sabato 30 dicembre 2006

Domande senza risposte

clikka per ingrandire

il caso "answers" su l'Unità del 20.6.2006

Il lavoro di moralizzazione

nelle parole di walter passerini

clikka per ingrandire

fonte sole24ore 20.9.2006

venerdì 29 dicembre 2006

ANSA sull'ansia

ANSA 2006-12-29 15:52
TECNOSTRESS IN CALL CENTER, INCHIESTA PROCURA TORINO

TORINO - Il procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, ha aperto un' inchiesta sui call center torinesi per verificare le condizioni di lavoro degli addetti e in particolare se siano a rischio di contrarre malattie professionali legate alla loro attività, come il tecnostress, una nuova patologia che può colpire chi usa in modo diffuso le tecnologie informatiche. Un' ispezione è già stata fatta, altre ne seguiranno nelle prossime settimane. Il tecnostress provoca ansia, insonnia o mal di testa. Negli Stati Uniti il problema ha assunto dimensioni sociali e, secondo le stime più recenti, milioni di persone sono state interessate da questa sorta di "tossicodipendenza" nei confronti delle tecnologie, che ha fatto emergere, in oltre il 50% dei casi, gravi forme di sconforto, evidenziate da malesseri come agitazione, problemi cervicali e insonnia.

Montenegro, donne bionde

Durante la nostra visita alla nuova sede nel paesino di Kotor, una delle tre ragazze che appostati come paparazzi abbiamo immortalato!
Incredibile: al nostro passaggio, sullo stesso balcone, da 3 porte diverse sono uscite 3 belle donne come questa!
Forse erano sorelle o forse boh!!
Peccato che le altre 2 non sono ritratte...

Una ipotesi di dove i nostri contrabbandieri portano le bionde!! Altro che monte...negro
:-)

Lo farebbe il nostro gattone?

SYDNEY - Le notizie su cani che soccorrono i padroni in vari modi sono abbastanza frequenti. Quelle sui gatti decisamente meno. Balza decisamente agli onori della cronaca quindi, l'impresa di un «felino domestico» che ha salvato la vita a quattro persone da un incendio della loro casa, la scorsa notte a Cairns, nel nordest tropicale dell'Australia. Tommy, il micio di casa ha preso a graffiare la faccia al padrone per svegliarlo, quando il suo materasso ha cominciato a prendere fuoco. L'uomo ha poi potuto svegliare il resto della famiglia e chiamare i pompieri. La casa ha subìto solo lievi danni, grazie al pronto intervento dei vigili del fuoco, secondo i quali ad appiccare la fiamme è stata una sigaretta rimasta accesa quando l'uomo si è addormentato. Diverse stanze della casa erano dotate di allarme antincendio, ma la saturazione di fumo non aveva ancora raggiunto il punto in cui lo avrebbe fatto scattare
29 dicembre 2006

Il lavoro "grigio"

Il call center non rischia la maxi-sanzione Bersani

clicca per ingrandire

 

fonte Il Sole 24 ore, 25/09/2006 da Centro studi Marco Biagi

Un gruppo scrive

Lettera aperta ai direttori dei principali quotidiani

Caro Direttore,
siamo un gruppo di dipendenti Telecom ormai abituati, nostro malgrado, alla bufera mediatica scatenatasi in questi giorni sulla azienda in cui lavoriamo.
Pur a fronte di questa dolorosa assuefazione, siamo rimasti esterrefatti nel vedere le foto di alcuni nostri colleghi, colpevoli unicamente di aver lavorato nel settore della Sicurezza Aziendale o avere avuto semplicemente rapporti con essa, sbattuti nella prima pagina dell’Espresso (28 settembre 2006) col denominatore comune di “Tavaroli Boys” e con l’inequivocabile epiteto di “spioni del telefonino”.
In sede giudiziaria queste persone, se lo vorranno, provvederanno a tutelare la propria immagine. In questa vogliamo, solo per un attimo, parlare di Etica, o di quel poco che ne resta in questo amatissimo e disgraziato Paese: dove è finita l’Etica, quando la corretta informazione, diritto-dovere fondamentale, in cui tutti noi ci riconosciamo, viene mescolata a materiale buono solo per un reality, rendendo impossibile discernere il probabile dall’improbabile, il falso dal vero, il colpevole, che se riconosciuto tale, sarà giustamente ed individualmente perseguito, dall’innocente, trascinato, senza alcuna possibilità di difesa, nel tritacarne mediatico?
Noi restiamo pervicacemente e tenacemente convinti che senza Etica non bastino Estetica e Politica a far grande un Paese e, con tale spirito, continueremo a lavorare per e nella nostra Azienda, Azienda di persone perbene e da sempre riferimento per la nostra economia e leader mondiale delle telecomunicazioni.

Cordiali saluti
Lettera firmata

giovedì 28 dicembre 2006

Troppo lesto? Molesto

Privacy, il garante contro i call center molesti

ROMA - Nuove regole per l'attività di marketing portata avanti dai call center. Applicazione di sanzioni amministrative, ulteriori ispezioni e, nei casi più gravi, divieto del trattamento dei dati personali. Sono queste le misure che il Garante per la privacy attiverà di nuovo nei confronti dei gestori telefonici e di aziende private per tutelare gli utenti dalle continue telefonate cosiddette di disturbo.
LA NORMATIVA - Restano numerosi, sottolinea il Garante nella sua newsletter, i cittadini che si rivolgono al Garante per lamentare l'offerta di servizi e prodotti prevalentemente da parte di società telefoniche o che protestano per i continui disturbi arrecati alla loro vita privata da call center che li contattano, spesso negli orari meno opportuni, per proporre offerte commerciali. Dopo una serie di interventi e l'indicazione delle regole per i nuovi elenchi telefonici, per arginare il fenomeno il Garante ha da ultimo adottato, nel marzo di quest'anno, un provvedimento a carattere generale con il quale ha prescritto ai gestori telefonici di attuare, entro maggio, specifiche misure per contrastare prassi illegittime come appunto l'attivazione di contratti, schede o servizi telefonici non richiesti dagli utenti e per evitare le telefonate di disturbo. In particolare, veniva stabilito che i gestori telefonici e call center devono contattare persone solo se queste hanno manifestato un preventivo consenso a ricevere chiamate e comunicazioni promozionali (consenso indicato da appositi simboli sugli elenchi telefonici); devono sempre spiegare agli interessati da dove sono stati estratti i dati personali che li riguardano; devono rispettare la volontà degli utenti di non essere più disturbati con offerte promozionali. Gli utenti possono comunque esigere di far cancellare i loro dati dal data base del call center nel quale siano stati indebitamente inseriti.
NUOVI INTERVENTI - Sulla base delle segnalazioni pervenute, ma anche del monitoraggio effettuato dalla stessa Autorità in questi mesi, non risulta tuttavia che il fenomeno si sia significativamente ridotto. Il Garante ha perciò deciso una articolata serie di nuovi interventi. Innanzitutto proseguirà sulla strada delle sanzioni amministrative nei casi di violazione, dopo le 20 sanzioni applicate di recente. Avvierà poi, in collaborazione con la Guardia di Finanza, accertamenti ispettivi. E, nei casi in cui emergesse che società telefoniche e call center raccolgono dati in violazione delle norme o contattano utenti in modo illecito (specie quando sia stata registrata la loro volontà di non esser più disturbati), l'Autorità adotterà anche provvedimenti di divieto del trattamento dei dati. Il Garante si è riservato, infine, eventuali altre iniziative riguardo le regole alle quali devono sottostare i call center affinchè i diritti dei cittadini vengano pienamente rispettati.

martedì 26 dicembre 2006

Storie che capitano!

sulla community girlpower una ragazza (vedi una sua foto a sinistra) ha scritto:

Inviato: Mer Ago 30, 2006 21:56 pm
Oggetto: cerco boy!!!!!!
CERCASI: - 1 che lavora al call center della tim una voce con cui ho parlato oggi pomeriggio x un problema con la sim. CERCASIIIIIIIIIII OPERATORE DEL 119!!!!!!!

Ora non vi buttate tutti voi maschietti a dire "sono io"

Moggi postpagato?

domenica 24 dicembre 2006

Fondo specializzato

FONDO NAZIONALE PENSIONE COMPLEMENTARE PER I LAVORATORI DELLE AZIENDE DI TELECOMUNICAZIONI

Possono aderire a TELEMACO i lavoratori - operai, impiegati e quadri - non in prova, assunti a tempo indeterminato o con contratto di formazione, dipendenti dalle Aziende alle quali si applica il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i dipendenti delle Aziende Esercenti Servizi di Telecomunicazione (tra cui Atesia, Telecom).

L’adesione a TELEMACO è libera e volontaria
http://www.fondotelemaco.it/

Tel: 06845101
Fax: 0684510200
info@fondotelemaco.it
Call Center06.88.29.1301
Lun.-Ven.9.30-13.00 14.30-17.00

sabato 23 dicembre 2006

Cosa vi dicevo?

22/12/2006 - No al precariato, si protesta ancora contro i call center
In via Lamaro i dipendenti di Atesia protestano ancora contro le dure condizioni contrattuali imposte

di Veronica D’Amico

Nessuna tregua natalizia per i dipendenti di Atesia, l’enorme call center di Via Lamaro a Cinecittà, che non contenti dei recenti risultati ottenuti grazie al sindacato si ritrovano ancora una volta tutti in strada per protestare contro le nuove condizioni contrattuali imposte loro dall’azienda.
Appena qualche mese fa, grazie all’intervento dei mass media, era venuta alla luce l’inquietante situazione dei dipendenti dei call center, tutti precari dal primo all’ultimo, spesso assunti con un contratto stagionale o a progetto, ed altrettanto frequentemente subordinati ad uno stipendio non solo scarsamente gratificante ma scarno al tempo stesso. Quindici centesimi a contatto utile, tale è la remunerazione erogata da quasi tutte queste aziende, dove i contatti utili sono tutte quelle telefonate dove l’operatore riesce a trattenere in linea l’utente per almeno un minuto d’orologio, e dunque a presentargli il servizio su cui in quel momento il call center ha l’appalto. Ma quanti di noi, spesso stufi di sentirsi rifilare questo o quel prodotto, mettono giù la cornetta lasciando inconsapevoli dall’altra parte un povero operatore che neanche quella volta sarà riuscito nell’intento di guadagnarsi il ricco emolumento?
Così per ovviare ad una situazione occupazionale drammatica dove il precariato la fa da padroni, il 13 dicembre sindacati e Atesia hanno firmato un accordo secondo cui l’azienda prometteva di assumere tutti i suoi dipendenti attuali con un contratto a tempo indeterminato. E la promessa è stata ad oggi mantenuta ma con risultati men che meno allettanti per i lavoratori: i contratti a tempo indeterminato stipulati recentemente sono infatti tutti dei part-time orizzontali dove ai dipendenti viene richiesta una disponibilità oraria totalmente flessibile. Ciò significa lavorare 20 ore a settimana, 4 ore al giorno con turni che possono variare dalla mattina alla sera, impedendo agli assunti di avere la possibilità di trovare un secondo lavoro per arrotondare con il primo. Non solo, ma a sentire le recenti proteste sfociate in Via Lamaro, l’occupazione part-time produce una remunerazione mensile inutile per vivere, mentre prima seppur precari si aveva l’opportunità di lavorare per più ore e guadagnare di più. Insomma per le 6.004 persone che oggi hanno un contratto Atesia la dura lotta contro il potere per ottenere un minimo di dignità occupazionale non si ferma qui.

venerdì 22 dicembre 2006

Auguri!



ve li faccio
sognando con immagini a noi familiari
e..ricordando come questi sò tempi amari...forse anche babbo natale si limiterà a qualche spicciolo con una proposta ambigua. E con la passione datacontact per gli alberi...ci prepariamo ad un "albero vivente" il prossimo anno!

Azienda di pulizia FA pulizia

Per fortuna che noi non abbiamo di questi problemi...quest'azienda. Evidentemente non ha voluto "lavare i panni in famiglia" e mò so' cax

Mamma operaia chiede mezz'ora flessibile ma l'azienda è contraria e la licenzia

MILANO - Aveva chiesto mezz'ora di lavoro flessibile per poter riprendere la figlia da scuola, ma l'azienda, la Ipc Faip di Vaiano Cremasco (Cremona), ha deciso di risolvere il problema più drasticamente, licenziandola. Raffaella, operaia di 40 anni, aveva fatto domanda per poter avere trenta minuti di flessibilità da utilizzare per accudire la sua bambina, ma dopo un lungo braccio di ferro è stata messa alla porta.
Fino a qualche settimana fa la donna, divorziata e senza altri redditi se non la sua paga di mille euro, per prelevare la figlia a scuola aveva sempre usato la pausa pranzo. Recentemente un accordo sindacale l'ha accorciata però di mezz'ora. La signora aveva chiesto quindi una deroga, con la disponibilità a recuperare la mezzora o a perdere la retribuzione. Ma niente da fare: dopo una serie di iniziative, e dopo gli scioperi di mezzora indetti dalla Flm Uniti-Cub per consentire alla lavoratrice di accudire la figlia, l'azienda ha deciso il licenziamento.
La decisione della Ipc Faip, azienda leader nella produzione di strumenti per la pulizia domestica e professionale ad acqua, è stato subito impugnata; la prima udienza davanti al giudice è fissata per il 9 gennaio a Crema.

fonte la repubblica, 20.12.2006

giovedì 21 dicembre 2006

Telecom extra news

Grande novità! finalmente anche in Italia, seppure con tariffe speciali...
14 Dicembre 2006 Servizio “Mi chiami”?
Il nuovo servizio di Telefonia Pubblica per farsi chiamare sui telefoni Digito in tutto il territorio nazionale. Il servizio è accessibile da telefoni fisso e mobile (al momento TIM e Wind).
Basta comunicare il numero del telefono pubblico Digito alla persona dalla quale vuoi farti chiamare. Tale numero appare sul display del telefono quando premi il tasto OK.
Chi ti chiama deve comporre il numero 199.229.229, ascoltare le istruzioni vocali/pricing e poi digitare il numero che tu gli hai precedentemente comunicato. All’arrivo della chiamata il display del telefono Digito si illumina e compare un messaggio con visualizzazione del numero del chiamante, se non riservato; in caso di numero riservato, questo non appare sul display.

Il prezzo applicato al chiamante è il seguente (IVA esclusa):
Chiamate verso Digito:
Da Fisso: Scatto alla Risposta 0.1033 € 0.1549 €/min. Da Mobile (TIM): Scatto alla Risposta 0.1291 € 0.4080 €/min. Da Mobile (Wind):Scatto alla Risposta 0.1250 € 0.50 €/min.
Consultando il numero 199.229.229 si hanno gratuitamente informazioni sui prezzi.

Il servizio è stato pensato per chiunque abbia la necessità di telefonare verso un numero di rete fissa o mobile ed abbia esaurito il credito del cellulare, non abbia una scheda telefonica a portata di mano, o abbia solo qualche centesimo.

Sicuramente matera.chiama.info fa la differenza

Turisti per sbaglio
Siti Internet vuoti, slogan assurdi, regioni in lotta tra loro. Risultato: il Paese non sa vendersi all'estero
di Chiara Longo Bifano

Prendete un giapponese che abbia la mezza idea di farsi un viaggio in Italia. Mettete che vada al pc e digiti 'Italia.it'. Che cosa trova? Solo una scritta fissa: 'The Italian Tourism Portal is coming soon'. Ma siccome non si arrende, va su Google e cerca 'italian tourism'. A questo punto troverà al primo posto il sito Enit.it e al secondo Italiantourism.com: quale sarà quello ufficiale? Il giapponese non lo saprà mai. Dopodiché, se è un asso del computer, finirà nel girone dei siti regionali. Dove troverà tutto e il contrario di tutto. Solo due (Liguria e Campania) sono tradotti nella sua lingua, anche se ad accoglierlo ci saranno due giochi di parole difficilmente traducibili: 'Una terra damare' e 'Una regione alla luce del Sole'. Se mastica un po' di italiano, scoprirà che il nostro Paese ha un doppio 'cuore verde', visto che così si definiscono sia l'Umbria sia il Molise. Se invece capisce lo spagnolo, ripiegherà sulle Marche, dove - promette lo slogan - c'è 'l'Italia in una regione'. Alla fine il nostro amico giapponese non ci capirà più nulla. Venti marchi regionali, più i 108 delle province, non fanno un marchio Italia: a tutt'oggi - se non a parole - non esiste un logo unico amicale, quello che gli stranieri chiamano 'lovemark', né una strategia unica da vendere all'estero. L'anarchia ancor prima che informatica è terminologica. Basta partecipare a un workshop sul turismo: l'Apt della Basilicata (creata in base alla legge quadro del 1983, ma soppressa da quella del 2005), stringe la mano all'Atl del Piemonte (istituita in base alla legge del 2005), mentre l'Ept della Campania (rimasta addirittura alla normativa precedente al 1983) socializza con le Aiat valdostane. "Roba da mal di testa", commenta Josep Ejarque Bernet, ingaggiato da Riccardo Illy alla direzione del turismo del Friuli-Venezia Giulia, dopo essersi guadagnato sul campo di Barcellona '92 prima e poi delle Olimpiadi invernali di Torino il titolo di 'destination manager': "Troppo spesso", aggiunge, "i soggetti preposti all'accoglienza turistica non collaborano tra loro e si limitano a essere dispensatori di cartine delle località. Gli uffici sul territorio non sono coordinati, non prevedono l'apertura nel weekend e spesso hanno scarse conoscenze linguistiche".
(...) I primi a non crederci a volte sono proprio gli italiani. E non stupisce allora se di recente una coppia di americani in visita al lago Maggiore è entrata nel ufficio turistico di Stresa, ha chiesto a un'impiegata "che cosa c'è da fare da queste parti?" e si è sentita rispondere: "Niente, assolutamente niente...".

continua su L'Espresso del 19/12/06
la differenza di matera.chiama.info

mercoledì 20 dicembre 2006

Clienti vecchi e nuovi

Una politica diffusa, a quanto pare...

Il call center di Wind “non è raggiungibile”

Roma - La bolletta è l’unica occasione di “confronto” tra gli utenti e le compagnie telefoniche. Poi c’è la signorina che chiama tutti i giorni ad ora di pranzo e, tra un boccone e l’altro, bisogna darle retta mentre propone le ultime offerte per la rete fissa. E i nuovi clienti hanno sempre un posto in prima fila, mentre i vecchi abbonati non vengono sempre trattati con i guanti, a meno che non minaccino di passare ad un altro operatore ed in questo caso cambia tutto, perché per un cliente guadagnato un altro è perso. Ma le leggi del mercato sono talmente complesse da implicare persino che a volte un cliente perso non faccia testo rispetto a quanti se ne possono conquistare. E se i call center delle promozioni per procacciare nuovi utenti sono sempre attivi, i centralini dell’assistenza non sono altrettanto solerti.
È il caso di Wind-Infostrada che, secondo il Codacons, “non è raggiungibile”. Dopo numerose segnalazioni giunte dagli utenti che non sono riusciti a contattare il 155, l’associazione dei consumatori ha voluto accertarsi di quanto denunciato e ha provato a comporre il numero per parlare con un operatore. Il Codacons, come un qualsiasi utente, intendeva contestare una bolletta o segnalare un guasto e ha provato a chiamare il call center per diversi giorni. Risultato: un’attesa media di 25 minuti nei quali l’utente resta all’ascolto di una musichetta assordante. Questo nella migliore delle ipotesi, quando cioè non cade la linea. In caso contrario, bisogna ripetere tutta l’operazione, scegliere l’opzione desiderata e rimettersi in ascolto della musichetta a tutto volume. Ma se contestare una bolletta o chiedere assistenza per un problema è un’odissea, il cliente che vuole conoscere le nuove offerte trova le porte aperte: i tempi d’attesa si riducono a meno di due minuti. «A quel punto abbiamo segnalato il guasto o il problema all’operatore – spiega il Codacons -, che naturalmente ci ha detto di non essere abilitato a rispondere e che avevamo sbagliato opzione. Insomma, è evidente che il numero di operatori del call center viene ripartito dall’azienda a proprio esclusivo vantaggio, ossia per catturare nuovi clienti invece che per assisterli nel momento in cui poi questi hanno effettivamente bisogno».
L’associazione dei consumatori ha deciso, dunque, di inviare un esposto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in cui chiede di obbligare le aziende della telefonia, Telecom compresa, a predisporre un numero di linea diretta dedicato alle segnalazioni dei guasti, separato dalle altre informazioni di tipo commerciale. E, in ogni caso, non è facile parlare con l’operatore, soprattutto perché le aziende hanno la messaggeria vocale che quantomeno tenta di risolvere ogni problema con indicazioni registrate. Il Codacons chiede, invece, di prevedere un’opzione per parlare con un operatore indipendentemente dal tipo di richiesta. Solo allora, forse, i clienti potranno parlare con il loro operatore senza dover passare per un tribunale.

fonte il meridiano del 20.12.2006

Community novità

http://www.generazione1000.com/

"GENERAZIONE 1.000 EURO" è la prima Community on line dedicata interamente ai "Milleuristi", alle loro storie e alle loro testimonianze, alle loro frustrazioni e alle loro speranze. Un punto di incontro e di confronto animato dall'enorme (e insperato) riscontro dell'omonimo 'reality book' e dalla volontà di continuare a dare la doverosa visibilità ad una "Meglio Gioventù" ancora priva di autentici punti di riferimento in cui identificarsi. Da una parte, Claudio, Rossella, Alessio e Matteo - i quattro protagonisti del romanzo originale - continuano a raccontare le loro avventure di Milleuristi all'interno del Blog, nel quale danno libero sfogo a vicissitudini, emozioni e sentimenti. Dall'altra, attraverso il Forum, chiunque può testimoniare la propria esperienza, svelare trucchi di "economia creativa" per vivere con 1.000 Euro al mese, descrivere le proprie giornate-tipo tra colloqui, invii di curriculum, aspirazioni, sogni e passatempi, chiedere (o dare) consigli per affrontare piccoli e grandi problemi, segnalare news e iniziative e lanciare sondaggi a tema per scambiare opinioni e punti di vista.

L'equivalente di webtime!

Ogni tanto agli onori della cronaca qualcosa di grosso. Beh, anche vodafone allora permette il sottocredito?! e menomale che 0,2cent è 1/3 della tariffa tim...

Pensava di avere una flat 24 ore su 24
Naviga col cellulare: bolletta da 50 mila euro
di Paolo Ottolina

Ciserano (BG) - I film più cari della storia: 50 mila euro. Una bolletta astronomica arrivata a un 30enne di Ciserano (Bergamo) per aver scaricato tre film da Internet, utilizzando "un po' troppo" la connessione attraverso il cellulare acquistata solo due mesi fa per connettersi alla rete senza la linea telefonica.
I PERCHE' - Come si può raggiungere una tale, astronomica bolletta? Non è difficile, considerato il tipo di contratti che le compagnie attivano per chi sceglie di navigare via "mobile": le offerte "flat", tutto compreso, sbandierate nella pubblicità, possono in verità prevedere dei limiti mensili o bimestrali. E questi limiti possono essere fissati non in ore o minuti di connessione, ma in Megabyte scaricati. E la tariffazione successiva "a consumo" che scatta una volta superata la soglia del sedicente "tutto compreso", funziona a Kilobyte che viaggiano verso il pc.
«PENSAVO FOSSE TUTTO COMPRESO» - Ignorando, come riporta l'Eco di Bergamo che ha segnalato la storia, le condizioni del suo contratto "Connect 600" di Vodafone, il 30enne ha continuato a scaricare dati dal web senza sapere che ogni Kbyte che arrivava sul suo Pc gli sarebbe costato 0,2 centesimi. Una cifra solo apparentemente irrisoria. Considerate che, per fare un esempio, la homepage di Corriere.it pesa circa 300 Kb: con una tariffa del genere caricarla costerebbe 0,60 Euro. «Lasciavo il pc connesso anche tutta la notte - ha raccontato all'Eco il 30enne, artigiano di professione - credendo che fosse tutto già pagato». Come in un "normale" contratto Adsl domestico in versione flat.
LAMENTELE- L'artigiano, che lamenta anche le scarse notizie avute dal commerciante che gli ha proposto e poi attivato il contratto, protesta per il tardivo avviso avuto dall'azienda, che ha provveduto a bloccare l'abbonamento (lievitato di 49.015 euro in soli 19 giorni, dal 23 ottobre alll'11 novembre), ma non certa tempestivamente: «Non potevamo avvisarmi prima?», si è chiesto prima di inviare una lettera all'ufficio reclami e mettersi nelle mani di un'associazione consumatori per salvare il salvabile. Poi è arrivata la buona notizia. Il cliente è stato infatti contattato in serata dall'ufficio stampa di Vodafone che, dopo aver letto la notizia su Corriere.it, ha verificato la sua posizione e, valutata la sua buona fede, ha deciso di cancellare la bolletta.
I CONSIGLI - L'uscita da una situazione del genere non è facile. Il consiglio delle assoconsumatori è chiaro: leggere le clausole di questo tipo di contratti attentamente prima di firmare i contratti. E valutare bene se è opportuno rinunciare alla linea fissa, facendo a meno del canone, per buttarsi sul mondo del "senza fili".

lunedì 18 dicembre 2006

Accordi storici?


Ma...vuol dire che ci scorderemo di manifestazioni come queste?

Costretti ad usarli

così scriveva "levigna" l'11/12/06 sul sito http://www.amiche.altervista.org/*

Io lavoro in un call center e capisco il tipo di lavoro e che ci sono tante persone poco formate o incompetenti ma cavolo ogni volta che chiamo il call center della tim mi cadono le braccia!
E' assurdo, non ne trovo una che dico una che:
A) abbia una risposta alle mie domande
B) capisca le mie domande
C) mi dia una risposta sensata alle mie domande
Poi chiedo le cose a Milla e mi dice il contrario.
Quest'ultima poi oltre a darmi del tu mi rispondeva in maniera del tutto ineducata. E io non ero per niente sgarbata, anzi volevo solo un'informazione!!!!!
Ma sono proprio sfigata, oh....
Cmq il tutto mi fa riflettere sul mondo dei call center della telecomunicazione, fissa e mobile. E' uno schifo, basta, non ci sono cazzi. Putroppo siamo costretti ad usarli ma come ci si fa a fidare? Io vedo anche tutte le cose che succedono da me. Gente assunta da una settimana che da informazioni assolutamente sbagliate e creano i casini più assurdi... poveri clienti..

*amiche per la pelle: siamo un gruppo di ragazze che hanno voglia di raccontarsi. Appassionate di tutto quello che riguarda il mondo delle donne, parliamo di cosmetici, cura del viso e del corpo, moda, letture, cinema, cura della casa, animali e tanti altri argomenti. Abbiamo creato questo spazio per poterci rilassare fra amiche, come se assieme prendessimo un the accompagnato da tante chiacchere... Un pretesto per conoscersi meglio!

venerdì 15 dicembre 2006

CISL dichiara

Cisl: Furlan, un accordo storico sui call center

"E’ un accordo storico quello sottoscritto tra le organizzazioni sindacali e il Gruppo Almaviva, compresa Atesia, che trasformerà 6500 lavoratori a progetto in lavoratori a tempo indeterminato e avrà un impatto estremamente positivo in tutto il settore dei call center in outsourcing": è il commento di Annamaria Furlan, Segretario Confederale Cisl. "Aver trovato soluzioni al fine di evitare la distinzione tra inbound, cioè chi riceve le chiamate e outbound, chi le fa - osserva la Furlan - è un concetto che abbiamo perseguito con forza, e sottoscrivere un’intesa con la società che gestisce il maggior gruppo di call center in Italia ha la prerogativa di avviare la stagione degli accordi nel settore". Un modo insomma per combattere in maniera concreta la piaga del precariato: "Un accordo - sottolinea la Furlan - che prevede di stabilizzare, entro il 2007, 6500 lavoratori, 4000 inbound e 2500 di attività mista, che verranno assunti part time di 4 ore a tempo indeterminato al 3° livello del contratto TLC e con contratto di apprendistato i rimanenti 1000 lavoratori in outbound. E’ la risposta più adeguata all’esercito dei precari. Siamo di fronte ad un grande risultato positivo, che premia la contrattazione fra le parti, unica via per risolvere i problemi dei giovani e dei lavoratori e per dare tutele, dignità e stabilità nel posto di lavoro".

Ritorno al futuro


Da CCRM web a CCRM old...una specie di auspicato "ritorno al futuro"?!

giovedì 14 dicembre 2006

ANSA su intesa call center

2006-12-13 18:42
CALL CENTER: INTESA ALMAVIVA-SINDACATI, 6.300 ASSUNTI

ROMA - I precari non abitano piu' qui. Con l'accordo raggiunto oggi tra il gruppo Almaviva e i sindacati, circa 6.300 lavoratori dei call center delle aziende del gruppo avranno un contratto a tempo determinato. Part-time, ma sicuro. E non saranno piu' lo stereotipo del lavoro flessibile, insicuro e non tutelato. Plaude il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che ritiene l'accordo ''un successo del sindacato e dell'azienda, oltre che delle politiche del centro sinistra che hanno scelto la stabilita' del lavoro contro la precarizzazione''. Damiano insiste spiegando che si tratta di ''un successo della contrattazione e delle buone leggi'', di ''una risposta ai giovani e non soltanto''.''E' una svolta avvenuta in pochi mesi - ricorda - per un settore caratterizzato da una forte presenza di lavoro flessibile e precario, e sara' l'inizio di un nuovo ciclo di contrattazione del comparto del call center, che raggruppa oltre 700 aziende e circa 250mila addetti, come previsto dalla circolare dello scorso giugno, dall'avviso comune delle parti sociali, e dalle norme recepite nella finanziaria a sostegno della contrattazione''. Ma mostra un certo orgoglio lo stesso gruppo Almaviva, che definisce l'intesa ''senza precedenti nella storia italiana negli ultimi dieci anni'', e ricorda che coinvolge gli attuali lavoratori a progetto in forza presso le Societa' Atesia, Cos, Alicos ed InAction. Ora, quindi, il gruppo occupera' nel solo settore dei call center circa 11.000 dipendenti (di cui oltre il 97% a tempo indeterminato), evitando il ricorso alla tipologia contrattuale del lavoro a progetto, con effetti positivi verso i clienti in termini di qualita' dei servizi offerti, e un quadro normativo chiaro e di piena tutela. Lo stesso presidente di Almaviva, Alberto Tripi, parla quindi di un accordo che ''rappresenta una tappa importante per la stabilita' e lo sviluppo del Gruppo. Nell'attuale situazione di criticita' dell'economia nazionale e del settore - sottolinea - non esistono impegni occupazionali di tale portata. L'auspicio e' che questo sforzo straordinario possa contribuire a raggiungere con serenita' gli obiettivi di crescita della nostra strategia industriale''. I termini dell'intesa prevedono la stabilizzazione entro il 2007 di circa 4.000 lavoratori inbound e circa 2.500 in attivita' mista, con l'assunzione a tempo indeterminato part- time a 4 ore al terzo livello del contratto delle Tlc. Per i circa 1.000 rimanenti in outbound, e' prevista l'assunzione con contratto di apprendistato professionalizzato. Soddisfatti anche i sindacati, che rivendicano ''la fine del finto lavoro autonomo''. Un risultato ''frutto della determinazione del sindacato'', afferma Nicoletta Rocchi, segretario confederale della Cgil, e che ''dimostra la validita' della strumentazione definita nella legge Finanziaria, nell' avviso comune e nella circolare del ministro del Lavoro di giugno scorso''. ''E' la risposta piu' adeguata all'esercito dei precari'', gli fa eco Annamaria Furlan, segretario confederale Cisl, secondo la quale ''aver trovato soluzioni al fine di evitare la distinzione tra inbound, cioe' chi riceve le chiamate, e outbound, chi le fa, e' un concetto perseguito con forza'' per raggiungere l'intesa. ''Si e' aperta una nuova stagione di contrattazione nelle aziende, che dovra' nei prossimi mesi concretizzarsi in tutto il settore con specifiche intese sindacali'', rileva quindi il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani.

News sentenza

Un giudice condanna il precariato nei call center

Sembrava troppo rivoluzionaria l'interpretazione degli ispettori del Ministero del Lavoro, che a Roma avevano giudicato illegale l'utilizzo del contratto a progetto (invece di contratti di lavoro dipendente) per i circa 3.000 operatori del call center di Atesia. Il Tar aveva annullato nei giorni scorsi gli effetti dell'ispezione; ma una sentenza della Magistratura del Lavoro la conferma anche per gli operatori cosidetti "outbound", cioè quelli che fanno le chiamate in campagne di telemarketing. La circolare del ministro Damiano, poi recepita anche da un accordo (il cosidetto "avviso comune" tra Confindustria e Cgil-Cisl-Uil), stabilisce infatti che solo per i lavoratori che ricevono le chiamate (gli "inbound") non si debba mai applicare il contratto a progetto mentre per i lavoratori del telemarketing l'utilizzo del contratto a progetto dovrebbe essere più facile. Una lavoratrice del call center Team Promotion (un'azienda che lavora in appalto per l'Elitel) ha vinto la causa contro il suo licenziamento, avvenuto un anno fa, quando la Team Promotion non le aveva più confermato il contratto "a progetto". Il giudice ha dichiarato illegittimo il contratto a progetto che, per le caratteristiche del lavoro svolto, è da considerarsi invece un contratto a tempo indeterminato. Questa causa potrebbe pesare sull'attuale confronto fra Atesia del gruppo Cos e i sindacati: l'azienda si è impegnata a stabilizzare un buon numero di contratti a progetto (quelli dei lavoratori "inbound") trasformandoli in contratti di apprendistato (che non è comunque a tempo indeterminato), sia pure con orari minori e minori retribuzioni. Atesia invece non ha sciolto la riserva circa l'impegno, richiesto dai sindacati, a fare altrettanto per i lavoratori "outbound". Ma adesso c'è un precedente.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-12-2006]

L'assenza di responsabili (in una lettera al corriere)

Ci vuole un'inchiesta

Bene per l'articolo sul tema. Ma a quando un'inchiesta lunga e approfondita del Corriere sulla vera e propria tirannide commerciale di questi operatori privati in servizi di utilità collettiva, senza alcun regime vero di controllo pubblico (le autorithy sono scatole vuote)? Se non scatta la denuncia di un utente o parte il tormentone delle associazioni dei consumatori questi possono fare offerte commerciali ingannevoli senza alcun ritegno. Senza parlare del voluto muro di gomma dei call center in cui "nessuno è mai responsabile".
Grazie
Simone Sereni
su corsera del 06 Dic 2006

lunedì 11 dicembre 2006

Datacontact in pole position

Nell'ultimo anno Datacontact è cresciuta a un ritmo molto accelerato: il fatturato del 2005 è pari a oltre 13 mil di euro. Rispetto al 2004 il volume di affari è più che raddoppiato e la previsione per il 2006 è che si raggiungano i 30 milioni di euro di fatturato (pag.3)
Interessante anche l'ultimo capoverso sul gruppo Call&Call di pag.4

fonte largo consumo 7-8/2006

Bravi tutti noi.

domenica 10 dicembre 2006

Speriamo di differenziarci un pò

Italiani in ufficio, poco aiuto da capi e colleghi
di FEDERICO PACE
05.12.2006

Peggiorano le condizioni di lavoro negli uffici italiani. E il lavoro diventa sempre di più una cosa che ci si deve sbrigare da soli. Senza potersi aspettare troppo sostegno dagli altri. Tanto che sono sempre meno i lavoratori che possono chiedere aiuto ai colleghi e sempre più raramente qualcuno di loro arriva a rivolgersi, in caso di bisogno, al diretto responsabile.
Da noi solo il 50,7% dei lavoratori può chiedere aiuto ai colleghi mentre un ancor più misero 33,6% può fare lo stesso con il suo capo diretto. Sono questi alcuni dei dati che verranno presentati oggi a Roma da Eurofound, la Fondazione per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dell’Unione europea, presso la sede centrale della Cgil a Roma.
Così, gli open space, le dichiarazioni di intenti di manager e coordinatori tutte tese alla cooperazione, all'organizzazione orizzontale, si scontrano con la realtà che da noi pare essere caratterizzata da individualismo e sfiducia.
In Europa, a vedere i dati della quarta indagine europea sulle condizioni di lavoro, la cooperazione è molto più elevata. Nel Vecchio Continente ricorre all’aiuto dei colleghi il 67,1 per cento dei lavoratori, mentre possono interpellare il capo il 56,1% dei dipendenti. Per questo non desta sorpresa quanto da noi sia poco diffuso il lavoro di gruppo: in Italia solo il 39 per cento dei dipendenti lavora costantemente in team, mentre, nei rimanenti paesi dell'Unione europea a 25, succede lo stesso ad una media di oltre cinque lavoratori su dieci (55%).
"Questi primi risultati – ha dichiarato Jorma Karppinen, direttore della Fondazione europea - rivelano che in Italia negli ultimi cinque anni vi è stato un deterioramento delle condizioni di lavoro, almeno rispetto al resto dell'Europa.” I paesi in cui la cooperazione tra colleghi è più spiccata sono Svezia, Danimarca, Lettonia, Olanda e Irlanda (vedi tabella) dove le percentuali superano di gran lunga l’80 per cento. Stretto il legame anche il responsabile diretto in Lettonia, Danimarca, Irlanda e Finlandia (vedi tabella).
Quanto ai sintomi sanitari, è lo stress quello che gli italiani più comumente associano al lavoro. Lo menziona infatti il 27 per cento dei lavoratori italiani contro il 22% della media europea. Tra gli altri problemi citati, mal di schiena, mal di testa e affaticamento generale.

Stili in terrazza



Certo che lo stile della terrazza "contact bar" è proprio futuristico. Ci manca solo un tocco d'umorismo, come si vede in foto!

venerdì 8 dicembre 2006

Natale in mare



Mizzica, abbiamo fatto gli alberi dentro fuori e in mezzo e abbiam dimenticato di farne uno anche sulle navi che ci hanno accompagnato in Montenegro!

TIM Brasil...

Ecco cosa permette, seppur indirettamente, il "grande gruppo tim"...
Gruppo Cos-Finsiel, licenziamenti e Brasile

Otto ore di sciopero promosso dalle Rsu e dai sindacati dei metalmeccanici di Finsiel, la più grande azienda informatica del Paese, che dopo la fusione con i call center Cos di patron Tripi (l'azionista di maggioranza di Atesia) formano Almaviva. In ballo c'è la ristrutturazione di Finsiel e degli uffici amministrativi di Almaviva che prevede 400 esuberi e il futuro del gruppo. La Telecom Italia di Tronchetti Provera dismettendo Finsiel ha privilegiato una soluzione italiana ma Cos non ha dimostrato di avere, per ora, la cultura per gestire un'azienda informatica molto diversa da un call center e i mezzi finanziari per rilanciarla se pensiamo che, al momento dell'acquisto, Cos fatturava un terzo di quello che fatturava Finsiel. Sul settore dei call center, se Tripi ha bloccato con un'azione giudiziaria l'assunzione dei precari di Atesia, a rischio oggi ci sono gli operatori dell'892021, il call center delle Ferrovie dello Stato, gestito da una società partecipata dalle Ferrovie stesse, dalla Tsf e dalla Cos. Le Ferrovie vogliono bandire una nuova gara per la gestione del call center e se dovesse saltare l'appalto per la Cos sono centinaia di posti di lavoro a saltare. Anche a Palermo Cos licenzia una parte dei lavoratori che gestivano in outsourcing il call center del 190 di Vodafone. I sindacati pensano a un imminente sciopero generale nazionale dei call center Cos. Intanto però Tripi, se in Italia licenzia, assume in Brasile: 600 posti di lavoro a Belo Horizonte nel primo call center, aperto in questi giorni, della Cos brasiliana, con l'obbiettivo di raggiungere i 6000 operatori nel 2008, gestendo le chiamate di Tim Brasil (che però potrebbe essere venduta) come in Italia dove Cos gestisce le chiamate di Tim e Telecom Italia.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-12-2006]

mercoledì 6 dicembre 2006

Ti senti investito del problema?



Odissea call center

In caso di problemi ci sono i call center. Ma se si può è meglio evitarli: spesso si rivelano loro stessi un problema. «L’assistenza ai clienti lascia a desiderare – spiega Vergari –. L’80% delle proteste dei consumatori riguardano proprio i rapporti con i call center. Ogni volta risponde un operatore diverso, spesso tecnicamente impreparato». Nei forum è una lamentela unica: «Perché non spendono i soldi che investono in pubblicità per creare call center efficienti?»
si chiede Alex sul Corsera a nome di tutti
chi volesse leggere tutto l'articolo link qui

Curiosità dalla Val d'Aosta

LAVORATORI 'REGOLARI' NEI CALL CENTER VALDOSTANI

(ANSA) - AOSTA, 5 DIC - Quello dei call center è in Valle d'Aosta un settore limitato per ciò che concerne il numero di addetti e senza particolari problematicità di carattere contrattuale. In base a un censimento svolto dalla Direzione regionale del lavoro, la maggior parte dei 60 addetti ai call center valdostani, impiegati in cinque differenti imprese, sono assunti con un regolare contratto. Nella regione dunque non si riscontrano i casi di sfruttamento registrati in altre parti del paese che hanno indotto tra l'altro il Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale ad emettere una circolare sulla stabilizzazione dei rapporti di lavoro in questo settore. "Ci conforta il quadro tracciato dalla Direzione del lavoro riguardante la situazione dei lavoratori valdostani dei call center - ha commentato Domenico Falcomatà segretario della Slc Cgil - il numero limitato dei dipendenti non ci deve però fare abbassare la guardia su un settore che deve essere attentamente monitorato affinché si evitino situazioni di mancato rispetto contrattuale". Nella direzione auspicata da Falcomatà si muove tra l'altro un'iniziativa di sensibilizzazione congiunta promossa da Direzione regionale del lavoro, Inail e Inps e rivolta agli imprenditori che si pone l'obiettivo di "fornire un'interpretazione omogenea della normativa sulle collaborazioni coordinate a progetto, con particolare riferimento alle attività call center, al fine di prevenirne l'utilizzo non genuino e definire un quadro di corretta competizione tra le imprese, mediante la fissazione di regole certe ed esigibili nella gestione del personale".

Sarà che come dice il proverbio..."pochi ma buoni"?

martedì 5 dicembre 2006

No comment


Progetto italia da noi (vele spiegate?) e call center in Albania (velo spiegate?)

Tecnologie albanesi

Ho l'impressione, dopo la nostra visita, che finalmente in Albania è la tecnologia che si adatta all'uomo, non viceversa!



venerdì 1 dicembre 2006

Un saluto a chi resta, io parto

andiamo a visitare le nostre due nuove sedi, già me le immagino che hanno voluto assomigliare alla sede dei sassi!

Spunti importantissimi ancora da Vodafone

1) Cosa significa seguire l'Agenda di Lisbona
2) La correlazione tra soddisfazione dei dipendenti e quella dei clienti
3) Le caratteristiche del bravo capo
4) Le caratteristiche dei premi ai collaboratori buona lettura

fonte corsera 9.6.2006
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lunedì 27 novembre 2006

Contraddizioni e delusioni

Fondamentali gli ultimi 4 paragrafi
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fonte gazzetta economia 29.9.2006

Piccole questioni da regolare (Alice)

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Park Sant'Agostino

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fonte la repubblica 14.11.2006

domenica 26 novembre 2006

sabato 25 novembre 2006

Chiamare da altra linea...

Ci chiamasse un cliente con un motorola V3,
noi sicuramente gli consiglieremmo di chiamare il numero verde VAS da altra linea, magari da una cabina...forse un cliente ci ha provato e dato che la telefonata di configurazione si sà non finisce mai...ha continuato la chiamata portandoselo a casa...

Foto: cabina in piazza degli Ontani, Roma (Centocelle)


venerdì 24 novembre 2006

Cause su contratti a progetto

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fonte il sole24ore 18.5.2005

Colpo di scena

CALL CENTER: TAR LAZIO RESPINGE TESI ISPETTORI LAVOROù

Il Tar del Lazio ha respinto le conclusioni degli Ispettori del Lavoro sul caso dei call center della societa' Atesia scoppiato quest'estate. Con un'ordinanza resa nota oggi, infatti, la prima sezione del Tar del Lazio, in accoglimento dell'istanza cautelare proposta dalla societa' Atesia del Gruppo AlmavivA, ha sospeso l'efficacia dei verbali degli Ispettori del Lavoro del 21 e 24 agosto con i quali venivano qualificati come rapporti di lavoro subordinato i contratti di lavoro a progetto in essere presso l'azienda. Il Giudice amministrativo ha ritenuto quindi fondate - sia pure sulla scorta e nei limiti di un accertamento sommario, ricorda la societa' - le censure ai provvedimenti mosse dalla societa' Atesia. In relazione all'ordinanza del Tar, il Presidente Alberto Tripi che attualmente si trova in Brasile insieme al Vice Presidente, Marco Tripi, per l'inaugurazione della societa' del Gruppo "AlmavivA do Brasil", ha dichiarato: "La decisione del TAR non mi sorprende poiche' come abbiamo sempre affermato, l'Azienda ha sempre operato nel pieno rispetto della legge. E' certamente motivo di soddisfazione apprendere che le conclusioni dell'indagine degli Ispettori del Lavoro, sono state respinte dalla giustizia amministrativa. Ritengo che questa decisione debba essere considerata positiva soprattutto per riprendere il dialogo costruttivo con le Organizzazioni Sindacali. Dopo questa Ordinanza sara' possibile attuare il programma che prevede la stabilizzazione di tutti i collaboratori a progetto del Gruppo, compresi quelli della societa' Atesia che altrimenti sarebbero rimasti in una condizione di incertezza. Il mio apprezzamento va soprattutto nei confronti di quei lavoratori che hanno continuato a operare con composta fermezza in un clima difficile e di crescente confusione".

fonte repubblica

giovedì 23 novembre 2006

Sintesi legislativa sulla possibilità di conoscere utenti disturbatori (cd. overriding)

Quante volte ci è capitato di ascoltare esigenze particolari di clienti in merito a chiamate di disturbo? Ho compilato per voi questa raccolta legislativa in merito alla cosiddetta procedura di "override", richiedibile di diritto al proprio gestore. Salvo il fatto che, come al solito, i gestori italiani intendano restrittivamente la norma e spesso rispondano "picche" al cliente, pur vessato, e che non intende intentare una causa contro ignoti con i relativi costi. Se solo pensiamo al fatto che questa possibilità o non ci viene del tutto comunicata dai formatori o peggio ancora (come è capitato) che la stessa non sarebbe possibile...dovrebbe essere facile percepire quanto ostruzionismo (in danno del cliente, s'intende) viene ancora perpetrato nonostante multe, sanzioni, ecc.

Art. 127 Chiamate di disturbo e di emergenza

DECRETO LEGISLATIVO 30 giugno 2003, n. 196
CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI
Pubblicato sulla GU n.174 del 29-7-2003 - Suppl. Ordinario n.123

1. L'abbonato che riceve chiamate di disturbo può richiedere che il fornitore della rete pubblica di comunicazioni o del servizio di comunicazione elettronica accessibile al pubblico renda temporaneamente inefficace la soppressione della presentazione dell'identificazione della linea chiamante e conservi i dati relativi alla provenienza della chiamata ricevuta. L'inefficacia della soppressione può essere disposta per i soli orari durante i quali si verificano le chiamate di disturbo e per un periodo non superiore a quindici giorni.

2. La richiesta formulata per iscritto dall'abbonato specifica le modalità di ricezione delle chiamate di disturbo e nel caso in cui sia preceduta da una richiesta telefonica è inoltrata entro quarantotto ore.

3. I dati conservati ai sensi del comma 1 possono essere comunicati all'abbonato che dichiari di utilizzarli per esclusive finalità di tutela rispetto a chiamate di disturbo. Per i servizi di cui al comma 1 il fornitore assicura procedure trasparenti nei confronti degli abbonati e può richiedere un contributo spese non superiore ai costi effettivamente sopportati.

4. Il fornitore di una rete pubblica di comunicazioni o di un servizio di comunicazione elettronica accessibile al pubblico predispone procedure trasparenti per garantire, linea per linea, l'inefficacia della soppressione dell'identificazione della linea chiamante, nonché, ove necessario, il trattamento dei dati relativi all'ubicazione, nonostante il rifiuto o il mancato consenso temporanei dell'abbonato o dell'utente, da parte dei servizi abilitati in base alla legge a ricevere chiamate d'emergenza. I servizi sono individuati con decreto del Ministro delle comunicazioni, sentiti il Garante e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

http://www.privacy.it/codiceprivacy.html

Articolo 10
Deroghe

Direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 luglio 2002 relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche
Pubblicato sulla GUCE n. L 201 del 31/7/2002

Gli Stati membri assicurano che esistano procedure trasparenti in base alle quali il fornitore di una rete pubblica di comunicazioni o di un servizio di comunicazione elettronica accessibile al pubblico:
a) possa annullare, in via temporanea, la soppressione della presentazione dell'identificazione della linea chiamante a richiesta di un abbonato che chieda la presentazione dell'identificazione di chiamate malintenzionate o importune. In tal caso, in base al diritto nazionale, i dati che identificano l'abbonato chiamante sono memorizzati e resi disponibili dal fornitore di una rete pubblica di comunicazioni e/o di un servizio di comunicazioni elettroniche accessibile al pubblico;b) possa annullare la soppressione della presentazione dell'identificazione della linea chiamante e possa sottoporre a trattamento i dati relativi all'ubicazione, nonostante il rifiuto o il mancato consenso temporanei dell'abbonato o dell'utente, linea per linea, per gli organismi che trattano chiamate di emergenza, riconosciuti come tali da uno Stato membro, in particolare per le forze di polizia, i servizi di ambulanza e i vigili del fuoco, affinché questi possano reagire a tali chiamate.

http://www.interlex.it/testi/02_58ce.htm

Art. 7
Chiamate di disturbo e di emergenza


Decreto legislativo 13 maggio 1998, n. 171
Disposizioni di tutela della vita privata nel settore delle telecomunicazioni, in attuazione della direttiva 97/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, ed in tema di attività giornalistica
Pubblicato sulla G.U. 3 giugno 1998, n. 127

1. L'abbonato che riceve chiamate di disturbo può richiedere, a proprie spese e anche telefonicamente in caso di urgenza, che il fornitore del servizio di telecomunicazioni accessibile al pubblico renda inefficace la soppressione dell'identificazione della linea chiamante e conservi i dati relativi alla provenienza della chiamata ricevuta. L'inefficacia della soppressione può essere disposta nei soli orari durante i quali si verificano le chiamate di disturbo e per un periodo non superiore a quindici giorni.
2. L'istanza formulata per iscritto dall'abbonato deve specificare le modalità di ricezione delle chiamate di disturbo e, nel caso in cui sia preceduta da una richiesta telefonica, deve essere inviata entro ventiquattro ore.
2-bis. Il fornitore di una rete di telecomunicazioni pubblica o di un servizio di telecomunicazioni accessibili al pubblico deve predisporre procedure adeguate e trasparenti per garantire, linea per linea, l'annullamento della soppressione dell'identificazione della linea chiamante da parte dei servizi abilitati a ricevere chiamate d'emergenza.".

http://www.interlex.it/testi/dlg98171.htm

Direttiva 97/66/CE del 15 dicembre 1997
sul trattamento dei dati personali e sulla tutela della vita privata nel settore delle telecomunicazioni
Pubblicata sulla GUCE n. L 024 del 30/01/1998

Articolo 8
Presentazione e restrizione dell'identificazione della linea chiamante e collegata

1. Qualora sia disponibile la presentazione dell'identificazione della linea chiamante, l'utente chiamante deve avere la possibilità di eliminare, mediante una funzione semplice e gratuitamente, la presentazione dell'identificazione della linea chiamante chiamata per chiamata. Gli abbonati chiamanti devono avere tale possibilità linea per linea.

6. Gli Stati membri assicurano che, qualora sia disponibile la presentazione dell'identificazione della linea chiamante e/o della linea collegata, il fornitore di servizi di telecomunicazione offerti al pubblico informi quest'ultimo di tale possibilità e delle possibilità di cui ai paragrafi 1, 2, 3 e 4.

Articolo 9
Eccezioni

Gli Stati membri garantiscono che vi siano procedure trasparenti che disciplinano le modalità grazie alle quali un fornitore di una rete pubblica di telecomunicazione e/o di un servizio di telecomunicazione accessibile al pubblico possa annullare la soppressione dell'identificazione della linea chiamante:a) su base temporanea, a richiesta di un abbonato che chiede l'identificazione di chiamate malintenzionate o importune; in tal caso, in base al diritto nazionale, i dati che identificano l'abbonato chiamante saranno memorizzati e resi disponibili dal fornitore di una rete pubblica di telecomunicazione e/o di un servizio di telecomunicazione offerto al pubblico;b) linea per linea, per i servizi che trattano chiamate di emergenza riconosciuti tali da uno Stato membro, comprese le forze di polizia, i servizi di ambulanza e i vigili del fuoco, al fine di rispondere a dette chiamate.

http://www.interlex.it/testi/97_66ce.htm

Tutto intorno a te (2)

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fonte Avvenire 18.5.2005

Immaginazione

Il repentino riassetto tim-telecom una nuova forma di terrorismo?

dove va telecom? mistero

Alice...nel Paese che non si meraviglia

E' UNA RIVOLTA VERA QUELLA DEI LAVORATORI DEL CALL CENTER

È una rivolta vera e propria quella dei lavoratori del call center di “Media Service” (una società con sede legale a Roma) ubicata in contrada Romani a Pettino nei pressi della Regione. Le 120 unità che attualmente stanno lavorando per Telecom sui prodotti Alice con un contratto a progetto hanno denunciato ritmi di lavoro impossibili, stipendi irrisori, mancanza totale di prospettiva e problemi logistici all’interno della sede dove ci sono soltanto due bagni (uno per gli uomini ed uno per le donne) per 120 persone. «Siamo stufi di questo sistema - hanno detto - come peraltro più volte è stato descritto nelle trasmissioni delle “Iene”. Le persone vengono prese e subito gettate allo sbaraglio. Se qualcuno si lamenta c’è la rottura del contratto e... avanti un altro». A detta di alcuni l’orario di lavoro è dalle 11 alle 21.30, ma può essere anche di due turni, non c’è alcuna pausa ed il guadagno si aggira a 3 euro netti l’ora nei feriali e di 4 il sabato con una base di minima di 10 telefonate. Per fare un esempio: se un dipendente vende un solo prodotto in dieci telefonate guadagna 20 euro. «È proprio così, i nostri stipendi medi si aggirano sui 350 euro, ma non abbiamo alcuna copertura pensionistica. Insomma è una cottimo selvaggio per persone trasformate in polli di allevamento». L’altro problema è l’organizzazione logistica. «Ci sono soli due bagni e potete capire le file che ci sono, senza considerare l’igiene. Naturalmente queste pause non ci vengono affatto pagate, così come quelle per mangiare. Infatti molti di noi non mangiano... I sindacati? Non abbiamo tutele di nessun tipo perchè non siamo in organico ed il ricambio del personale è frequentissimo. Cosa certa è che non ne possiamo più e non è possibile “strizzare” la gente in questo modo».

Il Messaggero - Mercoledì 22 Novembre 2006

CRM benchmarking 2005

(...) Sono prevalentemente i laureati e gli uomini che nelle strutture operative fanno il
salto di carriera per diventare contact center manager. (...) la retribuzione media lorda annua per un operatore con regime orario a tempo pieno (Full Time Equivalent) si attesta in Italia sui 21.200 euro, ben 1.600 euro in meno di quanto rilevato lo scorso anno.
Naturalmente sono anche presenti differenze tra i diversi settori di attività: il settore in cui si guadagna di più è quello delle Telecomunicazioni (25.000 euro), mentre quello che paga di meno è l’outsourcing con 16.800 euro.

Questo e molto altro sulla sintesi del REPORT BENCHMARKING 2005 di IRSO.
STRATEGIE DI CRM E TREND DEL CUSTOMER CARE IN ITALIA
Vi ha partecipato anche Datacontact

E-Mozioni

Presentata in Aula durante la Seduta Consiliare del 7 Novembre scorso la Mozione (presentata in Aula il 6.6.2006) relativa alla protesta dei lavoratorio della Società DATACONTACT di Matera contro la decisione del Sindaco di Matera di chiudere l’accesso, ai mezzi, ai Sassi.
ad opera di DI LORENZO LATRONICO DI SANZA

Che si saranno detti? Su questo blog alcuni articoli in merito.

E-MOZIONI SENZA SOSTA (o una rottura di...)?

mercoledì 22 novembre 2006

Costi trasmissione dati

Costi della trasmissione dati

fonte Il Sole24Ore

Reati con ricariche false

Talvolta, a qualche cliente bloccato post 9 tentativi sarebbe utile ricordare che...

Servirsi di un codice di accesso ottenuto indebitamente costituisce riciclaggio
Ricaricare il cellulare con un codice falso è reato (Cassazione 32440/2003)

È reato effettuare la ricarica sul proprio telefono cellulare servendosi di un codice ottenuto indebitamente. Lo ha stabilito la Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione, che ha precisato che il comportamento incriminato - per il quale il responsabile era stato assolto dall'imputazione di frode informatica - integra gli estremi del reato previsto dalla c.d. legge antiriciclaggio, che dispone che «chiunque, al fine di trarne profitto per sé o per altri, indebitamente utilizza, non essendone titolare, carte di credito o di pagamento, ovvero qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o all'acquisto di beni o alla prestazione di servizi, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da lire 600.000 a lire 3.000.000». Secondo la Suprema Corte, infatti, la tessera telefonica di ricarica costituisce un documento analogo alle carte di credito o di pagamento, che abilita alla prestazione dei servizi telefonici (nel caso in questione, l'imputato aveva accettato l'offerta di acquisto del servizio di ricarica a metà prezzo utilizzandola indebitamente, in quanto la tessera in questione era stata fraudolentemente sottratta a chi la deteneva legittimamente). Per tale motivo, chi si serve di un codice di accesso indebitamente ottenuto viola la normativa antiriciclaggio. (23 settembre 2003)

Le motivazioni al link seguente
http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=24342&idCat=309

Tutto intorno a te (1)

Speciale "vodafone satisfaction" su Avvenire
Un cumulo di cose interessanti.

"Il nostro obiettivo è la soddisfazione dei clienti. E non si possono avere clienti soddisfatti se non lo sono anche i dipendenti" (Michele Verna, resp.risorse umane vodafone)

"Research has established that there is a definite link between employee satisfaction and customer satisfaction" (Leslie Hansen Harps, Call Center Management Review, July 2000) dallo speciale "Twelve Traits of the Best Managed Call Centers"

clikka per ingrandire l'articolo
fonte Avvenire, 18.5.2005

martedì 21 novembre 2006

Ehilà, montenegretti

Tutti pronti a partire per il monte...negro?

Non si è capito bene se verrà considerato latitante chi rimarrà in Italia o chi andrà in montenegro...

Io oggi ho dato l'adesione

http://criminologia.advcom.it/albania.htm

Paradossi

Cari amici,
ricordate il post del 19/6/06 in cui facevo riferimento a questo paradosso? Di qualche giorno fa le identiche parole riportate sul FOGLIO di Giuliano Ferrara

Il paradosso dei precari
di Giuseppe De Filippi


Il paradosso del mercato del lavoro italiano non è che ci sono tanti precari, ma che i precari guadagnano poco. Ho provato a chiedere la ragione di questa divergenza rispetto all’andamento che dovrebbe essere naturale e non ho avuto risposta. Al massimo mi sono sentito dire che la mia era un’osservazione di buon senso e con ciò la conversazione o l’intervista era troncata.
Ripartiamo dall’andamento naturale: un precario dovrebbe incorporare nel salario la sua precarietà. La flessibilità in entrata e quella, implicita, in uscita dovrebbero valere qualcosa. E anche la flessibilità nelle modalità di impiego, per orari e mansioni, dovrebbe trasformarsi in maggiori guadagni per i lavoratori. E infatti valgono qualcosa, anzi molto, per le mansioni di lavoro più alte, per i dirigenti. Non valgono niente, anzi ne appesantiscono le retribuzioni, per chi fa tutti gli altri lavori.
Allora c’è qualcosa che non torna. Per dare una spiegazione l’unico modo è provare a mettere paradosso contro paradosso, a rovesciare il problema. Magari usando una tesi iperliberale. Il punto è che a creare la debolezza dei precari è proprio il mito del posto fisso. La tutela fortissima offerta ai dipendenti assunti con contratti a tempo indeterminato funziona da polo di attrazione, è un traguardo che giustifica qualsiasi sofferenza. Gli anni del precariato vengono vissuti come una specie di accumulazione di crediti in vista di qualcosa da esigere domani. E’ l’obiettivo del posto fisso a giustificare i bassi guadagni, la flessibilità degli orari, la disponibilità per mansioni variabili e non propriamente individuate nei contratti. E quell’obiettivo influenza pesantemente chi si affaccia al mercato del lavoro. I datori di lavoro lo sanno e palesemente se ne approfittano. E questo vale anche quando il datore di lavoro è lo Stato.
Così nasce il paradosso del precario che guadagna poco. Sta lì e spera, accumula contratti con l’obiettivo dell’assunzione o con quello, minore, della possibilità di fare una causa di lavoro. Viste in questa logica le manifestazioni per strappare la stabilizzazione di rapporti di lavoro degli attuali precari hanno il ruolo, apparentemente deleterio, di rafforzare questa speranza dando ad essa un sostegno politico. E c’è da aspettarsi che il clima che si sta creando nel governo con gli apprezzamenti di Romano Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa per la “bella manifestazione” di Roma contribuisca ulteriormente a tenere alte le aspettative dei lavoratori precari.
L’alternativa ovviamente è quella della maggiore flessibilità in tutto il mercato del lavoro, non solo nella fascia attualmente definita precaria. Con l’aumento della flessibilità in uscita, cioè della licenziabilità, si avrebbe meno interesse a vendersi in anticipo con anni di precariato in vista del sogno di un’assunzione che poi ci possa blindare per il resto della vita lavorativa. Nella parte bassa del mercato del lavoro, nella fase di inserimento, si rafforzerebbe la posizione del lavoratore e dell’aspirante tale. I contratti più facilmente potrebbero rappresentare solo il rapporto tra domanda e offerta di lavoro, premiando la flessibilità e la disponibilità e anche l’entusiasmo di chi comincia l’attività in azienda. La normalità dovrebbe riprendere il sopravvento, trasformando in soldi oggi la mancanza di tutela domani.
Più tutele, invece, portano più precariato e, cosa grave, lo rendono sempre più malpagato. Togliete le garanzie al posto fisso e, contro tutte le aspettative, ci saranno meno precari e guadagneranno di più.

da Il Foglio, 16 novembre 2006

#31# e dintorni

sabato 18 novembre 2006

Un editoriale importante

Cari amici,
vi giro una sintetica ma puntuale analisi, che spero serva in particolar modo a quei colleghi che ho sentito esprimere propri giudizi troppo inclini a pre-giudizi.
Proviene da un grande studioso della LUISS, apprezzato da tutte le forze politiche, già ministro, coraggiosamente contro corrente anche nel suo stesso schieramento, che vedeva la presenza di punte di intransigentismo razzista come quello della Lega.

NON SOLO CLANDESTINI MA GENTE CHE LAVORA
di Antonio Martino

Senza entrare nel merito delle proposte avanzate da Berlusconi e da Bossi in tema di immigrazione clandestina, vorrei cogliere l'occasione del dibattito da esse suscitato per ribadire alcune considerazioni, che a me appaiono fondamentali. L'afflusso apparentemente inarrestabile di immigrati clandestini spinge moltissima gente a guardare all'immigrazione in negativo, come problema di ordine pubblico, quando non causa di potenziali conflitti sociali. E' questa forse la conseguenza più dannosa di quanto sta accadendo: l'opinione pubblica, inconsapevolmente, finisce con l'identificare tuttal'immigrazione con l'afflusso di clandestini e con gli sciagurati che sopravvivono ai margini della nostra società, spesso procurandosi da vivere violando le leggi. La generalizzazione è sbagliata e pericolosa; cerchiamo di non confondere l'afflusso di disperati con quello di coloro che cercano un lavoro e sono in condizione di svolgerlo. Lasciando il primo, problema di ordine pubblico, ai responsabili, vorrei dire qualcosa sul secondo, cioè sull'immigrazione di lavoro in senso stretto, ribadendo considerazioni che non mi stanco di ripetere da molti anni.
L'immigrazione presenta vantaggi economici notevoli per tutte le parti in causa. Nel 1870 l'Australia aveva il più alto reddito pro capite al mondo. Se confrontiamo lo sviluppo economico dell'Australia, che ha seguito una politica di immigrazione rigorosamente vincolata, con quello degli Stati Uniti, che fino alla metà degli anni Venti hanno adottato una politica di immigrazione illimitata, ci rendiamo subito conto dei vantaggi dell'immigrazione: mentre la libertà di immigrazone ha trasformato gli Stati Uniti nella più importante potenza economica mondiale, l'Australia è rimasta, anche a motivo delle restrizioni all'immigrazione, un continente vuoto. E' evidente che l'immigrazione avvantaggia il paese ospitante.
Quanto all'interesse degli immigrati, non viene certo tutelato dalla dilagante retorica terzomondista, invocata a giustificare di "aiuti" ai governi di paesi sottosviluppati dati a condizione che si tengano a casa i loro connazionali! Questa carità pelosa danneggia due volte i cittadini dei paesi poveri, chiudendo loro da un lato l'opportunità di un'occupazione nel nostro paese, e rafforzando dall'altro governi che, con la loro invadenza, inefficienza e corruzione, sono causa non secondaria dei problemi del paese "beneficiario". Né li avvantaggiano quanti sostengono che possano essere ammessi a lavorare in Italia soltanto alle stesse condizioni di lavoro che valgono per gli italiani: per quanto poco possano essere remunerati, si tratterà sempre di redditi enormemente maggiori di quelli che possono guadagnare nel loro Paese.
E non dimentichiamo che, date le nostre tendenze demografiche, l'immigrazione rappresenta l'unica alternativa alla decadenza. L'Italia ha il dubbio privilegio di essere il paese con la più bassa fertilità al mondo e, a partire dal 1992, il numero di nati per anno è sistematicamente inferiore al numero di morti. E' solo per via della - peraltro assai modesta - immigrazione che la popolazione non è ancora diminuita. Se a questo aggiungiamo il rapidissimo invecchiamento della popolazione, ci rendiamo conto che, in assenza di immigrazione, l'Italia sarebbe condannata alla decadenza se non ad una lunga agonia. Tuttavia se vogliamo davvero realizzare i vantaggi dell'immigrazione, dobbiamo impedire che l'apertura delle frontiere ai lavoratori stranieri diventi un elemento sovversivo dell'ordine pubblico. Il che anzitutto impone che quella apertura riguardi i lavoratori stranieri, ma non i tanti sbandati che bivaccano nelle nostre città attratti dal miraggio di una ricchezza ottenuta senza fatica, quando non grazie ad attività criminali. Questo richiede politiche di intransigente difesa della legalità che, garantendo il rispetto delle regole inderogabili della coesistenza civile, rassicurino quanti, non del tutto infondatamente, vedono nella presenza di stranieri non un apporto alla produzione di reddito e di ricchezza ma un elemento di disgregazione sociale ed un pericolo alla sicurezza.
Non ci libereremo dall'incubo della diffusione del razzismo e non riusciremo a realizzare i vantaggi economici della libera circolazione dei lavoratori se non riusciremo a sfatare nei fatti la diffusa e non immotivata sensazione che la presenza di extra comunitari sia in molti casi sinonimo di criminalità. Tanto per cambiare, ci serve uno Stato che sappia davvero assolvere ai suoi compiti istituzionali, garantendo la nostra sicurezza. Altrimenti, finiremo col diventare un paese xenofobo, il che sarebbe a dir poco ironico, essendo stati per oltre un secolo della nostra storia unitaria un paese di emigranti.

da editoriale de "La Nazione" (19/5/2000)