martedì 31 ottobre 2006
Immagina noi (cuffia per lavoro...)
Uno su cinque in ufficio con le cuffie
«È un modo di isolarsi e concentrarsi meglio sul posto di lavoro. Ma il 30% delle imprese ha vietato l'utilizzo di lettori mp3»
LONDRA - Un modo per isolarsi, forse da colleghi un po' troppo fastidiosi. O semplicemente per concentrarsi meglio. Circa un quarto dei lavoratori britannici utilizza in ufficio un lettore di musica mp3. E lo fa per almeno tre ore lungo l'arco della giornata. Lo rivela una ricerca condotta da Woods Bagot, società internazionale di architettura e design, e pubblicata in Gran Bretagna. Un'abitudine che non è molto apprezzata da alcune imprese ma che, nonostante questo, si sta diffondendo rapidamente: sono ormai il 22% gli impiegati che si infilano le cuffie sul posto di lavoro. «In passato i lavoratori erano separati da muri o pareti divisorie - spiega Simone Pole, autore dello studio - e questo permetteva loro di concentrarsi sulle mansioni personali. L'avvento degli open space ha però eliminato le pareti divisorie, aumentando da una parte l'interazione visiva e la comunicazione senza però far sparire la necessità di concentrazione». Per questo, molti impiegati si infilano le cuffie e accendono il lettore mp3. Un modo di creare uno «spazio virtuale» che permette di isolarsi, ad esempio, dalle chiacchierate telefoniche dei colleghi vicini.
DIVIETO DI CUFFIE - Questo sta creando, anche in ufficio, una demarcazione ulteriore tra le diverse generazioni. I più anziani, infatti, sono decisamente restii a utilizzare apparecchiature "troppo" tecnologiche. E le stesse imprese, spesso, cercano di bandire questa abitudine. Secondo la Confederation of British Industry, l'utilizzo di iPod ed affini in ufficio riduce la produttività e può provocare ingenti perdite alle imprese. Così il 30% delle oltre 100 aziende interpellate durante la ricerca ha dichiarato di aver vietato l'utilizzo del lettore mp3. Si tratta soprattutto di imprese bancarie e di quelle che operano nel settore giuridico. Le imprese di marketing e quelle che operano nel campo dei media sono invece le più tolleranti.
fonte corsera 31.10.2006
lunedì 30 ottobre 2006
Chi spiegherà loro i progetti Datacontact?

Il senatore Di Siena (Ulivo)
pur riconoscendo che la regolarizzazione di tutti i contratti atipici senza un processo graduale potrebbe avere un impatto negativo sull'equilibrio finanziario delle aziende interessate, rileva tuttavia che l'utilizzo indebito dei contratti di collaborazione a progetto da parte di queste ultime ha comportato in passato il conseguimento di un surplus di profitto: di conseguenza, i datori di lavoro dovrebbero ora assumere integralmente gli oneri finanziari derivanti dall'attuazione del processo di stabilizzazione dei lavoratori precedentemente impegnati in rapporti coordinati a progetto, senza trasferire in alcun modo questi costi a carico del bilancio pubblico. Sono peraltro comprensibili le esigenze di mediazione sottese all'avviso comune, ma non è altrettanto accettabile la circostanza per cui la mancata considerazione delle risultanze dell'ispezione ha comportato per i lavoratori interessati la previsione di un accordo transattivo, preliminare ad un percorso di regolarizzazione modulato sulla base degli incongrui strumenti contemplati nella legge n. 30 del 2003. Nel caso di specie, la stabilizzazione dei lavoratori interessati dovrebbe avvenire attraverso le forme del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, e non quindi attraverso altri strumenti negoziali, quali ad esempio l'apprendistato. Va poi evidenziato che la distinzione tra prestazione lavorative inbound e outbound non è idonea, come hanno indirettamente sostenuto anche gli ispettori del Ministero del lavoro, atteso che tale criterio esclude indebitamente i prestatori di lavoro outbound dalla stabilizzazione del rapporto. Nel sottolineare la posizione assunta dalla CGIL, che ha espresso talune significative preoccupazioni in ordine ai contenuti dell'avviso, l'oratore propone di continuare a trattare in Commissione la questione dibattuta nella seduta odierna, prefigurando in particolare l'opportunità di ascoltare i soggetti interessati.
Il senatore Turigliatto (RC-SE)
Peraltro il criterio distintivo enucleato nell'ambito dell'avviso comune tra prestatori di lavoro subordinato e collaboratori coordinati a progetto risulta incongruo anche sotto il profilo dell'equità, ed è suscettibile di introdurre inaccettabili discriminazioni tra prestatori inbound e outbound che operano in uno stesso contesto lavorativo.
Il senatore Novi (FI)
l'impostazione sottesa all'avviso comune risulta incongrua, contraddicendo in particolare la linea interpretativa adottata dagli ispettori del Ministero del lavoro. Va a tale proposito evidenziato che la distinzione tra prestazioni inbound e outbound risulta nel caso di specie del tutto pretestuosa, poiché comporta l’adozione di alcune regolarizzazioni solo nella fase iniziale, decorsa la quale le aziende interessate si adopereranno per porre tutti i lavoratori nella situazione di outbound, magari mediante un uso mirato delle tecnologie disponibili.
Il senatore Tibaldi (IU-Verdi-Com)
domenica 29 ottobre 2006
Telefono fisso addio...forse
La vecchia cornetta ha i giorni contati? Sembrerebbe di sì perché i cellulari continuano a rubargli traffico. Ma all'apparecchio di casa resta una difesa: l'internet veloce.
di Marco Cobianchi
Che dire? La formidabile difesa del telefono di casa? internet veloce sempre disponibile a basso prezzo.
da Panorama, 29/05/2006
sabato 28 ottobre 2006
Prime multissime (2)
Scoperti in città cinque uffici fantasma Lavoro nero e sospetta truffa alla Telecom
PESCARA. Evasione fiscale per oltre 10 milioni di euro, evasione contributiva per oltre un milione di euro e truffa alla Telecom. Questi i reati che la guardia di finanza ha ipotizzato nei confronti di un pescarese che gestisce cinque call center in via Tiburtina e che di recente ha trasferito la sede legale della sua società all’estero. L’inchiesta sui call center si allarga a macchia d’olio, tanto che le verifiche della Finanza proseguono e si incrociano con le inchieste sul lavoro nero e sulle utenze Telecom che alimentano le società illegali che gestiscono linee “calde” o pubblicitarie.
Proprio ieri il nucleo di polizia tributaria della finanza di Bari ha tenuto una conferenza stampa per illustrare l’attività illegale di due imprese che hanno impiegato, nell’arco di circa due anni, 1.069 giovani in nero in sei call center mai dichiarati al fisco. Attraverso una cooperativa, la società reclutava giovani donne in cerca di occupazione e le impiegava per pubblicizzare prodotti e corsi informatici in call center dislocati a Bari, Napoli, Pescara e Frosinone. Nell’unità operativa di Pescara hanno lavorato nell’arco di due anni più di un centinaio di ragazze e ragazzi assunti per un periodo di prova di tre mesi. Le tasse evase al fisco dalle società di Bari ammonterebbero a circa 800 mila euro, mentre l’evasione contributiva supererebbe i 200 mila euro.
Molto più consistente appare l’inchiesta avviata dalle Fiamme gialle a Pescara.
L’EVASIONE FISCALE. Durante le verifiche ai call center di via Tiburtina, la Finanza ha scoperto un’evasione fiscale totale che ammonta a oltre 10 milioni di euro. Ma come è stato possibile evadere tanti soldi?
Per acquisire le linee telefoniche e aprire un call center c’è bisogno di rivolgersi a una delle società intermediarie convenzionate con la Telecom, proprietaria della rete fissa. Le tariffe dei call center vengono così ripartite: il 40% alla Telecom, il 20% al mediatore e il restante 40% al gestore finale. Per una telefonata di 3 euro, ad esempio, il titolare del call center incassa un euro e 20 centesimi. Il call center viene intestato solitamente a un prestanome che attiva ad esempio dieci linee telefoniche (di solito le linee 899) e paga l’affitto e le bollette della sede (va bene anche un garage o un piccolo appartamento). Chi gestisce i call center in modo illegale non dichiara nulla allo Stato per anni, nonostante la partita Iva e nonostante le fatture rilasciate dalla società intermediaria.
L’EVASIONE CONTRIBUTIVA. Nei call center visitati dalla Finanza lavorano in nero giovani - soprattutto donne - alla ricerca del primo impiego o del permesso di soggiorno se straniere. Dalle indagini è stato accertato che le giovani donne, dopo un colloquio iniziale con i titolari delle aziende, vengono impiegate per un periodo di prova non superiore a tre mesi con la prospettiva di essere poi assunte regolarmente. Cosa che invece non avviene, perchè allo scadere dei tre mesi, se non prima, vengono allontanate definitivamente dal posto di lavoro, senza alcuna giustificazione. E’ stato accertato che i lavoratori dei call center fanno turni da 3 a 6 ore di lavoro e ognuno di loro percepisce tra i 2,65 e i 2,90 euro all’ora, contro i 6,50 previsti dalla norma.
LA TRUFFA ALLA TELECOM. Il sistema scoperto dalla guardia di finanza di Pescara sta comportando gravi danni alla Telecom. Il gestore del call center “fantasma” contatta persone in gravi difficoltà economiche (tossicodipendenti, ex detenuti, disoccupati) e fa attivare loro la linea fissa in casa. Ogni giorno queste persone devono chiamare, a più riprese, i vari numeri di telefono del call center: l’operatore alza la cornetta e tiene la linea per almeno 15 minuti. Poi riattacca e chiama l’altro numero dello stesso call center. E così via anche per 30-40 volte al giorno, in cambio di poche decine di euro. Poi arriva la bolletta da migliaia di euro dalla Telecom, e l’utente-complice del call center non paga. Arriva il sollecito, e l’utente-complice non paga. Passano 3-4 mesi e il telefono viene staccato. Tra i casi scoperti della Finanza c’è quello di un utente cui la Telecom ha staccato la linea perchè non ha pagato 20 mila euro di bollette. Intanto il call center ha incassato 8 mila euro. Da qui l’ipotesi di truffa aggravata. (27 ottobre 2006)
venerdì 27 ottobre 2006
Prime multissime

In foto la prima pagina di repubblica bari di oggi
giovedì 26 ottobre 2006
No comment

lunedì 23 ottobre 2006
Strano, attività 'non core'
Il 20 luglio 2005, ho assistito a una tavola rotonda sull’outsourcing organizzata dall’Associazione Nuovi Lavori. L’incontro era moderato da Massimo Mascini (Il Sole 24 Ore) e vi hanno partecipato Luciano Scalia (direttore risorse umane e organizzazione del Gruppo Cos), Paolo Pirani (segretario confederale della Uil), Giorgio Santini (direttore confederale della Cisl) ed Enzo Mattina (vicepresidente di Quanta).
Tra i vari interventi, quello di Luciano Scalia ha fatto esplicito riferimento all’outsourcing nel settore del customer care.
In estrema sintesi:
- le aziende ricorrono all’outsourcing per la gestione delle attività non-core, ossia di quanto non attiene alla missione aziendale, con l’obiettivo di ottimizzare i costi, tant’è che l’affidamento in outsourcing avviene normalmente con gare al ribasso;
- le componenti di un sistema di customer care sono la tecnologia e il personale, per cui la competitività di chi fa outsourcing si misura sulla sua capacità di contenere i costi dell’infrastruttura tecnologica e della gestione del personale. Di conseguenza, la stragrande maggioranza di chi lavora nei call center è assunta con contratti a progetto.
Ovviamente, la presenza dei tre sindacalisti ha spostato l’attenzione sulle tutele ai lavoratori, ma a me sembra più interessante notare un altro aspetto. Trovo infatti paradossale che un’azienda consideri la relazione con il cliente un’attività non-core e la affidi all’esterno al miglior prezzo possibile. E’ pur vero che le aziende – soprattutto quelle che producono – non sono abituate a gestire il rapporto con i propri consumatori e ricorrono da sempre a intermediari; tuttavia, c’è una differenza sostanziale tra come vengono percepiti un negoziante e un addetto al call center. Il primo, infatti, ha un’identità autonoma rispetto alla marca di cui vende i prodotti e i suoi comportamenti influenzano l’immagine di ciò che vende solo parzialmente. Chi risponde al numero verde, invece, è a tutti gli effetti un rappresentante diretto della marca e il suo comportamento influisce senza mediazioni sulla percezione che ne ha il cliente.Come fa un ragazzo o una ragazza con un contratto precario, che lavora in una struttura in cui l’unica cosa che conta veramente è il contenimento dei costi e che, magari, non hai mai provato il prodotto di cui parla, a farsi portavoce della marca con un cliente? A difendere il prodotto quando c’è un problema? A farsi carico del quesito del cliente, cercando comunque una soluzione per risolverlo, magari andando al di là di una rigida procedura informatica?Non è un caso che la maggior parte dei customer care cui ci dobbiamo rivolgere quando abbiamo un problema con un prodotto siano irritanti e di poco aiuto.
dal blog di nico lamattinaContact Centers Forum 2006
Strumenti e Piattaforme d’Analisi Innovative per un Contact Center d’Avanguardia
Event Date: 20-21 November 2006 Location: Hilton Milan, Via L. Galvani, 12 20124 Milano, Italia Key Speakers
Cesare Damiano , Ministro, MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE .Rob Hawthorn, Direttore Customer Services, BARCLAYS BANK PLC.Fabrizio Trainito, Autore , DIRECT MARKETING, CO-MARKETING E INTERNET E PROJECT MANAGER TIM.Stefano Santucci, Direttore Progetto "Dynamics Travel", UVET AMERICAN EXPRESS .Silvio Spescha, Direttore Contact Center, POSTE ITALIANE.
Key Topics
La Nuova Circolare sul Lavoro n.17 14/06/2006 Il Contact Center al Servizio dell’Impresa Customer Centric Un Contact Center come Strumento di Business di una Banca Leader nel Mercato Globale: il Caso Barklays BankI Contact Centers Bancari: l’Arte di Dare Valore al TempoL’Uso Innovativo delle Tecnologie Esistenti: il Caso Uvet American Express Corporate
Key Features
Per essere consapevoli e pronti all’imminente cambiamento delle strategie aziendali date dalla introduzione della circolare sul lavoro n.17/2006 Per soffermarsi sul concetto che il contact center del futuro si puo’ costruire anche con l’uso innovativo delle tecnologie esistentiPer trarre vantaggio dalle innovazioni in campo di CRMPer trarre vantaggio dal selezionatissimo networking e far parte del team player vincente in campo internazionale con l'esclusiva paretecipazione di Rob Hawthorn
"Il Contact Center: l’arte di dare valore al tempo e tradurlo in risultati di business" Marcusevans Italian Division organizza un evento d’eccezione per il mercato italiano dei contact centers. Al Forum si alterneranno testimonianze di esperti nazionali e internazionali che baseranno le loro argomentazioni su piattaforme convenzionali e non convenzionali. E’ un evento al quale sara’ impossibile mancare perche’ sara’ strumento fondamentale per trasformare la vostra azienda da ideale a realta’ competitiva nel mercato.
Il contact center viene visto come strumento che abbatte i vincoli spazio - temporali per trasformarli in risultati di business e come fondamento della filosofia customer centric. Si parte dal presupposto che i processi produttivi, i prodotti, le tecnologie sono una scelta diretta dalla qualita’ attesa del cliente. La scelta strategica vincente sta nell’utilizzo delle innovazioni tecnologiche o nell’ uso innovativo di tecnologie esistenti? Quali sono gli strumenti per la mappatura del cliente e dei suoi desideri? Come costruire il contact center della next generation? Gli imminenti cambiamenti normativo-legislativi con l’introduzione della circolare sul lavoro n.17/2006 portano inevitabilente ad una riorganizzazione aziendale soprattutto in termini di organizzazione delle risorse umane con conseguenti innovazioni dei modelli sul piano della loro selezione, formazione e gestione. Come trattenere e motivare i consulenti online nell’azienda bancaria? Perche’ non considerare il contact center sotto aspetti non convenzionali come la creazione di community virtuali sia nel campo del business che nel campo della formazione a distanza? Questi sono solo alcuni degli argomenti piu’ attuali del momento che il Contact Center Forum 2006 con i suoi strumenti eccezionalmente innovativi avra’ le capacita’ di trattare con risposte d’avanguardia permettendo di anticipare le sfide del mercato.
Event Speakers
Cesare Damiano , Ministro, MINISTERO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE .
Rob Hawthorn, Direttore Customer Services, BARCLAYS BANK PLC.
Fabrizio Trainito, Autore , DIRECT MARKETING, CO-MARKETING E INTERNET E PROJECT MANAGER TIM.
Umberto Costamagna, Presidente, ASSOCONTACT.
Francesco Manfredi, Direttore , LG NET.
Francesco Rosato, Direttore Contact Center, UNICREDIT BANCA.
Tiziano Castiglia, Responsabile Ufficio Sviluppo Commerciale Direzione Canali Diretti, BANCA INTESA.
Stefano Santucci, Direttore Progetto "Dynamics Travel", UVET AMERICAN EXPRESS .
Roberto Veronesi, Direttore, PRONTO SEAT.
Enzo De Fusco, Coordinatore Commissione Principi Interpretativi Fondazione Studi, CONSIGLIONAZIONALE DEI CONSULENTI DEL LAVORO.
Silvio Spescha, Direttore Contact Center, POSTE ITALIANE.
Alessandro Fracassi, Amministratore delegato, MUTUI ONLINE.
Valentina Serri, Direttore Contact Center, H3G.
Flora Raffa, Direttore Settore Servizi al Cittadino, COMUNE DI PARMA.
Federico Butera, Responsabile Comitato Scientifico, CUSTOMER MANAGEMENT FORUM.
Corrado Tomati, Direttore Commerciale, IFM INFOMASTER S.P.A..
Fabio Ferri, Responsabile Custome Support, TEAM WE@SERVICE S.P.A.
Carmela Petrara, Responsabile Risorse Umane, DATACONTACT.
Laura Tosto, Vice Presidente e Responsabile Marketing e Comunicazione, DATACONTACT.
Rossella Tosto, Vice Presidente e Responsabile Ricerca e Formazione, DATACONTACT.
Alta formazione (al sud)
Randstad Italia sceglie il capoluogo campano per avviare il primo esperimento di formazione di alto livello per operatori di call-center
di Michele Vincenzi
Sarà Napoli teatro del primo esperimento di formazione qualificata dedicato a operatori di call center. È un progetto di Randstad Italia, agenzia per il lavoro specializzata nel settore delle risorse umane, della somministrazione di manodopera e dei servizi alle imprese. Il corso è riservato a disoccupati di lungo periodo che verranno formati con una preparazione di alto livello, strutturata in moduli diversificati che spaziano dall’inglese commerciale alla comunicazione interpersonale.
Con quest’iniziativa, Randstad Italia, prima agenzia per il lavoro in Italia ad aver ottenuto la certificazione etica SA 8000, vuole sottolineare come i call center non rappresentino occupazioni occasionali cui adibire lavoratori senza alcuna preparazione professionale specifica. La scelta di Napoli come sede per il primo esperimento, è legata all’intento dell’agenzia di puntare sulle aree depresse del Mezzogiorno come occasione di sviluppo del proprio business.
Randstad Italia, che ha chiuso il 2005 con un fatturato di 187,6 milioni di euro, in crescita del 21% rispetto al 2004, è infatti in procinto di aprire nuove filiali al Centro sud, due delle quali in Campania. Una di queste, a Caserta, dovrebbe essere operativa in capo a qualche mese.
L’agenzia per il lavoro, già presente in Italia con 130 filiali, ha scelto di incrementare la propria presenza nelle regioni Centro – meridionali, territori caratterizzati dalla presenza di distretti produttivi delle calzature, dell’arredamento e del metalmeccanico, per la crescente domanda di lavoratori temporanei preferibilmente inquadrati con contratti di somministrazione. Infatti, il giro d’affari delle filiali Randstad già operative al Centro-Sud, cresce mediamente ad un tasso del 30% annuo.
“Consolidata la presenza territoriale Randstad nelle regioni settentrionali - spiega Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia, stiamo ora puntando al rapido potenziamento della nostra rete nel Centro-Sud, per cogliere le numerose nuove possibilità che quest’area offre e, contemporaneamente, contribuire allo sviluppo industriale del territorio”.
fonte Napoli.com 20/10/2006
giovedì 19 ottobre 2006
Ha-na-grafica...
circola in rete questo simpaticissimo fax, probabilmente inviato a vodafone
quando si dice "la chiarezza, prima di tutto!"
clikka per ingrandire
Vodafone vs Telecom (16 mesi fa)
Anna al call center per 100 euro al mese (seconda puntata)
Busta paga minimal Ecco il salario di Anna, lo scorso gennaio alla Cosmed (gruppo Cos) di Catania: 109 euro netti, durata del contratto tre mesi. In pratica un euro all'ora, zero contributi e l'ansia di non essere riconfermata. Telefonando su commesse Wind e Sky. Ad Alice Service, invece, alcuni operatori raccontano di aver lavorato a nome di Telecom. Pur essendo in nero
di ANTONIO SCIOTTO (INVIATO A CATANIA)
Un euro all'ora. Anna ci viene incontro con una cartellina marrone, è appena uscita dal palazzone a vetri della Cosmed di Misterbianco, il call center del gruppo Cos, subito fuori Catania, che opera in appalto per Wind e Sky. «Guardate - ci dice mostrandoci la busta paga - in gennaio ho guadagnato solo 109 euro». E non è che abbia lavorato poco: giusto 4 ore e mezzo per 6 giorni a settimana, ovvero 108 ore. Ma parlare di retribuzione oraria, in realtà, non è esatto, e anzi svierebbe dal problema: Anna e i suoi colleghi non hanno neppure la dignità di un compenso fisso, per quanto basso. Lavorano completamente a cottimo, con il sistema del «talking time»: «Quando entro in sede - ci spiega sfogliando l'agenda in cui segna tutti gli orari - mi "logo", ovvero mi attacco al sistema e comincio a fare le telefonate. Ma non mi viene retribuito tutto il tempo che sto in azienda, bensì solo quelle chiamate considerate "utili", cioè in cui il cliente abbia mostrato interesse e ci abbia permesso di spiegare il contenuto dell'offerta che vendiamo. Per tutto il resto, quando non trovo nessuno in casa, o se mi sbattono il telefono in faccia, quando mi insultano o gentilmente mi dicono "no grazie", per tutto questo lavoro gratis». Lo stesso contatto utile è conteggiato soltanto per il tempo di conversazione: ogni 15 minuti fanno 1,70 euro. L'agenda di Anna dice che oggi è stata «logata» per 2 ore e 19 minuti, ma il «talking time» è solo di 1 ora e 18. Il calcolo è presto fatto: stavolta ha regalato alla Cos - e alla Wind - un'ora e un minuto del suo lavoro. La parola «schiavitù» non sarà politically correct, e forse dovremmo astenerci dall'utilizzarla, ma in quale categoria si può inserire il lavoro non retribuito? D'altra parte, mica questi ragazzi sono obbligati a rimanere «logati» con le catene. Gaetano, un collega di Anna, ci spiega che a tutte le loro proteste la risposta è sempre la solita: «Cosa volete, un fisso in busta paga? Noi non possiamo darvelo, la legge Biagi non lo contempla - rispondono i solerti responsabili del personale - Se non vi va bene potete andarvene, abbiamo la fila di persone che chiedono colloqui per lavorare qui». E questo è vero, le domande e i curriculum si affastellano nei file della dirigenza Cos: spesso chi approda alla Cosmed - o alla gemella Sicos - fugge da condizioni di lavoro ancora più selvagge e peggio retribuite. Lo stesso Gaetano ha lavorato qualche mese ad Alice service, il call center della centralissima Piazza della Repubblica a Catania, commesse Telecom: «Non ho mai visto un euro, ci hanno sempre detto che dovevamo aspettare per i pagamenti. Adesso siamo in vertenza per ottenere quanto ci spetta». E allora tocca accettare. Sbarriamo in agenda i giorni in cui non si lavora: non retribuito. Sbarriamo Pasqua e Pasquetta, Natale, Ferragosto e Capodanno: non retribuiti. Sbarriamo le tre settimane di chiusura in agosto: non retribuite. Sbarriamo i giorni di infortunio e malattia: non retribuiti. Sbarriamo la maternità: non retribuita. Sbarriamo anche il tfr, mentre per la pensione forse qualche spiccioletto riusciamo a metterlo da parte, grazie alla gestione separata dell'Inps, quella dei lavoratori di serie Z. Ecco alla fine i 109 euro di Anna: si rifarà per pagare la benzina? Qui, sullo stradone che da Misterbianco conduce a Catania, non arrivano mezzi pubblici, e ai collaboratori a progetto, ovviamente, non è neppure concesso il posteggio nello spiazzo aziendale. E' un viavai di macchine di familiari che lasciano davanti al call center figli o coniugi, oppure le automobili possono essere lasciate fuori: l'euro di un'ora di lavoro potrà essere utilmente devoluto al Capo, il parcheggiatore abusivo.
Una condizione di precarietà e umiliazione comune almeno a tremila operatori, nel catanese. Se si escludono i lavoratori del call center Vodafone, che hanno tutti rapporti di lavoro subordinati - seppure vi sia il ricorso all'interinale - il resto degli operatori si raccoglie nei big della Cos (Sicos e Cosmed, 800 persone), alla Kronos (200), alla Mibi (200), ad Alice service (80), più vari minori: In linea, Regno Verde, Servicom, Touch Down, Biosan. Sicos e Cosmed hanno già scioperato due volte da inizio anno, mentre venerdì 18 marzo, insieme agli altri 6 call center, hanno fermato il lavoro e manifestato per difendere una piattaforma con tre punti qualificanti: un fisso mensile certo, i diritti sindacali, la graduale stabilizzazione dei contratti. Per il momento, infatti, tutti gli operatori sono contrattualizzati come «lap», lavoratori a progetto rinnovabili ogni tre o sei mesi, praticamente prorogabili a vita. A guidare le proteste, Massimo Malerba, segretario provinciale del Nidil: «I lavoratori - ci spiega - sono abbastanza sindacalizzati e cominciano a reagire allo sfruttamento. Abbiamo un incontro con la Cos il 5 aprile, lì puntiamo ad avere garanzie certe». Pippo Di Natale, segretario provinciale Cgil, conferma che un buon risultato al tavolo Cos avrebbe un effetto «trascinamento» sulle altre aziende: «La piattaforma vale per tutti i call center, puntiamo a un fisso mensile e alla graduale stabilizzazione».
Negli altri call center, d'altra parte, i lavoratori hanno dovuto vedersela addirittura con il lavoro nero. A Giuliana, da gennaio a maggio del 2004 ad Alice Service, è stato detto più volte che avrebbe firmato un contratto, ma questo non è mai arrivato: «Lavoravo in nero e a provvigione - racconta - per 2,50 euro all'ora. Per i pagamenti mi chiedevano di aspettare, dicevano di avere problemi finanziari. Ma intanto vedevo che compravano l'appartamento vicino, che acquistavano nuovi computer». I «salari» di Giuliana non sono mai arrivati, e anzi di recente le ha telefonato un sedicente consulente di Alice che le ha consigliato di accettare solo il 40% del dovuto, «è un consiglio da padre», le ha detto alla fine. Altri tre ragazzi ci confermano di avere arretrati non riscossi da Alice Service. Ma la Telecom, che affida gli appalti, conosce la situazione dei lavoratori? Bisogna ritenere di sì. Innanzitutto perché gli operatori si presentano sempre come «Telecom Italia», possono accedere con username e password ai profili dei clienti (e dunque violano potenzialmente la loro privacy anche quando lavorano in nero), hanno avuto l'autorizzazione a partecipare al concorso «Vendi e vinci», che assicura premi a chi vende più prodotti. Da qualche mese Alice service ha scelto di passare ai contratti a progetto, e i collaboratori fanno dai 250 ai 400 euro mensili come part time: niente fisso, tutto a provvigioni. Un'altra giovane ha lavorato per il call center Tin it, sempre a commessa Telecom, ma ha lasciato dopo poche settimane perché i datori di lavoro cambiavano sempre le carte in tavola sull'entità dei compensi, non c'era contratto. Stessa precarietà alla Kronos, dove un'operatrice parla di 400 euro medi al mese per 5 ore di lavoro 5 giorni a settimana.
(2/Fine. La prima parte è stata pubblicata sul manifesto del 29 marzo 2005)
fonte Il Manifesto, 01/04/2005
Un anno e mezzo fa si scriveva
Sciopero nelle grandi compagnie e nei call center: più salario e diritti in tutta la filiera
Il sindacato chiede 115 euro, Assotel ne offre solo 58. Miceli (Cgil): «Trasparenza negli appalti».
Intanto Rifondazione lancia la sua inchiesta
di ANTONIO SCIOTTO
Si sono fermati per quattro ore, ieri, i lavoratori di Telecom, Tim, Vodafone, Wind, H3G, Fastweb ma anche gli operatori delle meno note Telecontact Center, Albacom, Eutelia, Cosmed, Comdata, Ensi-Ericsson. E non è cosa da poco, poiché le prime - che offrono la patinata immagine delle bellone sorridenti e felici con i loro telefonini sempre trillanti - hanno dietro di sé le altre aziende, dove il lavoro è molto meno garantito, i salari ben più bassi, i contratti intermittenti e traballanti. Senza contare le catene del subappalto, dove micro call center occupano in tutta Italia migliaia di telefonisti in nero. Una sfida difficilissima per il sindacato confederale - Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil - abituato ai tempi comodi della monopolista Telecom e che oggi si vede scoppiare in mano la giungla dei lavori precari. Ieri, dunque, il primo stock di 4 ore di sciopero, con un'adesione tra il 60% e il 70%, un ottimo segnale in vista del rinnovo del contratto delle telecomunicazioni, il cui tavolo si è arenato a causa delle resistenze della Assotel, l'associazione delle potenti compagnie di telecomunicazioni.
Annunciando altre 4 ore di sciopero entro luglio, se la controparte non darà segnali diversi, il segretario generale della Slc Cgil Emilio Miceli parla di «una giornata importante», con manifestazioni in tutte le sedi confindustriali italiane, agli ingressi dei gestori della telefonia, con un'adesione particolarmente forte nel settore Rete della Telecom: «Chiediamo 115 euro di aumento - spiega - ma ce ne offrono solo 58. Applicano in maniera stretta gli accordi del `93, tenendo conto di un'inflazione programmata che il governo si è programmato da solo. Noi facciamo una richiesta equilibrata, l'aumento del 7,5%. Bisogna considerare che questi gruppi fanno grossi profitti: crescono 6 punti sopra il pil».
Ma nella piattaforma non si parla solo di salario. Le compagnie di telecomunicazioni resistono soprattutto su un punto che invece è assolutamente dirimente, quello degli appalti e delle esternalizzazioni. A fronte dei 120 mila lavoratori garantiti, infatti, ce ne sono diverse migliaia senza diritti, e il sindacato punta a precisi obiettivi: «Dobbiamo ottenere - spiega Miceli - che tutti gli operatori, anche quelli in appalto, siano ricompresi nel contratto delle telecomunicazioni. Ci vogliono regole certe sulle esternalizzazioni, lasciando in capo all'impresa madre la responsabilità dei rami di azienda che vengono estromessi. Basta, poi, con i subappalti selvaggi: bisogna sapere chi lavora per una compagnia, avere chiarezza e riconoscibilità, diritti fino all'ultimo anello della filiera». Il segretario Cgil prende ad esempio Atesia, call center in appalto Telecom con 4 mila operatori, di cui solo 224 sono a tempo indeterminato: «Continuano ad assumere lavoratori a progetto, 1600 nell'ultima infornata, mentre gli altri operatori non hanno prospettive certe. L'accordo del 24 maggio 2004 non decolla, e se non verrà applicato entro l'estate per il sindacato sarà carta straccia». L'intesa, oltretutto, ha ricevuto una forte contestazione interna, con scioperi messi su dai precari autorganizzati: disagio e difficile sindacalizzazione che devono essere gestiti, in modo da ottenere prospettive di stabilizzazione per tutti.
E intanto Rifondazione comunista annuncia una grande inchiesta sul mondo dei call center, che verrà presentata a inizio luglio. Il manifesto ha avuto alcuni dati in anticipo: il dipartimento inchiesta guidato da Vittorio Mantelli quantifica in 600 mila gli operatori in Italia, con un'età media di 31 anni (il 45,1% ha fino a 29 anni, mentre il 37,8% ha tra i 30 e i 39 anni e già il 17,1% supera i 40 anni). Il 75% degli operatori sono donne, il 25% uomini. La maggioranza sono precari: solo il 46% ha un contratto a tempo indeterminato, il 16% è dipendente a termine, il 38% parasubordinato. Ben il 41,8% vive con i genitori, il 40,6% divide casa con il coniuge, il 5,2% con amici, il 12,4% vive da solo.
Paghe e aspettative: ha un compenso fisso meno della metà degli operatori (il 45,9%); il 33,1% guadagna in base ai risultati raggiunti (a provvigione), il 21% secondo la quantità di tempo lavorato. Tra i precari, il 51,6% spera di essere assunto a tempo indeterminato, il 32,9% lo vorrebbe, ma afferma che non ci sono le condizioni; il 15,5% non è interessato. Quasi la metà (il 44,2%) risponde che la cosa che pesa di più è la mancanza di prospettive. «L'inchiesta - spiega Mantelli - verrà illustrata in un convegno organizzato dal Prc: interverrà il nostro responsabile lavoro, Ferrero, e inviteremo quelli degli altri partiti. Noi crediamo che il tema della precarietà sia nodale nel programma dell'Unione, e vertenze come Atesia sono paradigmatiche quanto la Fiat o le delocalizzazioni. Dobbiamo chiarire come ricostruire il lavoro se andremo al governo, e in questo senso il superamento della legge 30 è irrinunciabile».
fonte Il Manifesto, 25/6/05
domenica 15 ottobre 2006
Incontri al vertice e documenti
Osservazioni al DDL finanziaria 2007
- Art. 18 (cuneo fiscale): va corretta la deducibilità delle “spese per apprendisti e disabili” dato che la formulazione è quantomeno fuorviante, e potrebbe dare adito a paradossi intuibili.
- Art.41 (acquisti di beni e servizi della P.A.): va incluso nel dispositivo una norma che vincoli le imprese appaltatrici al rispetto dei CCNL, nonché degli indici di congruità di cui al successivo art. 169;
- Art. 85 (aumento contributi per apprendisti e collaboratori):
- Art. 86 (malattia e maternità per collaboratori):
- Art. 166 (interventi a carico del Fondo occupazione:
- Art. 167 (conferma incremento disoccupazione ordinaria): si proroga per un anno le disposizioni della legge 80/05 che scadevano a dicembre ( indennità al 50% per 10 mesi per gli ultracinquantenni, nove per gli over 40 ma meno di 50, sette per gli altri);
- Art.168 (Comunicazione di dati e lotta al sommerso):
- Art. 169 (indici di congruità):
- Art. 170 (DURC): si istituisce il Durc per qualunque impresa voglia beneficiare di vantaggi previsti dall’ordinamento, ed a patto si rispetti il CCNL e gli eventuali accordi di secondo livello;
- Art. 171 (Adeguamento sanzioni): si adeguano le sanzioni, a seguito della sentenza della C. Costituzionale;
- Art. 171 (Comunicazione il giorno prima):
- Art. 174 (finanziamento apprendistato) : si confermano i 100 milioni di Euro per il finanziamento delle attività formativa nell’apprendistato;
- Art. 175 (Mobilità Lunga): si riaprono i termini (entro fine febbraio ’07) per accordi che pongano in mobilità lunga un massimo di 6000 lavoratori, interamente a carico delle imprese ogni permanenza in mobilità ulteriore rispetto ai termini di legge (il che significa, aldilà della incongruenza con i propositi di interventi sulla vita lavorativa di cui al prossimo tavolo con il governo, che da questa misura sono escluse le imprese fallite, in amministrazione controllata, ecc.);
- Art. 176 (ammortizzatori sociali in deroga): si confermano misura e stanziamento degli accordi territoriali sugli ammortizzatori in deroga (460 milioni di Euro); unica modifica, gli accordi vanno completati entro il 20 maggio ’07;
- Art. 177 (emersione lavoro sommerso dipendente): la norma prevede, entro il 30 settembre ’07, la facoltà di attivare accordi aziendali/territoriali che facciano emergere lavoratori in nero, con una contribuzione a carico per 2/3 a carico dell’impresa per ricostruire, nei limiti dei cinque anni precedenti, il montante contributivo del lavoratore, che per i successivi 24 mesi non può essere licenziato. La norma dà diritto all’impresa di beneficiare, per il futuro, del cuneo fiscale. La norma è buona con queste correzioni:
- Art. 178 (trasformazione di collaboratori in dipendenti) : sulla falsariga dell’articolo precedente, qui il termine per la stipula degli accordi è il 30 aprile, e l’impresa che trasforma il lavoro in lavoro dipendente è obbligata a versare all’Inps un contributo aggiuntivo pari alla metà del contributo versato, tempo per tempo, per il collaboratore. Questo versamento attiva una ulteriore contribuzione a carico dell’Inps che completa, per l’intero periodo svolto in collaborazione, il montante contributivo per il lavoro dipendente. Ugualmente, l’impresa potrà in futuro beneficiare del cuneo fiscale. Anche qui la norma è ottima con queste annotazioni:
- Art. 179 (iscrizione in lista di mobilità senza indennità): viene confermata la norma, con uno stanziamento di 37 milioni di Euro;
- Art. 180 (Contratti di solidarietà al 25%): si conferma la norma, stanziando 25 milioni di Euro
- Art. 192 (politiche per la famiglia) si preannuncia un tavolo per la definizione dei requisiti professionali degli assistenti familiari (badanti?).
- Mancano invece::
CGIL CISL UIL
Incontri al vertice (1)
PER LA CORRETTA ATTUAZIONE DELLE ISTRUZIONI FORNITE DAL MINISTERO DEL LAVORO CON LA CIRCOLARE N. 17 DEL 14 GIUGNO 2006 CON SPECIFICO RIFERIMENTO Al CALL CENTER
Addì, 4 ottobre 2006, in Roma, presso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, alla presenza del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, a conclusione di una serie di incontri di approfondimento circa i contenuti della circolare ministeriale n. 17 del 14 giugno 2006 con la quale sono state date istruzioni per il corretto ricorso alla figura dei collaboratori a progetto nell'ambito delle attività dei call center, Confindustria, unitamente a FITA ed Assocontact e le Segreterie Confederali di CGIL, CISL, UIL hanno convenuto di definire con il presente avviso comune le procedure per favorire la corretta attuazione delle istruzioni medesime in tutte le aziende che operano nel settore dei call e contact center e telemarketing, ovunque localizzate.
A tal fine Confindustria e CGIL, CISL, UIL hanno assunto come presupposto delle procedure da attivare l'adozione, nella Legge Finanziaria per il 2007, di uno specifico intervento legislativo affinché in tutti i casi in cui un collaboratore coordinato e continuativo o con contratto a progetto ex art. 61 e seguenti del d.lgs. 276/03, sia interessato da percorsi di trasformazione che prevedano la successiva assunzione nell'ambito di specifici accordi aziendali, si proceda al versamento di una contribuzione aggiuntiva a quella già versata dalla medesima azienda, in parte a carico della stessa anche con versamenti rateizzati nel tempo, da accreditare sulla posizione previdenziale individuale già attivata per quel collaboratore autonomo presso la gestione separata INPS.
Le parti convengono altresì che per la completa efficacia in termini previdenziali della suddetta misura definita con la Legge Finanziaria per il 2007, si provveda con successivi provvedimenti in materia dì disciplina della totalizzazione e della ricongiunzione dei diversi periodi contributivi.
Tutto ciò premesso, le parti convengono che:
1. per ciascuna realtà produttiva interessata, il percorso di trasformazione dei rapporti di collaborazione venga avviato, in coerenza con le esigenze organizzative e produttive dell'impresa, con la definizione di un accordo sindacale con il quale si stabilisce:
1.1. che per le attività di out bound il ricorso al lavoro a progetto è consentito in coerenza con quanto previsto nella citata circolare ministeriale n. 17/06;
1.2. l'individuazione dei rapporti di collaborazione oggetto di trasformazione inerenti attività in bound svolte in via temporalmente prevalente;
1.3. i tempi entro cui gli interessati formalizzeranno, in sede di conciliazione ex artt. 410 e 411 del c.p.c., l'accettazione della proposta di assunzione in un quadro transattivo che definisca ogni reciproca pretesa relativa al pregresso periodo di collaborazione;
1.4. che i singoli contratti di assunzione verranno stipulati nel rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro applicato in azienda e delle leggi vigenti;
1.5. che le assunzioni verranno effettuate con criteri di gradualità nell'arco di 12 mesi a decorrere dalla data di sottoscrizione dell'accordo sindacale con quote trimestrali del 25%.
2. Gli atti di conciliazione individuali che verranno perfezionati nell'ambito del percorso specifico definito dall'accordo sindacale, cui farà seguito la contribuzione aggiuntiva di cui in premessa, definiranno anche nei confronti dei terzi la posizione individuale del collaboratore per tutti i profili anche previdenziali, connessi alla qualificazione del rapporto.
3. Ai fini di una più efficace attuazione del programma di trasformazione delle collaborazioni le parti ritengono necessario altresì:
3.1. il finanziamento di un credito di imposta a favore delle trasformazioni da rapporti di collaborazione in rapporti di lavoro a tempo indeterminato nonché l'adozione di provvedimenti legislativi per interventi in deroga di ammortizzatori sociali per le ipotesi di ristrutturazione/riorganizzazione di imprese del settore;
3.2. il ricorso alle risorse del fondo di accantonamento per la formazione costituito per i lavoratori parasubordinati con legge n. 289/2002, per il finanziamento di piani concordati di qualificazione/riqualificazione dei collaboratori con contratto a progetto impiegati nelle imprese del settore;
3.3. interventi legislativi per l'individuazione di criteri di congruenza per gli appalti pubblici delle attività del settore;
3.4. l'avvio di un confronto in sede confederale sui temi che interessano il migliore e più equilibrato sviluppo del settore; in tale contesto, ai sensi del d.lgs. n.276/2003, le parti attiveranno, un confronto per stabilire clausole più favorevoli per i collaboratori.
Ai fini della migliore gestione del percorso individuato nel presente avviso comune, le parti si attiveranno per fornire, ai livelli e nelle sedi più appropriate, le istruzioni, le indicazioni e l'assistenza ai rispettivi rappresentati.
CONFINDUSTRIA CGIL CISL UIL