
Atesia, dopo i licenziamenti i precari in assemblea
Silenzio dall'azienda, ma c'è clima di paura
Silenzio dall'azienda, ma c'è clima di paura
Ad Atesia, call center della Tim, continua la mobilitazione dei lavoratori dopo le lettere di licenziamento di sabato per i 4 rappresentanti del collettivo. Ieri, davanti la sede di via Lamaro a Roma, si sono tenute tre diverse assemblee dei lavoratori, tutti con contratto precario, per discutere del nuovo giro di vite imposto dall'azienda. Azienda che dopo l'ultima "rappresaglia" non ha dato più notizie di sé, né ha risposto all'invito a partecipare all'assemblea. Contemporaneamente però gli addetti al call center denunciano un clima di tensione e di stretto controllo: «Gli assistenti di stanza controllano ogni movimento e se qualcuno è visto parlare con membri del collettivo viene puntualmente "squadrato" - denuncia Valerio, rappresentante del Collettivo, uno dei 4 licenziati sabato scorso - hanno generato un clima di terrore, adesso fra i lavoratori c'è persino paura di parlare». E continuano anche gli screzi con i sindacati confederali: «Dopo i licenziamenti ci aspettavamo sostegno, o perlomeno solidarietà. Invece la Cgil ha invitato i lavoratori a stare buoni perché altrimenti fanno la nostra fine». A settembre Atesia proporrà ai dipendenti i nuovi contratti, molti dei quali sono di apprendistato (anche a persone che lavorano da anni nel call center): «Questa è una proposta illegale, in contrasto addirittura con quanto prevede la legge 30: il numero di apprendisti in azienda deve essere uguale a quello dei lavoratori subordinati e qualificati che svolgono la stessa mansione, proprio perché un apprendista, in teoria, dovrebbe poter apprendere. Il problema è che - conclude Valerio - qua di subordinati non ce ne sono».