giovedì 6 luglio 2006

L'onestà non va persa


Cari amici,
vi giro un articolo già notato e che è stato inserito nella sezione "articoli illuminanti" della nostra intranet telecom italia (open) il 23/6/06.

Elogio dell’uomo imparziale, chiamato stupido
di Francesco Alberoni

Che cos'è la rettitudine? Quando nella nostra tradizione cattolica pensiamo alla morale, ci vengono in mente l'amore per gli altri, per i sofferenti, per i bisognosi, lo slancio del cuore, la compassione, il volontariato, le opere di carità. Rispetto a questi sentimenti caldi, vibranti, la rettitudine sembra qualcosa di freddo, che ha a che fare solo con il dovere, con l'autocontrollo, una sorta di disciplina che riguarda più il non fare il male che fare il bene, più la correttezza del comportamento che la bontà d'animo. Insomma non ci fa venire in mente Madre Teresa di Calcutta, ma il funzionario che non accetta regali, il professore giusto e severo, la persona che sta ordinatamente in fila.
Una visione molto limitata del concetto di rettitudine che invece è l'interiorizzazione profonda e convinta delle leggi, delle norme deontologiche, dei principi di giustizia, di imparzialità, di onestà e del senso del dovere. Mi viene in mente un grande chirurgo mio amico che stava per partire per un congresso internazionale molto importante e la sera prima aveva visitato una bambina ammalata. Di notte non poteva dormire. Più pensava a quella bimba e più si convinceva che era in pericolo di vita, che doveva intervenire subito. Alle due di notte ha chiesto al suo assistente di disdire il congresso ed ha telefonato ai genitori della bambina chiedendo di portarla immediatamente in clinica. Alle sei ha fatto un intervento durato otto ore che le ha salvato la vita.
Il mio amico non è un santo, ha solo un profondo senso del suo dovere di medico. E mi viene in mente un'altra persona di valore che ha dedicato anni e anni a costruire una grande istituzione. Poiché doveva tenere bassi stipendi e costi, dava l'esempio chiedendo uno stipendio modesto, non usando l'autista e andando in metropolitana. Il nostro è un Paese pieno di gente buona, generosa, ma che non sa essere imparziale. E' pronta a elogiare, favorire, assolvere i propri amici, i propri compagni di partito mentre denigra, ostacola, condanna quelli dell'altra parte. In tutti i campi vediamo emergere i figli dei personaggi potenti, dei politici, i raccomandati a spese dei meritevoli. Ebbene la rettitudine non accetta questo modo di fare, lo condanna. Per questo da noi le persone rette vengono spesso considerate rigide, ingenue o addirittura stupide. Però lo sappiamo tutti che, se non ci fossero, la società non potrebbe funzionare.

Corriere della sera
12 giugno 2006

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