mercoledì 28 marzo 2007

Dal blog di Letizia Tassinari

Il lavoro rende liberi?...I call center, una moderna catena di montaggio

Negli ultimi anni si assiste alla diffusione di una miriade call center legati ad aziende che operano in tutti i campi produttivi, dalle comunicazioni alle assicurazioni ai servizi bancari…
Sono migliaia i lavoratori impiegati in queste moderne catene di montaggio telematiche: lavoratori giovani dai 20 ai 30 anni, alla loro prima esperienza lavorativa e senza cultura sindacale; meno giovani, over 40, ma in egual modo assunti con contratti precari: i contratti a progetto.
Le caratteristiche principali che le aziende chiedono agli operatori telefonici sono la flessibilià totale e la totale assenza di dissenso. Il turn over è altissimo e questo contribuisce ad eliminare in partenza le condizioni per il generalizzarsi del malessere causato dalle condizioni del lavoro cosi’ come la formazione di “zoccoli duri” di lavoratori che iniziano a rivendicare migliori condizioni di lavoro.
Tuttavia anche nei call center , regno del precariato e dell’alienazione, stanno iniziando a sperimentarsi percorsi di lotta e di organizzazione dei lavoratori contro la condizione semischiavistica del lavoro.
Anche nella provincia di Lucca, come ci racconta una lavoratrice del settore che per tutela della sua privacy chiameremo Anna, si sta finalmente cominciando a controllare da parte delle Autorità competenti queste situazioni lavorative.
” 2 euro 80 centesimi netti l’ora. Il resto è a cottimo col sistema del “talking” : ci si “loga”, ovvero sia ci si attacca al sistema e si comincia a telefonare, sperando che il cliente contattato ci faccia parlare illustrando l’offerta, ci fissi un appuntamento, attivi un servizio… Perchè se invece ci sbatte il telefono in faccia, ci insulta o gentilmente ci dice “no grazie”… restano i 2 euro e 80 centesimi l’ora. La parola schiavitu’ non è forse politicamente corretta. Ma…in quale categoria si puo’ inserire un lavoro del genere? Restare “logati” non è un obbligo di catene! Ma i “Team leader”, cioè i “capetti”, o il Supervisore o la Dirigenza rispondono solerti alle rimostranze dei lavoratori con la minaccia di non rinnovare il contratto : ”se non vi va bene potete andarvene, abbiamo la fila di persone che chiedono di lavorare qui”.
E questo purtroppo è vero, vista la fame di lavoro. E, oltre alla beffa, il danno: ”sbarriamo i giorni non retributii, quelli della malattia, degli infortuni, della maternità, di Natale, Pasqua, delle ferie…del TFR.
Mentre per la pensione, grazie alla Gestione Separata dell’Inps, qualche spicciolo si riesce a metterlo da parte”. “Siamo lavoratori a progetto praticamente rinnovabili a vita, lavoratori di serie Z, a cui non è concesso neanche di parcheggiare nello spiazzo aziendale. Una condizione di totale umiliazione”.
I contratti a progetto vengono applicati quasi del tutto nelle società che operano in outsourcing, ovvero che ricevono le commesse dai grandi gruppi telefonici. Telecom, Fastweb… o altri colossi, conoscono le condizioni de lavoratori dei call center?
“Riterrei di sì, visto che tutti gli operatori si presentano sempre con un Buongiorno/ buonasera sono Anna di Fastweb/Telecom…e possono accedere con username e password ai profili dei clienti , violando potenzialmente la loro privacy. Percio’ non è possibile che non sappiano chi lavora per loro conto e a che condizioni”.
Si ripropone oggi in Italia quello che è successo nel dopo guerra fino alla fine degli anni 60. Allora politica e sindacati si trovarono di fronte alla generazione dei metalmeccanici e le batttaglie portarono allo Statuto dei lavoratori.
Quella generazione sono i genitori degli operatori dei call center di oggi. Loro hanno potuto accedere ai mutui, comprarsi una casa, far studiare i loro figli, assicurarsi i diritti. Tutte opportunità e tutele che i lavoratori a progetto, operatori di call center, oggi non hanno per sé.
“Si sono persi decenni di conquiste e dobbiamo ricominciare da zero. Un lavoratore di call center la mattina si alza e va a lavorare per ore ma alla sera non sa se ha guadagnato o meno. Questa è una violazione all’art.36 della nostra Costituzione e si viola pure la stessa legge 30 che inquadra i lavoratori a progetto come lavoratori autonomi che quindi dovrebbero almeno gestire autonomamente i propri orari e soprattutto non avere gerarchicamente dei superiori ad impartire loro regole, regolamenti e imposizioni. Invece i team leader o il supervisore ci controllano, ci rimproverano fino ad arrivare a infliggerci provvedimenti disciplinari”.
Per questo la Direzione Provinciale del Lavoro di Lucca sta ispezionando la situazione in quanto se cosi’ è si tratta di veri e propri rapporti di lavoro subordinato e i contratti a progetto sono stipulati solo per risparmiare sui contributi e paghe, a scapito di chi lavora.
Dal blog di letizia tassinari - Martedì, 27 Marzo 2007

Aleggia il fantasma della crisi!

fonte la Gazzetta del Mezzogiorno (Basilicata), 26.3.2007

Proposta di contratto Atesia

Roma, ...... Gent.ma Sig.ra/Egr. Sig. ........ s.p.m.


In riferimento a quanto concordato in data 13 Dicembre 2006 con le OO.SS. nazionali e territoriali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL ed UGL Comunicazioni ed a quanto previsto nel verbale di incontro del 27 febbraio 2007 con le OO.SS. nazionali e territoriali e le RSU/RSA dell'azienda - come da verbale di conciliazione in sede sindacale stipulato ai sensi della Legge 11.8.1973 n. 533 (art. 411 c.p.c.) da Lei sottoscritto contestualmente alla presente - Le confermiamo la decisione di assumerLa alle nostre dipendenze, in qualità di "addetto al call center" con Contratto a Tempo Indeterminato a tempo parziale alle seguenti condizioni:
Inizio contratto: 01 aprile 2007
Periodo di prova: non previsto
Inquadramento: 3° Livello C.C.N.L. per le Imprese Esercenti servizi di Telecomunicazione
Mansione: addetto al call center
Retribuzione: EUR 7977,13 annui lordi da corrispondersi in 13 mensilità così composte:
Retribuzione base 350,43
Contingenza 258,04
E.D.R. 5,17 Totale Mensile
Lordo 613,63

Orario di lavoro: il Suo orario di lavoro sarà a tempo parziale con 20 ore di lavoro settimanali
distribuite/articolate su 4 ore giornaliere da svolgersi tra le ore 15:00 e ore le 24:00 per cinque giorni a settimana dal lunedì alla domenica con un giorno di libertà ed uno di riposo a settimana a rotazione. La Sua prestazione lavorativa sarà temporalmente collocata secondo l'articolazione indicata nell'allegato 1 della presente che costituisce parte integrante della lettera di assunzione.
Luogo di lavoro: presso l'unità produttiva di Roma
Segreto d'Ufficio: Ella assume preciso impegno, d'attenersi alla più rigorosa riservatezza sui dati e notizie che verranno a Sua conoscenza nell'assolvimento dei Suoi incarichi.
Registrazione libro matricola: il numero di registrazione nel libro matricola Le verrà tempestivamente comunicato con separato atto.
Per quanto non previsto dalla presente, si fa riferimento alle norme di legge ed a quelle del C.C.N.L. per le Imprese esercenti servizi di Telecomunicazione in vigore.
Voglia cortesemente restituirci copia della presente, firmata e datata di Suo pugno in segno di ricevuta ed integrale accettazione.
Distinti saluti.

Atesia S.p.A
Data e firma per accettazione
_____________ / _____________________


Ferma restando l'articolazione in turni della prestazione di lavoro - che resta stabilita all'interno della fascia oraria giornaliera che va dalle ore 15:00 e le ore 24:00 - tra le parti si conviene che la collocazione temporale della prestazione lavorativa di cui all'allegato potrà essere variata unilateralmente dall'azienda con un preavviso minimo di 5 (cinque) giorni nel rispetto di quanto previsto dall'art. 46, comma 1, lettere j), k) ed l) del D. Lgs. 276/2003 e dall'art. 18 del CCNL.
Nei casi di riassetto complessivo dell'orario di lavoro che interessino l'intera azienda ovvero unità organizzative autonome della stessa rimane in ogni caso fermo quanto previsto dall'art. 18 CCNL.

Atesia S.p.A

Pensavate si fossero fermati?

Precari Atesia: denunciamo all’opinione pubblica la decisione del ministro del lavoro Cesare Damiano

Dopo un incontro ufficiale con l’Ispettorato del Lavoro, nella persona del dott. Notaro, denunciamo all’opinione pubblica la decisione del ministro del lavoro Cesare Damiano di rinunciare a ricorrere al Consiglio di Stato contro il provvedimento di sospensione del TAR degli effetti dei verbali ispettivi emessi il 22 agosto scorso contro Atesia.
Con tale decisione il ministro del lavoro viene meno alla propria funzione di tutela del lavoro e delle attività ispettive dei propri organi pur di sostenere Alberto Tripi, proprietario di Atesia ed “imprenditore” amico e finanziatore dell’Unione.
Vogliamo ricordare che l’Ispettorato del Lavoro di Roma con i verbali, che concludevano la propria indagine ispettiva durata oltre un anno presso la società Atesia, rilevava l’assoluta illegalità della condizione contrattuale di lavoratori e lavoratrici. Tale condizione era esemplificata dall’utilizzo illegale di migliaia di contratti a progetto.
Le disposizioni dell’Ispettorato del Lavoro di Roma hanno il merito di aver costretto non solo Atesia, ma tutte le aziende del settore dei call center, ad utilizzare solamente contratti di natura subordinata.
Il lavoro dell’Ispettorato è nato su denuncia di un gruppo di lavoratrici e lavoratori del Collettivo Precariatesia (ricordiamo che quasi tutti i firmatari dell’esposto hanno visto il proprio contratto non rinnovato nel maggio del 2006) ed è stato sostenuto e seguito dalla lotta degli stessi, in corso ormai da due anni, e che ha conquistato il contratto a tempo indeterminato per tutte e tutti.
Nessuno ha potuto smentire il merito dei risultati ispettivi ed anzi la stessa legge finanziaria recentemente approvata ha dovuto sancire la natura subordinata del lavoro nei call center, provvedendo però, al condono e finanziamento di 300 milioni per aiutare i “poveri” imprenditori illegali.
Il provvedimento del TAR ha solo sospeso gli effetti applicativi dei verbali ispettivi senza nulla dire nel merito ed appare chiaro che ha l’unico scopo di permettere a sindacati, governo e confindustria di applicare gli accordi di povertà recentemente siglati che costringono le lavoratrici ed i lavoratori a rinunciare al pregresso ed a lavorare a 550 euro al mese.
Il Collettivo Precariatesia e le altre strutture firmatarie di questo comunicato sono però determinate a continuare la lotta e ad utilizzare tutti gli strumenti utili, anche quelli legali. Per questo stiamo autonomamente presentando ricorso al Consiglio di Stato contro il provvedimento del TAR, denunciando la mancanza di dignità del ministro Cesare Damiano.
Le lavoratrici ed i lavoratori continuano a lottare per migliorare le condizioni dell’accordo

Mercoledì 14 marzo 2007 SCIOPERO di 24 ore

martedì 27 marzo 2007

Così traslochiamo in Romania

Call center. Assocontact: «Per noi gli outbound sono a progetto».
Resterebbero precari in 40.000

di Antonio Sciotto

Le stabilizzazioni nei call center si profilano più difficili del previsto, perché via via che si avvicina la data del 30 aprile - ultimo giorno utile per gli accordi incentivati dalla finanziaria - emergono le differenze di interpretazione (ma d'altra parte è prevedibile) tra imprese e sindacati: il nodo del contendere sta nella circolare Damiano, nel punto in cui prevede la possibilità per gli outbound (i lavoratori che fanno le telefonate) di essere assunti a progetto, e su cui peraltro Assocontact-Confindustria e Cgil-Cisl-Uil hanno firmato un avviso comune. Sul giornale di ieri le accuse della Slc Cgil: alcuni gruppi sfuggono in tutti i modi alle regolarizzazioni e in alcuni casi camuffano gli inbound (quelli che ricevono le telefonate) da outbound, pur di mantenerli a progetto. Il segretario nazionale del sindacato, Alessandro Genovesi, ci ha spiegato che finora la Slc non ha mai trovato un outbound che soddisfi i 7 criteri di autonomia indicati dalla circolare, e che dunque - fino a prova contraria - la forma normale di assunzione è il contratto a tempo indeterminato. Abbiamo sentito l'associazione dei call center in outsourcing (cioè che lavorano su commessa), l'Assocontact, che tra l'altro la settimana scorsa aveva pubblicato sul manifesto una locandina a pagamento in cui chiedeva ai committenti pubblici e privati una maggiore «responsabilizzazione» dati i maggiori costi che con le stabilizzazioni questi «contoterzisti» si starebbero caricando. Umberto Costamagna è presidente di Assocontact, nonché titolare del gruppo Call&Call, 1200 operatori in tutta Italia.Partiamo da una «mappa» del vostro settore. Quanti sono i lavoratori dei call center in «outsourcing» e chi è interessato dai processi di stabilizzazione?Parliamo di 80 mila operatori: 60 mila sono collaboratori e i restanti 20 mila subordinati. Quarantamila sono inbound e gli altri 40 mila outbound: dunque sono interessati alle stabilizzazioni in 20 mila, ovvero quelli che tra gli inbound sono ancora a progetto.Escludete di stabilizzare ben 40 mila outbound? Per voi sono a priori cocoprò?Non a priori, noi applichiamo la circolare Damiano. Abbiamo partecipato alla scrittura dei 7 punti che individuano l'autonomia: autonomia nelle fasce orarie, pause autogestite, nessuna gerarchia né controllo, ricevono informazione e non formazione, lavoro per obiettivi concordati e retribuzione a obiettivo raggiunto, possibilità di rifiutare le telefonate che partono automaticamente dal sistema. L'inbound è sicuramente subordinato, per l'outbound noi partiamo dalla considerazione che applica i 7 punti, dunque è autonomo e perciò a progetto. Questo, fino a prova contraria: ma la prova contraria non la offre il sindacato, che non può arrogarsi il diritto di dire se rispettiamo o meno una legge, ma spetta al giudice o all'ispettore del lavoro.Dunque escludete di confrontarvi con il sindacato per stabilire la «genuinità» dell'autonomia e stabilizzare? Ad esempio la Slc afferma che il suo gruppo non ha aperto un tavolo nazionale e ne ha solo locali.E' vero che non abbiamo un tavolo nazionale, e ne abbiamo locali, dedicati alla stabilizzazione solo dove ci sono inbound a progetto. A Reggio Calabria e Cosenza, dove a progetto ho solo outbound io non apro tavoli di stabilizzazione. Questo però non esclude che in futuro possa aprire tavoli specifici per trattare le condizioni dei cocoprò outbound, ma, ripeto, non per stabilizzarli.Ma dove sta l'autonomia se i compensi li stabilite voi e se le telefonate partono in automatico dal sistema? Le liste dei clienti da chiamare chi le fornisce all'outbound?Il compenso lo stabiliamo volta per volta con i singoli lavoratori, tarandolo sull'obiettivo da raggiungere. Ripeto: c'è un sistema che permette di rifiutare le telefonate. Le liste dei clienti ce le forniscono i committenti. Noi dobbiamo distinguere i lavoratori autonomi da chi non lo è: il nostro sistema ha bisogno di flessibilità perché le commesse che riceviamo dai clienti sono di un anno, due anni, o anche di una settimana. Faccio un esempio: per i primi cinque giorni un cliente mi chiede 40 inbound, e per il sesto giorno - per un calo fisiologico - gliene servono 5. Allora ci sono varie scelte che stanno facendo le diverse aziende. La Cos ha deciso di stabilizzare tutti, anche gli outbound, ma offre part time di 20 ore settimanali. La mia azienda, invece, che sceglie di stabilizzare solo gli inbound, può offrire contratti di 30-40 ore.Il gruppo Datel di Abramo sta offrendo contratti di apprendistato e inserimento a operatori anziani. Altri chiedono deroghe ai contratti. Non sono abusi delle regole?Certo, l'apprendistato e l'inserimento si devono giustificare, ma sono contratti legali. Le deroghe si chiedono per aiutare un settore che si riordina dopo anni di eccessi, di corse al risparmio. Una gara dell'Anas ci offriva 10 euro l'ora quando un subordinato ne costa 14-15. Così non si va da nessuna parte e credo che le aziende pubbliche, e dunque il governo, come i privati, devono capire che le regole sono cambiate. Quanto al sindacato: non servono le grida manzoniane, l'«assumiamo tutti e subito» crea tensione e i miei poi dicono: così traslochiamo in Romania.

fonte il Manifesto, 24 marzo 2007
ringrazio il collega L. per la segnalazione

Vodafone non è gestore da scherzi

Vodafone fa chiarezza sul servizio SMS Vocale:
un comunicato ufficiale per fornire tutte le informazioni.

Gentile Cliente,
in seguito al lancio avvenuto nel mese di marzo del servizio SMS Vocale, nei principali forum dedicati alla telefonia mobile, in alcuni siti web, tra i consumatori ed i Clienti, hanno iniziato a diffondersi informazioni non corrette sulle modalità, l'uso e i costi del servizio, che hanno generato incertezza e confusione.
Vodafone ha il piacere di fornire direttamente ai propri Clienti una corretta informazione in merito al servizio.
SMS Vocale permette di inviare un messaggio vocale quando la persona chiamata ha il cellulare spento o non raggiungibile.
Il Cliente che chiama ascolta il messaggio gratuito di avviso:
"SMS Vocale Vodafone, messaggio gratuito. La persona chiamata non è al momento disponibile. Per inviare un SMS Vocale parli dopo il segnale acustico e poi riagganci.
Info e costi al numero gratuito 42055."
Il Cliente può scegliere se riagganciare o registrare un messaggio con la propria voce, dopo il segnale acustico. Il messaggio gratuito dura 15 secondi.
Dopo il messaggio ci sono un paio di secondi di silenzio. Dopo il silenzio c'e' il segnale acustico, dopo il quale il Cliente puo' registrare il messaggio.
Se il Cliente non parla, o parla meno di 2 secondi, il messaggio non viene inviato e il Cliente non riceve nessun addebito. L'SMS Vocale ha un costo di 29 centesimi per chi lo invia.
E' gratuito per chi lo riceve. Il servizio può essere disattivato chiamando il numero gratuito 42070 oppure dall'Area personale "190 Fai da te".
Si precisa che, contrariamente a quanto diffuso:
il Cliente non ha 1,5 secondi ma ha 15 secondi per riagganciare prima di vedersi addebitare il costo della registrazione dell'SMS Vocale.
Non paga 10 cent quando ascolta il messaggio dell'SMS Vocale, in quanto è gratuito.
Non sono cambiati i criteri di tariffazione della segreteria telefonica.
Mentre continua la campagna disinformativa sul servizio, lo stesso è stato temporaneamente sospeso da Vodafone al fine di dissipare ogni dubbio e contestare ogni critica infondata.

Vodafone resta a disposizione dei propri Clienti attraverso i tradizionali strumenti di comunicazione.

Distinti Saluti
Servizio Clienti Vodafone

venerdì 23 marzo 2007

Incontro con i sindacati

clikka per ingrandire il volantino

Rete di informazioni. E da noi?

Un tavolo di concertazione per il monitoraggio e l'informazione sulle opportunità che la legge n. 296/06 offre per la stabilizzazione dei precari nei call center nella provincia di Palermo. E' stato istituito da Confcommercio, Confindustria, Apmi, Ente Bilaterale del terziario e sindacati dei lavoratori, con lo scopo di creare una corretta rete di informazione per aziende del settore telecomunicazioni e lavoratori, sull'applicazione della nuova normativa ed i risvolti che questa può avere sui livelli occupazionali. "Il legislatore, infatti ha introdotto nuove misure di stabilizzazione dei rapporti di lavoro finalizzate ad incentivare l'utilizzo dei contratti di lavoro subordinato e a trasformare i contratti a progetto, che coinvolgono numerosi lavoratori (i cosiddetti Lap, lavoratori a progetto), in contratti a tempo indeterminato, consentendo talune agevolazioni a favore delle imprese". "E' chiaro che le imprese vanno guidate - si è detto nel corso dell'incontro - e Confcommercio, Confindustria, Apmi, Ebpt, insieme con le rappresentanze sindacali di settore, hanno dato disponibilità a farsi carico di raccordare le diverse esigenze con quanto disposto dalla legge".

fonte ADUC 21.3.2007

Visita sindacale

COMUNICAZIONI IMPORTANTI
agli operatori di datacontact di Matera

Vi comunichiamo che il giorno 24 marzo 2007 il sindacato, cgil cisl e uil, sarà presente sul vostro posto di lavoro per tenere con tutti voi 2 assemblee (dalle ore 9 alle ore 10,30 e dalle ore 15 alle ore 16,30) che serviranno a darvi notizie informative sull'incontro tenutosi a Roma, tra sindacati e vs. azienda, finalizzato alla vostra stabilizzazione.
La nuova finanziaria e le circolari emesse dal Ministero del Lavoro in Giugno 2006 forniscono basi e strumenti per procedere alla stabilizzazione degli operatori dei call center.
Esser presenti alle assemblee convocate presso la sede di datacontact di Matera significa potere conoscere quelle che sono le prospettive messe in campo dalla legislazione per tutti gli operatori dei call center e i mezzi cui fare riferimento per ottenere la stabilizzazione della vostra attuale posizione lavorativa.
Nel vostro interesse, siete invitati a garantire la vostra presenza in maniera numerosa.

CGIL-CISL-UIL MATERA
Filcams Cgil via De Ruggieri 3 Matera Tel 0835240113 Fax 0835332542 email filcams@cgilmatera.it
Nidil Cgil via via De Ruggieri 3 Matera Tel 0835334203 Fax 0835332542 email matera@nidil.cgil.it
Fisascat Cisl via Don Minzoni 10 Matera Tel 0835336431 Fax 0835336091 email fisascat.matera@cisl.it
Uiltucs Uil via Annunziatella 24 Matera Tel 0835336531 Fax 0835339697 email uiltucsmt@virgilio.it

mercoledì 21 marzo 2007

Lettera aperta di Tolardo a Massone

Lettera aperta al Club Call Center

Mario Massone è il responsabile del Club call center, una sorta di "sindacato" del settore, non nel senso di chi ci lavora dentro, che spesso un sindacato non ce l'ha (o ce l'ha un po' disattento), ma proprio dei call center in quanto tali, appartenenti sia al settore pubblico che privato, della telefonia fissa e mobile ma anche delle banche, assicurazioni, compagnie aeree, poste, energia, autonoleggi e via dicendo.
Si preoccupa essenzialmente di migliorarne la qualità, con indagini sulla soddisfazione dei clienti, che portano a gare e premi tra call center, e poi convention e corsi.
E' un'attività importante e meritevole, ma ci sembra un po' troppo sul tipo "se la cantano e se la suonano": va bene essere ottimisti e pensare positivo, ma ci pare che spesso queste attività non mettano in luce abbastanza i problemi di chi lavora concretamente nei call center, in termini di ambiente, formazione e organizzazione, che poi diventano anche quelli dei clienti dei call center stessi, in termini di qualità e soddisfazione.
Sarebbe il caso di essere più lucidamente spietati anche con i datori di lavoro di queste aziende che sono i call center, più capaci di sollecitarne autocritiche anche nuove e originali, fuori dai canoni soliti, prima che una reazione troppo forte dell'opinione pubblica costringa il Parlamento a fare una vera indagine nazionale sui call center e poi si debba gridare all'interventismo statale eccessivo.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-03-2007]

CSP = Come Spolpare i Poveretti


Sapendo come almeno il 50% dei reclami dipende dalla grande difficoltà (e per noi addirittura attraverso un Trouble Ticket) per il cliente a disattivare servizi provenienti da questi provider (soprattutto Dada)...capiamo questi ricavi da paura! E TIM che fa? Non protesta? Ah, si, prende una parte del guadagno...scusate

Ora scopriamo che lo scatto vale 3/4 del flusso di cassa!


Asstel a difesa degli operatori mobili

Vodafone, TIM, Wind e 3 Italia, attraverso Asstel, associazione di Confindustria che riunisce le imprese del settore, hanno deciso di assumere una linea comune contro l'ipotesi ventilata dal Governo di abolizione dello "scatto alla risposta", inviando una lettera aperta a Romano Prodi, al Garante della Concorrenza e al Presidente dell'Agcom per difendere investimenti e sviluppo di un settore considerato "liberalizzato". Per Asstel l'eliminazione dello scatto alla risposta sarebbe "una misura coercitiva che, combinata all'abolizione dei costi fissi sulle ricariche, significherebbe una riduzione dei ricavi del settore di 5,5 miliardi, un quarto del totale, e porterebbe all'abbattimento per circa il 75% dei flussi di cassa".

Tattica vincente: paventare la decozione!

I lavoratori erano già de-cotti da tempo, e si sono affidati alla legge che li tutela...ma c'è sempre un 'azzeccagarbugli' (piatto ricco, mi ci ficco) che convince qualche giudice forse nuovo a queste questioni...

La sentenza sui call center Atesia estesa anche ad altri casi
Occupati a progetto, il Tar del Lazio boccia gli ispettori del lavoro

IL TAR di Roma è di recente intervenuto nella materia dei lavoratori a progetto impiegati nei call center. L’avvocato Antonino Galletti spiega a Il Tempo l’intervento dei giudici amministrativo. Cosa è successo nel dettaglio? «Sì è intervenuto con ben due ordinanze cautelari per paralizzare gli effetti di alcuni provvedimenti assunti dalla direzione provinciale di Roma contro Atesia che gestisce call center e una agenzia di recupero crediti che si avvale dei lavoratori addetti al call center per l’attività di recupero crediti stragiudiziale e di sollecito telefonico». Può spiegarci le contestazioni mosse dalle imprese? «Nel caso di Atesia e dell'agenzia di recupero del credito (Euro Service srl) la direzione provinciale del lavoro è intervenuta d'ufficio per imporre la trasformazione dei contratti di lavoro autonomo in lavoro subordinato. I giudici amministrativi cosa hanno affermato nelle recenti decisioni e nell'ultima del 9 febbraio dove lei è stato difensore della società ricorrente? «Il Tar capitolino già in occasione del noto contenzioso di Atesia aveva, con ordinanza del 22.11.06, "paralizzato" gli sciagurati effetti dei provvedimenti conformativi assunti dalla direzione provinciale del lavoro di Roma avverso l'azienda che, di fatto, ne determinavano la paralisi e la prevedibile decozione. Con la recente e innovativa ordinanza del 9.2.07, resa sul ricorso proposto da una primaria agenzia di recupero crediti (Euro Service SRL, dove sono impiegati circa 200 l.a.p.), il medesimo Tar ha ribadito il precedente orientamento e, soprattutto, l'ha esteso nei confronti di un soggetto imprenditoriale che non fa del call center il proprio core business (come Atesia), ma si avvale di tale strumento offerto dall'ordinamento per realizzare il fine di recupero del credito stragiudiziale col sollecito telefonico che costituisce l'oggetto sociale dell'azienda. L'ordinanza del 9 febbraio ha ritenuto che le prescrizioni imposte dalla Dpl «paiono infatti idonee a determinare una lesione attuale in capo alla società» e che «a fronte dei rischi paventati dalla ricorrente appare preminente garantire il mantenimento della situazione in essere» e ha, dunque, sospeso l'efficacia delle determinazioni assunte dalla Dpl di Roma che obbligavano l'azienda a «regolarizzare, sulla base delle aliquote in vigore per il personale dipendente, la posizione assicurativa e previdenziale di tutti i lavoratori occupati con contratto a progetto» nelle attività di recupero del credito in via stragiudiziale e di sollecito telefonico. In effetti, le decisioni assunte dalla direzione provinciale del lavoro avrebbero grandemente danneggiato le imprese e gli stessi lavoratori? La pretesa della direzione provinciale è stata quella di imporre d'imperio la trasformazione di tutti i contratti di lavoro autonomo a progetto (c.d. l.a.p.) in essere (ma anche dei rapporti non ancora prescritti) in contratti di lavoro dipendente subordinato. Il costo dell'eventuale trasformazione "in corsa" è insostenibile per le imprese ma anche non sempre voluto dal lavoratore.

fonte il tempo.it del 16-3-2007

Parlano di noi (senza di noi)

Una conferenza in poche righe annunciata anche su intranet

La Conferenza si propone di discutere sugli scenari di sviluppo futuro per le persone che lavorano in front-line, partendo da un dibattito su chi sono le persone che interagiscono con i clienti, come sono gestite, sviluppate, motivate, retribuite. Quali gli scenari normativi e professionali per le figure chiave. Operatori/addetti, Team Leader e Supervisori, Manager, Direttori, Trainer e Figure di supporto nei Contact Center; venditori, promotori, sales manager nelle aree vendite; analisti di mercato, marketing manager, channel manager, CRM manager nelle aree Marketing e CRM. Saranno ospitati testimoni di aziende, pubbliche e private, esperti di settore, opinion leaders e rappresentanti istituzionali.

Della resp.risorse umane H3G (che vediamo tra i relatori insieme a Laura Tosto) vi avevo postato un’interessante intervista mesi fa

Il futuro dei professionisti della front-line
Conferenza annuale – 22 marzo 2007

Giovanni Hermanin, Presidente AMA
Apertura a cura del Ministero del Lavoro
Lea Battistoni, Direttore Generale - DG Tutela Condizioni di Lavoro
I professionisti della Front-line: quale futuro?

Federico Butera, Presidente irso, Università di Milano Bicocca
Tavola rotonda moderata dal Prof. Federico Butera
Maria Giordano, Responsabile CRM AMA Ta.Ri. - La gestione dell’utenza nella strategia
aziendale
Silvio Spescha, Direttore Contact Center Poste Italiane - L'evoluzione del Contact
Center di Poste Italiane: da operatori telefonici a professionisti della relazione con il cliente
Chiara Spaggiari, Partner Tesigroup Consulting - Persone e organizzazione, un binomio
inscindibile

Valentina Serri, Direttore CCM H3G - La gestione del cliente e delle risorse umane nei
Contact Center
Carolina Cirillo, Dirigente U.O. "Innovazione Tecnologica" Comune di Roma - Uffici
che non lavorano d'ufficio: il sistema delle relazioni con i cittadini del Comune di Roma
Marco Manieri, Responsabile Sales & Customer Service Mutui ING DIRECT -
L’empowerment della front-line
Pietro Pacini, Inhouse Sales Manager Vodafone – Dal caring al cross selling


Il valore delle persone nel Customer Management

Francesco Livraghi, Partner Tesigroup Consulting
Front line e outsourcing: qualità del servizio e qualità del lavoro
Sebastiano Bagnara, Partner irso, Politecnico di Milano
Tavola rotonda moderata dal Prof. Sebastiano Bagnara
Luis Caramagna, eCare
Laura Tosto,
Datacontact
Antonella Florio, Randstad Italia
Paolo Carminati, Comdata
Giampaolo Gualla, Call e Call*
Fabrizio Cazzago, Phonemedia


fonte customermanagementforum

OKKIO ragazzi

martedì 20 marzo 2007

E pensare che il Sud è privilegiato...

Il gruppo svedese Transcom Worldwide ha confermato i 350 licenziamenti previsti nel suo call center dell'Aquila nonostante il cambio del contratto dei dipendenti dal settore commercio a quello telecomunicazioni. 'Presumibilmente' il 29 marzo verra' dunque aperta la 'vera trattativa' per la soluzione della vertenza. Lo segnalano fonti della Cgil precisando che la conferma degli esuberi e' stata formulata in un incontro azienda-sindacati svoltosi oggi a Roma. Transcom Worldwide è specializzato nel settore dei 'contact center in outsourcing' ed il mese scorso aveva annunciato gli 'esuberi' lamentando, secondo il sindacato, che all'Aquila esisterebbero condizioni peggiori rispetto a quelle create nelle sedi di Lecce e di Bari dalle provvidenze nazionali e dell'Unione Europea. La sede di Pettino, quartiere dell'Aquila, non ricade nelle zone titolare a ricevere aiuti di stato, cosa che invece sarebbe possibile all'interno dei Nuclei di Sviluppo Industriale del capoluogo di regione abruzzese.

fonte ADUC, 16.3.2007

lunedì 19 marzo 2007

Disastrosi risultati

Indagine europea sulla soddisfazione dei clienti: bocciate Francia e ItaliaChi chiama vorrebbe risposte più rapide e meno indicazioni da seguire
Call center, che delusione poco chiari e tante attese
di CINZIA SASSO

MILANO - Siete furiosi perché è ormai la terza mattinata che passate al telefono in attesa di una risposta che non arriva da un call center? Vi sentite a disagio nel rispondere a una cassetta registrata che vi impone di scandire delle parole a voce alta? Non ne potete più di digitare i numeri corrispondenti all'opzione che fa al caso vostro senza riuscire a parlare con un essere umano? Sarà di poca consolazione, ma sappiate che siete in buona compagnia.
Aspect, una società europea di software, ha fatto un'indagine a livello europeo sulla soddisfazione dei clienti nei confronti dei servizi offerti dai call center e l'esito è stato disastroso: a parte i tedeschi e gli olandesi, tutti gli altri - francesi e italiani ai primi posti - li bocciano senza appello. In una scala di valutazione calcolata in lettere, con la "A" che vale come dieci e la "F" che vale come zero, il grado di soddisfazione si attesta sulla "D".
A ricevere le valutazioni più negative sono le voci efficienza e automazione; la quasi sufficienza va solo al fattore empatia. Dall'analisi di Aspect emerge chiaramente che i consumatori, quando si rivolgono a un contact center, vorrebbero poter parlare direttamente con una persona, senza dover subire fastidiosi ritardi e irritanti tempi di attesa. Inoltre, non amano dover seguire le indicazioni, spesso non chiare, dei sistemi di risposta automatica che impediscono le interazioni personali. Infine, quando finalmente riescono a colloquiare con un operatore, i consumatori si aspettano di parlare con qualcuno che sia competente, paziente e si esprima chiaramente, in maniera facilmente comprensibile. Insomma: gli utenti vorrebbero quello che ancora, salvo rarissime eccezioni, non c'è. L'Italia, tra l'altro, è il Paese in cui non accade quasi mai che la prima chiamata fornisca la soluzione al problema (e dovremmo abbassare i recall…) proposto e, rispetto alle altre nazioni, qui accade che sia molto più frequente dover chiamare due, tre, o ancora più volte prima di ottenere la risposta cercata.
Il consumatore-tipo italiano è una donna (52 per cento), che ha famiglia (32 per cento), un'età media di 38 anni e un lavoro a tempo pieno. Chiaro che le attese, le scatole cinesi che impongono una scelta automatica dopo l'altra, la risposta non risolutiva costituiscano un problema serio. Ma quella dei call center è ormai una strada a senso unico: dismessi via via gli uffici territoriali, ridotto il personale diretto, tutte le aziende ormai si affidano al telefono per risolvere i problemi dei loro utenti. E qui c'è la prima differenza tra le aziende che gestiscono i call center con personale interno, e quindi spesso preparato, e quelle che ricorrono all'outsourcing, cioè all'affidamento esterno del servizio. Per Sky, ad esempio, rispondono dalla Sardegna; per l'Inps da Bari; e l'Atesia di Roma è il più grosso call center d'Italia, con 40 mila addetti distribuiti nei quattro piani di una palazzina di Cinecittà, il cui compito è quello di rispondere alle chiamate più diverse, da quelle dirette a Tim a quelle del ministero delle Pari Opportunità.
Le previsioni però dicono che questo sarà sempre più il futuro: entro il 2007 è previsto un aumento del 32,5 per cento per il Teleselling (la vendita dei prodotti) e il Telemarketing (la promozione dei prodotti), e di un 28,2 per cento per il Customer Care (la cura del cliente). Significa che sempre più, appena metteremo piede in casa, riceveremo le chiamate di chi vuole vendere qualcosa o promuovere un prodotto e significa che sempre più l'unico strumento di contatto tra un'azienda di servizi e il cliente sarà un numero di telefono. Proprio in previsione dell'estensione del fenomeno, Mario Massone ha fondato Cmmc, un'associazione per spingere la qualità del servizio. Dice: "Indietro non si torna, bisogna solo cercare di spingere le imprese a migliorare". A volte anche costringerle: l'Autorità per l'Energia Elettrica, ad esempio, in vista della liberalizzazione, a luglio, del mercato dell'energia, ha preparato un documento che contiene una serie di obblighi ai quali dovranno sottostare i gestori: semplicità, gratuità e orari customer friendly dovranno essere le caratteristiche necessarie dei call center. Il contrario di quanto, soprattutto nel settore, avviene ora: l'Acea di Roma, secondo Codici, un'associazione di difesa dei consumatori, per due mesi non ha risposto alle chiamate dei cittadini; c'è chi stacca dal venerdì alla domenica, o la sera, quando invece per i clienti è più facile trovare il tempo per chiamare i centralini; l'Enel promette la chiamata di consulenti che invece non arriva mai.
Puntualissimi sono solo i call center che, al telefono, vendono qualche prodotto: ma finché le procedure non saranno più chiare, può accadere quel che è successo a Patrizia B., che, convinta da un operatore di Alice, ha acquistato l'offerta "tutto compreso a 30 euro". Metà delle promesse fatte erano fasulle e la richiesta di revoca si è trasformata nel taglio della linea telefonica. Riattivata, finalmente, ma solo con l'aiuto di un dipendente amico.

fonte la repubblica, 18 marzo 2007

domenica 18 marzo 2007

Luddist sui call center

L'Italia e i bucanieri del call center

di Luddist
Tutti i maggiori operatori consentono a call center senza scrupoli di usare il loro nome, la loro reputazione e le loro informazioni. Call center che rubano tempo, denaro e vita agli italiani. In massa. Da anni

Roma - Chiamano a qualsiasi ora, richiamano più e più volte, si spacciano per operatori Wind, Sky, Tele2 o Telecom Italia ma in realtà non lo sono, mettono giù quando contesti la telefonata, si rendono irrintracciabili, ti ingannano proponendoti contratti che non sono quello che loro dicono, lucrano sulle esitazioni degli utenti meno accorti. Sembra - ma non è - una banda di nuovi pirati telefonici nel mirino delle forze dell'ordine, sono invece società registrate alla Camera di Commercio a cui gli operatori telefonici affidano ricche commesse per lo sviluppo del proprio business. Aziende che pagano i propri telefonisti pochi centesimi per ogni abbonamento che riescono a tirar fuori chiamando tutta Italia. Sono i nuovi bucanieri della telefonia e noi siamo le loro vittime.
Esagerazioni? Fantascienza? No, è l'esperienza di molti, moltissimi, la rete è piena delle inascoltate lamentazioni di chi subisce l'aggressione telefonica. Le regole dell'Autorità TLC, però, sostengono che, nei rapporti commerciali telefonici, i contratti debbano essere presentati con chiarezza e senza omettere prezzi e tariffe, la telefonata vada registrata, al cliente debba pervenire un modulo di conferma, non sia possibile fornire servizi che non siano quelli espressamente richiesti dall'utente. Questa sì è fantascienza.
La verità è che, come ricordava ieri Punto Informatico, le nuove regole sono in vigore da fine gennaio ma questo non ha prodotto finora alcun effetto. Anzi: i call center più spudorati hanno nuove policy più efficaci. Se il cliente dubita della legittimità della telefonata, se non crede che l'operatore che chiama sia Telecom, Tele2 o Sky ma qualche società esterna, se chiede di sapere con chi parla, la risposta dev'essere sempre la stessa: interrompere immediatamente la conversazione, mettere giù la cornetta, lasciare l'utente nel brodo della sua irritazione e passare subito ad un'altra chiamata.
Ritenta, operatore senza scrupoli che ti fai sfruttare da società che hanno ancora meno scrupoli di te, sarai più fortunato. Già, e magari troverai a casa una donna anziana, disposta a dare fiducia ad una voce che si presenta come voce amica, ricolma di regali, pronta a strappare un sì detto per telefono per giustificare presso i propri superiori l'avvio di una pratica con cui il numero di quella donna sarà girato ad un altro operatore.
Tutto questo accade mentre i carrier, il Ministero delle TLC e Agcom discutono di cose nobili come la portabilità del numero, la durata dei contratti e il diritto di recesso, con cui si cercano vie per abbattere le gabelle sui costi telefonici. Ai call center si dedicano convegni importanti (vedi intranet di questi giorni), perché consentono ad imprese di ogni sorta, dalla telefonia ai surgelati passando per i vini veneti, di sviluppare il proprio business. Poco importa che da anni molti di quei call center, certo non tutti ma molti, prendano in giro centinaia di migliaia di italiani, li disturbino ad ogni ora del giorno, li truffino non appena l'occasione si presenti ed utilizzino uno strumento intimo e personale come il telefono, che squilla dentro le case, per entrare abusivamente nella vita delle persone.
Tutto questo continua, da anni, e nel tempo non migliora affatto. E no, non giova alla reputazione degli operatori della telefonia che stringono contratti con questa gente e affidano loro il proprio nome. Non bastano le nuove regole, basterebbe invece un pizzico di etica di impresa. Ma è fantascienza anche questa. Quindi chiudo qui. Avrei voluto parlare di diritti del cittadino e mi ritrovo a scrivere di sci-fi.

fonte punto informatico 16.3.07

Croce e delizia

Call center.Croce e delizia dei tempi moderni

É un’industria che si espande del 40% all’anno (fonti Datamonitor) e diventa una vera e propria risorsa per il mercato del lavoro. Ma cos’è il Call Center? La Customer Multimedia Managemet Competence, associazione leader nel settore, lo definisce “un’organizzazione che svolge servizi specializzati di interazione mediante telefono con clienti o utenti in modo strutturato”. E gli operatori sono più che richiesti: basta aprire una pagina di qualsiasi giornale per vedere che la maggior parte degli annunci è rivolta a chi vuole lavorare nei call center.I requisiti? Niente di particolare, anche se la conoscenza di una lingua straniera e dell’uso del computer diventano canali preferenziali. Una volta contattati dall’azienda, si esegue un test attitudinale, spesso una vera formalità, prima di iniziare con la mirabolante nomenclatura dei contratti: formazione, progetto, co.co.co, interinale, comunque breve (mai più di 4 mesi), anche se rinnovabile. La possibilità di un impiego part-time attrae in maggior numero i giovani, che possono lavorare e dedicarsi alle loro attività. Bruno, 29 anni, studente di ingegneria, ha lavorato in un call center per due anni: "Ero impegnato quattro ore al giorno per cinque giorni a settimana e percepivo un minimo base di 450 euro al mese che, con qualche straordinario, arrivava fino a 550”. Un impiego che non impediva di continuare a studiare: "Anzi - dice Bruno – ho studiato di più e meglio. L'ambiente era divertente, pieno di ragazzi, anche se il lavoro a volte è un po' monotono". Mara, 28 anni e una laurea in sociologia, si aspettava qualcosa di diverso quando fu assunta, due anni fa, in un call center dove lavora a tempo pieno per circa 750 euro al mese: "Ci avevano promesso un avanzamento di carriera che non è mai arrivato. Da quando sono entrata i miei compiti sono rimasti sempre gli stessi". Lo scontento di Mara non dipende solo da questo, ma anche da un ambiente di lavoro non proprio ideale: "Qui non funziona niente, le cose si fanno all'ultimo momento e pretendono tanto, troppo, in tempi stretti”. Testimonianze diverse (i nomi sono inventati) per due facce della stessa medaglia: certezze metodologiche e incertezze contrattuali. L’impiego in un call center è facile da ottenere e facile da perdere, e gli operatori sono lavoratori atipici, pronti ad adeguarsi a qualsiasi cambiamento. Veri “mutanti” delle nuove occupazioni al centro di questa società, perni di un meccanismo che si muove all’insegna del motto “siamo sempre aperti e al vostro servizio 24 ore su 24”. Peccato che dietro questi uomini e donne dal “sorriso telefonico” si nascondono eterni precari che galleggiano nell’instabilità e nell’ansia per il futuro.

fonte agoranews

sabato 17 marzo 2007

Il 'come' nell'outsourcing

I call center che ti cambiano operatore

Cara redazione di Punto Informatico, volevo informarvi al riguardo degli operatori fake quello che è successo a mia mamma, che ha 77 anni: penso che quando chiamano a casa questi call center sappiano già l'età dell'intestatario della linea telefonica e cerchino di approfittarne. Mia madre è stata contattata il 2 marzo da un operatore qualificatosi come Telecom il quale gli diceva che in quanto vecchia abbonata aveva diritto ad una riduzione sul canone d'abbonamento e dicendogli che per poter abbassare il canone doveva registrare la comunicazione. Alla sera, al mio arrivo a casa, ho mangiato subito la foglia ed ho pensato non sbagliandomi ad una truffa di un qualche call center. Ho subito chiamato il 187 spiegando l'accaduto, l'operatore Telecom mi ha dato un numero verde da chiamare nei giorni seguenti per controllare quale fosse il mio operatore. Giovedì 8 marzo ecco che scopro che l'operatore è cambiato. Al che richiamo il 187, che mi dà un numero a cui inviare un fax con la richiesta di tornare a fare traffico con Telecom nel più breve tempo possibile. Fatto il giorno stesso, ma ieri sera ho chiamato il 187 e la richiesta fatta col fax non risultava ancora a terminale. In tutto questo, venerdì arriva nel pomeriggio una telefonata di un call center, non so per chi lavorassero, e quando mia mamma ha risposto "le passo mio figlio" e mi ha passato il ricevitore, l'operatore aveva già riagganciato. Questa secondo me è la dimostrazione lampante che vogliono parlare solo con persone anziane per poterle aggirare con facilità. Un comportamento che fa veramente schifo, non accetterei mai di fare un contratto con una compagnia che permette certe cose. È inutile che vadano poi a "Mi Manda Rai3" a dire che sono comportamenti di cui loro non sanno nulla e che sono arbitrariamente fatti dai call center da cui si servono.
Un saluto,
Mauro B.

Caro Mauro,
quanto descrivi viene segnalato sempre più spesso. Succede a tanti, e spesso accade perché gli operatori telefonici non eseguono controlli sufficientemente tempestivi sui call center di cui si servono, i cui profitti vengono perlopiù collegati al numero di contratti stipulati, senza troppo sottilizzare sul "come" tutto questo avvenga. Lo scorso novembre sono state introdotte nuove regole dell'Autorità TLC che prevedono, oltre alla registrazione della telefonata da parte dell'operatore quale "garanzia" del consenso informato espresso dall'utente. Queste regole sono in vigore dalla fine di gennaio ma, come evidenziato dal tuo caso e da un numero crescente di casi analoghi, non risolvono il problema e vengono facilmente aggirate.

Punto Informatico da anni si occupa del "disastro call center", una vera e propria emergenza nazionale di cui si sono occupate e continuano a occuparsi anche le associazioni dei consumatori ma dalla quale non si esce. Né io credo si uscirà senza un intervento diretto sui rapporti economici e commerciali che legano le società cattura-abbonati e gli operatori telefonici che affidano loro le proprie commesse.
L'invito a tutti è quello di continuare a segnalare questi casi: solo dando visibilità a quanto accade oggi, e da anni, si potrà rendere palese anche a chi si trova nella stanza dei bottoni la gravità di questi eventi e la lesione continuata dei diritti dei cittadini causata dall'attuale "sistema" dei call center telefonici.
A presto,
Adele Chiodi

Comunicato sindacale

Su intranet è presente da tempo SOLO la prevista riunione...qui il resoconto sindacale

Datacontact - Esito incontro 5 marzo 2007

Roma 8 marzo 2007
Oggetto: Datacontact esito incontro
Alle Strutture FILCAMS-CGILMATERA, MILANO, BARI, LECCE

Testo Unitario

Il 5 marzo u.s. si è tenuto il previsto incontro con Datacontact in merito alle stabilizzazioni dei rapporti di lavoro, così come previsto dalla legge Finanziaria, dalla circolare del Ministero del Lavoro in merito ai call center e all’avviso comune stipulato da CGIL, CISL, UIL e Confindustria.
L’azienda cha 1.312 rapporti di lavoro in essere di cui 60 lavoratori dipendenti con contratti a tempo indeterminato (circa il 5%); la maggioranza dei rapporti di collaborazione a progetto sono a Matera.
L’azienda ha poi illustrato le difficoltà ad operare in un mercato che vedeva un lato, la presenza di molte imprese con dipendenti irregolari e dall’altro un sistema legato agli appalti, in particolare pubblici, che si basa esclusivamente sui costi al massimo ribasso e al meccanismo dei sub appalti che spesso incrociano il lavoro nero.
Le OO.SS. hanno ribadito che lo spirito dell’accordo sottoscritto con Assocallcenter e Confcommercio nel 2003, il protocollo sulle collaborazioni del 2004 e la proroga relativa ai contratti a progetto andava in quella direzione: far emergere il lavoro “grigio” (collaborazioni fittizie) e dare una dignità al settore. Peccato che quella intesa fu totalmente disattesa dalle imprese e dalla stessa Datacontact, considerato i numeri dei collaboratori che ha attualmente e che le associazioni dei datori di lavoro sono state assenti in merito ai temi più generali riferiti agli appalti, ecc.
L’azienda si è dichiarata eventualmente disponibile, a fronte di garanzie certe in merito ai benefici previsti dalla legge finanziaria a trasformare con gradualità i co.co.pro. in dipendenti, limitatamente a chi effettua il lavoro IN BOUND, che a loro dire sono circa 280 persone. Chi opera invece in OUT BOUND è per loro un lavoratore autonomo e in quanto tale confermano i rapporti di lavoro a progetto sulla base di “una loro interpretazione” della circolare del Ministero del lavoro. Hanno poi precisato che se invece noi pensiamo “ad altro” loro devono cambiare mestiere, poiché non è possibile regolarlo. Ha inoltre precisato che occorrerebbe trovare soluzioni per i lavoratori IN BOUND che desiderano rimanere a progetto poiché ritengono che molti di loro non vorranno la trasformazione in rapporto di lavoro dipendente, visto che i compensi potrebbero essere inferiori (?) a quanto oggi percepiscono.
A sostegno delle loro tesi hanno inoltre dichiarato che molte delle loro attività sono di breve durata: commesse di alcune ore, una settimana, qualche mese; facendo intendere che queste attività rientrano nel lavoro a progetto.
Le segreterie nazionali hanno ribadito che la circolare del Ministero del lavoro definisce dei criteri e per chi opera in out bound occorre dimostrare l’effettiva autonomia del rapporto di lavoro che a nostro avviso qui non c’è poiché le persone sono soggette all’utilizzo del badge per entrare al lavoro, a lavorare in fasce orarie predeterminate – anche se a scelta – e ciò è configurabile con il rapporto di lavoro a part-time, ecc. (vedasi ns. circolari precedenti).
Abbiamo inoltre sottolineato come il CCNL del terziario ha l’ultravigenza e che in tal senso le stabilizzazioni vanno realizzate affiancando tale CCNL
In questo senso i rappresentanti di Confcommercio presenti in trattativa hanno dichiarato la volontà della Confederazione di voler rientrare a pieno titolo, con propria rappresentanza nella negoziazione e nei tavoli istituzionali che affrontano il tema e le problematiche dei Call center.
Il confronto è stato aggiornato a mercoledì 4 aprile 2007, sempre a Roma presso la sede di Confcommercio Nazionale P.zza G. Belli 2, con inizio alle ore 11,30. Si raccomanda sin da ora la presenza delle strutture, RSA/RSU.
E’ opportuno che effettuiate assemblee in tutti i luoghi di lavoro poiché è necessario illustrare alle lavoratrici e ai lavoratori quanto sta avvenendo al fine di fornire una corretta informazione. E’ bene ricordare ai lavoratori che la stabilizzazione dei rapporti di lavoro è un vantaggio perché anche se mensilmente potrebbero ricevere una busta paga inferiore a parità di ore lavorate, avranno altri benefici: tredicesima, quattordicesima, ferie, permessi individuali, malattia, maternità e infortunio retribuiti, ecc.

Cari saluti
p. FILCAMS-CGIL
Marinella Meschieri

sabato 10 marzo 2007

Una riflessione controcorrente

L'ultima beffa del liberal Bersani
di Alberto Mingardi

Il presidente dell'Autorità ga­rante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà, Pierluigi Bersani «se lo spose­rebbe». Personalmente non è il mio tipo, ma credo vada dato a Cesare quel ch'è di Cesare e a Bersani quel che è di Bersani. Senza il blitz del suo "decreto" dello scorso luglio, pur­troppo rimasto lettera morta in al­cuni, cruciali snodi, questo Paese non si sarebbe preso nemmeno l'u­nica mitragliata di liberalizzazioni degli ultimi anni, liberalizzazioni omeopatiche, parziali, strabiche, insufficienti? Sì, ma liberalizzazioni. Ora Bersani parte lancia in resta contro il "costo di ricarica" dei telefonini, sposando una petizione che on line ha raccolto le firme di oltre 800mila utilizzatori. Furiosi perché, tabelle alla mano, il costo di ricarica (che soprattutto per i "tagli bassi", per dire: dieci euro, è rilevante, arriva al 20%) è un'anomalia italiana. Non è presente in Francia, Germa­nia, Spagna e Regno Unito. Paesi nei quali però non accade, come invece da noi, che 91 telefonini su 100 fun­zionino con tessere prepagate. Fruttando nel 2005 un miliardo e 714 milioni agli operatori. Solo di ri­carica.
Di qui la sdegnata la reazione di Bersani: se un ragazzo compra 10 euro di credito, dice, 10 gli vanno ac­creditati, e nulla di meno.
Il ministro è dunque per l'elimi­nazione di questo "costo fisso", alla luce sostanzialmente di due fatti: primo, la maggiore incidenza di tale spesa, rispetto alle ricariche "piccole". Secondo, il sospetto che vi sia un accordo "di cartello" fra operatori.
Le analisi dimostrano che la per­centuale del costo sul totale è del 20%, su una ricarica da dieci euro, ma può scendere fino ad appena il 2% - è il caso di alcune ricariche da 250 euro. I prezzi imposti dai vari operatori, questo è vero, si assomi­gliano un po' tutti. Se fa quack, è una papera. E siccome quando i prezzi si assomigliano scatta il riflesso del "neo-liberista" (nel senso: liberista di recente conversione): «Dev'esse­re un cartello!», tutti i giornali scrivo­no: Bersani combatte il cartello dei telefonini.
E' vero? No che non è vero. Il fatto che nel mondo della telefonia mo­bile la concorrenza sia intensa è ben noto a chiunque possegga un cellu­lare. L'incessante moltiplicazione di offerte e piani tariffari, la rincorsa ad offrire servizi sempre più com­plessi ed innovativi, le schermaglie a colpi di spot televisivi testimoniano come questo sia un mercato auten­ticamente libero. Barriere alla con­correnza ne esistono ancora, nel mondo delle tlc (pensate al fato toc­cato all'offerta Vodafone Casa, quella reclamizzata da Totti e bloc­cata dal tribunale di Roma), ma riguardano altro che immaginifici "cartelli" di operatori mobili.
In un mercato libero, la prima li­bertà è la libertà dei prezzi. Se darà seguito all'intervento annunciato, ed abolirà d'imperio i costi di ricari­ca, Bersani non starà "liberalizzan­do" alcunché. Né starà "abolendo un balzello". Starà dicendo ad aziende private come devono mo­dulare la propria offerta. Sul piano pratico, l'effetto sarà probabilmente un aumento delle tariffe, nelle quali i costi di ricarica divelti dal ministro verranno rias­sorbiti. Il ragazzino comprerà 10 euro e saranno 10 euro di credito, ma parlerà tanto quanto con gli 8 euro di una volta. Il problema però è a li­vello dei princìpi. Di fatto lo Stato interverrebbe andando a condiziona­re le componenti di un prezzo, ora di mercato. È l'equivalente "soft" del sottoporre la telefonia mobile ad un regime di prezzi amministrati. Più che misura a difesa della com­petizione, sembra un piano quin­quennale.
E per che cosa? Per aggiustarsi la coccarda di «difensore-dei-consu­matori», perché il ministro possa sentirsi l'Antonio Lubrano dei ric­chi?
Già oggi ci sono almeno due ope­ratori che scelgono di applicare ta­riffe senza costi di ricarica, che sono Wind (sulle ricariche oltre i 60 euro) e Tre. Ma parliamo del punto solle­vato da Bersani, cioè la diversa inci­denza del costo di ricarica sul prezzo. Posto che i produttori, in un mercato, fanno il prezzo che voglio­no, i consumatori dispongono di un'arma più potente di qualsiasi in­dagine antitrust: lasciare la merce sugli scaffali.
Se un utente ha un certo consu­mo mensile, e ricarica (mettiamo) tre volte il telefono con tesserine da 30 euro, pagando 15 euro di costi complessivi di ricarica, quando comprando una ricarica a 100 euro potrebbe spendere di "tagliando" solo 5 eurini, bisogna chiamare il Gabibbo? Nel caso abbia a cuore il risparmio, poteva informarsi me­glio. Sbagliare capita. Nel caso invece abbia fatto così perché si è trovato a chiacchierare di più di quanto ini­zialmente stimasse, il prossimo me­se si rifarà conti.
Del resto, il successo dei servizi prepagati sta proprio nella maggiore capacità di controllare la spesa. Se il ministro Bersani vuole deciderli lui, i prezzi, non sta alzando la ban­diera della concorrenza. Vuol solo dire che è convinto che gli utenti sia­no tutti tanto stupidi da non sapere far di conto. Chi lo applaude tiri le sue conseguenze.

fonte Libero 11 gennaio 2007, pag. 1

venerdì 9 marzo 2007

Dato che la rete TIM è la "meno intasata"...arghh

Coop debutta nella telefonia mobile
Coop, primaria organizzazione distributiva italiana, si appresta a divenire il primo "operatore virtuale" nella Grande Distribuzione Organizzata. In una lettera all'Antitrust ed all'Agcom, la società ha infatti annunciato che lancerà un cellulare a marchio proprio "già entro l'estate". Ad acquistare la Sim della Coop saranno gli "oltre 6 milioni di soci ed i loro familiari".

Coop si appoggerà per questa iniziativa alla rete di TIM.
I numeri di cellulari Coop avranno come prefisso il 3311

Monitoraggio in corso

Call center, CGIL CISL UIL chiedono conto delle ispezioni effettuate in provincia di Foggia

Una lettera è stata inviata alla Direzione Provinciale del Lavoro, all´Inps, all´assessore provinciale al Lavoro, al presidente del CLESS.
Le segreterie provinciali di CGIL CISL UIL di Capitanata e i reponsabili delle rispettive strutture (Nidil, Alai, CPO) che seguono i lavoratori impegnati con co.co.co. o contratti precari, hanno inviato alla Direzione Provinciale del Lavoro, all´Inps, all´assessore provinciale al Lavoro, al presidente del CLESS, una lettera per sapere dei risultati delle ispezioni effettuate nei call center della provincia di Foggia

Di seguito il testo della missiva
Com´è a Vostra conoscenza, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ha emanato il 14 giugno 2006 la circolare n. 17 recante per oggetto”collaborazioni coordinate e continuative” nella modalità a progetto nei call center. Il 5 marzo 2007 presso il Ministero del Lavoro è stato costituito l´Osservatorio sui call center al fine di monitorare gli accordi per la stabilizzazione degli operatori, a norma di quanto previsto dal comma 1202 della Legge Finanziaria 2007. In virtù di quanto su esposto chiediamo alle SS.VV. informazioni relative alle ispezioni effettuate nei call center sella Provincia Foggia e delle relative risultanze ispettive.

giovedì 8 marzo 2007

I costi del mancato introito

Vedi i paginoni senza eguali sul Sole24Ore inneggianti alla "trasparenza tim" per avere conferma di quanto acutamente fa notare questo lettore:

Il taglio dei costi

Perché le compagnie di telefonia mobile si stanno vantando con appariscenti pubblicità di avere eliminato i costi di ricarica dei cellulari quando tutti noi sappiamo benissimo che sono state obbligate per legge e che, senza la legge, non lo avrebbero mai fatto?

Dino Alpi, Pero (Mi)
lettera al corsera 7.3.07

lunedì 5 marzo 2007

Costi di ricarica news

Entra in vigore da oggi il piano di misure stabilito dal decreto Bersani per contenere i costi della telefonia cellulare. Due in particolare le misure molto attese dagli utenti: l'abbattimento del costo di ricarica e il divieto di sottoporre il consumo del traffico a limiti temporali. Ma a farsi strada nei consumatori è il timore che ad un abbattimento dei costi corrisponda un aumento delle tariffe. L'incarico a vigilare è demandato all'Antitrust. Vediamo, gestore per gestore, quali sono le contromisure adottate:

Tim - Telecom Italia mobile trasformerà tutti i costi di ricarica in traffico telefonico pienamente utilizzabile. Per esempio i clienti che acquistano una ricarica da 10 euro, avranno accreditati effettivamente 10 euro di traffico telefonico. Le Ricaricard attualmente in commercio, che indicano ancora il costo di ricarica separato dal traffico, attribuiranno comunque al cliente il valore effettivo corrispondente al taglio della ricarica, senza alcun costo aggiuntivo, e saranno utilizzate fino ad esaurimento delle scorte. Da aprile 2007 saranno in commercio le nuove ricariche che indicheranno solamente il valore del traffico acquistato. Tim inoltre non fara' scadere il traffico acquistato al momento dello scadere della carta telefonica, secondo quanto prevede il decreto.


3 Italia - L'operatore ha adottato il taglio del costo di ricarica già da venerdì 2 marzo. Il credito è senza scadenza, i piani tariffari rimangono gli stessi e non ci sono aumenti di nessun tipo per "spalmare" su altre voci il mancato introito del costo da ricarica. E, ancora, i nuovi clienti che attiveranno fino al 30 aprile 2007 una Ricaricabile 3 da 20 euro riceveranno 30 euro di traffico. Tutti i clienti 3 potranno quindi continuare ad utilizzare le ricariche 3 attualmente presenti sul mercato e, indipendentemente dal lato utilizzato (standard o power), riceveranno un credito senza scadenza pari all'importo speso per l'acquisto della ricarica.

Wind - Wind è l'unica compagnia che non ha abbattutto i costi di ricarica per i piani tariffari già attivati. Secondo quanto riferito, la compagnia lancia oggi sul mercato nuovi piani tariffari (Wind 12, Wind 5 New e Senza Scatto New) che non prevedono i costi per la ricarica ma dove aumentano a seconda del piano scelto, le tariffe al secondo, al minuto o lo scatto alla risposta. La migrazione ai nuovi piani per i vecchi clienti che non vogliono pagare il costo fisso di ricarica è gratuita. Alla società telefonica sono sicuri di poter comunque continuare a proporre al pubblico le tariffe più convenienti sul mercato.

Vodafone - Il gestore elimina i costi di ricarica sia per i vecchi che per i nuovi clienti. Tuttavia i nuovi dovranno misurarsi con cinque nuovi piani tariffari; in tre casi (Zero Limits, Zero Limits Lights e You&Vodafone) compare uno scatto alla risposta a 19 centesimi (da 15 precedenti con un rincaro che, secondo i calcoli del Movimento Difesa del Cittadino, è del 26%). Mdc annuncia che segnalerà "queste scelte commerciali di Vodafone all'Agcom e all'Antitrust". Per quanto riguarda poi la restituzione del credito rimanente sul cellulare quando ad esempio un cliente passa a un nuovo operatore (secondo quanto disposto sempre dal decreto Bersani), l'operatore che fa capo al gruppo britannico chiede 8 euro di spese e l'invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno.

I consumatori sul piede di guerra - Le associazioni dei consumatori invitano l'Agcom a vigilare che i gestori rispettino le nuove norme. Il Movimento dei consumatori invita gli utenti, per il mese di marzo a non cambiare gestore o piano tariffario e a non accettare nuove offerte. “Prevediamo - ha commentato Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento Consumatori - che inizi una doppia offensiva degli uffici di marketing, diretta sia nei confronti dei clienti sia dei possibili nuovi clienti. Operazione che potrebbe tramutarsi in vantaggi per i consumatori. Inoltre, aspettando qualche settimana l'Autorità e le associazioni dei consumatori avranno modo di verificare il pieno rispetto del decreto Bersani”. Per il Codacons, inoltre, i gestori telefonici dovrebbero restituire agli utenti le somme incassate per i costi di ricarica, relativamente al periodo che va dall'entrata in vigore del decreto Bersani (2 febbraio) al 5 marzo. Adiconsum annuncia invece che denuncerà i gestori che continueranno a pretendere il costo della ricarica. Un osservatorio per monitorare eventuali aumenti delle tariffe è annunciato anche dai Verdi e partirà oggi.

domenica 4 marzo 2007

Call center vs Nike

Call-Center: non c’è chiarezza
di Pasquale Violi

Qualche anno fa in pompa magna fu aperto a Siderno un grosso call-center, si era detto un’azienda capace di soddisfare almeno in parte la sete di occupazione di parecchie persone che avevano difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, perché il mondo del lavoro non c’era, e non c’é. E infatti, in parte, numerose assunzioni furono fatte e qualcuno ha avuto la fortuna di trovare il modo di lavorare presso il call-center, gestito dalla Giary Group srl. Fortuna che in poco tempo però si trasformata iattura, in una croce difficile da portare e in un peso che tentare di reggere diventa umiliante. Si perché tutte le amorevoli e lusinghiere prerogative che avevano accompagnato il progetto di sviluppo del call-center si sono sciolte mese dopo mese, come neve al sole. I dipendenti, guidati in una fase iniziale anche dai rappresentanti sindacali di CGL, CISL e UIL, avevano stipulato un accordo con la Giary Group che prevedeva, cito testualmente, “che fino all’entrata a regime dell’iniziativa per i livelli di ingresso la retribuzione oraria diretta ed indirette lorda è fissata in euro 4,65 ; che le mensilità erogate saranno tredici; che l’erogazione della tredicesima avverrà entro e non oltre il 20/12”. Ora, escludendo che un contratto nazionale stabilisce che in linea di massima la retribuzione oraria dovrebbe essere di 7 euro e qualcosa o giu di li, bene o male questo poteva essere un inizio, si faceva qualche sacrificio e si aspettava di andare a regime. Il punto però è che a regime il call-center ci entrerebbe raggiunti i 300 e passa dipendenti, e da tre anni a questa parte in tutto i lavoratori del call-center sono poco più di una ottantina, quindi campa cavallo che l’erba cresce. Ma sopra ogni immaginazione ecco che arriva il capolavoro, viene detto ai dipendenti che nei 4,65 (lordi), stabiliti nell’accordo, ferie e tredicesima sono inclusi. Ecco che quindi saltano le tredici mensilità ed ecco che un dipendente del call-center di Siderno prende più o meno quanto un bambino indiano che cuce i palloni per la Nike, forse qualcosa in più. Però c’è chi continua a dire che di questa terra bisogna far emergere gli aspetti positivi. Trovateli. Ma non è finita qui. Prima di tutto c’è da dire che la Giary Group srl si è beccata i soldi da parte di “Locride Sviluppo” per il “Patto Territoriale della Locride”, quindi, credo, oltre ad avere difficoltà a fare passi indietro, dovrebbe quanto meno essere oggetto di controllo, cioè quello che aveva promesso per prendersi i soldi lo dovrebbe mantenere. Poi c’è anche da ribadire che, come già detto, i lavoratori del call-center nel prendere in esame l’accordo sono stati seguiti dai tre maggiori sindacati, con l’esito strano che CISL e UIL hanno deciso di firmare e subito dopo si sono dileguati non rispondendo alle richieste di aiuto dei dipendenti, mentre la CGIL, che probabilmente qualcosa aveva capito, non ha firmato e ha cercato di seguire la vicenda il più possibile, senza però, fino ad ora, riuscire ad ottenere i risultati sperati. Una situazione come sempre surreale, strana che in questa terra è però divenuta normalità. Una società accede ad un finanziamento per creare lavoro e fino ad ora crea sfruttamento, è difficile da credere ma è la locride. Poi c’è anche chi storce il muso nel vedere i dipendenti del call-center fare sciopero, protestare per i propri diritti. Almeno questo è un segno di civiltà, di normalità, quando le cose non vanno ci si fa sentire. Non ci si può accontentare, non si può dire meglio di niente. I diritti di chi lavora sono gli stessi a Siderno come a Torino, nella locride come in Versilia. Intanto a Reggio Calabria, venerdi scorso c’è stato un incontro chiarificatore. Qualcuno pare abbia fatto un passo indietro e sembra che ci siano i presupposti per un dialogo, finalmente. L’azienda ha chiesto una fase di riallineamento, che credo che i lavoratori possano anche concedere, per il bene comune e per buon senso, ma non credo che un allineamento per chi è stato finanziato e per chi da tre anni tiene sotto schiaffo i dipendenti possa essere stimato in un tempo di quattro anni, è follia, ma siamo nella locride, tutto può essere.