giovedì 26 luglio 2007

Libertà è partecipazione

ecc....
Date le temperature e la voglia di mare, forse non è il caso di fermarsi a riflettere troppo a lungo. Ugualmente, però, rivolgiamo un invito che non costa nulla a noi, né a chi lo riceve: fateci sentire la vostra voce più spesso; proprio adesso che si pensa a “staccare la spina” per le vacanze.
Non crediate di essere soli: siamo in tanti e siamo ugualmente convinti di ciò che facciamo, i numeri lo dimostrano quotidianamente.
Anziché parlarcene solo per telefono o via e-mail, esprimete il vostro pensiero anche qui.
Anonimato garantito!
"Forse per questioni anagrafiche, mi trovo in un momento di riflessione, direi quasi di bilancio. Non a caso il mio ultimo album si intitola “La mia generazione ha perso”. Direi che oggi prevale un senso di amarezza per le sconfitte della mia generazione. Del resto con Luporini abbiamo sempre cercato di parlare e di riflettere attorno ai nostri slanci e alle nostre utopie ma anche intorno a ciò che ci faceva male, che creava disagio a noi e forse, anzi sicuramente, non soltanto a noi. Cercando di interpretarlo e di capirlo, quel male.
Oggi più che a una evoluzione positiva dell'individuo, mi sembra di aver assistito a un suo mutamento direi quasi antropologico. E vedo un uomo sempre più sopraffatto e totalmente in balia della violenza del mercato. E mi chiedo a cosa siano serviti i nostri slanci, le nostre utopie, i nostri ideali, le nostre ribellioni, le nostre trasgressioni.
Purtroppo devo rispondere constatando che non siamo stati migliori dei nostri padri e non credo possiamo costituire un esempio attendibile e autorevole per i nostri figli. Siamo scesi in piazza per contestare, anche con violenza, le dittature politiche del mondo, ma abbiamo perso di fronte all'unica dittatura che ha realmente trionfato: quella del mercato. Almeno i nostri padri la Resistenza l'avevano fatta davvero.Noi non siamo stati capaci di resistere alla finta seduzione del consumo, anzi, ne siamo stati complici per quanto inconsapevoli. Credo sia importante riconoscere i propri errori e le proprie sconfitte, perché comunque la consapevolezza e l'onestà intellettuale rimangono valori fondamentali. E in ogni caso ammettere la propria sconfitta è indispensabile per poter ripartire con maggior chiarezza e con nuovi slanci vitali. Sandro e io abbiamo una fiducia illimitata nelle potenziali risorse dell'individuo e questa potrebbe essere la nostra fede. Laica, naturalmente."
Giorgio Gaber
Milano, marzo 2002
(a cura di V. Pattavina, "Giorgio Gaber - La libertà non è star sopra un albero", Einaudi, Torino 2002)


La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
(G.G. - 1972)

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