i diritti: è così grave invocare certezze, stabilità, retribuzioni adeguate? Il sindacato c’è per questo: tutelare i diritti ed evitare l’arbitrarietà, nei “vecchi” luoghi di lavoro così come nei “nuovi””.

fonte http://www.expobg.it/modules/news/article.php?storyid=5509

No comment

DATACONTACT al 6/9/2006
Capitale Sociale: 500.000 €

Dalla "Presentazione"

“La strategia aziendale vede al centro di tutta la sua azione le risorse umane e lo sviluppo delle loro potenzialità al servizio dei committenti”.
“…valorizzazione risorse umane ad ogni livello coinvolte, con particolare attenzione alle figure degli operatori telefonici di FE (front-end) e BO (back-office). Queste ultime, per l’importanza del loro ruolo in fase di erogazione del servizio sono oggetto della massima attenzione in tutte le fasi, dal recruitment al monitoraggio in itinere, alla promozione e crescita delle competenze e professionalità nei percorsi di mobilità orizzontale e verticale previsti.
Attualmente l’organizzazione aziendale è in grado di facilitare la crescita professionale delle persone che la compongono, valorizzandone le potenzialità.
Datacontact fa infatti della formazione delle risorse umane uno dei suoi principali motivi di orgoglio e di crescita
”.

Il clima aziendale

I programmi di formazione e sviluppo delle risorse umane e l’attenzione al mantenimento delle migliori condizioni interne per favorire la crescita si sostanziano in una serie di azioni coordinate dall’area risorse umane e dal management.
La comunicazione interna ed esterna è tutta protesa al coinvolgimento ed alla partecipazione delle singole risorse presenti in azienda con eventi, iniziative e progetti che consentano di mantenere elevato il livello di motivazione del personale, condizione considerata imprescindibile per l’erogazione di un servizio di qualità.
Per verificare la rispondenza delle percezioni sul clima con le valutazioni dei collaboratori, è stata svolta nel 2006 la 2^ indagine sul clima (…).
Datacontact si avvarrà di ulteriori strumenti di monitoraggio dei feedback interni.

I risultati economici

Il 2006 è stato l’esercizio in cui l’azienda ha registrato il più elevato tasso di crescita dei ricavi (+250%). Il volume d’affari sviluppato ammonta a 18,9 mln di €, equamente suddiviso tra attività inbound e outbound. La proiezione per il 2007 è di oltre 25 mln di € con prevalenza dell’outbound.

L’azienda aderisce a CMMC e UNICOM.

Dal protocollo per la Qualità:

4.2.4
Tenuta sotto controllo delle registrazioni. Reperibilità, accesso.
P.2 Sez. 5
Obiettivo principale di fornire servizi di eccellenza in un contesto lavorativo incentivante e positivo (…)
Ogni figura ha un suo piano di formazione ben chiaro e condiviso. L’intero staff direzionale condivide le scelte e le decisioni con incontri frequenti ed è costantemente impegnato in verifiche sul campo per garantire la corretta applicazione delle procedure distribuite.

Attenzione focalizzata al cliente
(…) rispetto dei parametri qualitativi (…) monitoraggio con specifici indicatori di performance oggettivamente quantificabili

Un problema comune raggiungere i call center?

Spaventosa avventura per due ragazze pignataresi che questa sera, intorno alle ore 21.00, sono state coinvolte in un bruttissimo incidente sulla via Appia, all’altezza del nuovo call center di Vitulazio. Si tratta della ventitreenne S.M. e della ventunenne M.D. che provenivano dal Capua per raggiungere la struttura del call center, quando si sono viste speronare violentemente da un furgone di colore bianco del tipo ducato. In seguito al violento urto, S.M., alla guida di una Citroén C3 di colore arancio, ha perso il controllo dell’auto investendo un motociclista impegnato in una manovra di sorpasso sulla corsia opposta. L’accaduto ha subito richiamato l’attenzione dei passanti che hanno allertato gli uomini del 118 e i Carabinieri della locale stazione. Le persone coinvolte sono state immediatamente trasportate presso il nosocomio di Santa Maria Capua Vetere, dove i camici bianchi hanno riscontrato traumi di lieve entità con una prognosi di cinque giorni per M.D., tre per S.M., quindici per il ragazzo alla guida della moto. E’ questo dunque il bilancio della brutta avventura che, vista la pericolosità della strada, avrebbe potuto concludersi in maniera davvero tragica.


fonte http://www.comunedipignataro.it/modules.php?name=News&file=article&sid=7325

Proposta ai sindacati

Ricordate il post del 19/6 scorso con riportate le riflessioni del Nobel, riprese da Grillo?

Ora qualcun altro continua a riflettere combinando il pensiero con la “questione call center

(…) ci fa riflettere la proposta della Royal di alzare il salario minimo legale in Francia a 1500 euro (attualmente è di 1250 euro)
Cifre, come ricorda oggi Michele Salvati sul Corriere della Sera, che superano il salario medio italiano. Perché in Italia nessuno parla mai di salario? Perché si parla solo di diritti, diritti, diritti, e mai di quattrini? Qual è il primo diritto di un lavoratore se non il diritto a uno stipendio decente? Siamo pieni di diritti, ma abbiamo le tasche vuote. Il mio contratto (scaduto) è pieno di diritti che quasi mai riesco a esercitare veramente per ragioni pratiche, logiche, e non solo, ma economicamente è fermo all'era pre-Euro.
Nemmeno i sindacati, soprattutto i sindacati, parlano mai di quattrini, ma solo di diritti. Perché, invece di sfilare contro la guerra non si incazzano per gli stipendi bassi?

Perché invece di continuare a chiedere le assunzioni a vita non contrattano degli stipendi in grado di far vivere decorosamente i loro iscritti? In America, in Germania, in Francia, in Gran Bretagna, un operaio metalmeccanico appartiene alla classe media, in Italia viene visto come un poveraccio. Perché lo è. Prendete la vicenda dei call center, assurti a simbolo delle devastazioni sociali prodotte dal capitalismo post moderno. Una delle prime cose fatte dal governo Prodi per ingraziarsi i sindacati fu quella di pretendere l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori precari. Non era meglio chiedere che gli alzassero lo stipendio? Chi accidenti vuole lavorare a vita in un call center per 600 euro al mese? Ecco, la proposta della Royal ci fa riflettere e un po' ci preoccupa anche, perché dovrebbero essere i sindacati a chiedere più quattrini alle imprese, non la politica. Però non c'è rischio che qualcuno in Italia voglia imitarla. Nel manifesto del Partito Democratico le parole diritto/diritti ricorrono dieci volte; quelle stipendio/salario una; quelle denaro/quattrini/soldi mai.

Parole famose o fumose?

«Vi faremo sottoscrivere un contratto Co.Co. per pochi giorni...» e testualmente terminando: «finchè i sindacati non ci dicono come comportarci» le incredibili parole pronunciate da una capo-commessa, ore 14,00 del 23/4/07 nel field C

Beh, tenendo presenti gli ultimi comunicati aziendali (per quello scritto vedi quello del 18.4) sembrerebbe il contrario (se buon logica non mente). Però se davvero fosse come dice… il problema dove sarebbe? :-)

Comunicazione di servizio: ultimamente credo anche a voi sta capitando la schermata bianca che occupa tutto lo schermo appena chiama un cliente (un problema aggiunto, chiaramente). Vi fornisco un trucchetto: Alt+F4 appena vi succede e non dovrete strapparvi i capelli a riavviare addirittura il pc.

giovedì 26 aprile 2007

Vabbè la privacy...

Decisioni su ricorsi - 12 maggio 2004
Bollettino del n. 50/maggio 2004, pag. 0
[doc. web n. 1098319]
Provvedimento del12 maggio 2004

IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI
Nella riunione odierna, in presenza del prof. Stefano Rodotà, presidente, del prof. Giuseppe Santaniello, vice presidente, del prof. Gaetano Rasi e del dott. Mauro Paissan, componenti e del dott. Giovanni Buttarelli, segretario generale;
esaminato il ricorso presentato da Amerigo Giuliano nei confronti di Wind Telecomunicazioni S.p.A.;

Visti gli articoli 7, 8 e 145 s. del Codice in materia di protezione dei dati personali (d.lg. 30 giugno 2003, n. 196);
Viste le osservazioni dell'Ufficio formulate dal segretario generale ai sensi dell'art. 15 del regolamento del Garante n. 1/2000;
Relatore il dott. Mauro Paissan;

PREMESSO:
A seguito dell'invio da parte della resistente di una proposta di contratto e di alcune fatture relative all'attivazione di servizi di telefonia fissa mai richiesti, il ricorrente ha formulato un'istanza ai sensi dell'art. 13 della legge n. 675/1996 (ora, artt. 7 e 8 del Codice, in vigore dal 1° gennaio 2004) con la quale aveva chiesto di conoscere l'origine dei dati personali che lo riguardano con particolare riferimento al numero e alla data di rilascio della propria carta di identità.
Non avendo ricevuto alcun riscontro a tale istanza, l'interessato ha proposto ricorso ai sensi degli artt. 145 e s. del Codice, ribadendo la propria richiesta e chiedendo di porre a carico della controparte le spese sostenute per il procedimento.
All'invito ad aderire formulato da questa Autorità il 5 febbraio 2004, ai sensi art. 149 del Codice, la resistente, con nota inviata via fax il 12 febbraio 2004 ha risposto dichiarando di aver attivato "il contratto Pronto 1055+Canone Zero Mobile" sull'utenza fissa intestata al ricorrente "a seguito di un contatto telefonico da parte di un (…) agente di vendita" della società e di avere comunque già provveduto, "verificata l'erroneità dell'attivazione, (…) a disdire il contratto" e a stornare le fatture già emesse.
Con nota inviata via fax il 19 febbraio 2004, il ricorrente ha contestato il riscontro ottenuto, dichiarando di non essere stato contattato da alcun operatore della società resistente e ribadendo la richiesta di conoscere l'origine dei dati che lo riguardano.
Al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione, questa Autorità -dopo aver prorogato di quaranta giorni, ai sensi dell'art. 149, comma 7, del d.lg. n. 196/2003, i termini per la decisione sul ricorso- in data 23 marzo 2004 ha invitato la resistente a fornire ulteriori elementi di valutazione in ordine alla controversa origine dei dati personali del ricorrente.
Con fax del 15 aprile 2004, la resistente ha indicato gli estremi identificativi della società (Datacontact s.r.l.-Matera) che, in qualità di agente di vendita, avrebbe inserito "i dati dell'avv. Giuliano sui (…) sistemi, come se ci fosse stata una reale adesione alla (…) proposta di contratto" di Wind Telecomunicazioni S.p.A., la quale, quindi, non è in possesso di alcun documento di identità del ricorrente. Il titolare del trattamento ha inoltre dichiarato, a riprova della sua asserita buona fede, di aver cessato ogni rapporto con l'agente di vendita in questione, "in considerazione dell'illiceità del comportamento" da questi tenuto.

CIÒ PREMESSO IL GARANTE OSSERVA:
Il ricorso verte sul trattamento dei dati personali del ricorrente effettuato da una società di telecomunicazione.
La resistente ha fornito una sua versione circa le modalità di attivazione del servizio indicando anche, solo a seguito di ricorso, notizie in ordine alla richiesta di conoscere l'origine dei dati del ricorrente. Sulla base di tali dichiarazioni, della cui veridicità l'autore risponde ai sensi dell'art. 168 del Codice ("Falsità nelle dichiarazioni e nelle notificazioni al Garante"), va dichiarato non luogo a provvedere sul ricorso ai sensi dell'art. 149, comma 2, del Codice.
Questa Autorità instaurerà peraltro un autonomo procedimento ai sensi dell'art. 154, comma 1, del Codice (unitamente a quanto in fase di accertamento in altri procedimenti) sulla liceità dei denunciati trattamenti effettuati sia dalla società indicata dalla resistente quale agente di vendita, sia dalla resistente medesima nel quadro del grave e diffuso fenomeno illecito del trattamento indebito di dati personali per fornire servizi non richiesti dagli interessati.
L'ammontare delle spese sostenute dal ricorrente nel presente procedimento, posto a carico di Wind Telecomunicazioni S.p.A., è determinato ai sensi dell'art. 150, comma 3, del Codice nella misura forfettaria di euro 500, di cui euro 25,82 per diritti di segreteria, tenuto conto degli adempimenti connessi alla redazione e presentazione del ricorso al Garante.
PER QUESTI MOTIVI IL GARANTE:
a) dichiara non luogo a provvedere sul ricorso, nei termini di cui in motivazione;
b) determina nella misura di euro 500, l'ammontare delle spese e dei diritti del presente procedimento posto a carico di Wind Telecomunicazioni S.p.A., la quale dovrà liquidarlo direttamente a favore del ricorrente.

Roma, 12 maggio 2004
IL PRESIDENTE
Rodotà
IL RELATORE
Paissan
IL SEGRETARIO GENERALE
Buttarelli

mercoledì 25 aprile 2007

Chiamate vs accesi riscontri

Datato 26/1/07 su it.discussioni.consumatori.tutela


sta cazzo di datacontact per telecom italia mi telefona almeno 5/10 volte al giorno, cazzo, che posso fare? Per gli elenchi non ho escluso la pubblicazione ma non mi ricordo di aver accettato pubblicita' sono ossessivi, e se gli riattaco il telefono richiamano pure incazzati, ma vaffanculo avevo gia' minacciato di denunciarli, ma in realta' non so fino a che punto posso mandare avanti la protesta. Mi hanno rotto i coglioni!
Un pò di attenzione, no?


Anche se non era il primo...


Datato 16/6/06 su it.discussioni.consumatori.tutela


Ciao a tutti, questa più che una critica è una richiesta d'aiuto... Sono mesi e mesi che Telecom Italia mi telefona in continuazione per offrire questa o quella offerta con cadenza quasi giornaliera... anzi ultimamente si presentano come "Datacontact per conto Telecom Italia". Ho ripetuto mille volte agli operatori che le loro offerte non mi interessano, che voglio essere cancellato dalla loro base dati, che non voglio piu' rotture, ho chiesto di un responsabile a cui rivolgersi... ma niente, continuano imperterriti a chiamare. Addirittura una sera mi hanno chiamato 2 volte nell'arco di 10 minuti! L'altra sera mi hanno telefonato alle 22! Ma dico io...è mai possibile subire un trattamento del genere? In fondo si paga il canone per avere il servizio telefonico, non è mica a sconto pubblicità!

lunedì 23 aprile 2007

Lo scandalo dei ricarichi infinitesimali

Comunicato Stampa
Assotabaccai: ricariche telefoniche, un servizio che non erogheremo più

Le nostre proteste ad oggi non hanno sortito alcun effetto concreto, è scandaloso - afferma Leonardo Noli Presidente Nazionale Assotabaccai - continuare ad erogare un servizio ai cittadini per un guadagno di soli 15 centesimi! Non è una questione di sciopero, se non ci saranno risvolti - continua Noli - i tabaccai non avranno più alcun interesse a vendere un prodotto con questi ricavi.
Il problema è comunque molto più ampio , con l'abbattimento dell'aggio sulle ricariche telefoniche si è toccato il fondo, ma anche su gli altri servizi la situazione è allarmante.
Sul canone rai il guadagno è solo dell' 1% , sul bollo auto è di soli 30 centesimi.
Non si può continuare a tenere denaro contante in tabaccheria senza alcun guadagno e col solo rischio di rapine ed aggressioni criminali, che purtroppo spesso, come la cronaca dimostra, si pagano con il prezzo della vita.
I tabaccai - conclude Noli - sono veramente stanchi di fare "gli esattori " a costi irrisori, quindi l'estrema conseguenza di questo taglio degli aggi su le ricariche, se non ci sarà un intervento sia del Governo che dei gestori telefonici, sarà quella di smettere di erogare questo servizio ai cittadini .

Rossi di vergogna

Rossi: "La mia verità su Telecom: Tronchetti mi ha eliminato"

"Adesso posso dirlo: mi sento sollevato, mi sono tolto un peso. Da metà settembre fino a martedì scorso ho passato sei mesi d'inferno. Alla mia età è giunta l'ora di rinunciare alle illusioni: il sogno di salvare la Telecom, come quello di risanare il calcio italiano. Erano le illusioni di un vecchio signore che ancora pensa di fare il riformista. E' tempo che mi passino dalla testa". Il giorno dopo l'ultimo scontro con Marco Tronchetti Provera, Guido Rossi pronuncia giudizi severi e lapidari ma con il tono sereno, di chi davvero è convinto di aver chiuso una pagina.
Può parlare in libertà, può dare la sua versione, può fare un bilancio di questi sei mesi (poco più) che lo hanno visto tornare alla testa del gruppo che lui stesso aveva guidato nella privatizzazione. Il giurista, ex presidente della Consob, promotore della legislazione antitrust in Italia, da questa vicenda trae la conferma di una diagnosi spietata sui mali profondi del capitalismo italiano, sulla sua incapacità di cambiare. Tronchetti; il vizio antico delle scatole cinesi; le banche; la politica; nessuno si salva: e se questo è lo stato del paese allora ben vengano gli stranieri, è la sua lezione finale.
Professor Rossi, cominciamo dall'inizio, cioè da settembre. Visto com'è andata a finire, non era una missione impossibile la sua? E perché Tronchetti venne a cercare proprio lei, se stava scritto che i vostri disegni sarebbero risultati incompatibili?
"Perché è venuto a cercarmi? Perché era troppo nei guai, perché era alle strette sia con l'Antitrust che con l'Authority delle Comunicazioni, perché la sua situazione sembrava irrecuperabile, perché aveva bisogno di credibilità. Io mi sono fatto carico di questa responsabilità nell'interesse dell'azienda, l'ultima grande impresa tecnologica italiana, un gruppo al quale mi sentivo legato dalla storia della sua privatizzazione. Ma quando ho cercato di fare pulizia nel conflitto d'interessi fra Tronchetti e la Telecom, per il bene dell'azienda, del mercato e del paese, siamo entrati in rotta di collisione. Sono diventato pericoloso per lui, andavo eliminato. Naturalmente anche negli scontri c'è modo e modo di comportarsi. Che mancanza di stile, avvertirmi solo la sera prima che Olimpia non mi avrebbe ricandidato per il rinnovo del consiglio d'amministrazione...".
Ma già prima di questa resa dei conti finale, c'erano stati scontri strategici. Si è detto che lei ha fatto saltare un primo accordo, quello che Tronchetti stava negoziando con la spagnola Telefonica. Sarebbe stato, dopotutto, se non una soluzione italiana almeno un esito europeo.
"Ma chi ha messo in giro questa fandonia? Ho l'impressione che mentre io mi occupavo dell'azienda, c'è chi passava più tempo a parlare con i giornali per accreditare queste tesi. Quella che io avrei ostacolato il dialogo con Telefonica è una menzogna. Al contrario, da un certo momento sono stato l'unico a tenere i rapporti con Cesar Alierta. Il presidente di Telefonica era scandalizzato per la tracotanza di Tronchetti. Venne a trovarmi a casa, passò un'intera domenica pomeriggio a parlarmi. Aveva capito che Tronchetti voleva incassare tutto il premio di controllo, per un controllo che non ha. Telefonica è una public company, mi disse Alierta, certe cose non può farle. Ecco come si parla quando si ha rispetto per il mercato".
Si è detto anche che lei con il suo ostruzionismo di fatto stava spianando la strada all'ingresso della Fininvest di Silvio Berlusconi, l'unico gruppo italiano con i mezzi per subentrare nel controllo di Telecom.
"E' un'accusa ignobile. Purtroppo in questo paese sembra non sia facile trovare persone libere, non condizionate da logiche d'appartenenza. E così le dietrologie sfidano anche le regole della verosimiglianza. Io appoggerei Berlusconi? Guardi, ho vissuto altri momenti drammatici per l'economia italiana, e basti ricordare il crac Ferruzzi-Montedison, ne ho viste tante ma questa è davvero la vicenda peggiore. Al conflitto d'interessi di Tronchetti si sono mescolate le grandi manovre del risiko bancario, le eterne tentazioni di commistione della politica. Non so se gli stranieri che si affacciano hanno capito con quale paese hanno a che fare".
Questa volta però il presidente del Consiglio ha deciso di non intervenire sul caso Telecom.
"Sì, ma il risiko bancario è ancora e sempre impregnato di politica, è percorso da tensioni fra Prodi e i Ds. Tronchetti si sente appoggiato da Banca Intesa. Prodi forse pensa di condizionare la vicenda, di garantire un ancoraggio italiano, attraverso le banche. In tutto questo si perde di vista l'unica questione seria: nonostante gli anni di difficoltà, i ridimensionamenti, le occasioni perdute, la Telecom è l'ultima grande impresa italiana che è ancora in grado di fare ricerca tecnologica, e la fa. Nel 2006 ha investito più di 3 miliardi di euro in ricerca, innovazione e sviluppo, per l'Italia sono volumi importanti. E' un patrimonio del paese. Il suo indebitamento è dovuto solo a quelli che l'hanno scalata, a chi sta ai piani superiori. L'azienda è sana, ha un cash flow straordinario, genera utili. Non merita di essere al centro di un gioco al massacro".
Il 16 aprile è convocata l'assemblea della Telecom. Lei fino a quell'assemblea è ancora il presidente. Che farà?
"Non credo proprio che mi presenterò. Che cosa farei, in mezzo a una lista di amministratori designati per obbedire a chi di suo ha investito lo 0,6% del capitale, e pretende di controllare la società? Qui vengono a galla problemi strutturali del nostro capitalismo, che ho denunciato da decenni. Si paga il prezzo delle riforme mai fatte, delle opportunità sprecate anche quando il centro-sinistra era al governo. Di recente è diventato di moda scoprire il sistema dualistico di governance d'impresa, il modello tedesco: lo scopriamo noi proprio quando la Germania per modernizzarsi prende le distanze da una formula vecchia di settant'anni. Ci si trastulla con questi inutili diversivi, nessuno invece osa toccare le anomalie patologiche del nostro sistema: le scatole cinesi, i patti di sindacato. Questa vicenda Telecom passa tutta sopra la testa del mercato, ecco l'unica certezza: i piccoli azionisti sono resi impotenti, e saranno beffati come sempre. E un paese che soffre di una così grave mancanza di regole naturalmente è il terreno ideale per chi vuole approfittarne, per chi pensa a portar via più soldi che può. Invece del fare, c'è l'arraffare. Questa sembra la Chicago degli anni Venti, sembra il capitalismo selvaggio dei Baroni Ladri nell'America del primo Novecento. Ma almeno in America un secolo non è passato invano. Là semmai con la Sarbanes-Oxley oggi hanno addirittura il problema opposto, quello di un sistema iper-regolato".
Tronchetti ha aperto ufficialmente un tavolo di trattativa per la cessione del controllo di Telecom all'americana AT&T associata coi messicani di America Movil. The Wall Street Journal sostiene che si sono rimessi in moto altri due contendenti stranieri, France Télécom e Telefonica. Alla fine sono tutti gruppi esteri, con eventuali soci bancari italiani nella funzione di comprimari. Una parte della sinistra preme su Prodi perché difenda l'italianità della Telecom. Lei che ne pensa?
"Ma ben vengano gli stranieri! Il nostro sistema paese sta dando il peggio di sé. In questa situazione mi par di vedere dei ricorsi storici, torniamo a un'epoca in cui un pezzo d'Italia era sotto gli austriaci, un altro sotto gli spagnoli... Fuor d'ironia, non sono mai stato un nemico della globalizzazione. Se veramente si hanno a cuore gli interessi dell'Italia, vanno difesi in altri modi. Bisogna creare le condizioni ambientali, dalla formazione dei giovani nelle università alla ricerca scientifica, perché questo sia un paese dove è comunque vantaggioso mantenere attività ad alto valore aggiunto, centri d'innovazione. Chi predica la difesa dell'italianità, dov'era quando occorreva costruire le fondamenta di un mercato dei capitali moderno, cos'ha fatto per definire regole serie in difesa degli azionisti? Questo è un paese disperante per chi ha creduto nelle riforme. E' un paese dove ormai o si muove la magistratura - e lei stessa è sempre più paralizzata dalle inefficienze - oppure non succede più niente".
Mercoledì lei è stato a Mediobanca, dove il polo bancario alternativo a quello di Banca Intesa ha chiesto il suo parere su un eventuale contropiano da opporre a quello di Tronchetti.
"Ho risposto che ho già dato. Ora sono fatti loro, tra azionisti, che trovino qualcun altro".
A sei mesi di distanza, le sembra di rivivere un film già visto con lo scandalo del calcio?
"La trama è diversa, il finale è lo stesso: il trionfo della restaurazione".
E adesso cosa farà il professor Rossi?
"Quello che per fortuna non ho mai smesso di fare. Mi dedicherò ai miei studenti universitari. Finirò il ciclo di lezioni sulla pena di morte e i diritti umani. L'unico terreno su cui l'Europa è rimasta all'avanguardia nel mondo, e l'America farebbe bene a imparare da noi. Il tema del mio prossimo libro".

fonte la Repubblica, 6 aprile 2007

Prima che qualcuno te ne privi, leggi i diritti

"Il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, insieme con il Ministero per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive, ha realizzato la campagna informativa «Diritti non privilegi». L’iniziativa mira a diffondere e far conoscere le novità della Legge Finanziaria 2007, in tema di sicurezza e stabilità professionale per i giovani lavoratori. A tale scopo sono stati realizzati un sito internet studiato per i giovani, che descrive nel dettaglio i provvedimenti assunti, e cartoline che saranno distribuite nei locali frequentati da ragazzi e ragazze, che illustrano le iniziative attuate dal Governo in tema di accesso al lavoro, stabilizzazione, tutela e diritti delle giovani risorse".

Link: http://www.dirittinonprivilegi.it/stabilizzazione.html

Ringraziamo il collega P. per la segnalazione

TELE...COMiche

5 minuti di sacro fuoco



Assemblea Telecom Italia 16 aprile 2007
Intervento di Beppe Grillo.

Una semplice analisi dei bilanci di questi anni dimostra che la privatizzazione di Telecom Italia ha spogliato la società di miliardi di euro di ricavi, di decine di migliaia di posti di lavoro e ha trasferito nelle scatole cinesi gran parte dei suoi profitti attraverso i dividendi. E’ facile farla, questa analisi, basta un ragioniere, non c’è bisogno della Consob o del Governo o delle società di revisione. Presunti manager con le pezze al culo hanno indebitato l’azienda con l’aiuto delle banche e nella totale assenza della Consob e dello Stato per fare esclusivamente i loro interessi. La Rete è in condizioni spaventose, servono almeno dieci miliardi di euro per i primi investimenti.
Oggi però non voglio parlare di numeri, ma di altro: dello spionaggio industriale, della Consob, delle scatole cinesi e della Borsa, la Chicago degli anni ’20 di Guido Rossi. Indovinate chi è Al Capone?
Decine di migliaia di persone sono state spiate, tra questi giornalisti economici come Massimo Mucchetti per le sue analisi sulla gestione Telecom, consiglieri di amministrazione della Telecom, amministratori di aziende, come Colao di RCS prima di essere licenziato, semplici cittadini per lettere di protesta per il malfuzionamento della rete inviate a Tronchetti e anche un comico, il sottoscritto, con un dossier “B.Grillo”. Il Tribunale del Riesame di Milano ha scritto nello scorso mese di febbraio: “La Security di Telecom-Pirelli ha avuto modo di avere a propria disposizione una risorsa tale da consentire facilmente l’acquisizione di notizie privilegiate nell’interesse del gruppo, inteso sia come ente giuridico sia come gruppo dirigente” e ha rilevato che: “la vastità dell’intrusione indebita nei segreti della vita altrui si è manifestata in una davvero allarmante trama di acquisizione di informazioni riservate da utilizzare contro importanti personaggi dell’imprenditoria, del giornalismo e della politica italiana, prima di incontri che l’alta dirigenza aveva in programma con questi personaggi”.Gli ex responsabili della sicurezza Telecom: Tavaroli, Ghioni e altri sono in carcere. Un loro collega, Adamo Bove si è apparentemente suicidato e suo padre, Vincenzo Bove, ne attribuisce la morte alle calunnie create ad arte in Telecom.L’alta dirigenza Telecom è qui, si chiama Carlo Orazio Buora, Marco Tronchetti Provera, Riccardo Ruggiero. A loro chiedo: “A chi rispondeva la Security? All’usciere della Pirelli? Voi dove eravate?”Supponiamo che la dirigenza non ne sapesse nulla. Tutto può essere. Però, dopo una prova di incapacità manageriale di questo livello, il gruppo dirigente doveva essere cacciato, o dimettersi, come si usava una volta, e non farsi più vedere. Ma è ancora qui, perchè è ancora qui? Forse ci sono dei dossier sparsi per il mondo sui nostri politici? O forse perchè il deus ex machina Tronchetti era sia presidente, sia azionista di controllo della stessa società e non poteva licenziare sé stesso? Un personaggio che dispone della più grande azienda del Paese con lo 0,11 per cento delle azioni.
Io ho pensato allora che con lo 0,12 potevo impadronirmi di Telecom, licenziare il consiglio di amministrazione e poi riconsegnare ai legittimi azionisti, che rappresentano l’82% delle azioni, la società. Ho lanciato una richiesta di interesse per verificare la volontà di delegarmi da parte dei piccoli azionisti. La Consob è subito intervenuta inviandomi una serie di lettere per spiegarmi il processo da seguire e intimarmi di non fare errori. Ho ricevuto migliaia di adesioni, ma l’iter è così burocratico e complesso che non sono riuscito a rappresentarli in questa assemblea. Voglio rassicurare però la Consob che ci riuscirò per la prossima, che a lei piaccia o meno. Cos’è la Consob? Dov’era la Consob in questi anni? Parmalat, Cirio, Banca Popolare di Lodi e i conflitti di interessi palesi tra società con gli stessi consiglieri di amministrazione che comprano e vendono da sé stessi come è successo tra Telecom Italia e Pirelli Real Estate con la cessione di immobili. Lamberto Cardia, presidente della Consob, esisti davvero? Dove sei oltre che nelle lettere che invii a me e a Antonio Di Pietro. Molti piccoli azionisti vorrebbero conoscerti di persona, farti qualche domanda.
La Borsa italiana è un luogo in cui si può investire tutto quello che si può perdere. Non un euro di più. Si invoca il mercato in questi giorni, ma cos’è in Italia il mercato? Un club di personaggi che vivono nei consigli di amministrazione e che decidono tutto, alcuni presenti in 5,6,7 consigli. Personaggi che hanno il controllo di grandi aziende con percentuali da prefisso telefonico. Chiedo ancora alla Consob perchè esiste Olimpia, una scatola vuota posseduta all’80% da Pirelli? Olimpia controlla Telecom Italia. Non dovrebbe essere consolidata con tutti i suoi debiti in Pirelli? Lo spieghi a me, a un semplice ragioniere che fa il comico, caro presidente Cardia, perchè non è avvenuto? Dov’è la famosa public company con cui si sono riempiti le bocca i politici? I piccoli azionisti non hanno una reale capacità di rappresentanza. Cosa intende fare il Governo a proposito? Quali leggi vuole adottare? E le associazioni di difesa dei consumatori dove sono? Sotto il tavolo ovale?Telecom, in quanto azienda di servizi, la gestisca chi ha capitali e idee. Nessun imprenditore italiano ha insieme queste due qualità. Ma l’infrastruttura di rete è dello Stato, figlia di generazioni di italiani che hanno pagato le tasse e i canoni. Tronchetti vuole farsi pagare il premio di controllo da America Movil e da A&T e passare la mano incassando tre euro per le azioni di Olimpia quando il valore del titolo è solo di 2,3 euro. Lui incassa, i piccoli azionisti stanno a guardare.Lo Stato dovrebbe porre dei paletti prima che avvenga questa cessione e non mi si parli ancora della sacralità del mercato. Di quale mercato? Quello del pesce è molto più rispettabile di Piazza Affari con le regole attuali. La rete va scorporata dai servizi e resa accessibile a tutti. Chi compra il 66% di Olimpia avrà il 12% delle azioni e deve contare solo il 12%. Non un decimale in più. Le scatole cinesi vanno abolite o rese fiscalmente non redditizie.
Vorrei chiudere questo intervento con un appello alla dignità della direzione di Telecom Italia: si dimetta, è il miglior servizio che può fare all’azienda e al Paese.

fonti e video ai link del corriere e di grillo

venerdì 20 aprile 2007

Telco news

Telecom Italia valuta nuovo assetto e rinnova i vertici
L’Assemblea ordinaria e straordinaria degli Azionisti di Telecom Italia si è riunita in settimana per approvare il bilancio dell'esercizio 2006 di Telecom Italia SpA, ed ha stabilito di distribuire un dividendo in ragione di 0,1400 euro per azione ordinaria e 0,1510 euro per azione di risparmio. Come già riportato nella sezione delle carriere, la società ha nominato Presidente Pasquale Pistorio ed ha confermato nelle cariche di Vice Presidente Esecutivo Carlo Buora e di Amministratore Delegato Riccardo Ruggiero. L'Assemblea ha inoltre nominato il nuovo CdA, composto da 19 Amministratori, che resteranno in carica fino all'approvazione del bilancio 2007

L'Agcom valuta sanzioni agli operatori
A seguito dell'entrata in vigore del decreto Bersani sulle liberalizzazioni, l'Agcom ha rilevato, "dopo alcune ispezioni effettuate presso gli operatori telefonici, alcune anomalie sull'effettivo rispetto della trasparenza tariffaria, che sono in corso di valutazione da parte degli Uffici per l'adozione delle conseguenti sanzioni". L’Agcom, in una nota, evidenzia tra l'altro che per i costi di ricarica "solo alcuni operatori hanno modificato le offerte commerciali, prevedendo un incremento dello scatto alla risposta ovvero del prezzo minutario".

La Ue approva riduzione tariffe roaming
La Commissione Industria delL'Europarlamento ha approvato in settimana un piano per dare a tutti gli utenti di telefonia mobile costi più contenuti nell'uso dei cellulari all'estero. La Commissione ha infatti deliberato di fissare un tetto massimo sui costi di roaming di 40 centesimi di euro al minuto per le chiamate in uscita e di 15 centesimi al minuto per le telefonate ricevute. Il limite sarà applicato automaticamente a tutti gli utenti di servizi di telefonia mobile. La Commissione parlamentare vorrebbe rendere efficaci le nuove regole entro l'estate.

fonte Infopress

giovedì 19 aprile 2007

Pensa tu chi c'era!

PREMIO NOBEL LECH WALESA IERI A MATERA E BERNALDA
mercoledì, 18 aprile 2007 21:19

Visita prestigiosa ieri a Matera ed a Bernalda. E' stato ricevuto Lech Walesa, storico leader del movimento operaio polacco "Solidarnosc" e poi premio Nobel per la pace e già capo di Stato della Polonia, nonché grande amico del papa Giovanni Paolo II. Un uomo che ha rappresentato un esempio ed un simbolo per un popolo intero.
Occasione della visita è stata l'assegnazione a Walesa della cittadinanza onoraria da parte del Comune di Bernalda.
E' stato anche ricevuto alla Prefettura di Matera dalle massime autorità regionali e locali. Immancabile una visita ai Sassi.
Io non ne avevo saputo nulla, nessun avviso in giro. E voi? Non vorrei che, ricordando una delle esperienze storiche più importanti di sindacalismo europeo...

mercoledì 18 aprile 2007

Per i nostri clienti più evoluti

http://www.blackberryitalia.it/

Ricordate quanto segue:

Il sito Blackberryitalia non è in alcun modo legato ad operatori di telefonia mobile o a RIM (società che produce i Blackberry).
Il portale è frutto del lavoro di un gruppo di persone appassionate di questa piattaforma che cerca di dare una mano a chi si potesse trovare in difficoltà.
Il forum è a disposizione di tutti per poter scambiare liberamente suggerimenti, idee o altro relativo alla tecnologia che ruota intorno al BlackBerry

Teleperformance, altri dettagli

ulteriori dettagli per chi non ci credeva

clikka per ingrandire


martedì 17 aprile 2007

Confrontiamo pure

Fate voi le dovute riflessioni.
Se non sia il caso di pensare a Datacontact come ad una realtà sufficientemente affermata da poter affrontare il futuro con coscienza e legalità.

DATACONTACT

Nascita: 2001
Fatturato: 30mln annui
Sedi: 6+1
Collaboratori: circa 1300

TELEPERFORMANCE

Nascita: 2003
Fatturato: 30mln annui
Sedi: 2
Collaboratori: circa 1600

Provate a cercare invano TIM



Vodafone Italia fa parte del Gruppo Vodafone, il più grande Gruppo di telecomunicazioni mobili al mondo, presente in oltre 27 Paesi. Vodafone Italia è stato il primo operatore privato di telefonia mobile in Italia. A settembre del 2006, Vodafone Italia conta oltre 25 milioni di clienti. L’azienda ha circa 10.000 dipendenti, 8 Call Center distribuiti sull'intero territorio nazionale e più di 2.000 punti vendita. Dal 1995, anno della nascita con il nome Omnitel, l’azienda si è sempre distinta per l’approccio innovativo, per i servizi e per la comunicazione

fonte confindustria

Pubblici. Bagni & Telefoni



Sono anni che è un problema avere telefoni pubblici nei bar o altri luoghi in quanto deve essere garantita una soglia di utilizzo minimo abbastanza elevata.
Poi che succede? Che te li ritrovi nei cessi: questa è una foto scattata da me a Roma!

Churn altamente risolvibile

Secondo quanto emerge dallo studio BMC Churn Index, ricerca commissionata da BMC Software in 12 paesi Europei, cambiare fornitore di servizi è diventato un’abitudine che costa, nel nostro Paese, 3,56 miliardi di euro l’anno. La ricerca, che si spinge oltre il BMC Churn Index, evidenzia un aumento percentuale e il 2007 potrebbe determinare una contagiosa migrazione su larga scala.
Il 98% degli utenti italiani in qualche occasione nel passato ha scelto un altro fornitore e sempre più spesso cambiano servizi rispetto alla media europea per sette categorie su undici – in particolare per banche, assicurazioni, servizi mobile,
telecomunicazioni, assistenza medica privata e acquisti e viaggi online
.
Una pessima gestione dei problemi è alla base di tre delle sei principali ragioni di insoddisfazione, gli italiani chiedono maggiori possibilità di scelta
Situazioni quali tenere un cliente all’oscuro di un problema, non fornirgli una risoluzione regolare dei guasti e mantenere personale del call center impreparato sulle precedenti vicende del cliente, in Italia costituiscono tre delle prime sei cause di abbandono del fornitore. Le rispettive soluzioni a questi problemi rappresentano tre delle cinque ragioni che contribuiscono a mantenere un elevato livello di fedeltà. Ma la decisione di un cambiamento a causa di carenze nelle decisioni colloca gli italiani in un ruolo a parte, in quanto tale tentazione risulta più ricorrente in Italia che in qualsiasi altra nazione.
Di fatto, l’88% degli utenti italiani sarebbe più fedele se il fornitore si dimostrasse più attento all’aspetto preventivo nell’informare i clienti su cosa fare per risolvere le problematiche legate ai servizi. I clienti italiani sono molto sensibili alle questioni legati alla fornitura di servizi, tanto che tre quarti di loro (il 74%, si tratta del valore più alto in tutta Europa!) dimostrerebbe maggiore fedeltà se il fornitore offrisse funzionalità per gestire in autonomia le richieste legate ai servizi, evitando così i temutissimi call center.
Mentre il personale dei call center non appare preoccupato delle vicende passate legate ai servizi, questa è proprio una delle motivazioni principali di abbandono
, infatti, la ragione principale in Italia (il 42%) per cambiare fornitore è l’assenza di riconoscimenti per la propria fedeltà. Di fronte alla domanda su cosa dovrebbe fare un venditore per incoraggiare i clienti a restare, il 59% degli italiani afferma “avere la certezza che siano applicati automaticamente nuovi sconti ai rapporti esistenti piuttosto che riservarli ai nuovi arrivati”.
Storicamente, in Italia le società di assicurazioni e le banche subiscono il più alto tasso di migrazione, ma di recente i
fornitori di telefonia
sono diventati oggetto di altrettanti abbandoni.
Il professore East commenta “L’abbandono è diventato il nemico numero uno per i fornitori, le aziende dovranno possedere le soluzioni per risolvere i malcontenti legati ai problemi sui servizi, altrimenti rischieranno di rimanere fuori dal mercato. Per il 97% di noi la migrazione è una grave perdita dal momento che il 96% afferma che manterrebbe lo stesso fornitore in cambio di un trattamento adeguato. La ricerca di BMC è un richiamo tempestivo al fatto che i più importanti processi di business siano legati ai servizi e a come li percepisce il cliente”.

Comunicato sindacale

In vista dell’incontro odierno…
Lavoratori potremmo dire a prezzo…”sottoTosto”
Okkio

Roma, 12 aprile 2007
Oggetto: Datacontact esito incontro 5 aprile 2007

Alle strutture FILCAMS-CGIL MATERA, MILANO, BARI, LECCE

Testo unitario

Il 5 aprile u.s., si è tenuto il previsto incontro con il Call Center Datacontact, in merito alle stabilizzazioni dei contratti di collaborazione così come previsto dalla legge finanziaria. Il confronto non ha prodotto alcun risultato poichè l'azienda ha riconfermato la propria posizione illustrataci nell'incontro precedente che di seguito riportiamo:
  • ha sottolineato il problema "costi" che comporterebbe la stabilizzazione dei rapporti di lavoro e il "rischio" di finire fuori mercato;
  • si è resa disponibile a stabilizzare solo i lavoratori inbound (che sono all'incirca 280) con contratto a tempo determinato per 24 mesi, poichè dichiara di non avere un interlocutore rispetto alle commesse, considerato che lavora prevalentemente per Telecom;
  • per quanto riguarda i lavoratori outbound (che sono all'incirca 800) l'azienda ritiene che queste collaborazioni a progetto siano effettivamente genuine visto che (a loro dire) sono effettivamente autonomi, perchè questi lavoratori non sono soggetti a controlli da parte dell'impresa, non lavorano su turni e decidono autonomamente il proprio orario di lavoro;
  • l'azienda ha poi dichiarato che molti lavoratori inbound non vogliono che il loro contratto sia trasformato in lavoro dipendente e che per questa ragione ritengono che si debba trovare una soluzione "legale" affinchè siano riconosciuti contratti a progetto;
Le organizzazioni sindacali hanno risposto che:
  • l'azienda interpreta in modo anomalo la circolare del Ministero del Lavoro poichè la stessa distingue tra inbound e outbound, ma non precisa per questi ultimi che sono tutti contratti a progetto e che molti accordi di stabilizzazioni fatti con altre imprese, ad esempio il gruppo Almaviva, ha stabilizzato tutti i lavoratori senza distinzioni di funzioni; inoltre vi sono alcuni accordi sindacali che hanno stabilizzato i lavoratori con il contratto nazionale del commercio, nonostante abbia costi superiori a quello delle Telecomunicazioni;
  • l'azienda ha gli stessi problemi delle altre imprese concorrenti che stabilizzano i contratti a progetto, che i problemi riferiti alle commesse e agli appalti sono identici nel settore e per questo abbiamo proposto a Confcommercio la predisposizione di un avviso comune da inviare al Governo che preveda che in caso di appalti i criteri da utilizzare sono: l'offerta economicamente più vantaggiosa (eliminando, quindi, quelli al massimo ribasso), che si preveda l'obbligo all'applicazione dei contratti nazionali sottoscritti dalle OO.SS. comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, che siano definiti gli indici di congruità e che non sia più ammissibile il sub appalto, ecc.
  • che ci pare strano che vi siano lavoratori che rifiutino la trasformazione del rapporto di lavoro da collaboratore a dipendente, poichè noi abbiamo informazioni diverse, inoltre a noi non risultano contratti a progetti genuini;
  • che per Filcams, Fisascat e Uiltucs tutti i lavoratori devono essere stabilizzati indipendentemente dal fatto che siano inbound o outbound. Per gli outbound, abbiamo proposto all'azienda di stabilizzarli applicando la parte speciale del CCNL Operatori alla vendita;
  • le Segreterie Nazionali si sono rese, inoltre, disponibili a discutere di orari, organizzazione del lavoro, clausole flessibili ed elastiche per meglio fronteggiare i problemi di mercato, dichiarando anche la disponibilità ad affrontare il problema delle campagne di breve durata, ricercando congiuntamente delle soluzioni.
Al termine dell'incontro le Organizzazioni Sindacali hanno chiesto all'azienda e a Confcommercio di redigere una proposta scritta, che ci sarà inviata via email prima del prossimo incontro previsto per Martedì 17 aprile alle ore 14,30 a Roma presso la sede di Confcommercio P.za Belli n.2.

Nel raccomandare la presenza delle strutture alla suddetta riunione, vi inviamo cordiali saluti

p.FILCAMS-CGIL
Marinella Meschieri

lunedì 16 aprile 2007

Quale differenza...



Tra le nostre postazioni e quelle di un dipendente telecom italia…
E senza strani divieti di telefoni, et similia!

L'attimo fuggente

16-APR-07 10:42
TELECOM: GRILLO, ANCORA UNA VOLTA TRONCHETTI MI SFUGGE
Milano, 16 apr. - (Adnkronos) - "Ancora una volta Marco Tronchetti Provera mi sfugge ed e' gia' la seconda volta". Cosi' Beppe Grillo, prima di entrare nell'auditorium della Telecom di Rozzano (Milano) dove tra una mezz'ora si apriranno i lavori dell'assemblea, commenta l'assenza dell'ex numero uno del gruppo telefonico. Conversando con i giornalisti Grillo ha spiegato che gia' due anni fa a Siena "in occasione di un dibattito sull'etica dell'informazione che doveva tenere assieme ad Andreotti avevo cercato di incontrarlo ma non ci sono riuscito".
(Ros/Zn/Adnkronos)

Responsabilizzarsi insieme ai committenti

Da Omnia a Datel, ecco i call center «cattivi»
di Antonio Sciotto

«Si stanno sottraendo alle stabilizzazioni per mantenere migliaia di lavoratori precari».
Con loro Transcom, 4You, Call&Call. Denuncia Cgil

Quasi tutti i call center sono stati, in questi anni, «cattivi» per definizione, e questo i lettori del manifesto lo sanno: luoghi dove la precarietà ha proliferato senza argini. Oggi si sta ponendo una soluzione, con alcuni limiti: la finanziaria ha dato il via alle stabilizzazioni, offrendo il tempo indeterminato come sbocco, ma purtroppo in molti casi - la Cos è l'esempio più eclatante - i lavoratori si ritrovano con part time di sole 20 ore settimanali e 550 euro netti al mese, aprendosi un problema di tenuta salariale e previdenziale. Inoltre, devono firmare una conciliazione che porta alla rinuncia dell'intero salario pregresso. Ma almeno hanno il tempo indeterminato. Ci sono call center che invece non vogliono concedere neppure quello, che fanno i «furbetti del telefonino», così li definisce Alessandro Genovesi, segretario nazionale della Slc Cgil: tanti gruppi che si stanno sottraendo alla stabilizzazione. In tre modi.«Il primo - spiega il sindacalista - è il gruppo dei più piccoli, con 30-40 operatori: non rispondono alle nostre lettere o spostano le sedi per non farsi reperire. Sappiano che non aspetteremo il 30 aprile, ultima data per le stabilizzazioni previste dalla finanziaria: partiremo subito con scioperi e ispezioni». Al secondo gruppo appartengono aziende più grosse: «Omnia Network, con diverse migliaia di cocoprò in tutta Italia, Transcom, 800 precari solo in Puglia, Call&Call, 12 sedi nel paese e un migliaio di lavoratori: la loro tattica è quella di "disarticolare i tavoli", evitando il confronto nazionale e trattando solo nelle sedi locali. Inoltre puntano a un'interpretazione che tradisce la "circolare Damiano", in quanto per loro qualsiasi outbound, ovvero il lavoratore che fa le telefonate, può essere a progetto. Al contrario, per il progetto, secondo la circolare e l'avviso comune devono esserci le 7 condizioni minime: autonomia nei tempi, nessuna gerarchia, tecnologia che esclude l'inbound. E a dire il vero noi finora questa autonomia non l'abbiamo mai incontrata. Ecco che questi gruppi spostano fittiziamente centinaia di inbound verso l'outbound per sottrarsi alla stabilizzazione». Il terzo gruppo cerca di aggirare i contratti: «Ne fa parte la calabrese Datel/Telic di Abramo: 2 mila cocoprò che vorrebbero assumere in apprendistato o inserimento, contratti inadatti a chi lavora già da anni al call center. C'è poi la 4You, un migliaio di operatori, che chiede deroghe al contratto nazionale su livelli e orari». Al «Doblone» di Brescia hanno addirittura firmato un contratto separato con la Cisl. La Cgil manda un messaggio a queste aziende: «Vengano allo scoperto, è inutile nascondersi: se non verranno firmate stabilizzazioni eque, dopo Pasqua si comincia a ballare - annuncia Genovesi - Scioperi, volantinaggi, ispezioni. Siamo pronti a realizzare 100 Atesie». Si pone infine un problema politico con Confindustria: «Molte di queste aziende sono firmatarie dell'avviso comune, ma adesso non lo rispettano: se credono di poter continuare a fare dumping si sbagliano. L'intero settore si deve responsabilizzare, insieme ai committenti: gruppi come Telecom, Wind, le grandi banche e carte di credito, le pubbliche amministrazioni. Raggiungendo un costo del lavoro omogeneo e puntando sulla qualità piuttosto che sui risparmi». Fino a oggi sarebbero stati già stabilizzati 9 mila operatori (6300 Cos, 1800 Comdata, 800 Telegate, alcune centinaia Omnia Bari e Call&Call). Al sindacato starebbero però «sfuggendo» almeno altri 7 mila lavoratori stabilizzabili (ma il settore è ben più ampio e complesso, dato che vi lavorano 250 mila persone).

sabato 14 aprile 2007

Aggiornamento Teleperformance

Vicenda “Teleperformance” Epilogo felice per i lavoratori

Millecinquecento lavoratori precari in meno a Taranto: grazie a “Teleperformance”, Regione Puglia e sigle sindacali gli addetti al call center della più grande società di telemarketing in Italia saranno assunti a tempo indeterminato, con il contratto nazionale delle telecomunicazioni. Lavoreranno, cioè, 36 ore part-time, spalmate in 6 giorni alla settimana. La sigla dell’accordo è stata firmata ieri mattina dall’assessore regionale al ramo, Marco Barbieri, dai vertici aziendali e dai rappresentanti sindacali. L’azienda potrà adesso stabilizzare i suoi 1578 dipendenti. La collaborazione con contratto a progetto si trasformerà in assunzione a tempo indeterminato, con il contratto nazionale delle telecomunicazioni. L’accordo è stato raggiunto alla presenza dei sindacati di categoria e dell’assessore regionale Barbieri. La Regione Puglia interviene con un finanziamento dei fondi Por di 4 milioni 200 mila euro. «Abbiamo messo a disposizione 4 milioni di euro – ha spiegato Barbieri - per le aziende che, usufruendo delle previsioni della legge finanziaria volute dal ministro Damiano, stabilizzino i lavoratori e le lavoratrici a progetto, assumendoli a tempo indeterminato. Sono circa ottomila euro per ogni lavoratore stabilizzato, 12mila circa se si tratta di una donna. È un accordo pilota – ha sottolineato l’assessore - perché azienda e sindacati hanno saputo trovare un accordo assumendo tutti a tempo indeterminato fino al 31 dicembre. Fatto rilevante e significativo, specie per la città di Taranto». Teleperformance Italia è una consociata del gruppo Teleperformance, primo operatore nell’offerta di servizi di Telemarketing e soluzioni di Crm. In Italia ha due sole sedi: Roma e Taranto. Nel capoluogo ionico, la sua struttura di circa 5.000 mq. si è dimostrata una scelta vincente per la disponibilità di risorse umane qualificate disponibili sul territorio. Proprio questa sede, ad oggi rappresenta il centro di produzione di maggiore importanza. Teleperformance Italia, in termini di ore erogate, si caratterizza per essere una sede esclusivamente operativa. Soddisfatto anche il senatore Giovanni Battafarano: «Sono contento anzitutto per il gran numero dei lavoratori interessati – ha fatto sapere – poi perché si tratta di lavoratori in outbound, a conferma che la stabilizzazione può riguardare anche tali categorie di lavoratori; terzo perché avviene nella città di Taranto e contrasta la crescita del lavoro precario anche in seguito al dissesto del Comune; quarto perché è la conclusione di azioni positive del Governo volte ad accrescere il lavoro stabile». L’accordo è stato sottoscritto per la prima volta in Puglia e potrebbe rappresentare la direttrice per altre situazioni occupazionali analoghe a livello nazionale.

Stefania Menditto
fonte
il meridiano 13.4.2007

venerdì 13 aprile 2007

S'imballano i pc



I nostri pc sempre più che s’imballano…io consiglierei di imballare tutte le postazioni e buonanotte!! (e le spediamo a IBM o a TIM)

Qui gatta ci cova

Il "nostro" gatto non lo vedo più in giro...sarà per quello che mi si è ridotto l’incentivo?

23 giugno 2006
Gli animali in ufficio aiutano a lavorare meglio

Qualcuno pensa che così gli uffici possano trasformarsi in zoo, ma è provato che farsi accompagnare in azienda dal proprio amico a 4 zampe aiuta a lavorare meglio. La notizia arriva da New York. Alla Tellme Networks Inc. dagli impiegati ai massimi dirigenti sono ormai tutti abituati al russare di Jackson e ai corsi di cinese di Penny. Penny è un Labrador che sta imparando alcuni comandi in cinese, mentre Jackson è un bulldog, entrambi fanno parte di un programma lanciato da alcune aziende che prevede la presenza di animali domestici nei posti di lavoro. Ormai un’azienda americana su cinque permette queste insolite presenze che secondo un sondaggio effettuato dalla American Pet Products Manufacturers Association diminuirebbe l’assenteismo e incrementerebbe la produttività. “Alla Tellme, una società di telecomunicazioni su internet, gli animali aiutano i dipendenti a diventare amici”, sostiene Grant Shirk, padrone di Penny che sta imparando comandi in cinese da un altro dipendente della società. “Ha imparato siedi, sdraiati e scuoti la testa” racconta con orgoglio Grant. E chissà cosa imparerà continuando a frequentare quell’ufficio.

Licenziamenti e assunzioni


06 aprile 2007
Addio ai dipendenti più produttivi, ma che guadagnano di più
Usa: sei bravo? Ora ti licenzio
La ricetta pericolosa del capitalismo americano: il caso dei licenziamenti nella catena di negozi Circuit City
di Massimo Gaggi

Le ristrutturazioni imposte dalla crisi dell'auto Usa stanno facendo scomparire 70 mila posti di lavoro nell'area di Detroit. L'era della fotografia digitale costringe la Kodak a tagliare 30 mila addetti. Altri 10 mila posti svaniscono alla Pfizer (farmaci), mente Citibank annuncia 15 mila esuberi. Eppure da diversi giorni a catturare l'attenzione dei giornali americani è un'altra vicenda, apparentemente minore: quella di Circuit City — una catena di negozi di elettronica — che ha deciso di liberarsi di 3400 dipendenti, l'8% della sua forza lavoro. O meglio: la società ha deciso di licenziare i dipendenti più esperti e meglio pagati per riassumerne altri, magari meno preparati, che riceveranno un salario molto più basso. È proprio questo che fa discutere: per la prima volta una società dice chiaramente che non licenzia perché deve ridimensionare gli organici o perché non è soddisfatta dei suoi dipendenti. Anzi, licenzia proprio quelli che rendono di più ma che, avendo ricevuto aumenti retributivi per merito o anzianità, sono diventati troppo costosi. (...)
E vari economisti sottolineano come proprio questa estrema libertà di licenziare spinga poi le imprese americane anche ad assumere con grande facilità. Tanto che, anche in un periodo di profonde ristrutturazioni, la disoccupazione Usa rimane a livelli bassissimi: il 4,5%. In parte è vero, ma il meccanismo messo in moto da Circuit City rappresenta oggi soprattutto una minaccia per la stabilità del capitalismo americano nel quale in genere è il datore di lavoro a fornire al dipendente pensione e assistenza sanitaria. E che già soffre del «tarlo» della polarizzazione dei redditi, con lo schiacciamento dei ceti che un tempo vivevano in un'agiatezza da classe media. Fenomeni che erodono il consenso sociale e che in genere vengono considerati un effetto della globalizzazione: aziende, soprattutto manifatturiere, obbligate a tagliare occupati e stipendi per poter competere con i Paesi emergenti.
Invece Circuit City non è un'azienda manifatturiera ma di servizi e il suo concorrente non sta in Asia, ma dall'altra parte della strada: ed è americano come lei. Da quando i democratici hanno ripreso il controllo del Congresso, la politica Usa sta rivedendo le sue posizioni su globalizzazione e libero scambio. Tanto più che l'economista Alan Blinder, un liberista convinto che negli anni '90 spinse Bill Clinton sulla strada del free trade, ha presentato uno studio dal quale emerge che nei prossimi anni 40 milioni di posti di lavoro americani rischiano di «emigrare» all'estero. Il caso di Circuit City dimostra che le minacce alla stabilità vengono anche dall'interno. Oltre che dai lavoratori, la decisione di licenziare chi guadagna 51 centesimi di dollaro all'ora più della paga giudicata ottimale dalla direzione aziendale, è stata aspramente criticata anche da consulenti aziendali e da analisti come quelli di Merrill Lynch per i quali l'eliminazione del personale più esperto peggiorerà il servizio offerto ai clienti e finirà per demotivare il personale.