martedì 31 ottobre 2006

Immagina noi (cuffia per lavoro...)

Ricerca britannica condotta su oltre 100 aziende
Uno su cinque in ufficio con le cuffie
«È un modo di isolarsi e concentrarsi meglio sul posto di lavoro. Ma il 30% delle imprese ha vietato l'utilizzo di lettori mp3»

LONDRA - Un modo per isolarsi, forse da colleghi un po' troppo fastidiosi. O semplicemente per concentrarsi meglio. Circa un quarto dei lavoratori britannici utilizza in ufficio un lettore di musica mp3. E lo fa per almeno tre ore lungo l'arco della giornata. Lo rivela una ricerca condotta da Woods Bagot, società internazionale di architettura e design, e pubblicata in Gran Bretagna. Un'abitudine che non è molto apprezzata da alcune imprese ma che, nonostante questo, si sta diffondendo rapidamente: sono ormai il 22% gli impiegati che si infilano le cuffie sul posto di lavoro. «In passato i lavoratori erano separati da muri o pareti divisorie - spiega Simone Pole, autore dello studio - e questo permetteva loro di concentrarsi sulle mansioni personali. L'avvento degli open space ha però eliminato le pareti divisorie, aumentando da una parte l'interazione visiva e la comunicazione senza però far sparire la necessità di concentrazione». Per questo, molti impiegati si infilano le cuffie e accendono il lettore mp3. Un modo di creare uno «spazio virtuale» che permette di isolarsi, ad esempio, dalle chiacchierate telefoniche dei colleghi vicini.

DIVIETO DI CUFFIE - Questo sta creando, anche in ufficio, una demarcazione ulteriore tra le diverse generazioni. I più anziani, infatti, sono decisamente restii a utilizzare apparecchiature "troppo" tecnologiche. E le stesse imprese, spesso, cercano di bandire questa abitudine. Secondo la Confederation of British Industry, l'utilizzo di iPod ed affini in ufficio riduce la produttività e può provocare ingenti perdite alle imprese. Così il 30% delle oltre 100 aziende interpellate durante la ricerca ha dichiarato di aver vietato l'utilizzo del lettore mp3. Si tratta soprattutto di imprese bancarie e di quelle che operano nel settore giuridico. Le imprese di marketing e quelle che operano nel campo dei media sono invece le più tolleranti.

fonte corsera 31.10.2006

Editoriale di Rassegna Sindacale

clikka per ingrandire

fonte rassegna sindacale 18.10.2006

lunedì 30 ottobre 2006

Chi spiegherà loro i progetti Datacontact?

Uno stralcio dello sforzo di nostri senatori nel chiarire requisiti, esperienze passate, riferimenti giuridici, situazioni di fatto e probabili futuri scenari in riferimento a (forzate?) distinzioni.

Eppure la conferenza stampa aziendale ha mostrato solo timidissime aperture e aperto (semmai ce ne fosse stato bisogno) nuovi dubbi.

da una Seduta del Senato dell'ottobre 2006, riprendo:

In tale contesto, risulta senz'altro condivisibile l'orientamento dell'Esecutivo, che responsabilmente si è posto il problema della gradualità dei processi di riorganizzazione delle aziende che gestiscono i call center - come è avvenuto in passato anche in altre situazioni simili a quella di cui trattasi - ma le soluzioni individuate per i lavoratori devono essere ulteriormente articolate, poiché non sembra sufficiente per distinguere il lavoro subordinato dalle collaborazioni a progetto il solo criterio incentrato sulla caratterizzazione outbound o inbound delle prestazioni.

Il senatore Di Siena (Ulivo)

pur riconoscendo che la regolarizzazione di tutti i contratti atipici senza un processo graduale potrebbe avere un impatto negativo sull'equilibrio finanziario delle aziende interessate, rileva tuttavia che l'utilizzo indebito dei contratti di collaborazione a progetto da parte di queste ultime ha comportato in passato il conseguimento di un surplus di profitto: di conseguenza, i datori di lavoro dovrebbero ora assumere integralmente gli oneri finanziari derivanti dall'attuazione del processo di stabilizzazione dei lavoratori precedentemente impegnati in rapporti coordinati a progetto, senza trasferire in alcun modo questi costi a carico del bilancio pubblico. Sono peraltro comprensibili le esigenze di mediazione sottese all'avviso comune, ma non è altrettanto accettabile la circostanza per cui la mancata considerazione delle risultanze dell'ispezione ha comportato per i lavoratori interessati la previsione di un accordo transattivo, preliminare ad un percorso di regolarizzazione modulato sulla base degli incongrui strumenti contemplati nella legge n. 30 del 2003. Nel caso di specie, la stabilizzazione dei lavoratori interessati dovrebbe avvenire attraverso le forme del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, e non quindi attraverso altri strumenti negoziali, quali ad esempio l'apprendistato. Va poi evidenziato che la distinzione tra prestazione lavorative inbound e outbound non è idonea, come hanno indirettamente sostenuto anche gli ispettori del Ministero del lavoro, atteso che tale criterio esclude indebitamente i prestatori di lavoro outbound dalla stabilizzazione del rapporto. Nel sottolineare la posizione assunta dalla CGIL, che ha espresso talune significative preoccupazioni in ordine ai contenuti dell'avviso, l'oratore propone di continuare a trattare in Commissione la questione dibattuta nella seduta odierna, prefigurando in particolare l'opportunità di ascoltare i soggetti interessati.

Il senatore Turigliatto (RC-SE)

Peraltro il criterio distintivo enucleato nell'ambito dell'avviso comune tra prestatori di lavoro subordinato e collaboratori coordinati a progetto risulta incongruo anche sotto il profilo dell'equità, ed è suscettibile di introdurre inaccettabili discriminazioni tra prestatori inbound e outbound che operano in uno stesso contesto lavorativo.

Il senatore Novi (FI)

l'impostazione sottesa all'avviso comune risulta incongrua, contraddicendo in particolare la linea interpretativa adottata dagli ispettori del Ministero del lavoro. Va a tale proposito evidenziato che la distinzione tra prestazioni inbound e outbound risulta nel caso di specie del tutto pretestuosa, poiché comporta l’adozione di alcune regolarizzazioni solo nella fase iniziale, decorsa la quale le aziende interessate si adopereranno per porre tutti i lavoratori nella situazione di outbound, magari mediante un uso mirato delle tecnologie disponibili.

Il senatore Tibaldi (IU-Verdi-Com)

domenica 29 ottobre 2006

Telefono fisso addio...forse

La vecchia cornetta ha i giorni contati? Sembrerebbe di sì perché i cellulari continuano a rubargli traffico. Ma all'apparecchio di casa resta una difesa: l'internet veloce. 

di Marco Cobianchi


Il wargame telefonico è arrivato allo scontro inevitabile. Protagonisti: il telefono fisso, per il quale gli italiani spendono ogni anno 19 miliardi di euro, e il cellulare, che vale 18 miliardi di euro. Totale: più o meno il 3 per cento del prodotto interno lordo. Ora tra questi due mondi, che da sempre si guardano con sospetto, sono iniziate le ostilità con l'obiettivo di accaparrarsi l'uno il traffico voce, l'altro i dati e internet.La prima «provocazione» fu della Telecom Italia guidata da Riccardo Ruggiero, quando consentì al telefono di casa di mandare sms, fino ad allora un'esclusiva del cellulare. La risposta degli operatori cellulari è arrivata poche settimane fa quando la Vodafone, operatore mobile guidato in Italia da Pietro Guindani, ha lanciato una tariffa con prezzi differenziati a seconda che si chiami da casa o da fuori. Un segnale allarmante per tutti i gestori telefonici, Telecom e Wind soprattutto, gli unici a gestire tutti e due i business, fisso e mobile.Ma come andrà a finire la «guerra dei mondi»? Per ora sono i cellulari ad avere la meglio: il fatturato della rete fissa Telecom Italia (senza considerare internet) è sceso da 4,8 miliardi nel 2004 a 4,3 nel 2005, anno in cui i minuti di traffico voce sono diminuiti a 185 miliardi dai 192 dell'anno precedente. Per di più l'anno scorso 900 mila abbonati al fisso hanno staccato il filo dal muro.La disfatta del fisso è inevitabile? Così sembra anche se c'è una formidabile difesa per il telefono di casa: l'internet veloce sempre disponibile e a basso prezzo. Uno dei pochi dati in crescita nel generale arretramento del telefono fisso riguarda gli abbonamenti alla banda larga, cresciuti di 1 milione nel 2005 rispetto all'anno precedente. Una conferma del fatto che è l'internet veloce a mantenere gli italiani attaccati al filo.WIND È pronta, anche se non si conosce la data di commercializzazione, l'offerta basata su una tecnologia chiamata (ironia della sorte) Sip. Permette di far transitare tutto il traffico in uscita da cellulare sulla rete internet quando ci si trova in ufficio. La Wind, infatti, prevede di proporre la Sip solo alla clientela affari.TIM Sta preparando un'offerta dal nome "Unico" che consente di avere in un solo apparecchio sia il numero di rete fissa sia quello di rete mobile. Con questo apparecchio si potrà, tra l'altro, scegliere se rispondere alle chiamate entranti con l'uno o con l'altro. I prezzi sono top secret anche se dovrebbe essere prevista una sola tariffa.VODAFONE "Casa zero" permette di chiamare quasi a costo zero (scatto alla risposta di 15 centesimi) qualsiasi numero fisso d'Italia per 1.500 minuti al mese. Superato il tetto si paga in base al proprio piano tariffario. È previsto un contributo di 8 euro il primo mese e di 9,99 i successivi. Modificare l'"area casa" costa altri 8 euro.3Dopo il lancio commerciale dei "tvfonini", che permettono di ricevere programmi televisivi, sarà siglato un accordo con la Skype, leader mondiale nella telefonia viainternet attraverso il pc. Obiettivo: far parlare i clienti da casa con il cellulare a costi vicini allo zero attraverso una piccola centrale telefonica domestica.

Che dire? La formidabile difesa del telefono di casa? internet veloce sempre disponibile a basso prezzo.
da Panorama, 29/05/2006

sabato 28 ottobre 2006

Prime multissime (2)

Evade 12 milioni di euro con il call center
Scoperti in città cinque uffici fantasma Lavoro nero e sospetta truffa alla Telecom
 
di Luigi Di Fonzo
PESCARA. Evasione fiscale per oltre 10 milioni di euro, evasione contributiva per oltre un milione di euro e truffa alla Telecom. Questi i reati che la guardia di finanza ha ipotizzato nei confronti di un pescarese che gestisce cinque call center in via Tiburtina e che di recente ha trasferito la sede legale della sua società all’estero. L’inchiesta sui call center si allarga a macchia d’olio, tanto che le verifiche della Finanza proseguono e si incrociano con le inchieste sul lavoro nero e sulle utenze Telecom che alimentano le società illegali che gestiscono linee “calde” o pubblicitarie.
Proprio ieri il nucleo di polizia tributaria della finanza di Bari ha tenuto una conferenza stampa per illustrare l’attività illegale di due imprese che hanno impiegato, nell’arco di circa due anni, 1.069 giovani in nero in sei call center mai dichiarati al fisco. Attraverso una cooperativa, la società reclutava giovani donne in cerca di occupazione e le impiegava per pubblicizzare prodotti e corsi informatici in call center dislocati a Bari, Napoli, Pescara e Frosinone. Nell’unità operativa di Pescara hanno lavorato nell’arco di due anni più di un centinaio di ragazze e ragazzi assunti per un periodo di prova di tre mesi. Le tasse evase al fisco dalle società di Bari ammonterebbero a circa 800 mila euro, mentre l’evasione contributiva supererebbe i 200 mila euro.
Molto più consistente appare l’inchiesta avviata dalle Fiamme gialle a Pescara.
L’EVASIONE FISCALE. Durante le verifiche ai call center di via Tiburtina, la Finanza ha scoperto un’evasione fiscale totale che ammonta a oltre 10 milioni di euro. Ma come è stato possibile evadere tanti soldi?
Per acquisire le linee telefoniche e aprire un call center c’è bisogno di rivolgersi a una delle società intermediarie convenzionate con la Telecom, proprietaria della rete fissa. Le tariffe dei call center vengono così ripartite: il 40% alla Telecom, il 20% al mediatore e il restante 40% al gestore finale. Per una telefonata di 3 euro, ad esempio, il titolare del call center incassa un euro e 20 centesimi. Il call center viene intestato solitamente a un prestanome che attiva ad esempio dieci linee telefoniche (di solito le linee 899) e paga l’affitto e le bollette della sede (va bene anche un garage o un piccolo appartamento). Chi gestisce i call center in modo illegale non dichiara nulla allo Stato per anni, nonostante la partita Iva e nonostante le fatture rilasciate dalla società intermediaria.
L’EVASIONE CONTRIBUTIVA. Nei call center visitati dalla Finanza lavorano in nero giovani - soprattutto donne - alla ricerca del primo impiego o del permesso di soggiorno se straniere. Dalle indagini è stato accertato che le giovani donne, dopo un colloquio iniziale con i titolari delle aziende, vengono impiegate per un periodo di prova non superiore a tre mesi con la prospettiva di essere poi assunte regolarmente. Cosa che invece non avviene, perchè allo scadere dei tre mesi, se non prima, vengono allontanate definitivamente dal posto di lavoro, senza alcuna giustificazione. E’ stato accertato che i lavoratori dei call center fanno turni da 3 a 6 ore di lavoro e ognuno di loro percepisce tra i 2,65 e i 2,90 euro all’ora, contro i 6,50 previsti dalla norma.
LA TRUFFA ALLA TELECOM. Il sistema scoperto dalla guardia di finanza di Pescara sta comportando gravi danni alla Telecom. Il gestore del call center “fantasma” contatta persone in gravi difficoltà economiche (tossicodipendenti, ex detenuti, disoccupati) e fa attivare loro la linea fissa in casa. Ogni giorno queste persone devono chiamare, a più riprese, i vari numeri di telefono del call center: l’operatore alza la cornetta e tiene la linea per almeno 15 minuti. Poi riattacca e chiama l’altro numero dello stesso call center. E così via anche per 30-40 volte al giorno, in cambio di poche decine di euro. Poi arriva la bolletta da migliaia di euro dalla Telecom, e l’utente-complice del call center non paga. Arriva il sollecito, e l’utente-complice non paga. Passano 3-4 mesi e il telefono viene staccato. Tra i casi scoperti della Finanza c’è quello di un utente cui la Telecom ha staccato la linea perchè non ha pagato 20 mila euro di bollette. Intanto il call center ha incassato 8 mila euro. Da qui l’ipotesi di truffa aggravata. (27 ottobre 2006)
 

venerdì 27 ottobre 2006

Prime multissime

In maggioranza erano giovani donne: la truffa messa in piedi da due società baresi andava avanti da un paio di anni
Mille fantasmi nei call center
Paghe dimezzate e nessun contributo: blitz della Finanza
di Lorenza Pleuteri

Flavia adesso ha paura. Ha paura che accusino lei di aver chiamato le Fiamme gialle e fatto incastrare gli ex datori di lavoro, puniti con una maxi multa. Ha paura di perdere l´impiego vero trovato dopo sei mesi di sfruttamento totale, accettato senza fiatare, perché un posto in nero è sempre meglio di niente. E ha paura di vedersi appiccicare addosso la nomea della spia. Spiega in che modo è stata reclutata, «rispondendo a un annuncio sentito alla radio». Dice della paga da fame, 2,65 euro all´ora tutto compreso contro i 6,50 euro netti previsti. Conferma l´assenza di qualsivoglia garanzia. Ma parla rimanendo girata di spalle, come un pentito di mafia. I finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno accertato che la giovane donna è una delle 1.069 operatrici telefoniche "invisibili" passate nel corso di due anni dalle postazioni dei sei call center completamente abusivi, allestiti a Bari, Frosinone, Napoli, Pescara. Nessun contratto. Zero contributi. Manco un centesimo versato per la pensione. Le linee telefoniche e le bollette della luce intestate a prestanome. Per almeno due anni il grande business è andato avanti senza intralci, in barba alle regole e al fisco. Una società barese specializzata in corsi di informatica, il referente pugliese di un gruppo leader del settore, ha affidato a una cooperativa di Triggiano il compito di vendere i corsi attraverso il sistema dei call center. I bracci operativi dell´azienda di provincia hanno messo in piedi sei uffici fuori legge, tre a Bari e altri tre fuori regione. E nel corso dei mesi dalle postazioni telefoniche si sono alternate 1.069 persone, quasi tutte donne, in prevalenza studentesse universitarie, casalinghe, disoccupate. A gennaio, quest´anno, il primo blitz dei finanzieri coordinati dal colonnello Raffaele Mele e dal capitano Luigi Carbone. E l´avvio di approfondimenti lunghi e complessi.Il ritrovamento della contabilità parallela della cooperativa, il libro mastro con nomi e stipendi delle lavoratrici "invisibili", alla fine ha consentito di tracciare i contorni dell´affare e quantificare gli oneri fiscali e contributivi evasi. Il personale veniva trovato tramite annunci o la catena del passaparola. «Ho contattato la società - è il caso tipo, raccontato da Flavia - e mandato il curriculum. Mi hanno chiamata per un colloquio. E dopo una settimana ho cominciato a lavorare, senza niente di scritto in mano. All´inizio non ho chiesto nulla. Poi ho posto alcune questioni, ma non ho avuto risposte. Mi hanno garantito che provvedevano per la pensione, però non era vero». Le dipendenti dei call center fantasma facevano tre o sei ore a turno, cinque volte la settimana. Alcune venivano "licenziate" dopo un trimestre, altre raddoppiavano il periodo, altre ancora andavano e venivano. Tutte erano retribuite con assegni circolari, 2.65-2.90 euro l´ora. Di contro, la cooperativa ha omesso di versare 400mila euro di ritenute e 800mila euro di oneri previdenziali. Ora la piccola società e il committente - la Gruppo lavoro e l´Alfabyte - dovranno pagare sanzioni comprese tra i 1.500 e i 12mila euro per ogni "invisibile", più 150 euro a testa per ciascuna giornata di servizio. La multa totale sarà calcolata dalla Direzione provinciale del lavoro

In foto la prima pagina di repubblica bari di oggi

giovedì 26 ottobre 2006

No comment


L' amministratore delegato mai parlato di vendita di Tim ma di riorganizzazioni
Ruggiero: sulle strategie Telecom non fa retromarcia
8-9 miliardi *** «L' obiettivo resta lo stesso: la convergenza fisso-mobile-contenuti» «Pensiamo a una rete di nuova generazione. D' accordo con l' Authority» 46 per cento gli investimenti in 10 anni che Telecom farà per realizzare la rete in fibra ottica di nuova generazione ***
Nessuna retromarcia. «Due anni fa, con l' integrazione di Tim, Telecom Italia ha avviato un grande progetto di convergenza fra telecomunicazioni fisse, mobili e contenuti media. Oggi l' obiettivo altro non è che quello di realizzarlo. E così stiamo facendo». Da Parigi, dove si trova per la tradizionale convention con gli operatori commerciali del gruppo, l' amministratore delegato Riccardo Ruggiero traccia con il Corriere le linee strategiche di quella che, per certi aspetti, potrebbe essere la base del nuovo piano industriale di Telecom. E lo fa in un momento decisivo della sua storia, dopo oltre due mesi difficilissimi, scanditi dai contrasti con il governo, dalle ipotesi di ri-nazionalizzazione della rete, dalle dimissioni del presidente Marco Tronchetti Provera, dall' arrivo al vertice di Guido Rossi, dalla firma di un «patto di consultazione» fra Olimpia, Generali e Mediobanca per rafforzare la governance al gruppo. «Non entro in una materia che è di competenza degli azionisti - afferma Ruggiero -. Come amministratore delegato dico solo che quando le attività industriali vanno bene, e stanno andando molto bene, io ne sono contento». Il vero pilastro su cui Telecom basa la sua sfida di sviluppo sembra essere la rete. O meglio, la costruzione di un "new generation network": una rete di "nuova generazione", che grazie alla fibra ottica estesa fino all' ultimo miglio, cioè dalle centrali di zona fino alle "cabine" sui marciapiedi delle case degli utenti, possa trasportare dati digitali a 50 megabit al secondo. Nessuno scorporo di rete in vista? Nessuna cessione ad altre società, pubbliche o private? «Per sviluppare al meglio il mercato dobbiamo trasformare l' ultima parte della rete di accesso in un network di nuova generazione, a beneficio sia del fisso sia del mobile, attraverso cui poter diffondere contenuti e servizi multimediali. È un progetto che porterà l' Italia a essere ancor più all' avanguardia in Europa e nel mondo per l' innovazione tecnologica. Tutto ciò implica forti investimenti, tanto che noi siamo disposti a muovere 8-9 miliardi di euro da qui ai prossimi 10 anni. Ma, dall' altro lato, comporta che lo stesso "modello" di realizzazione di questa rete sia concordato insieme al regolatore, cioè l' Authority per le Comunicazioni, e ai concorrenti, visto che anche loro ne avranno benefici. Una strada peraltro da subito indicata dal nuovo presidente Guido Rossi. È in quest' ottica che abbiamo annunciato di essere disposti anche a "societarizzare" la rete di accesso: non per alienarla da Telecom Italia ma per renderla più trasparente. In Gran Bretagna è stato scelto il cosiddetto modello Openreach, come divisione all' interno di British Telecom. In Italia potremmo decidere in quel modo o in un altro. È quindi fondamentale realizzare tutto questo in pieno accordo con l' Authority». Vale lo stesso per Tim? Nessuna ipotesi di scorporo né, tantomeno, di cessione? «Non si è mai parlato di vendita, ma di riorganizzazione. La nostra ipotesi è che, sempre all' interno di Telecom Italia, si potrebbe pensare a una "divisionalizzazione" di una parte del mobile, in particolare di alcune funzioni commerciali, per renderla più funzionale al progetto complessivo di sviluppo futuro del gruppo». Telecom punta a diventare sempre più una media company. Ma il "grande accordo" sui contenuti video, annunciato con Rupert Murdoch lo scorso agosto, in realtà è saltato. «Intendiamoci innanzitutto sul termine media company». Prego. «Non abbiamo nessuna idea di diventare una società di produzione televisiva o cinematografica. Più semplicemente Telecom Italia, come altri operatori di telecomunicazioni, trasporterà sulle proprie reti sempre più contenuti audiovisivi». E allora, la rottura con Murdoch cosa comporta? «L' accordo con Murdoch poteva certamente avere una valenza importante. Però il fatto che sia svanito non pregiudica affatto i nostri piani di distribuzione di contenuti su diverse piattaforme, fisse e mobili. Oggi abbiamo già un portafoglio molto ampio: siamo gli unici ad avere i diritti di tutte le squadre di calcio in esclusiva per i prossimi 4 anni, abbiamo già una library di circa 2.500 film, che cresce al ritmo di 80 titoli al mese e comprende opere di grande richiamo come "Il codice da Vinci", e possiamo contare su 50 canali tv, che diventeranno 200 entro il 2007. Non abbiano fatto l' accordo con Murdoch, va bene, vuol dire che faremo altri accordi». Da almeno un paio d' anni Telecom ha una strategia commerciale particolarmente aggressiva. E i nuovi servizi che state annunciando lo dimostrano, dall' instant messaging sui cellulari alle ricariche telefoniche a costo zero. Questo vuol dire che, in un mercato delle telecomunicazioni ormai saturo come quello italiano, puntate più a guadagnare quote che a incrementare i margini di redditività? «Niente affatto. Puntiamo sui volumi come sul valore. Siamo l' azienda che in Europa ha la più alta redditività, sia nel fisso sia nel mobile: il 46% per il primo, il 51% il secondo. È chiaro però che il gioco si fa sempre più duro. Non si tratta dunque solo di essere aggressivi sul piano commerciale, ma di offrire nuovi servizi ad alto valore aggiunto. Insomma, di essere sempre innovativi. L' obiettivo non è quello di spartirsi con i concorrenti lo stesso mercato, ingaggiando una perenne guerra dei prezzi, ma di far crescere il mercato. È per questo che continuiamo a investire». Avete appena concluso un accordo in base al quale le Coop possono offrire servizi di telecomunicazioni attraverso la vostra rete. Più in generale, qual è l' atteggiamento di Telecom verso i cosiddetti operatori "virtuali", cioè senza rete. Siete favorevoli, sia nel fisso che nel mobile? «Siamo favorevoli a intese su base commerciale. Penso a quella raggiunta con le Coop come a quelle che potrebbero andare in porto con altre società di servizi. Per esempio, le banche. Restano invece le perplessità per quanto riguarda l' ingresso sul mercato di operatori "virtuali" di telecomunicazioni. In questa fase credo che gli investimenti sulla rete degli operatori esistenti vadano incoraggiati. Altrimenti si andrebbe a una guerra del prezzi da cui uscirebbero tutti con le ossa rotte».

fonte Corriere della Sera 22 ottobre 2006 Sezione: varie, Pagina 27

lunedì 23 ottobre 2006

Il sesso dei sassi

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Terminali TIM cubani?

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/10_Ottobre/21/cuba_internet.shtml

Strano, attività 'non core'

Outsourcing e customer care

Il 20 luglio 2005, ho assistito a una tavola rotonda sull’outsourcing organizzata dall’Associazione Nuovi Lavori. L’incontro era moderato da Massimo Mascini (Il Sole 24 Ore) e vi hanno partecipato Luciano Scalia (direttore risorse umane e organizzazione del Gruppo Cos), Paolo Pirani (segretario confederale della Uil), Giorgio Santini (direttore confederale della Cisl) ed Enzo Mattina (vicepresidente di Quanta).
Tra i vari interventi, quello di Luciano Scalia ha fatto esplicito riferimento all’outsourcing nel settore del customer care.
In estrema sintesi:

  • le aziende ricorrono all’outsourcing per la gestione delle attività non-core, ossia di quanto non attiene alla missione aziendale, con l’obiettivo di ottimizzare i costi, tant’è che l’affidamento in outsourcing avviene normalmente con gare al ribasso;
  • le componenti di un sistema di customer care sono la tecnologia e il personale, per cui la competitività di chi fa outsourcing si misura sulla sua capacità di contenere i costi dell’infrastruttura tecnologica e della gestione del personale. Di conseguenza, la stragrande maggioranza di chi lavora nei call center è assunta con contratti a progetto.

Ovviamente, la presenza dei tre sindacalisti ha spostato l’attenzione sulle tutele ai lavoratori, ma a me sembra più interessante notare un altro aspetto. Trovo infatti paradossale che un’azienda consideri la relazione con il cliente un’attività non-core e la affidi all’esterno al miglior prezzo possibile. E’ pur vero che le aziende – soprattutto quelle che producono – non sono abituate a gestire il rapporto con i propri consumatori e ricorrono da sempre a intermediari; tuttavia, c’è una differenza sostanziale tra come vengono percepiti un negoziante e un addetto al call center. Il primo, infatti, ha un’identità autonoma rispetto alla marca di cui vende i prodotti e i suoi comportamenti influenzano l’immagine di ciò che vende solo parzialmente. Chi risponde al numero verde, invece, è a tutti gli effetti un rappresentante diretto della marca e il suo comportamento influisce senza mediazioni sulla percezione che ne ha il cliente.Come fa un ragazzo o una ragazza con un contratto precario, che lavora in una struttura in cui l’unica cosa che conta veramente è il contenimento dei costi e che, magari, non hai mai provato il prodotto di cui parla, a farsi portavoce della marca con un cliente? A difendere il prodotto quando c’è un problema? A farsi carico del quesito del cliente, cercando comunque una soluzione per risolverlo, magari andando al di là di una rigida procedura informatica?Non è un caso che la maggior parte dei customer care cui ci dobbiamo rivolgere quando abbiamo un problema con un prodotto siano irritanti e di poco aiuto.

dal blog di nico lamattina

Contact Centers Forum 2006

Contact Centers Forum 2006
Strumenti e Piattaforme d’Analisi Innovative per un Contact Center d’Avanguardia

Event Date: 20-21 November 2006 Location: Hilton Milan, Via L. Galvani, 12 20124 Milano, Italia Key Speakers

Cesare Damiano , Ministro, MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE .Rob Hawthorn, Direttore Customer Services, BARCLAYS BANK PLC.Fabrizio Trainito, Autore , DIRECT MARKETING, CO-MARKETING E INTERNET E PROJECT MANAGER TIM.Stefano Santucci, Direttore Progetto "Dynamics Travel", UVET AMERICAN EXPRESS .Silvio Spescha, Direttore Contact Center, POSTE ITALIANE.

Key Topics

La Nuova Circolare sul Lavoro n.17 14/06/2006 Il Contact Center al Servizio dell’Impresa Customer Centric Un Contact Center come Strumento di Business di una Banca Leader nel Mercato Globale: il Caso Barklays BankI Contact Centers Bancari: l’Arte di Dare Valore al TempoL’Uso Innovativo delle Tecnologie Esistenti: il Caso Uvet American Express Corporate

Key Features

Per essere consapevoli e pronti all’imminente cambiamento delle strategie aziendali date dalla introduzione della circolare sul lavoro n.17/2006 Per soffermarsi sul concetto che il contact center del futuro si puo’ costruire anche con l’uso innovativo delle tecnologie esistentiPer trarre vantaggio dalle innovazioni in campo di CRMPer trarre vantaggio dal selezionatissimo networking e far parte del team player vincente in campo internazionale con l'esclusiva paretecipazione di Rob Hawthorn

"Il Contact Center: l’arte di dare valore al tempo e tradurlo in risultati di business" Marcusevans Italian Division organizza un evento d’eccezione per il mercato italiano dei contact centers. Al Forum si alterneranno testimonianze di esperti nazionali e internazionali che baseranno le loro argomentazioni su piattaforme convenzionali e non convenzionali. E’ un evento al quale sara’ impossibile mancare perche’ sara’ strumento fondamentale per trasformare la vostra azienda da ideale a realta’ competitiva nel mercato.

Il contact center viene visto come strumento che abbatte i vincoli spazio - temporali per trasformarli in risultati di business e come fondamento della filosofia customer centric. Si parte dal presupposto che i processi produttivi, i prodotti, le tecnologie sono una scelta diretta dalla qualita’ attesa del cliente. La scelta strategica vincente sta nell’utilizzo delle innovazioni tecnologiche o nell’ uso innovativo di tecnologie esistenti? Quali sono gli strumenti per la mappatura del cliente e dei suoi desideri? Come costruire il contact center della next generation? Gli imminenti cambiamenti normativo-legislativi con l’introduzione della circolare sul lavoro n.17/2006 portano inevitabilente ad una riorganizzazione aziendale soprattutto in termini di organizzazione delle risorse umane con conseguenti innovazioni dei modelli sul piano della loro selezione, formazione e gestione. Come trattenere e motivare i consulenti online nell’azienda bancaria? Perche’ non considerare il contact center sotto aspetti non convenzionali come la creazione di community virtuali sia nel campo del business che nel campo della formazione a distanza? Questi sono solo alcuni degli argomenti piu’ attuali del momento che il Contact Center Forum 2006 con i suoi strumenti eccezionalmente innovativi avra’ le capacita’ di trattare con risposte d’avanguardia permettendo di anticipare le sfide del mercato.

Event Speakers

Cesare Damiano , Ministro, MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE .
Rob Hawthorn, Direttore Customer Services, BARCLAYS BANK PLC.
Fabrizio Trainito, Autore , DIRECT MARKETING, CO-MARKETING E INTERNET E PROJECT MANAGER TIM.
Umberto Costamagna, Presidente, ASSOCONTACT.
Francesco Manfredi, Direttore , LG NET.
Francesco Rosato, Direttore Contact Center, UNICREDIT BANCA.
Tiziano Castiglia, Responsabile Ufficio Sviluppo Commerciale Direzione Canali Diretti, BANCA INTESA.
Stefano Santucci, Direttore Progetto "Dynamics Travel", UVET AMERICAN EXPRESS .
Roberto Veronesi, Direttore, PRONTO SEAT.
Enzo De Fusco, Coordinatore Commissione Principi Interpretativi Fondazione Studi, CONSIGLIONAZIONALE DEI CONSULENTI DEL LAVORO.
Silvio Spescha, Direttore Contact Center, POSTE ITALIANE.
Alessandro Fracassi, Amministratore delegato, MUTUI ONLINE.
Valentina Serri, Direttore Contact Center, H3G.
Flora Raffa, Direttore Settore Servizi al Cittadino, COMUNE DI PARMA.
Federico Butera, Responsabile Comitato Scientifico, CUSTOMER MANAGEMENT FORUM.
Corrado Tomati, Direttore Commerciale, IFM INFOMASTER S.P.A..
Fabio Ferri, Responsabile Custome Support, TEAM WE@SERVICE S.P.A.
Carmela Petrara, Responsabile Risorse Umane, DATACONTACT.
Laura Tosto, Vice Presidente e Responsabile Marketing e Comunicazione, DATACONTACT.
Rossella Tosto, Vice Presidente e Responsabile Ricerca e Formazione, DATACONTACT.

Alta formazione (al sud)

La formazione per i call center si fa a Napoli
Randstad Italia sceglie il capoluogo campano per avviare il primo esperimento di formazione di alto livello per operatori di call-center
di Michele Vincenzi

Sarà Napoli teatro del primo esperimento di formazione qualificata dedicato a operatori di call center. È un progetto di Randstad Italia, agenzia per il lavoro specializzata nel settore delle risorse umane, della somministrazione di manodopera e dei servizi alle imprese. Il corso è riservato a disoccupati di lungo periodo che verranno formati con una preparazione di alto livello, strutturata in moduli diversificati che spaziano dall’inglese commerciale alla comunicazione interpersonale.
Con quest’iniziativa, Randstad Italia, prima agenzia per il lavoro in Italia ad aver ottenuto la certificazione etica SA 8000, vuole sottolineare come i call center non rappresentino occupazioni occasionali cui adibire lavoratori senza alcuna preparazione professionale specifica. La scelta di Napoli come sede per il primo esperimento, è legata all’intento dell’agenzia di puntare sulle aree depresse del Mezzogiorno come occasione di sviluppo del proprio business.
Randstad Italia, che ha chiuso il 2005 con un fatturato di 187,6 milioni di euro, in crescita del 21% rispetto al 2004, è infatti in procinto di aprire nuove filiali al Centro sud, due delle quali in Campania. Una di queste, a Caserta, dovrebbe essere operativa in capo a qualche mese.
L’agenzia per il lavoro, già presente in Italia con 130 filiali, ha scelto di incrementare la propria presenza nelle regioni Centro – meridionali, territori caratterizzati dalla presenza di distretti produttivi delle calzature, dell’arredamento e del metalmeccanico, per la crescente domanda di lavoratori temporanei preferibilmente inquadrati con contratti di somministrazione. Infatti, il giro d’affari delle filiali Randstad già operative al Centro-Sud, cresce mediamente ad un tasso del 30% annuo.
“Consolidata la presenza territoriale Randstad nelle regioni settentrionali - spiega Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia, stiamo ora puntando al rapido potenziamento della nostra rete nel Centro-Sud, per cogliere le numerose nuove possibilità che quest’area offre e, contemporaneamente, contribuire allo sviluppo industriale del territorio”.

fonte Napoli.com 20/10/2006

giovedì 19 ottobre 2006

Outbound

clikka per ingrandire

fonte repubblica 20.1.2004

Ha-na-grafica...

circola in rete questo simpaticissimo fax, probabilmente inviato a vodafone
quando si dice "la chiarezza, prima di tutto!"

clikka per ingrandire

Vodafone vs Telecom (16 mesi fa)

Viaggio tra i precari siciliani. Dal gruppo Cos ad Alice, a Catania si sciopera

Anna al call center per 100 euro al mese (seconda puntata)

Busta paga minimal Ecco il salario di Anna, lo scorso gennaio alla Cosmed (gruppo Cos) di Catania: 109 euro netti, durata del contratto tre mesi. In pratica un euro all'ora, zero contributi e l'ansia di non essere riconfermata. Telefonando su commesse Wind e Sky. Ad Alice Service, invece, alcuni operatori raccontano di aver lavorato a nome di Telecom. Pur essendo in nero

di ANTONIO SCIOTTO (INVIATO A CATANIA)

Un euro all'ora. Anna ci viene incontro con una cartellina marrone, è appena uscita dal palazzone a vetri della Cosmed di Misterbianco, il call center del gruppo Cos, subito fuori Catania, che opera in appalto per Wind e Sky. «Guardate - ci dice mostrandoci la busta paga - in gennaio ho guadagnato solo 109 euro». E non è che abbia lavorato poco: giusto 4 ore e mezzo per 6 giorni a settimana, ovvero 108 ore. Ma parlare di retribuzione oraria, in realtà, non è esatto, e anzi svierebbe dal problema: Anna e i suoi colleghi non hanno neppure la dignità di un compenso fisso, per quanto basso. Lavorano completamente a cottimo, con il sistema del «talking time»: «Quando entro in sede - ci spiega sfogliando l'agenda in cui segna tutti gli orari - mi "logo", ovvero mi attacco al sistema e comincio a fare le telefonate. Ma non mi viene retribuito tutto il tempo che sto in azienda, bensì solo quelle chiamate considerate "utili", cioè in cui il cliente abbia mostrato interesse e ci abbia permesso di spiegare il contenuto dell'offerta che vendiamo. Per tutto il resto, quando non trovo nessuno in casa, o se mi sbattono il telefono in faccia, quando mi insultano o gentilmente mi dicono "no grazie", per tutto questo lavoro gratis». Lo stesso contatto utile è conteggiato soltanto per il tempo di conversazione: ogni 15 minuti fanno 1,70 euro. L'agenda di Anna dice che oggi è stata «logata» per 2 ore e 19 minuti, ma il «talking time» è solo di 1 ora e 18. Il calcolo è presto fatto: stavolta ha regalato alla Cos - e alla Wind - un'ora e un minuto del suo lavoro. La parola «schiavitù» non sarà politically correct, e forse dovremmo astenerci dall'utilizzarla, ma in quale categoria si può inserire il lavoro non retribuito? D'altra parte, mica questi ragazzi sono obbligati a rimanere «logati» con le catene. Gaetano, un collega di Anna, ci spiega che a tutte le loro proteste la risposta è sempre la solita: «Cosa volete, un fisso in busta paga? Noi non possiamo darvelo, la legge Biagi non lo contempla - rispondono i solerti responsabili del personale - Se non vi va bene potete andarvene, abbiamo la fila di persone che chiedono colloqui per lavorare qui». E questo è vero, le domande e i curriculum si affastellano nei file della dirigenza Cos: spesso chi approda alla Cosmed - o alla gemella Sicos - fugge da condizioni di lavoro ancora più selvagge e peggio retribuite. Lo stesso Gaetano ha lavorato qualche mese ad Alice service, il call center della centralissima Piazza della Repubblica a Catania, commesse Telecom: «Non ho mai visto un euro, ci hanno sempre detto che dovevamo aspettare per i pagamenti. Adesso siamo in vertenza per ottenere quanto ci spetta». E allora tocca accettare. Sbarriamo in agenda i giorni in cui non si lavora: non retribuito. Sbarriamo Pasqua e Pasquetta, Natale, Ferragosto e Capodanno: non retribuiti. Sbarriamo le tre settimane di chiusura in agosto: non retribuite. Sbarriamo i giorni di infortunio e malattia: non retribuiti. Sbarriamo la maternità: non retribuita. Sbarriamo anche il tfr, mentre per la pensione forse qualche spiccioletto riusciamo a metterlo da parte, grazie alla gestione separata dell'Inps, quella dei lavoratori di serie Z. Ecco alla fine i 109 euro di Anna: si rifarà per pagare la benzina? Qui, sullo stradone che da Misterbianco conduce a Catania, non arrivano mezzi pubblici, e ai collaboratori a progetto, ovviamente, non è neppure concesso il posteggio nello spiazzo aziendale. E' un viavai di macchine di familiari che lasciano davanti al call center figli o coniugi, oppure le automobili possono essere lasciate fuori: l'euro di un'ora di lavoro potrà essere utilmente devoluto al Capo, il parcheggiatore abusivo.
Una condizione di precarietà e umiliazione comune almeno a tremila operatori, nel catanese. Se si escludono i lavoratori del call center Vodafone, che hanno tutti rapporti di lavoro subordinati - seppure vi sia il ricorso all'interinale - il resto degli operatori si raccoglie nei big della Cos (Sicos e Cosmed, 800 persone), alla Kronos (200), alla Mibi (200), ad Alice service (80), più vari minori: In linea, Regno Verde, Servicom, Touch Down, Biosan. Sicos e Cosmed hanno già scioperato due volte da inizio anno, mentre venerdì 18 marzo, insieme agli altri 6 call center, hanno fermato il lavoro e manifestato per difendere una piattaforma con tre punti qualificanti: un fisso mensile certo, i diritti sindacali, la graduale stabilizzazione dei contratti. Per il momento, infatti, tutti gli operatori sono contrattualizzati come «lap», lavoratori a progetto rinnovabili ogni tre o sei mesi, praticamente prorogabili a vita. A guidare le proteste, Massimo Malerba, segretario provinciale del Nidil: «I lavoratori - ci spiega - sono abbastanza sindacalizzati e cominciano a reagire allo sfruttamento. Abbiamo un incontro con la Cos il 5 aprile, lì puntiamo ad avere garanzie certe». Pippo Di Natale, segretario provinciale Cgil, conferma che un buon risultato al tavolo Cos avrebbe un effetto «trascinamento» sulle altre aziende: «La piattaforma vale per tutti i call center, puntiamo a un fisso mensile e alla graduale stabilizzazione».
Negli altri call center, d'altra parte, i lavoratori hanno dovuto vedersela addirittura con il lavoro nero. A Giuliana, da gennaio a maggio del 2004 ad Alice Service, è stato detto più volte che avrebbe firmato un contratto, ma questo non è mai arrivato: «Lavoravo in nero e a provvigione - racconta - per 2,50 euro all'ora. Per i pagamenti mi chiedevano di aspettare, dicevano di avere problemi finanziari. Ma intanto vedevo che compravano l'appartamento vicino, che acquistavano nuovi computer». I «salari» di Giuliana non sono mai arrivati, e anzi di recente le ha telefonato un sedicente consulente di Alice che le ha consigliato di accettare solo il 40% del dovuto, «è un consiglio da padre», le ha detto alla fine. Altri tre ragazzi ci confermano di avere arretrati non riscossi da Alice Service. Ma la Telecom, che affida gli appalti, conosce la situazione dei lavoratori? Bisogna ritenere di sì. Innanzitutto perché gli operatori si presentano sempre come «Telecom Italia», possono accedere con username e password ai profili dei clienti (e dunque violano potenzialmente la loro privacy anche quando lavorano in nero), hanno avuto l'autorizzazione a partecipare al concorso «Vendi e vinci», che assicura premi a chi vende più prodotti. Da qualche mese Alice service ha scelto di passare ai contratti a progetto, e i collaboratori fanno dai 250 ai 400 euro mensili come part time: niente fisso, tutto a provvigioni. Un'altra giovane ha lavorato per il call center Tin it, sempre a commessa Telecom, ma ha lasciato dopo poche settimane perché i datori di lavoro cambiavano sempre le carte in tavola sull'entità dei compensi, non c'era contratto. Stessa precarietà alla Kronos, dove un'operatrice parla di 400 euro medi al mese per 5 ore di lavoro 5 giorni a settimana.

(2/Fine. La prima parte è stata pubblicata sul manifesto del 29 marzo 2005)
fonte Il Manifesto, 01/04/2005

Un anno e mezzo fa si scriveva

Si è fermato il telefonino
Sciopero nelle grandi compagnie e nei call center: più salario e diritti in tutta la filiera
Il sindacato chiede 115 euro, Assotel ne offre solo 58. Miceli (Cgil): «Trasparenza negli appalti».
Intanto Rifondazione lancia la sua inchiesta
di ANTONIO SCIOTTO

Si sono fermati per quattro ore, ieri, i lavoratori di Telecom, Tim, Vodafone, Wind, H3G, Fastweb ma anche gli operatori delle meno note Telecontact Center, Albacom, Eutelia, Cosmed, Comdata, Ensi-Ericsson. E non è cosa da poco, poiché le prime - che offrono la patinata immagine delle bellone sorridenti e felici con i loro telefonini sempre trillanti - hanno dietro di sé le altre aziende, dove il lavoro è molto meno garantito, i salari ben più bassi, i contratti intermittenti e traballanti. Senza contare le catene del subappalto, dove micro call center occupano in tutta Italia migliaia di telefonisti in nero. Una sfida difficilissima per il sindacato confederale - Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil - abituato ai tempi comodi della monopolista Telecom e che oggi si vede scoppiare in mano la giungla dei lavori precari. Ieri, dunque, il primo stock di 4 ore di sciopero, con un'adesione tra il 60% e il 70%, un ottimo segnale in vista del rinnovo del contratto delle telecomunicazioni, il cui tavolo si è arenato a causa delle resistenze della Assotel, l'associazione delle potenti compagnie di telecomunicazioni.
Annunciando altre 4 ore di sciopero entro luglio, se la controparte non darà segnali diversi, il segretario generale della Slc Cgil Emilio Miceli parla di «una giornata importante», con manifestazioni in tutte le sedi confindustriali italiane, agli ingressi dei gestori della telefonia, con un'adesione particolarmente forte nel settore Rete della Telecom: «Chiediamo 115 euro di aumento - spiega - ma ce ne offrono solo 58. Applicano in maniera stretta gli accordi del `93, tenendo conto di un'inflazione programmata che il governo si è programmato da solo. Noi facciamo una richiesta equilibrata, l'aumento del 7,5%. Bisogna considerare che questi gruppi fanno grossi profitti: crescono 6 punti sopra il pil».
Ma nella piattaforma non si parla solo di salario. Le compagnie di telecomunicazioni resistono soprattutto su un punto che invece è assolutamente dirimente, quello degli appalti e delle esternalizzazioni. A fronte dei 120 mila lavoratori garantiti, infatti, ce ne sono diverse migliaia senza diritti, e il sindacato punta a precisi obiettivi: «Dobbiamo ottenere - spiega Miceli - che tutti gli operatori, anche quelli in appalto, siano ricompresi nel contratto delle telecomunicazioni. Ci vogliono regole certe sulle esternalizzazioni, lasciando in capo all'impresa madre la responsabilità dei rami di azienda che vengono estromessi. Basta, poi, con i subappalti selvaggi: bisogna sapere chi lavora per una compagnia, avere chiarezza e riconoscibilità, diritti fino all'ultimo anello della filiera». Il segretario Cgil prende ad esempio Atesia, call center in appalto Telecom con 4 mila operatori, di cui solo 224 sono a tempo indeterminato: «Continuano ad assumere lavoratori a progetto, 1600 nell'ultima infornata, mentre gli altri operatori non hanno prospettive certe. L'accordo del 24 maggio 2004 non decolla, e se non verrà applicato entro l'estate per il sindacato sarà carta straccia». L'intesa, oltretutto, ha ricevuto una forte contestazione interna, con scioperi messi su dai precari autorganizzati: disagio e difficile sindacalizzazione che devono essere gestiti, in modo da ottenere prospettive di stabilizzazione per tutti.
E intanto Rifondazione comunista annuncia una grande inchiesta sul mondo dei call center, che verrà presentata a inizio luglio. Il manifesto ha avuto alcuni dati in anticipo: il dipartimento inchiesta guidato da Vittorio Mantelli quantifica in 600 mila gli operatori in Italia, con un'età media di 31 anni (il 45,1% ha fino a 29 anni, mentre il 37,8% ha tra i 30 e i 39 anni e già il 17,1% supera i 40 anni). Il 75% degli operatori sono donne, il 25% uomini. La maggioranza sono precari: solo il 46% ha un contratto a tempo indeterminato, il 16% è dipendente a termine, il 38% parasubordinato. Ben il 41,8% vive con i genitori, il 40,6% divide casa con il coniuge, il 5,2% con amici, il 12,4% vive da solo.
Paghe e aspettative: ha un compenso fisso meno della metà degli operatori (il 45,9%); il 33,1% guadagna in base ai risultati raggiunti (a provvigione), il 21% secondo la quantità di tempo lavorato. Tra i precari, il 51,6% spera di essere assunto a tempo indeterminato, il 32,9% lo vorrebbe, ma afferma che non ci sono le condizioni; il 15,5% non è interessato. Quasi la metà (il 44,2%) risponde che la cosa che pesa di più è la mancanza di prospettive. «L'inchiesta - spiega Mantelli - verrà illustrata in un convegno organizzato dal Prc: interverrà il nostro responsabile lavoro, Ferrero, e inviteremo quelli degli altri partiti. Noi crediamo che il tema della precarietà sia nodale nel programma dell'Unione, e vertenze come Atesia sono paradigmatiche quanto la Fiat o le delocalizzazioni. Dobbiamo chiarire come ricostruire il lavoro se andremo al governo, e in questo senso il superamento della legge 30 è irrinunciabile».

fonte Il Manifesto, 25/6/05

domenica 15 ottobre 2006

Incontri al vertice e documenti


Osservazioni al DDL finanziaria 2007

  1. Art. 18 (cuneo fiscale): va corretta la deducibilità delle “spese per apprendisti e disabili” dato che la formulazione è quantomeno fuorviante, e potrebbe dare adito a paradossi intuibili.
  2. Art.41 (acquisti di beni e servizi della P.A.): va incluso nel dispositivo una norma che vincoli le imprese appaltatrici al rispetto dei CCNL, nonché degli indici di congruità di cui al successivo art. 169;
  3. Art. 85 (aumento contributi per apprendisti e collaboratori):
a)   l’incremento della contribuzione al 23% per i collaboratori iscritti nella gestione separata va esteso anche agli associati in partecipazione;
b)     l’incremento della contribuzione a favore degli apprendisti (che viene portata al 10%) va esteso, oltreché alla malattia, il che è ottimo, anche alla fruizione degli ammortizzatori sociali;
  1. Art. 86 (malattia e maternità per collaboratori):
a)      per i collaboratori (e gli associati in partecipazione, in forza di quanto sub. 3), l’indennità economica di malattia va corrisposta non per una durata secca (20 giorni), ma per una durata proporzionale alla durata complessiva del rapporto;
b)     la carenza va riportata ad eventi morbosi fino a tre giorni;
c)      occorre estendere anche ai collaboratori e associati in partecipazione la tutela in caso di maternità facoltativa;
d)     va altresì introdotto un rafforzamento di quanto previsto al comma 3 del successivo art. 178 in tema di salvaguardia reddituale;
  1.  Art. 166 (interventi a carico del Fondo occupazione:
a)       Si istituisce il Fondo per l’emersione (FELI) con dotazione di 10 mil. Euro a sostegno dei piani locali di emersione (vedi art. 177 successivo);
b)     Si rifinanziano gli accordi territoriali in deroga stipulati nel 2004, per 25 mil. di Euro;
c)      Si stanziano 45 milioni di Euro per gli ammortizzatori dei settori commerciali, turistici e della vigilanza;
d)     Si introduce, per la prima volta, una disposizione per sostenere il reddito dei collaboratori i cui committenti abbiano rescisso i rapporti a seguito di crisi (15 milioni per gli anni 2007 e 2008);
e)      Si conferma  1 milione di Euro per nuove convenzioni per gli LSU per i Comuni con meno di 50mila abitanti;
f)       Il Ministro del Lavoro ha facoltà di attivare programmi informativi per la lotta al sommerso;
  1. Art. 167 (conferma incremento disoccupazione ordinaria): si proroga per un anno le disposizioni della legge 80/05 che scadevano a dicembre ( indennità al 50% per 10 mesi per gli ultracinquantenni, nove per gli over 40 ma meno di 50, sette per gli altri);
  2. Art.168 (Comunicazione di dati e lotta al sommerso):
a)      Si estende l’obbligo di interconnessione anche alla banca dati delle Camere di Commercio (il che significa che solo chi è interamente in nero non è conosciuto almeno ad una amministrazione pubblica);
  1.  Art. 169 (indici di congruità):
a)      Si istituiscono gli indici;
b)     Si comincia con i settori a più alta densità di evasione;
  1. Art. 170 (DURC): si istituisce il Durc per qualunque impresa voglia beneficiare di vantaggi previsti dall’ordinamento, ed a patto si rispetti il CCNL e gli eventuali accordi di secondo livello;
  2. Art. 171 (Adeguamento sanzioni): si adeguano le sanzioni, a seguito della sentenza della C. Costituzionale;
  3.  Art. 171 (Comunicazione il giorno prima):
a)    Si istituisce l’obbligo per le imprese di tutti i settori di comunicare ai Servizi per l’impiego il giorno prima dell’assunzione il nominativo del lavoratore da assumere, la sua qualifica, il trattamento economico e normativo, la tipologia d’impiego; per le società di intermediazione l’obbligo di comunicazione riguarda tutti i rapporti attivati nel mese e va fatta entro il giorno 20 di ogni mese;
b)     Si dà mandato ai servizi competenti di elaborare il modulo da usare;
c)  In caso di urgenza, fermo restando l’obbligo della comunicazione anticipata del nominativo, la documentazione completa può essere inviata entro cinque giorni;
  1. Art. 174 (finanziamento apprendistato) : si confermano i 100 milioni di Euro per il finanziamento delle attività formativa nell’apprendistato;
  2. Art. 175 (Mobilità Lunga): si riaprono i termini (entro fine febbraio ’07) per accordi che pongano in mobilità lunga un massimo di 6000 lavoratori, interamente a carico delle imprese ogni permanenza in mobilità ulteriore rispetto ai termini di legge (il che significa, aldilà della incongruenza con i propositi di interventi sulla vita lavorativa di cui al prossimo tavolo con il governo, che da questa misura sono escluse le imprese fallite, in amministrazione controllata, ecc.);
  3. Art. 176 (ammortizzatori sociali in deroga): si confermano misura e stanziamento degli accordi territoriali sugli ammortizzatori in deroga (460 milioni di Euro); unica modifica, gli accordi vanno completati entro il 20 maggio ’07;

  1. Art. 177 (emersione lavoro sommerso dipendente): la norma prevede, entro il 30 settembre ’07, la facoltà di attivare accordi aziendali/territoriali che facciano emergere lavoratori in nero, con una contribuzione a carico per 2/3 a carico dell’impresa per ricostruire, nei limiti dei cinque anni precedenti, il montante contributivo del lavoratore, che per i successivi 24 mesi non può essere licenziato. La norma dà diritto all’impresa di beneficiare, per il futuro, del cuneo fiscale. La norma è buona con queste correzioni:
a)      Va modificato il comma 3  nel senso di rendere facoltativo il ricorso alla conciliazione
b)  Occorre correggere il comma 5, in quanto la misura del trattamento previdenziale relativa ai periodi oggetto di regolarizzazione è determinata in proporzione alle quote contributive effettivamente versate, e quindi, essendo limitato il contributo dell’impresa ai due terzi, si determina una riduzione del montante contributivo per il lavoratore emerso.


  1. Art. 178 (trasformazione di collaboratori in dipendenti) :  sulla falsariga dell’articolo precedente, qui il termine per la stipula degli accordi è il 30 aprile, e l’impresa che trasforma il lavoro in lavoro dipendente è obbligata a versare all’Inps un contributo aggiuntivo pari alla metà del contributo versato, tempo per tempo, per il collaboratore. Questo versamento attiva una ulteriore contribuzione a carico dell’Inps che completa, per l’intero periodo svolto in collaborazione, il montante contributivo per il lavoro dipendente. Ugualmente, l’impresa potrà in futuro beneficiare del cuneo fiscale. Anche qui la norma è ottima con queste annotazioni:
a)  la misura di stabilizzazione va ampliata includendo gli associati in partecipazione (modificando i relativi riferimenti ai soli co.co.pro nei vari commi successivi).

b)      va introdotta una norma analoga a quanto previsto all’art. 177 sul divieto di licenziamento (pena la perdita dei benefici) per almeno 24 mesi successivi alla conversione del rapporto.
c)       Va reso l’atto di conciliazione volontario
d)      Anche se facilmente interpretabile al comma 3 sarebbe meglio dire “parti sociali” o ancora “le organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale di lavoratori e datori”.
  1. Art. 179 (iscrizione in lista di mobilità senza indennità): viene confermata la norma, con uno stanziamento di 37 milioni di Euro;
  2. Art. 180 (Contratti di solidarietà al 25%): si conferma la norma, stanziando 25 milioni di Euro
  3. Art. 192 (politiche per la famiglia) si preannuncia un tavolo per la definizione dei requisiti professionali degli assistenti familiari (badanti?).
  4. Mancano invece::
a)      una normativa sugli LSU riguardo alla proroga per il 2007 delle convenzioni in essere;
b)      Favorire il passaggio degli LSU impiegati presso i piccoli Comuni,
c)       le norme relative alla cancellazione della conciliazione monocratica, e al rafforzamento del recupero delle somme oggetto di contestazione ispettiva.
d)      Un apposita posta che incrementi il fondo per l’occupazione dei disabili; e un finanziamento specifico per il rafforzamento dei centri per l’impiego.




CGIL CISL UIL

                                                                           Roma, 3 ottobre ‘06

                                                                                              On. Le Cesare Damiano
                                                                                              Ministro de Lavoro e P.S.

                                                                                  e, p.c.   Dott. Paolo Onelli
                                                                                              Dott.ssa Matilde Mancini
                                                          Ministero del Lavoro e P.S.

                                                                                              L O R O   S E D I


Oggetto:stabilizzazione LSU e legge finanziaria

Egregio Ministro,

            Le segnaliamo una grave mancanza nei testi presentati per la legge finanziaria 2007, riguardante la condizione dei Lavoratori Socialmente Utili (LSU). Nelle fasi propedeutiche alla redazione dei testi, ci era stato assicurato non solo la continuità negli stanziamenti dei fondi per la prosecuzione delle convenzioni in essere, come accade ininterrottamente dal 2001, ma altresì una misura atta a favorire la stabilizzazione di quanti operassero presso le Amministrazioni Locali dei piccoli Comuni (ad esempio con meno di 10000 abitanti), cui sarebbero stati destinati i fondi previsti per la stabilizzazione degli LSU. Si tratta quindi di una misura di ridottissimo impatto economico, e tuttavia di importante valore simbolico, in quanto indica l’intendimento di avviare finalmente a conclusione un’esperienza che vede delle persone supplire in modo ormai stabile a carenze delle P.A., non essendo però a nessun titolo considerata lavoratore dipendente.

            La invitiamo a correggere tale mancanza, confermandoLe comunque la nostra determinazione a risolvere il problema entro il percorso parlamentare della legge finanziaria.

            Cordialmente


p. la CGIL Naz           p. la CISL Nazionale         p. la UIL Nazionale
Fulvio Fammoni               Giorgio Santini                C.Fabio Canapa

Incontri al vertice (1)

AVVISO COMUNE FRA CONFINDUSTRIA E CGIL, CISL, UIL
PER LA CORRETTA ATTUAZIONE DELLE ISTRUZIONI FORNITE DAL MINISTERO DEL LAVORO CON LA CIRCOLARE N. 17 DEL 14 GIUGNO 2006 CON SPECIFICO RIFERIMENTO Al CALL CENTER

Addì, 4 ottobre 2006, in Roma, presso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, alla presenza del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, a conclusione di una serie di incontri di approfondimento circa i contenuti della circolare ministeriale n. 17 del 14 giugno 2006 con la quale sono state date istruzioni per il corretto ricorso alla figura dei collaboratori a progetto nell'ambito delle attività dei call center, Confindustria, unitamente a FITA ed Assocontact e le Segreterie Confederali di CGIL, CISL, UIL hanno convenuto di definire con il presente avviso comune le procedure per favorire la corretta attuazione delle istruzioni medesime in tutte le aziende che operano nel settore dei call e contact center e telemarketing, ovunque localizzate.

A tal fine Confindustria e CGIL, CISL, UIL hanno assunto come presupposto delle procedure da attivare l'adozione, nella Legge Finanziaria per il 2007, di uno specifico intervento legislativo affinché in tutti i casi in cui un collaboratore coordinato e continuativo o con contratto a progetto ex art. 61 e seguenti del d.lgs. 276/03, sia interessato da percorsi di trasformazione che prevedano la successiva assunzione nell'ambito di specifici accordi aziendali, si proceda al versamento di una contribuzione aggiuntiva a quella già versata dalla medesima azienda, in parte a carico della stessa anche con versamenti rateizzati nel tempo, da accreditare sulla posizione previdenziale individuale già attivata per quel collaboratore autonomo presso la gestione separata INPS.

Le parti convengono altresì che per la completa efficacia in termini previdenziali della suddetta misura definita con la Legge Finanziaria per il 2007, si provveda con successivi provvedimenti in materia dì disciplina della totalizzazione e della ricongiunzione dei diversi periodi contributivi.

Tutto ciò premesso, le parti convengono che:

1. per ciascuna realtà produttiva interessata, il percorso di trasformazione dei rapporti di collaborazione venga avviato, in coerenza con le esigenze organizzative e produttive dell'impresa, con la definizione di un accordo sindacale con il quale si stabilisce:
1.1. che per le attività di out bound il ricorso al lavoro a progetto è consentito in coerenza con quanto previsto nella citata circolare ministeriale n. 17/06;

1.2. l'individuazione dei rapporti di collaborazione oggetto di trasformazione inerenti attività in bound svolte in via temporalmente prevalente;

1.3. i tempi entro cui gli interessati formalizzeranno, in sede di conciliazione ex artt. 410 e 411 del c.p.c., l'accettazione della proposta di assunzione in un quadro transattivo che definisca ogni reciproca pretesa relativa al pregresso periodo di collaborazione;

1.4. che i singoli contratti di assunzione verranno stipulati nel rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro applicato in azienda e delle leggi vigenti;

1.5. che le assunzioni verranno effettuate con criteri di gradualità nell'arco di 12 mesi a decorrere dalla data di sottoscrizione dell'accordo sindacale con quote trimestrali del 25%.

2. Gli atti di conciliazione individuali che verranno perfezionati nell'ambito del percorso specifico definito dall'accordo sindacale, cui farà seguito la contribuzione aggiuntiva di cui in premessa, definiranno anche nei confronti dei terzi la posizione individuale del collaboratore per tutti i profili anche previdenziali, connessi alla qualificazione del rapporto.

3. Ai fini di una più efficace attuazione del programma di trasformazione delle collaborazioni le parti ritengono necessario altresì:

3.1. il finanziamento di un credito di imposta a favore delle trasformazioni da rapporti di collaborazione in rapporti di lavoro a tempo indeterminato nonché l'adozione di provvedimenti legislativi per interventi in deroga di ammortizzatori sociali per le ipotesi di ristrutturazione/riorganizzazione di imprese del settore;

3.2. il ricorso alle risorse del fondo di accantonamento per la formazione costituito per i lavoratori parasubordinati con legge n. 289/2002, per il finanziamento di piani concordati di qualificazione/riqualificazione dei collaboratori con contratto a progetto impiegati nelle imprese del settore;
3.3. interventi legislativi per l'individuazione di criteri di congruenza per gli appalti pubblici delle attività del settore;
3.4. l'avvio di un confronto in sede confederale sui temi che interessano il migliore e più equilibrato sviluppo del settore; in tale contesto, ai sensi del d.lgs. n.276/2003, le parti attiveranno, un confronto per stabilire clausole più favorevoli per i collaboratori.

Ai fini della migliore gestione del percorso individuato nel presente avviso comune, le parti si attiveranno per fornire, ai livelli e nelle sedi più appropriate, le istruzioni, le indicazioni e l'assistenza ai rispettivi rappresentati.

CONFINDUSTRIA CGIL CISL UIL