lunedì 31 luglio 2006

Non arrendetevi (di nuovo alberoni)

Siete creativi e diffidano di voi? Non arrendetevi
di Francesco Alberoni

C’è un immenso piacere nel creare, nell’inventare, nel costruire qualcosa, nel risolvere un problema, ma possiamo farlo solo per qualcuno che amiamo, per una comunità a cui vogliamo fare del bene. In realtà molto spesso siamo chiamati a svolgere un compito per gente indifferente o addirittura ostile. All’inizio siamo perplessi, talvolta presi dallo sconforto ma quando cominciamo a ottenere risultati, quando ci accorgiamo che stiamo dando un contributo originale, allora iniziamo a provare simpatia per coloro che stiamo beneficiando, siamo pronti fare sacrifici per loro e proviamo per loro affetto, amore.
Anzi credo che quasi sempre nella vita non venga prima l’amore, viene prima la creazione, il dono di qualcosa di prezioso e solo dopo sorge l’amore per coloro cui abbiamo donato. E’ lo stesso meccanismo che si trova alla base della maternità e della paternità: noi amiamo coloro cui abbiamo dato la vita. Questo spiega perché le personalità creative provino così spesso un senso di delusione e di ingratitudine. Essi amano coloro cui offrono la loro opera, ma costoro non sempre li ricambiano. Spesso anzi li guardano con sospetto, pensano che lo facciano per ambizione o per un proprio tornaconto e quando hanno successo, li invidiano. Poi quando l’opera è finita se ne impadroniscono con avidità.
L’individuo isolato, escluso, l’individuo che si accorge che, quando parla, le sue parole sono accolte con astio, con livore, con la volontà di non capire o di non ascoltare, l’individuo in esilio, perde ogni interesse e ogni volontà di fare, perché non ha più un interlocutore cui donare, da cui venir riconosciuto. Nella persecuzione e nell’esilio si salva solo chi guarda al di là del contingente, e si rivolge ad un pubblico ideale. Machiavelli scrive le sue cose migliori in esilio quando non parla più ai suoi concittadini per ottenere un risultato politico, ma a tutti gli uomini che vogliono conoscere i reali meccanismi della vita e della storia. E lo stesso fa Dante quando, non potendo più tornare a Firenze dove è stato condannato a morte, allarga il suo orizzonte a tutte le esperienze umane e all’intera Italia di cui crea la lingua. Alcune delle più grandi opere creative scientifiche ed artistiche nascono proprio dall’esperienza dell’esilio che porta a trascendere il contingente, a parlare a gente che non conosci, ma che, poiché non è accecata dall’invidia e dal rancore, può ascoltarti e capirti e che, perciò, puoi amare.

Corriere, 24 aprile 2006

Datacontact sulla via del sunnitismo?

Iraq, rissa in Parlamento per una suoneria
Una melodia sciita, utilizzata da un parlamentare come suoneria, ha scatenato le ire di alcuni deputati e provocato un trambusto ben poco diplomatico

16/5/2006 Baghdad - Sono alte le tensioni nel parlamento iraqeno, così alte che ogni scusa è buona per fermare i lavori e tornare alle polemiche, talvolta così vivaci da sfociare in rissa. Già, perché è notizia di questi giorni che una suoneria di cellulare che si è fatta sentire nel momento sbagliato ha mandato su tutte le furie numerosi parlamentari, scatenando una serie di diverbi sfociati, appunto, in una rissa.

In particolare, il risuonare improvviso di una melodia sciita nell'aula parlamentare ha sollevato immediate e vivaci proteste da parte di numerosi deputati sunniti, offesi dalla spavalderia dell'assistente di una deputata sciita che aveva dimenticato di apporre il "silenziatore" al proprio cellulare. Una polemica strumentale, ha suggerito qualcuno, perché sono cinque mesi che in Parlamento si lavora sulla nomina al nuovo Governo e ormai basta un niente, o lo squillo improvvido di un cellulare, per far saltare i nervi ai rappresentanti del popolo iraqeno.

E così la seduta in corso è stata immediatamente sospesa tra accuse reciproche e questo nonostante vi fosse la volontà di scusarsi per l'accaduto da parte del malcapitato proprietario del telefonino incriminato. Riferisce Reuters , infatti, che Gufran al-Saidi, del movimento islamista del leader religioso Moqtada al-Sadr, si è infuriata perché le è stato negato il diritto di replicare, e appunto scusarsi a nome del proprio collaboratore: il presidente le ha tolto il diritto di parola, spegnendo il suo microfono e ordinando anche lo spegnimento delle telecamere che seguivano i lavori.

Tutte azioni con cui probabilmente si voleva contenere il problema ma che devono aver stimolato ulteriormente i presenti: altri deputati hanno iniziato a protestare contro la "censura" ai danni della Saidi, poco dopo assalita da una guardia del corpo del presidente della camera Mashhadani, che le ha intimato di spegnere il cellulare.

Prima di poter provvedere, il telefonino del collaboratore si è prodotto in un nuovo squillo, provocando ulteriormente le guardie del presidente che, avventatesi sulla Saidi, hanno ricevuto l'accoglienza di un piccolo gruppo di parlamentari, evidentemente pronti a difendere con ogni mezzo la collega, se non persino il diritto dei suoi collaboratori di impostare sui propri telefonini la melodia che ritengono più adatta.

Altro che milleunatim



Impossibile resistere a fare una minifoto !!! sballato pure il CCMR nella conversione in lire!

domenica 30 luglio 2006

Continue sfide (vodafone vs 3)

clikka per ingrandire



fonte monthly vision, maggio 2006

Il documento del PRC


clikka per ingrandire

Fummo tra i primi a commentare, con un gruppetto di colleghi, insieme ad alcuni rappresentanti del partito, appostati fuori dell'azienda, questo volantino che ci fu consegnato all'una di notte di qualche tempo fa. Dato che non tutti lo hanno letto ma tutti hanno invece letto la dura risposta di una nostra collega esposta in bacheca, ve lo giro in modo che, depurando la "provocazione" e la "risposta" dalle inevitabili vecchiaggini lunguistiche, ognuno si faccia un'idea dei messaggi lanciati.

;-)

venerdì 21 luglio 2006

Call center "ristretto"



21/7/2006

Il Ministro della Giustizia Clemente Mastella e il Presidente di Telecom Italia Marco Tronchetti Provera hanno inaugurato oggi, all’interno della Casa Circondariale di Rebibbia “Nuovo Complesso”, il nuovo call center del servizio “1254” di Telecom Italia. Attraverso questa iniziativa, avviata con il contributo del sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, Garante dei Detenuti per il Comune di Roma, prosegue (vedi già il comunicato del 2003 http://www.giustizia.it/ministro/com-stampa/xiv_leg/telecom.htm) la collaborazione tra Telecom Italia e il Ministero della Giustizia, volta ad offrire ai detenuti l’opportunità di svolgere un vero lavoro all’interno del carcere, aiutandoli ad acquisire competenze utili al reinserimento nella società.
Il call center di Rebibbia dispone di 26 postazioni (di cui 2 di supervisione) in cui potranno essere impiegate fino a 40 persone, in grado di gestire complessivamente circa 2.500 chiamate al giorno dei servizi “1254” da rete fissa. Il lavoro del call center è organizzato in turni (concordati tra Telecom Italia e la Cooperativa Sol.Co.) che vanno dal lunedì al sabato dalle ore 8 alle ore 20.
Per una visione critica vedi a pag. 3 del Bip Bip del 2003 http://www.flmutim.it/Bollettini/Bip74.PDF

Come dicono gli americani dall'outsorcing all'insourcing (da un articolo di wired sui call center nelle prigioni)

Vedi la riflessione sulla positività di questa espansione di Tolardo su
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=2863&numero=471

giovedì 20 luglio 2006

Architettura bagno DC

un amico mi proponeva uno stile di nuovo bagno in linea con gli interni che già ci sono, che ne dite?
ma poi la pausa chi la rispetterebbe più?


Chi volesse partecipare...

CONOSCENZE E SKILL VITALI PER LA CORRETTA GESTIONE DEL CALL CENTER

Roma, 21 e 22 settembre
Hotel Artemide, Via Nazionale 22

Presentazione
Scoprite i segreti dei migliori Call Center e imparate come applicarli alla vostra realtà!
Avete l'opportunità di seguire completamente in italiano il notissimo corso ICMI (www.icmi.com) Essential Skills and Knowledge for Effective Call Center Management e costruire, così, solide basi su cui sviluppare una carriera di successo nella gestione dei Call Center. Conoscerete e apprenderete strategie e tecniche realmente efficaci che potrete applicare per molti anni e assicurare un eccellente servizio al cliente e raggiungere i vostri obiettivi di carriera. La personalizzazione del corso per il mercato italiano è stata curata dai consulenti di Vanguard Communications Europe e, nell'industria dei Call Center, è quello con target managers che vanta il maggior numero di partecipanti in tutto il mondo.
I partecipanti apprenderanno come: creare una cultura di management, soddisfare i livelli di servizio in maniera consistente, prevedere il carico di lavoro con accuratezza, sviluppare turni efficaci, gestire le code nell'operatività quotidiana, comunicare ai clienti interni le peculiarità proprie del Call Center, definire obiettivi di performance adeguati, migliorare qualità ed efficienza, ottenere il supporto e i riconoscimenti dalla Direzione. Inoltre, tra i benefici ottenibili ci sono le strategie per: ridurre gli abbandoni e recuperare i clienti, gestire un'ampia gamma di canali di contatto (tempo reale e in differita, come le e-mail), superare le attese del cliente, elevare gli standard di performance, ridurre i costi globali.

Destinatari
Questo corso di formazione, unico ed eccezionale, fa conoscere piani, strategie e segreti per il successo che garantiscono il miglioramento dell'operatività del Call Center e ne elevano grandemente il valore. Il corso ICMI ha ricevuto alti e ripetuti apprezzamenti da direttori di Call Center, manager, personale di supporto alla direzione del Call Center e supervisori, in un'ampia gamma di strutture, sia privata che della PA: servizio al cliente, supporto alla vendita, help desk, centri di prenotazioni e di informazioni,
linee di emergenza, consumer care, ecc. Il corso, perfetto per tutto il personale del Call Center che ha compiti gestionali, costruirà fondamenta solide per l'eccellenza del Call Center e per la crescita del personale.

La quota di partecipazione al corso è di 1.495 e + Iva. Per chi si iscrive 30 gg. prima e per le aziende che hanno già partecipato a corsi Vanguard la quota è ridotta a 1.270 e + Iva.

E' possibile scaricare l'invito con tutte le informazioni sulle modalità di accredito all'indirizzo: http://www.soiel.it/PDF/corsi/vanguard_skill_ro.pdf

Per infomazioni è a disposizione:

Nicola Petrosino
e-Mail: Nicola.petrosino@soiel.it
Tel. 02 26148855
Fax: 02 26149333

Soiel International
Via Martiri Oscuri, 3
20127 Milano

mercoledì 19 luglio 2006

MNP

Situazioni tipiche.
Dalla lettera di un lettore del Mattino di Napoli.
Se poi ricordate la coda da maggio 2005 in poi causata da...


giovedì 13 luglio 2006

Cause (senza rimedi)?

Vodafone fa causa a Telecom "Abuso di posizione dominante"
"Illegali le schedature dei nostri clienti": chiesti 525 milioni di danni
di Roberto Rho

MILANO - In nome della concorrenza. La battaglia tra gli operatori telefonici, e in particolare tra i concorrenti e l'ex monopolista, è storicamente - non solo in Italia - una battaglia ruvida, sul piano industriale, del marketing, delle offerte commerciali e anche delle carte bollate. Mai, in passato, aveva sfiorato picchi di asprezza come quelli raggiunti nel momento del deposito (nei giorni scorsi) dell'atto di citazione con il quale Vodafone Italia denuncia Telecom per "abuso di posizione dominante", per "l'illecito sfruttamento delle informazioni privilegiate detenute in qualità di gestore della telefonia fissa per "schedare" i clienti (anche, soprattutto quelli delle aziende concorrenti, ndr) e proporre offerte mirate".

Per l'impiego "di informazioni strategiche riguardanti le attività di telefonia fissa per competere nel mercato del mobile". Per aver "promesso sconti sui servizi di telefonia fissa, per sottrarre clienti a Vodafone nel mercato del mobile". Per aver "sfruttato" il servizio 187 di Telecom Italia "per promuovere servizi di comunicazione mobile".
In tutto, secondo i legali di Vodafone (lo studio Libertini di Roma e Vincenzo Mariconda), fanno 525 milioni di danni causati al principale concorrente sul mercato dei cellulari, per i quali Vodafone chiede il risarcimento, oltre naturalmente all'inibizione "dal proseguire le condotte abusive" e all'imposizione "di misure atte a garantire il ripristino di condizioni di effettiva concorrenza".

Insomma, scontro frontale. E il tema centrale è quello della "schedatura" (gli esperti di marketing preferiscono chiamarla "profilatura", ma la sostanza non cambia) dei clienti, sostanzialmente affine a quello che la cronaca ha portato alla ribalta negli ultimi mesi, con la scoperta di una "centrale parallela", il sistema Radar, che avrebbe immagazzinato e forse addirittura ceduto all'esterno dell'azienda informazioni sensibili e riservate sui consumi telefonici dei clienti. Circostanze sulle quali la stessa Telecom ha avviato un'indagine interna, come ricorda Vodafone nel suo atto di citazione.

Ma come avviene, in concreto, la schedatura dei clienti, secondo la ricostruzione del concorrente inglese? Tutto comincia a metà dello scorso anno, con "la piena integrazione organizzativa e funzionale tra le attività di telefonia fissa e mobile" (caso unico in Europa), conseguenza della fusione societaria tra Telecom e Tim. Ciò ha comportato - questa l'accusa dell'azienda guidata da Pietro Guindani, che cita a supporto della sua tesi le dichiarazioni pubbliche dei top manager del gruppo concorrente - anche l'unificazione delle strutture di marketing e soprattutto dei sistemi informativi.

Il che "ha rappresentato una condizione facilitante la condivisione di informazioni privilegiate relative alla clientela della telefonia fissa e alla clientela della telefonia mobile".

Più in concreto: grazie alla sua enorme banca dati da ex monopolista dei telefoni italiani (e ancora oggi nel fisso Telecom controlla circa l'80% del mercato, e il 95% del mercato residenziale), il gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera e Riccardo Ruggiero lavorerebbe per incrociare i profili di consumo della telefonia fissa con quelli del mobile, per individuare - ad esempio - se all'interno di una famiglia (che nella stragrande maggioranza dei casi ha un numero fisso Telecom Italia) ci sono anche clienti di aziende concorrenti di Tim nel mobile.

Un risultato facilmente raggiungibile monitorando con costanza i numeri dei cellulari chiamati o "chiamanti" con maggior frequenza. Selezionati questi casi, e soprattutto quelli "con elevato profilo di spesa", per Telecom sarebbe più facile indirizzare ai clienti della concorrenza offerte "mirate" particolarmente vantaggiose, o offerte combinate di servizi fissi e mobili. Proprio con questo obiettivo, secondo
Vodafone, sarebbero state concepite contestualmente dagli strateghi del marketing di Ruggiero le offerte Teleconomy Famiglia e Tim Famiglia, che sarebbero "prova del fatto che informazioni aziendali riservate, attinenti a future offerte commerciali dell'impresa dominante nel fisso, sono immediatamente conosciute dalla divisione mobile... che così può studiare con netto vantaggio di tempo rispetto ai concorrenti le risposte di adattamento migliori". Abuso di posizione dominante, accusa Guindani.

Grazie a questa strategia, e alle altre pratiche che Vodafone bolla come illecite, Telecom è riuscita negli ultimi 12 mesi a invertire bruscamente la tendenza alla perdita di quote di mercato nella telefonia mobile.

Qualche numero: fino a metà 2005, quando diventa operativa la fusione societaria, Tim perde parecchie decine di migliaia di clienti ogni trimestre. Da lì in avanti ne guadagna oltre un milione ogni tre mesi, per un totale di circa 3,5 milioni di nuovi clienti da giugno a marzo 2006 (molti dei quali nel segmento più redditizio). Un dato eclatante, frutto, secondo gli inglesi, delle "azioni di marketing mirate", rese possibili dall'illecita profilatura dei clienti della concorrenza.

L'accusa non è nuova, nuova è viceversa l'arma scelta dalla Vodafone, che già aveva presentato esposti alle Authority delle tlc e della Concorrenza. Con l'azione legale avviata alla Corte d'Appello di Milano, la battaglia è davvero a tutto campo.

(la Repubblica, 13 luglio 2006)

martedì 11 luglio 2006

Il nostro Tronchetti alla finalissima



anche voi lo vedete scettico come me? la donna pare stia dicendo "questo qui mi riduce l'Italia come sta bandiera..." :-)

lunedì 10 luglio 2006

Punti da ponderare

Focus sulla figura professionale del SUPERVISOR del 8/6/06

da Peppino (CCare di Alessandria)
Mi piacerebbe poter contare su efficienti canali preferenziali per poter risolvere rapidamente e correttamente quelle problematiche che comportano interventi di altri settori, e che pertanto io non sono in grado di evadere autonomamente. Poi vorrei poter contare su sistemi informativi ed applicativi funzionanti sempre al meglio... purtroppo sotto questo punto di vista dobbiamo spesso fare i conti con qualche problema di troppo che crea sofferenza e disagi tra gli operatori

da Elena (CCare Torino)
Desidererei che si effettuassero feedback ai corsi di formazione che ci vengono erogati, al fine di aiutarci a verificare quanto messo in pratica della formazione teorica
da Vittoria (CCare Roma)
Le criticità di tipo gestionale sono varie, e soprattutto legate alla difficoltà di far comprendere come uno scarso contributo determini un'influenza negativa sulla performance di un gruppo di lavoro

liberamente tratto da http://wireline.open.telecomitalia.it/VisuaNotizia.asp?id=3837

sabato 8 luglio 2006

Per...corsi

Torino, 8 lug. (Adnkronos)- Partiranno il prossimo 15 settembre i 'percorsi di accompagnamento' degli ispettori del Ministero del Lavoro per fare il punto delle condizioni di lavoro degli addetti ai call center che in tutta Italia sono circa 250 mila. Lo ha ribadito il ministro Cesare Damiano, che al termine di un incontro in Prefettura a Torino sulla sicurezza sul lavoro ha sottolineato che le attivita' di accompagnamento proseguiranno fino al 30 novembre, dopodiche' a partire dal primo dicembre prenderanno il via le ispezioni vere e proprie.

venerdì 7 luglio 2006

Situazioni gravide di problemi

Dal call center, lettera alle parlamentari
di Ivana Maugeri
(ex-operatrice del call.center Incoming di Catania)

Care amiche, sono una lavoratrice di ventinove anni e da quattro mesi aspetto un bambino. In quanto donne voi sapete benissimo quali ansie e quali preoccupazioni si legano a questo periodo delicato: per me,per mio marito attualmente disoccupato ma ,sopratutto, per la persona che porto dentro di me. Fino a venerdi scorso lavoravo, come tante mie coetanee catanesi, alla Incoming, uno dei tanti call center della zona di Misterbianco. Nel pomeriggio di venerdi, dopo tre anni di duro lavoro, sono stata convocata dal padrone del call center, il signor Carmelo Leanza, fratello di un potente politico della zona, che mi ha comunicato la decisione di sospendermi dallo svolgimento della mia attività di operatrice out-bound con la motivazione che questa decisione è a mia tutela ma sopratutto a tutela dell’azienda considerato che io, a suo dire, avrei affermato sui mezzi di comunicazione di essere stata costretta a nascondere la mia gravidanza per paura di essere licenziata.

Adesso, alla luce di quello che è accaduto sabato, sono ancora più convinta di avere fatto bene a nascondere la mia condizione altrimenti mi avrebbero licenziato anche prima e avrei perso tre mesi di stipendio. Ora che sono senza lavoro, alle ansie e alle preoccupazioni per il futuro del mio bambino, che nascerà a dicembre, si aggiungono quelle per il presente. Chiedo a voi, che siete state promotrici durante la campagna elettorale di un bel dibattito sul ruolo delle donne nella politica, nel lavoro e nella società, se è ammissibile che una donna, seppure con contratto a progetto, possa essere liquidata così bruscamente per il solo fatto di aspettare un bambino. Chiedo a voi se è mai possibile che queste forme medioevali di discriminazione possono avere ancora cittadinanaza nel nostro PAESE.

DOVE SONO FINITI I BEI PROPOSITI DI TUTELA DELLE DONNE TANTO SBANDIERATI NEI DIBATTITI TELEVISIVI E SOPRATUTTO SANCITI NELLA NOSTRA COSTITUZIONE e nelle leggi dello Stato? Chi farà fronte a tutte le esigenze che un fatto come la graviidanza porta inevitabilmente con sè? Sono avvilita e spaventata e, sopratutto, sono sola in questa battaglia, anche se spero vivamente che, dopo questa lettera lo sia un pò meno. Aiutatemi.

(pubblicata il 5 luglio dal quotidiano Il Manifesto)

giovedì 6 luglio 2006

L'onestà non va persa


Cari amici,
vi giro un articolo già notato e che è stato inserito nella sezione "articoli illuminanti" della nostra intranet telecom italia (open) il 23/6/06.

Elogio dell’uomo imparziale, chiamato stupido
di Francesco Alberoni

Che cos'è la rettitudine? Quando nella nostra tradizione cattolica pensiamo alla morale, ci vengono in mente l'amore per gli altri, per i sofferenti, per i bisognosi, lo slancio del cuore, la compassione, il volontariato, le opere di carità. Rispetto a questi sentimenti caldi, vibranti, la rettitudine sembra qualcosa di freddo, che ha a che fare solo con il dovere, con l'autocontrollo, una sorta di disciplina che riguarda più il non fare il male che fare il bene, più la correttezza del comportamento che la bontà d'animo. Insomma non ci fa venire in mente Madre Teresa di Calcutta, ma il funzionario che non accetta regali, il professore giusto e severo, la persona che sta ordinatamente in fila.
Una visione molto limitata del concetto di rettitudine che invece è l'interiorizzazione profonda e convinta delle leggi, delle norme deontologiche, dei principi di giustizia, di imparzialità, di onestà e del senso del dovere. Mi viene in mente un grande chirurgo mio amico che stava per partire per un congresso internazionale molto importante e la sera prima aveva visitato una bambina ammalata. Di notte non poteva dormire. Più pensava a quella bimba e più si convinceva che era in pericolo di vita, che doveva intervenire subito. Alle due di notte ha chiesto al suo assistente di disdire il congresso ed ha telefonato ai genitori della bambina chiedendo di portarla immediatamente in clinica. Alle sei ha fatto un intervento durato otto ore che le ha salvato la vita.
Il mio amico non è un santo, ha solo un profondo senso del suo dovere di medico. E mi viene in mente un'altra persona di valore che ha dedicato anni e anni a costruire una grande istituzione. Poiché doveva tenere bassi stipendi e costi, dava l'esempio chiedendo uno stipendio modesto, non usando l'autista e andando in metropolitana. Il nostro è un Paese pieno di gente buona, generosa, ma che non sa essere imparziale. E' pronta a elogiare, favorire, assolvere i propri amici, i propri compagni di partito mentre denigra, ostacola, condanna quelli dell'altra parte. In tutti i campi vediamo emergere i figli dei personaggi potenti, dei politici, i raccomandati a spese dei meritevoli. Ebbene la rettitudine non accetta questo modo di fare, lo condanna. Per questo da noi le persone rette vengono spesso considerate rigide, ingenue o addirittura stupide. Però lo sappiamo tutti che, se non ci fossero, la società non potrebbe funzionare.

Corriere della sera
12 giugno 2006

Una miniera di risorse umane

Il presidente della Camera dei deputati in Belgio. A proposito.

Bertinotti tra la gente di Marcinelle Ieri la miniera, oggi i call center


MARCINELLE - «Mai più il carbone, una merce, una macchina, valgano più degli uomini; mai più in Europa si ripeta una tragedia come quella di Marcinelle; mai più la morte intervenga sui lavoratori!». Siamo al Bois du Cazier, la vecchia miniera dismessa, dove, 50 anni fa, morirono intrappolati a mille metri di profondità 262 minatori, di cui 136 italiani. Fausto Bertinotti è venuto a portare una corona di fiori, a parlare a chi è rimasto, agli ultimi superstiti di quell' epoca, ai parenti, alla comunità tricolore di Charleroi. Facce antiche di gente che ha conosciuto la fame, che ha patito la fatica di un lavoro sporco e pericoloso nelle viscere della terra, che ha sofferto umiliazioni e prevaricazioni, ascoltano in silenzio il presidente della Camera. Parte un timido Bandiera Rossa che si spegne quasi subito per bon ton, c' è l' ambasciatore, ci sono i giornalisti. E' una giornata di sole, di luce e il sito della tragedia, ora museo permanente, è il luogo ideale, con i suoi cancelli, con i suoi castelletti di estrazione perfettamente restaurati, con quella sala piena di fotografie in bianco e nero le immagini dei morti dell' agosto 1956 per parlare di lavoro, di diritti, di dignità. E' stata la Cgil, il patronato IncaCgil, a organizzare qui la cerimonia del cinquantenario, a invitare Bertinotti che, assieme a Gugliemo Epifani, ora si aggira all' interno del comprensorio, circondato da emozionatissime delegazioni di anziani minatori, arrivati anche da altre zone del Belgio e della Francia, la tuta da lavoro addosso. Portano due lanterne a olio, di quelle che servivano là sotto a illuminare i cunicoli. Un regalo per gli ospiti. Dunque, Marcinelle. «Quel che è successo qui, il dolore, la sofferenza, la perdita della vita sul lavoro, che è un carico umanamente e socialmente insopportabile dice Bertinotti ci deve far riflettere. Pensate alla situazione dei migranti di oggi, gente che viene in cerca di occupazione e che certo non vive condizioni pari agli italiani degli Anni Cinquanta, però le tragedie ci sono lo stesso, gli infortuni, gli omicidi bianchi e questo è intollerabile». Hanno un sapore diverso le parole pronunciate in un luogo della memoria, così fortemente evocativo. «Eravamo schiavi», dice Vittorio Dal Gal, presidente dell' Associazione ex minatori. Lui ha scavato gallerie dal 1948 al 1975, «fiero di essere minatore, lo sei un giorno, lo sei per sempre». Schiavi che vivevano ammassati nelle baracche, «musi neri» che si ammalavano di silicosi, tossivano, sputavano i polmoni, ma continuavano ad andare giù, «costretti dalla miseria, dalla voglia di garantire un futuro diverso ai figli». Italiani arrivati a Charleroi/Marcinelle con il famoso accordo italobelga del 1946: il Belgio in cambio delle nostre braccia ci dava carbone. «Ecco perché son successe le tragedie, la nostra vita valeva meno del carbone», dice un ex minatore a Bertinotti. E adesso? E adesso c' è ancora molto da fare, in Italia ogni giorno muoiono nei cantieri, nelle fabbriche, nei luoghi di produzione, quattro persone. Il presidente della Camera sogna «un' Europa che sia davvero di tutti», sollecita a sottoscrivere «un nuovo patto tra paesi, istituzioni e organizzazioni popolari per dare dignità al lavoro». Nulla è scontato, avverte Gugliemo Epifani: «Le conquiste di questi anni vanno difese giorno dopo giorno e mai possono ritenersi un bene acquisito per sempre». Battaglie aperte come quelle contro la precarietà o la difesa dei redditi da lavoro e da pensione. Se si abbassa la guardia, «se qualcuno diventa l' anello debole della catena, poi toccherà a tutti», avverte Bertinotti. Ieri la miniera, oggi i call center... Il presidente della Camera si ferma a guardare le facce e le storie dei lavoratori morti 50 anni fa: Rocco Vita, Marco Zinni, Armando Zanelli, Filippo Sicari... C' è anche l' avvocato che allora difese le famiglie. Si chiama Jacques Moins, andò in tribunale a scontrarsi con le potenti lobby del carbone. Sono le otto del mattino dell' 8 agosto 1956 quando un carrello male agganciato sbatte contro le pareti della miniera e trancia un cavo elettrico. L' incendio raggiunge il pozzo d' uscita dell' aria e lo blocca. In 262 conoscono una lenta agonia. Il 22 agosto, i soccorritori spengono ogni speranza: «Tutti cadaveri a Bois du Cazier». Sul «Corriere» Dino Buzzati scrive: «Questo lontano posto che non si era mai sentito nominare, diventa Italia. L' incendio del pozzo straniero inaspettatamente diventa affare nostro personale, e nostra angoscia».
 

mercoledì 5 luglio 2006

Il problema dei call center è la committenza

Il Ministro Cesare Damiano, dopo aver emanato la circolare che impedisce l'utilizzo dei contratti a progetto per i call center in inbound (cioè quelli che ricevono le chiamate dei clienti, tipo di servizi di informazione e assistenza), intende agire innanzitutto sulla committenza (su chi affida ai call center il lavoro in outsourcing), a partire dalla pubblica amministrazione, che è spesso la prima a trascurare il problema della precarietà nei call center, ricercando la riduzione dei costi prima di tutto.
Lo stesso Damiano ammette che anche il call center del ministero del Lavoro, appaltato alle Poste che lo hanno subappaltato a un'altra impresa, utilizza impropriamente personale a progetto; lo stesso fanno i call center di Inps e Inail, enti pubblici affidati alla sua vigilanza. Per non parlare dei moltissimi call center che lavorano per Regioni, Provincie, Comuni e Asl, gestiti da imprese che vincono le gare d'appalto con offerte bassissime che, inevitabilmente, significano retribuzioni ridicole, assunzioni a progetto se non in nero. I tagli alla spesa pubblica che significano ricerca spasmodica del contenimento dei costi si traducono in precarietà.
I primi a opporsi a questo status quo sono gli stessi maggiori imprenditori del settore: per esempio Alberto Tripi di Almaviva (Cos-Atesia) ha scritto ai sindacati una lettera aperta, invitandoli a lottare insieme perché gli enti pubblici non facciano gare d'appalto basate solo sul ribasso dei costi; l'amministratore delegato di Comdata si è dichiarato indignato perché nel capitolato delle gare d'appalto spesso non è inserita una clausola che preveda l'obbligo di servirsi di operatori di call center assunti regolarmente.
Il Ministro del Lavoro sembra orientato a inserire nei bandi delle gare d'appalto degli enti pubblici (del settore dei call center ma non solo), accanto alla clausola del massimo ribasso, il rispetto dei minimi contrattuali per i lavoratori utilizzati; allo stesso tempo intende agire contro la precarietà in questo settore, più che con una riforma della legge 30, con l'innalzamento dei contributi per il lavoro a termine e l'applicazione imminente della riduzione del cosidetto "cuneo fiscale" solo a favore dei contratti di lavoro a tempo indeterminato.
Sarebbe invece una cosa innovativa se i sindacati chiedessero ai maggiori gestori telefonici una certificazione di "qualità sociale" per le imprese di Tlc e bancarie e assicurative, che preveda il rispetto delle regole contrattuali e salariali nella gestione dei call center anche in outsourcing e standard minimi di soddisfazione del cliente, in questo caso con il rilascio di un particolare "bollino", invitando a non acquistare e sottoscrivere prodotti e servizi di imprese che fossero sprovviste del bollino.
 
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-07-2006]