Flessibilita’ e debolezza del sistema di welfare i principali imputati…
Gran parte dei lavoratori soffre di disturbi derivanti da stress da lavoro e vorrebbe cambiare occupazione. Lo rilevava un'indagine conoscitiva promossa dalla Uilcom (Unione italiana lavoratori nella comunicazione) sui lavoratori del call center della Tim di Rivoli, allo scopo di riscontrare l'eventuale presenza di situazioni stressanti, raccogliere con sistematicità gli elementi denunciati dai lavoratori e individuare le possibili soluzioni. La portata del problema, che può portare anche a danni o per la salute psichica e fisica dei lavoratori. Secondo Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino "è necessario garantire una adeguata formazione a chi partecipa a questa nuova realtà Anche l'assessore provinciale al Lavoro ha sottolineato la esigenza di "tendere a una stabilizzazione del rapporto di lavoro per raggiungere una stabilizzazione della società".
Più in generale, flessibilita' e debolezza del sistema di welfare: questi i principali imputati dello stress da lavoro nel nostro paese. Lo rileva un rapporto Censis per Italia Lavoro, che analizza i fattori che rendono gli italiani secondi solo ai greci per problemi di salute e stress derivanti dal lavoro. "L'apertura dei mercati, lo scongelamento delle rigidita' tipiche del lavoro industriale, le liberalizzazioni, le minori protezioni e sicurezze pubbliche nel welfare - si legge nel rapporto - se da un lato hanno comportato una maggiore liberta' d'azione per l'impresa, dall'altro hanno spostato sul lavoratore un carico crescente di responsabilita', ansie ed incertezze''. Secondo una recente indagine della European Fondation for the improvement of living and working conditions, riportata dal rapporto Censis, cresce il numero dei lavoratori europei colpiti da problemi di salute legati al lavoro (dal 57% del 1995 al 60% del 2000) o da affaticamento (dal 20% al 23%). In questo contesto, dopo i greci sembrano essere gli italiani a subire le condizioni peggiori di lavoro: il 41% dichiara di avere problemi di stress da lavoro, contro una media Ue del 28%. Le risposte date dagli italiani hanno una conferma indiretta nei dati relativi al consumo di tranquillanti (la spesa e' cresciuta del 77,5% tra '96 e 2001) e di antidepressivi (+117,2% nello stesso periodo).
Stupisce, che all'alto numero di italiani stressati per colpa del lavoro corrisponda un'elevata soddisfazione per la propria occupazione. Ben il 75,9% dei nostri occupati si dichiara infatti soddisfatto del proprio lavoro, con ovvie distinzioni tra liberi professionisti (84,9%), dirigenti (83,4%), imprenditori (79,9%) e operai (69,7%), ma con un livello tutto sommato non troppo differenziato. La ragione dello stress da lavoro italiano, nota il Censis, va allora ricercata nella spinta alla flessibilizzazione intervenuta di recente che, su mercati del lavoro tradizionalmente rigidi come quelli mediterranei (Italia, Grecia), ha portato a fenomeni di precarizzazione, di incertezza e di instabilita' del rapporto tra l'individuo e il lavoro. Una situazione che finisce per caricare il lavoro di significati e attese non piu' solo identitarie o retributive, ma anche legate al futuro dell'individuo e della famiglia.
La necessita' di mantenere il lavoro, di restare sul mercato, puo' essere una fonte di stress non indifferente. In occasione della settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, nell'ottobre scorso, l'Inail ha messo insieme alcuni dati sull'incidenza dello stress e del mobbing sul lavoro. Secondo l'istituto, sono 40 milioni i lavoratori europei che soffrono di disagi legati alle condizioni di lavoro. I rischi sono quelli di disturbi psichici e somatizzazioni: lo stress da lavoro causa malattie cardiovascolari al 16% degli uomini e al 22% delle donne. Per le imprese questo si traduce nel 50% delle assenze dal lavoro e in un costo di circa 20 miliardi di euro all'anno per giornate di lavoro perse e costi sanitari. Da poco piu' di un anno e' stata riconosciuta la tutela dell'Inail a chi soffre di malattie del lavoro correlate allo stress e al mobbing e l'istituto ha ricevuto circa 110 denunce, di cui 15 ritenute finora indennizzabili. ‘'E' bene precisare che lo stress non e' una malattia in se', ma e' la risposta dell'organismo a sollecitazioni esterne. Se manca questa compensazione possono insorgere le patologie, sia psicosomatiche, sia psichiche''. Lo spiega Giuseppe Cimaglia, Sovrintendente medico generale dell'Inail, che continua: ‘'il nostro Istituto tutela queste malattie quando il lavoro e' la causa, ma l'onere della prova spetta al lavoratore, anche se noi lo accompagniamo in questo percorso''. Il problema e' che queste patologie emergenti, pur avendo cause diverse ‘'coincidono con le patologie ‘normali'ed è estremamente difficile distinguere tra quelle generate dal lavoro e quelle che derivano dalla vita privata''. E l'indennizzo arriva solo se si riesce a dimostrare che la causa preminente e' quella lavorativa.
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