sabato 17 febbraio 2007

Sindrome del Grande Fratello

E noi...cosa dovremmo dire, allora?
Il Grande Fratello diventa sindrome
Dopo il caso dello scandalo Moggi e le polemiche legate alla divulgazione di conversazioni telefoniche private, la paura di veder pubblicati i propri fatti personali sulle pagine di un giornale ha fatto scattare una vera e proria sindrome da Grande Fratello nelle menti degli italiani. Anche per chi in fondo non ha segreti inconfessabili da nascondere, il timore di essere ascoltato e spiato diventa un'ossessione.

"Il timore di esser spiati sta infatti diventando paranoia", spiega Tonino Cantelmi, psichiatra dell'università Gregoriana di Roma. "Nel 2 o 3% delle persone, questa impressione di vivere assediati da occhi e orecchie invisibili può trasformarsi in malattia". Secondo il professor Cantelmi, di questo panico da intercettazioni sarebbe complice anche la naturale predisposizione degli italiani "da sempre di indole diffidente e incline al complotto". La sindrome si misura nella paura di affidare ad un messaggino sul cellulare o ad una semplice telefonata quello che poi, per i più diversi motivi, potrebbe venire alla luce. Un pericolo infondato per la maggior parte della popolazione, ma la sensazione oramai è quella e fiumi di intercettazioni sbattute in prima pagina non fanno che alimentarla.
Dice ancora Cantelmi: "Dopo la paranoia già nata con l'avanzare delle nuove tecnologie, oggi questa si ripresenta in una forma nuova, che ci fa sentire indifesi proprio quando ci lasciamo andare di più, cioè alla cornetta del telefono". Ed ecco allora che la chiacchiera in ufficio si riduce ad un bigliettino scritto, passato di mano in mano, per evitare l'intrusione di orecchie indiscrete. Oppure ancora gli sms che diventano scritture in codice, e potrebbero tener testa ai più astuti 007.

Tutto questo perchè, secondo il professor Cantelmi, "in realtà ciascuno di noi ha qualche segreto, e non c'è nessuno che non abbia un piccolo o grande scheletro nell'armadio". Il luogo in cui ci si scopre più diffidenti è proprio sul posto di lavoro: "Da uno studio abbiamo scoperto come una email di lavoro su tre parli di fatti privati. Figuriamoci al telefono o nei faccia a faccia".

Come dire che l'ufficio, più che un luogo di lavoro, è un nido di pettegolezzi ed è quindi l'ambiente più temuto dai "presunti spiati cronici". "In realtà", continua Cantelmi, "le vittime della sindrome dello spiato sono di due tipi: se è certo che la maggior parte di noi in questi giorni ha paura di essere ascoltata, c'è anche chi si dispiace di non esserlo. Se non ti intercettano non sei nessuno, sei un poveraccio, mentre se lo fanno sei un vip". L'orecchio lungo degli intercettatori, che siano telefonici o fisicamente tangibili, secondo il professor Cantelmi sta prendendo sempre più la forma di una maxi-coscienza superiore, che osserva, controlla e giudica, e che può far precipitare in un solo momento dalle stelle alle stalle. Se prima i reality show avevano sosituito il talento nella strada per la notorietà, adesso basta la gogna pubblica per diventare una star. Chi è abituato a confidare al telefono, fisso o mobile, i suoi segreti più profondi deve solo scegliere se far tacere il cellulare, o se farlo squillare più di prima.

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