mercoledì 31 maggio 2006

Questo sulle postazioni sicuramente no!

Sembra un normale telefono cellulare, ma esaminandolo attentamente si scopre che in realtà è una pistola calibro 22, dotata di quattro proiettili e pronta a sparare. Il grilletto è sostituito con i tasti dal 5 all'8 e l'unica differenza rispetto ad un vero telefono è il peso, di poco superiore. Sono state subito allarmate le forze dell'ordine americane e gli addetti all'ispezione dei bagagli negli aeroporti.

L'arma ha in tutto e per tutto l'aspetto di un telefono cellulare, caratteristica che permetterebbe ad un potenziale terrorista di introdurla a bordo di un aereo eludendo i controlli. La sola possibilità di smascherare l'inganno sta nel peso dell'oggetto, reso maggiore dai quattro proiettili inseriti al suo interno.

La polizia di New York, l'Fbi e il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale sono stati avvisati del pericolo. Fino ad ora gli unici esemplari del telefono che spara sono stati sequestrati in Europa, ma secondo alcune indicazioni potrebbe entrare in circolazione anche negli Usa.

Basterebbe, infatti, inserire la calibro 22 formato cellulare in un bagaglio a mano per non essere scoperti dalla sorveglianza. Tutte le caratteristiche dell'arma sono state fornite agli ispettori dei bagagli degli aeroporti, in modo da impedirne l'ingresso nei velivoli.


Fonte: Corriere della Sera, 19/05/2006

martedì 30 maggio 2006

Dalle tariffe relax...allo stress non tariffato

Troppo stress nei call center
In arrivo una serie di scioperi contro l'eccessivo stress a cui sarebbero sottoposti i lavoratori.

Il sindacato autonomo Snater ha proclamato una serie di scioperi nei call center di Telecom Italia che gestiscono i servizi clienti 187, sia commerciale che guasti per la clientela residenziale, 191 per la clientela affari, il 119 dell'ex Tim per la telefonia mobile e il nuovo reparto dell'outbound, cioè il reparto interno di televendita.
Gli scioperi iniziati il 15 maggio, e proseguiti fino al 24 maggio, hanno avuto una sospensione a causa della cosidetta tregua elettorale, ma continueranno dal 2 al 7 giugno prossimi.
Sotto accusa è l'organizzazione di lavoro interna ai call center, dove la ricerca esasperata della saturazione degli orari di lavoro, per cui i lavoratori devono essere sempre e comunque inclusi, e l'eccessivo stress causato da obiettivi di vendita sempre più esasperati e irrealistici, aumentano lo stesso tasso di assenteismo per malattia e costringono molti lavoratori a rassegnare le dimissioni.
Dice testualmente il comunicato dello Snater: "I ritmi di lavoro sono inaccettabili e spesso non c'è nemmeno lo stacco di un secondo fra una chiamata e l'altra che gli operatori ricevono in cuffia. I controlli sono ormai un incubo e possono essere fatti anche sul singolo lavoratore."
"I turni sono sempre più pesanti, gli obiettivi commerciali sono sempre più condizionanti, i casi di stress, ansia e depressione sono in crescita costante». Una situazione che riguarda lavoratori compresi in media fra i 35 e i 40 anni che ne hanno passate di tutte: dalle riqualificazioni alle ristrutturazioni alla precarietà diffusa grazie ai vari pacchetti Treu e legge 30."
"L'operatore può abbandonare la propria postazione solo nelle pause di legge preassegnate e seduto davanti al suo videoterminale con la cuffia in testa, riceve direttamente e automaticamente, una dietro l'altra, le chiamate dei clienti, senza dare il suo consenso alla risposta".
E' possibile che il fronte delle agitazioni si allarghi presto anche alle altre organizzazioni sindacali delle Tlc, in primis quelle confederali, che giudicano inadeguate le aperture su un innalzamento dell'inquadramento professionale nei call center. A fronte delle aspettative per il nuovo contratto non hanno ancora raggiunto un accordo con Telecom Italia sui nuovi turni di lavoro del 187 che si presentano particolarmente disagiati, mentre non è stato ancora definito il premio di produttività (cosidetto "premio di risultato") per il 2006, la cui prima tranche verrebbe erogata in Giugno.


[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-05-2006]

lunedì 29 maggio 2006

No comment

Atesia licenzia i dissidenti

Nonostante l'accordo recentemente siglato con Cgil-Cisl-Uil, tra i lavoratori precari che non verranno assunti ci sono tutti i componenti del collettivo autogestito.

In foto la centralinista che spicca nella homepage di Atesia

Atesia è la più grande società di call center italiana, fondata da Telecom Italia, che ancora, ne possiede una quota; ora è di Alberto Tripi (e famiglia), proprietario anche di Finsiel, degli altri call center Cos, che lavorano per tutti da Telecom Italia alla Rai, dall'Aci al Governo, dall'Alitalia a Wind e a Sky. Atesia è anche il simbolo della flessibilità esasperata e selvaggia, prima e dopo la legge 30: dal tempo dei famigerati co.co.co, cioè quasi tutti i suoi dipendenti, fino agli attuali contratti a progetto che, secondo una circolare (l'ultima) dell'ex ministro del Lavoro Maroni (uno che si definisce pregiudizialmente favorevole alla flessibilità), difficilmene si dovrebbero utilizzare in un call center. Un punto fermo positivo, anche se parziale e con limiti, avrebbe dovuto essere l'accordo siglato tra il gruppo Atesia-Almaviva e Cgil-Cisl-Uil, al fine di stabilizzare un forte numero di rapporti di lavoro, trasformandoli in parte in contratti a tempo indeterminato o di inserimento, e in parte in contratti a tempo. L'accordo è stato raggiunto soprattutto grazie alla spinta portata avanti con scioperi, assemblee, manifestazioni, la mobilitazione degli enti locali romani e del Collettivo Precari Atesia: è un Collettivo autogestito e autonomo dai sindacati confederali che, in pratica, ha fatto una grossa azione di supplenza rispetto ai sindacati confederali. Questi ultimi, nel caso Atesia, avevano mostrato per troppo tempo insufficienze, omissioni, carenze, debolezze e subalternità; paradossalmente, Almaviva ha dovuto legittimare e cercare un accordo con i sindacati ufficiali, per non essere travolta da quelli non ufficiali. L'accordo è contestato dal Collettivo Precari Atesia, che ha chiesto (invano) che si tenesse un referendum approvativo tra i lavoratori, come ormai di prassi avviene in occasione del rinnovo di molti contratti importanti nazionali e aziendali. Il punto è che, nei giorni scorsi, la direzione Atesia ha provveduto a trasformare i primi contratti precari in tempi indeterminati, escludendo sistematicamente i componenti del Collettivo Precari e quanti hanno partecipato più attivamente alle lotte.
La Polizia sarebbe stata presente all'interno degli stessi uffici del personale per garantire l'incolumità dei quadri aziendali da chissà quali minacce, inesistenti finora visto il carattere assolutamente pacifico e non violento di tutte le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici di questo call center. Adesso i lavoratori del Collettivo Precari sperano che intervengano anche i nuovi ministri del Lavoro e del Welfare, Damiano e Ferrero, provenienti dalle file del sindacato della Cgil e da sempre critici verso le forme esasperate e senza diritti della flessibilità, per mettere fine a questi licenziamenti "di rappresaglia"

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-05-2006]

Simpatica pubblicità


venerdì 26 maggio 2006

Coloro coloriti

Dal "Codice di comportamento..." art.4
 
L'abbigliamento e l'igiene personale di coloro che lavorano in azienda devono essere decorosi e rispettosi di tutti
 
E se un giorno qualcuno approfittando dell'estate venisse con una maglietta con il logo tim un pò taroccato? ipotesi non propriamente prevista :-)

Aggiornamento tariffe AOM


Punti da ponderare

Cari amici,
il punto 10) del Codice di comportamento per i collaboratori (rev.01 del 9/5/2005) che probabilmente avete firmato anche voi recita:
Durante le ore di lavoro non è consentita l'attivazione di telefoni cellulari ove questo arrechi disturbo alle attività lavorative. Le telefonate urgenti potranno essere effettuate o ricevute al numero di centralino
Ora, mi dite voi, se tenuti sulla postazione con vibracall e senza rispondere (o al max qualche sms quando in ACW), quale è il nesso col disturbo (all'azienda o al cliente) previsto da tale articolo, più del chiasso che normalmente gli operatori generano (questo sì una vera pena)? O qualcuno di voi ha ricevuto o effettuato (con minore disturbo) telefonate al/dal centralino?

Commenti privati giunti da colleghi


1) Cominciamo tutti a fare chiamate a scrocco dal centralino Datacontact...anche solo una al giorno per ogni operatore, verso cellulari, possibilmente. Toglieranno anche il centralino? E la centralinista?
2) Hai ragione, continuiamo a mettere cellulari sulla postazione coprendoli con il portacuffie. Ci faranno togliere anche le cuffie? E poi?

giovedì 25 maggio 2006

Cliente pronto alla battaglia

Kuala Lumpur, 12/4/2006 (Malaysia) - Chi ha in casa figli o nipoti sempre al telefono e teme un salasso anche per la prossima bolletta, si può consolare compiangendo Yahaya Wahab, un utente malese che si è visto recapitare una bolletta telefonica dall'importo davvero astronomico: 218 trilioni di dollari, ossia 182 trilioni (migliaia di miliardi) di euro.

La vicenda in sè non aveva alcun presupposto fantastico: il signor Yahaya Wahab ha raccontato di aver chiesto in gennaio la disattivazione della linea telefonica intestata al compianto padre, saldando una bolletta residua di 23 dollari (quasi 20 euro). Successivamente, però, Telekom Malesya (l'incumbent locale) gli ha inviato una bolletta da 806mila milioni di ringgit (182 trilioni di euro), relativa a traffico telefonico generato negli ultimi giorni di vita dell'utenza. Con la richiesta di saldo entro 10 giorni, pena il ricorso alle vie legali da parte dell'operatore.

Certo di non avere contatti extraplanetari, il signor Yahaya ha ipotizzato un errore di fatturazione, o un utilizzo illegale dell'utenza telefonica. "Se la compagnia telefonica intende intraprendere un'azione legale come ha dichiarato, sono pronto ad affrontarla. Non vedo l'ora" ha affermato il malcapitato utente.

fonte: punto informatico

come non credergli, le "ultime volontà" non si ignorano mai, specialmente se di un proprio congiunto*

*con "giunto cablato", certamente

mercoledì 24 maggio 2006

Citazioni citabili

Mutatis mutandis

(...) il padrone e i suoi operai. Una combinazione, anche questa, assolutamente unica nella storia del mondo occidentale, di autoritarismo e paternalismo. Alle Acciaierie di Terni, per esempio (inizi secolo XX) gli ordini di servizio erano severissimi: (...) si eliminavano i telefoni sulle scrivanie degli impiegati costringendoli, per qualsiasi comunicazione, a fare la coda davanti a un apparecchio a gettoni (...)

Panorama, Fabbriche, 13/10/2005

L'essenza della fabbrica è la disciplina, di D.S.Landes, The rise of capitalism, p.14, 1966

sabato 20 maggio 2006

Tra Londra e Matera...

Ma...rientriamo anche noi tra gli "operatori economici con le attività nei Sassi"? Mistero

Matera: rivoluzione nei Sassi, telecamere per il traffico
Dal 2 giugno inizia nei Sassi la sperimentazione del "telepass": lo ha annunciato l'amministrazione comunale. L'ingresso delle auto negli antichi rioni delle case in tufo avrà modalità simili agli accessi controllati in uso a Londra. Si prevede una rivoluzione nella circolazione dei veicoli. E' un progetto, peraltro, di cui si parla da tempo.
Sono previste due telecamere ai due ingressi dei Sassi: via D’ Addozio per il Sasso Barisano e via Buozzi per il Sasso Caveoso. Le telecamere "leggono" le targhe trasmettendo i dati in tempo reale al comando dei vigili urbani. Solo quelle autorizzate possono transitare. Le auto non autorizzate (identificate dalle targhe) riceveranno invece delle contravvenzioni (importi ancora da definire).
I beneficiari delle autorizzazioni sono: residenti, operatori economici con le attività nei Sassi, forze di polizia, ambulanze, mezzi delle delle istituzioni, mezzi dell'igiene urbana e di altri servizi indispensabili. Saranno autorizzati anche i turisti ma solo se provvisti di prenotazione alberghiera.
Una soluzione che intende scongiurare il traffico-caos nei Sassi. Ma, nello stesso tempo, metterà alla prova i parcheggi (saranno sufficienti?) fuori dagli antichi rioni.

da notizie on line del 18.5.2006

venerdì 19 maggio 2006

Se ci dovesse chiamare Moggi?!





















OK, OK, al BO (Back Office) per un TT (Trouble Ticket)


sabato 13 maggio 2006

Ora che TIM ci ha ripensato...

Tim TuttoRelax: blocco ingiustificato?
A cura della Redazione


Abbiamo evitato volontariamente di inserire notizie sulle sospensioni operate da Tim dall' inizio del mese circa i contratti TuttoRelax (post e prepagati), in attesa di un epilogo felice per entrambe le parti. Questo epilogo, a quanto pare, stenta ad arrivare e dunque vediamo di ricostruire quello che è successo partendo dal principio.
Innanzitutto cerchiamo di capire bene cosa è TuttoRelax: lanciata in ottobre dello scorso anno, la tariffa permette a chi la sottoscrive di  avere gratis un telefonino UMTS e poter chiamare tutti i numeri di qualunque gestore e videochiamare tutti i numeri TIM a zero centesimi di Euro al minuto, pagando solo lo scatto alla risposta. Il costo per sottoscrivere TuttoRelax ammonta a 50 euro mensili, per un minimo di due anni e con obbligo di presentare la propria carta di credito (inizialmente solo CartaSi, poi esteso a Visa e MasterCard dai primi di dicembre 2005) come metodo di pagamento. Per le TuttoRelax prepagato, il monte minuti mensile è di 1000 unità, per gli abbonamenti arriva a 1500. Inoltre, TuttoRelax permette di inviare gratis Sms a tutte le numerazioni, oltre ad altri benefit come la ricezione quotidiana del VideoTGCom, vedere i VideoGoal della squadra del cuore, scaricare 3 brani musicali al mese dall'i.Music Store di TIM, ed avere gratis fino a 100 MB di traffico Wap al mese per navigare liberamente nel Wap di TIM. Il focus dell'offerta, ovviamente, è incentrato sui minuti inclusi al mese e sugli Sms inviabili: come specificato, per la TuttoRelax ricaricabili i minuti inclusi di chiamate verso tutte le direttrici sono 1000 (1500 per i postpagati, che però hanno al massimo 1500 Sms inviabili); per inviare Sms illimitati verso qualunque numerazione bastava quindi far rimanere qualche minuto residuo a disposizione del contatore della TuttoRelax prepagata.

Autoricarica, come ottenerla?
Cosa è successo, dunque, per arrivare alle sospensioni di questi giorni ed al ritiro della promozione di venerdì scorso? Innanzitutto teniamo a precisare che oltre alle TuttoRelax sono state disattivate moltissime sim Tim con profilo tariffario Autoricarica 190 "Old", ovvero quelle carte con tariffa non rimodulata dal gestore che permettevano la fruizione di un bonus pari ad 1,86 euro per ogni 50 Sms/minuti di chiamate ricevuti da Tim. Di queste TimCard in giro ce ne sono parecchie e con l'avvento sia della TuttoRelax che dell'invio via Web di messaggi gratuiti (ne parleremo poi) sono comparse in vendita in vari siti tipo eBay con all'interno credito residuo a tre zeri. Basta pensare, infatti, che chiunque abbia avuto una TuttoRelax puo' aver tranquillamente inviato a raffica (sia manualmente che con programmini free dal PC se non con le varie Suite dei telefonini cellulari compresi nell'offerta) centinaia di migliaia di messaggini, con le conseguenze che immaginate. Oltre alla Autoricarica 190 Old, le direttrici numeriche più gettonate per i ricaricatori sono senza dubbio quelle delle USIM Tre, magari con SupertuaPiù come piano tariffario. La tariffa permette infatti di ricevere un accredito dal mese successivo (nota bene: traffico puro, non bonus con scadenza) di ben 10 centesimi al minuto per quanto riguarda le chiamate da numerazioni non Tre e di 4 centesimi per ogni Sms ricevuto. Anche qui, si fa alla svelta a fare due conti su come possa essere possibile che sulla già citata eBay circolino USIM Tre in vendita con credito residuo di 1000, 2000 o 5000 euro.
Altro "canale" interessato dall'onda dei ricaricatori è quello delle linee 899: una volta stracaricate le proprie sim, moltissime persone hanno intravisto una sorta di business: tramite prestanomi o personalmente (chi aveva partita IVA) hanno acquistato una linea 899, sulla quale dirottare il traffico di 3, 4 o più sim autoricaricate con le modalità sopra descritte. Nella maggior parte dei casi, il business è sfumato malamente, dato che il traffico in entrata sulle linee 899 è monitorato attentamente dal gestore ed una volta notate le decine di chiamate effettuate sempre dalle stesse numerazioni (nella stragrande maggioranza provenienti solo da USIM Tre), scatta automaticamente la segnalazione al concessionario del servizio che a sua volta ha tutto il diritto di sospendere lo stesso per 12 mesi, in attesa di accertamenti atti ad escludere un abuso non autorizzato. Sui calcola che le nuove richieste di linee 899 fondate su numerazioni Tre per oltre l'80% siano state bollate come "irregolari per traffico anomalo".
Ci sono giunte segnalazioni anche di altri modi più o meno leciti per sfruttare il credito derivante dalle super autoricariche, ovvero quello di rivendere lo stesso a terzi inserendo la sim in appositi centralini telefonici. Senza contare che il fenomeno ha dato la stura ad una serie di attivazioni collettive di TuttoRelax (con gruppi da 5 a dieci unità), con accordi precisi circa il numero di Sms giornalieri da spartirsi per autoricaricare le proprie sim.
Ultima frontiera dell'autoricarica, ma non necessariamente in ordine di importanza, è quella dello sfruttamento da parte degli utenti delle varie promozioni estemporanee dei gestori o quelle legate a MNP o vendita di nuove sim card. Decisamente opportuna è stata la promozione di Tim chiamata Parli Gratis: chiunque acquistasse una nuova sim card del gestore, infatti, aveva l'opportunità di usufruire di ben 1000 minuti di traffico da dirottare verso le proprie sim autoricaricanti nei trenta giorni successivi all'attivazione della promo. La promo, decisamente allettante, è stata sottoscritta in massa, dato che mille minuti di chiamate verso una USIM Tre con profilo SuperTuaPiù generavano circa 100 euro di bonus da sfruttare il mese successivo. Considerando che una TimCard costa 5 euro, con un minimo investimento di 50 euro (10 TimCard) si poteva usufruire di un traffico pari ad oltre 1000 euro nelle proprie sim. E non solo: le stesse card, una volta registrate sul sito Tim, danno la possibilità di usufruire di 10 Sms al giorno verso qualunque direttrice; sfruttando le possibilità (ed anche i bug) di alcuni programmini free scaricabili dal Web, per ogni singola sim card Tim diventa possibile quintuplicare o sestuplicare gli invii degli Sms, arrivando a mandare anche oltre 80 Sms al giorno per ogni singola numerazione. Quindi, l'utente che si era accaparrato le 10 TimCard oltre ai 10000 minuti da utilizzare per autoricaricarsi la/e propria/e carta/e, generando un bonus di circa 1000 euro, sfruttando la procedura di cui sopra poteva arrivare anche a raddoppiare il bonus mensile. Tutto questo per tutta la durata dell'offerta (gennaio e febbraio) ed in maniera perfettamente lecita.

TuttoRelax: e ora che cosa succederà?
Ma torniamo alle TuttoRelax, sospese in massa ed a scaglioni dagli ultimi giorni di febbraio in poi. Gli utenti danneggiati, che teniamo a precisare non necessariamente sono autocaricatori, una volta notato che il proprio numero era in una sorta di stand-by si sono rivolti al 119 per chiedere spiegazioni. L'operatore, che come sempre in queste circostanza cade dalle nuvole, ha la consegna da parte di Tim di far mandare dal cliente ad un numero di fax corrispondente al NAF di Roma (la sezione anti frode) vari documenti, tra i quali l' autocertificazione del possesso della linea sulla quale era stata attivata la TuttoRelax (pre e postpagata), oltre alla copia di un documento. Tutto questo, a detta dell'operatore, per verificare che la linea sia intestata effettivamente al sottoscrittore della Relax: una sorta di controllo cautelativo da parte di Tim per verifiche da effettuare per non precisati motivi di ordine tecnico. Gli stessi che hanno portato venerdi scorso alla sospensione definitiva delle nuove attivazioni di TuttoRelax prepagata (le TuttoRelax abbonamento, con il limite dei 1500 Sms/mese, sono ancora sottoscrivibili).
E nel frattempo che cosa è successo dai primi giorni di marzo ad oggi?  Nulla di nulla. Tutti coloro che si sono visti sospendere la linea, tra i quali moltissime persone che utilizzavano la stessa per lavoro e che magari avevano pure effettuato la portabilità del vecchio numero, sono a tutt'oggi al buio completo, in attesa di un contatto da parte di Tim che colpevolmente latita. Le telefonate al 119 per protestare della situazione che ha del grottesco (per usare un eufemismo) non servono assolutamente a nulla: gli operatori non hanno alcuna informazione se non quella di far attendere al cliente la chiamata da parte di Tim.
Non entriamo nel merito della liceità o meno dei metodi di autoricarica selvaggia tramite l'invio di decine di migliaia di Sms al giorno da parte di molti utenti: per questo stiamo attendendo una risposta da parte di Tim. L'unica cosa sicura è che nel contratto firmato dagli stessi utenti si specifica chiaramente che i messaggini inviabili sono illimitati. Sono tutte da dimostrare le tesi finora elaborate circa la sospensione del servizio: si va dalla teoria che le BTS (i ponti radio) di Tim non hanno retto all'impatto violento derivante dall'invio simultaneo di una marea di messaggini, generando quindi un danno per il gestore (tutto da dimostrare) che si arroga il diritto di sospendere la linea dell'interessato, fino ad arrivare all'ipotesi più semplice dell'errore da parte del marketing di Tim nel sottovalutare uno scenario futuro come quello che poi si è verificato; le tariffe autoricaricanti erano già nel mercato da un pezzo (Autoricarica 190 e 300 sono proprio di Tim!) ed i continui intasamenti del servizio di invio di Sms dal sito avrebbero dovuto far riflettere. Come premesso, sono solo ipotesi dato che non esiste alcun commento ufficiale da parte di Tim sulla vicenda. Vicenda che sta diventando un vero e proprio calvario per le decine di migliaia di utenti con il numero principale sospeso.
A nostro avviso la faccenda era perfettamente gestibile in altro modo, specie per quanto riguarda le TuttoRelax: non è la prima volta che un gestore, accortosi che una determinata offerta risulta troppo conveniente per l'utente finale, la rimodula avvisando lo stesso delle variazioni contrattuali. In quel caso, l'utente puo' aderire o meno alle nuove condizioni e decidere entro 30 giorni se recedere o meno dal contratto stipulato all'epoca senza incorrere nel pagamento di eventuali penali. La mancata osservanza da parte di Tim di questa procedura che possiamo (e dobbiamo) considerare standard puo' voler significare molte cose: o che il gestore abbia effettivamente intenzione di appellarsi a qualche cavillo estrapolabile dal contratto  in base al quale procedere penalmente nei confronti di coloro che (a modo di vedere di Tim) hanno abusato del servizio, oppure che effettivamente lo scenario apocalittico descritto sopra è solo frutto di problemi tecnico/burocratici legati ai sistemi Tim e che quindi tutte le linee saranno riattivate al più presto con tanto di scuse, oppure che effettivamente l'invio massivo di Sms in alcune aree ha prodotto dei danni nei confronti di Tim e che quindi la stessa sta valutando il da farsi.
Ma nel frattempo gli utenti che da oltre 20 giorni si sono visti abbuiare la linea senza alcuna spiegazione da parte del gestore (e per la quale continuano a pagare 50 euro al mese di canone senza avere la possibilità di sfruttarla!) a che santo devono votarsi?
La Legge in materia di Telecomunicazioni fornisce vari strumenti. Il più valido e rapido potrebbe essere senza dubbio quello descritto sul sito del Garante: dal giugno 2002, infatti, esiste una delibera specifica (182/02/CONS) che regolamenta la risoluzione delle controversie tra organismi di telecomunicazioni ed utenti. Se proprio vi siete stancati di attendere la fantomatica telefonata da parte di Tim per informarvi sullo stato (e sul futuro) della vostra linea, vi consigliamo di leggere attentamente tutta la procedura da seguire che trovate qui.
Ci auguriamo che tutto possa risolversi in una bolla di sapone, anche se il ritardo clamoroso da parte del gestore nel prendere una posizione chiara e trasparente fa pensare che questo editoriale avrà un seguito...


fonte: Newsmobile.it, 20/03/2006

mercoledì 10 maggio 2006

Le proporrei un aumento. Riflessione

Se l'azienda limita (o punisce) la navigazione personale
I LICENZIATI DI INTERNET

di Beppe Severgnini

Un lettore del Corriere on line racconta di essere stato punito dall' azienda in cui lavora perche' sorpreso a scrivere e mail alla rubrica Italians (www.corriere.it/severgnini). Particolare curioso: il lettore dice che non gliene importa niente (in un posto del genere, scrive, non ci vuol restare). Dettaglio interessante: l'azienda in questione e' una nota multinazionale nel campo elettronico. Finale imprevedibile: molti hanno scritto per dire che quel dipendente ha torto. Esistono accordi aziendali in materia; e, se non esistono, bisogna concluderli in fretta.
Un altro lettore, impiegato in una societa' americana con sede a Londra, ha raccontato di "decine di licenziamenti in tronco causa Internet", e ha descritto l' interrogatorio cui e' stato sottoposto dopo essere stato pescato a visitare un sito porno. Il giorno dopo, molti hanno fornito indicazioni tecniche per navigare senza farsi pescare.


La questione - sarete d' accordo - e' fascinosa. Internet e' uno strumento nuovo, e occorre ragionarci sopra. I problemi sembrano due. Il primo: l'uso della posta elettronica aziendale, che non e' un problema di costi (a differenza del telefono), ma di opportunita'. Molte societa' non gradiscono che il proprio nome venga associato alle opinioni personali di un dipendente; altre non se ne curano. Diciamo che le prime sono comprensibili (non aiuta l' immagine aziendale apparire sul sito nazifanatici.com); le seconde, libertarie. Una soluzione, tuttavia, esiste. Il dipendente puo' usare uno degli indirizzi gratuiti sparsi sulla rete, oppure far si' che il proprio indirizzo di lavoro non appaia. Piu' complessa la questione della navigazione su Internet. Si puo' fare, non si puo' fare, quanto si puo' fare? Si puo' impedire? E, soprattutto, perche' si deve impedire? All'estero, alcune aziende lasciano liberta' di navigazione, e si affidano al buon senso dei dipendenti. Altre non chiedono moderazione: la impongono, spesso per iscritto. Altre ancora addebitano agli impiegati il tempo trascorso in rete. Quasi tutte - esistono eccezioni, per fortuna - vedono con allarme il fenomeno. Mi chiedo, a questo punto, se Internet non stia diventando cio' che era il fumetto sotto il banco dello studente, il giornale dietro la cattedra del professore, il cruciverba sulla scrivania del burocrate, il "giochino" sul computer dello yuppie bretelluto negli anni Ottanta. Una distrazione, e una perdita di tempo. Fosse cosi' , aspettiamoci l' introduzione di una "cyber - security" che piomba alle spalle del lavoratore e controlla i suoi movimenti in rete. George Orwell e Aldous Huxley, nel cielo dei profeti laici, rideranno di gusto. Ma come: Internet non era un' idea creativa, libera e anticonformista? E ora e' motivo di licenziamento? Siamo messi bene. E poi: un conto e' trascorrere le giornate a contare le lentiggini di Pamela Anderson; un altro dare un' occhiata a quanto succede nel mondo (le nuove aziende, avevo sentito dire, incoraggiano la crescita intellettuale dei dipendenti. Evidentemente, mi ero sbagliato). Mi chiedo, e vi chiedo: per molte professioni, non e' ora di chiudere questa contabilita' un po' meschina, e giudicare la gente dai risultati? Internet e Cartellino mi sembrano due concetti incompatibili. La cosa affascinante, ripeto, e' che la maggioranza di chi mi ha scritto - trentenni con uso di mondo, pare di capire - non la pensa cosi' , e si dice favorevole alla linea dura. "Ma dove vive?", ha chiesto un lettore. "Lei magari non possiede un' azienda, ma sicuramente ha una domestica. Cosa farebbe se, tornando a casa all' improvviso, la trovasse al computer che scrive a Italians, mentre il suo letto e' ancora da rifare?" Gli ho risposto: le proporrei un aumento, visto che e' in grado di farmi da segretaria


fonte: corriere della sera, 03/11/1999

Altro che call center TIM

Un pool di 10 carabinieri per ascoltare le conversazioni di Moggi
Molte di queste sono ancora da trascrivere integralmente

In un giorno 416 chiamate. La media record di Lucianone
di DARIO DEL PORTO

ROMA - Centomila telefonate intercettate in otto mesi. Tutte sull'utenza di Luciano Moggi. È la linea rovente del pallone, il filo conduttore dell'inchiesta sugli intrighi del mondo del calcio. In questa gigantesca mole di atti si sviluppa la parte principale del capitolo investigativo che fa tremare i palazzi e rischia di stravolgere gli equilibri del massimo campionato. Tra il novembre 2004 e il giugno dell'anno successivo le chiamate in entrata e in uscita sui cellulari dell'ex direttore generale della Juventus sono stati ascoltati ininterrottamente dai militari del Reparto operativo del comando provinciale di Roma, che conducono l'indagine coordinata dai pm della Procura di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci insieme al procuratore aggiunto Franco Roberti.

L'attività di ascolto ha impegnato una squadra di dieci uomini distribuiti a turno sull'intero arco della giornata. Il fulcro dell'indagine è qui, contenuto nei faldoni e nei dischetti sui quali sono incise le telefonate ora all'esame della Procura.

Ma resta ancora una parte di lavoro da completare. Numerose conversazioni non sono state ancora trascritte, altre dovranno essere vagliate con attenzione dai magistrati per stabilire se e in quali casi i colloqui possono essere ritenuti penalmente rilevanti. Di sicuro, dalle intercettazioni già note e da quelle ancora coperte da segreto emerge la straordinaria rete di relazioni e amicizie intrecciata in questi anni da Luciano Moggi. Non solo uomo di sport e di campo, ma anche abile tessitore di alleanze, in grado di interloquire con ministri (due) magistrati (almeno quattro, appartenenti a diversi uffici giudiziari) alti esponenti delle forze dell'ordine, oltre che con procuratori sportivi, designatori, dirigenti federali, allenatori, calciatori e giornalisti.

Naturalmente non tutte le telefonate intercettate sono parte integrante l'inchiesta. Molte conversazioni sono già state accantonate perché giudicate irrilevanti oppure relative esclusivamente a questioni private. Resta però il dato di un'indagine imponente, che può riservare sorprese ogni giorno. Anche perché, proprio in questi giorni, alcuni dei protagonisti delle intercettazioni vengono sentiti dai pm e dai carabinieri proprio con riferimento alle affermazioni pronunciate nelle telefonate giudicate di interesse investigativo.

Un altro elemento che aiuta a comprendere l'ampiezza del lavoro di magistrati e carabinieri arriva dal verbale d'interrogatorio di Luciano Moggi, che lunedì ha risposto per sei ore alle domande dei pm Beatrice e Narducci: la trascrizione del faccia a faccia che si è svolto nella caserma romana di via In Selci è lunga circa 250 pagine. Almeno il doppio, a questo punto, potrebbero servirne agli avvocati Paolo Trofino Fulvio Gianaria, che assistono Luciano Moggi, per stilare la memoria difensiva che i legali potrebbero consegnare nei prossimi giorni agli inquirenti per integrare la ricostruzione fornita nel corso dell'interrogatorio.

Fonte La Repubblica, 17 maggio 2006