Il ministro Damiano: «Regolarizzare senza abolire la flessibilità»
Al.An.
Legge Biagi e futuro di 250mila lavoratori dei call center sono al centro delle polemiche scoppiate dopo che gli ispettori del lavoro hanno messo in dubbio la regolarità di 3.200 contratti a progetto di Atesia, società romana rilevata da Telecom che fa capo all'imprenditore Alberto Tripi ed è la principale realtà del settore.
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Legge Biagi e futuro di 250mila lavoratori dei call center sono al centro delle polemiche scoppiate dopo che gli ispettori del lavoro hanno messo in dubbio la regolarità di 3.200 contratti a progetto di Atesia, società romana rilevata da Telecom che fa capo all'imprenditore Alberto Tripi ed è la principale realtà del settore.
«Il problema di questa azienda - ha commentato dal Meeting di Comunione e Liberazione, a Rimini, il ministro per il Lavoro, Cesare Damiano - è un problema antico. Le prime ispezioni risalgono a molti anni fa. Quest'ultima è precedente alla circolare emanata dal mio ministero (il 14 giugno, ndr) e mi riservo di esaminare questi documenti anche per ciò che concerne i call center che impiegano 250mila persone in 700 aziende». Quanto alle linee guida del governo, ha ricordato Damiano, «il criterio fondamentale per distinguere è che bisogna avere contratti di lavoro subordinato per l'inbound e contratti di lavoro parasubordinato per l'outbound (rispettivamente i servizi al cliente in cui è molto difficile che l'operatore possa gestire in proprio il lavoro e quelli come le ricerche di mercato o, in generale, le promozioni commerciali). Vogliamo regolarizzare il lavoro in tutto il settore», ha concluso Damiano. A proposito della vicenda Atesia generalmente positivi i commenti del sindacato. Nidil-Cgil, sindacato dei lavoratori atipici, «accoglie con favore l'indicazione che finalmente è stata data dagli ispettori Inps circa la trasformazione in lavoro subordinato a tempo indeterminato delle migliaia di contratti di collaborazione a progetto nel call center».
In arrivo l'aumento dei contributi previdenziali. Resta da capire che cosa il governo Prodi intenda davvero fare della legge Biagi. Secondo Damiano non va abrogata, ma corretta nelle sue forme più penalizzanti per il lavoratore. «Il programma dell'Unione è preciso - ha osservato il ministro - la legge Biagi va modificata. Ci sono delle forme di lavoro precarizzanti che vanno cancellate. L'obiettivo è di regolarizzare il lavoro, non di negare la buona flessibilità che è a disposizione delle imprese». L'obiettivo vero del governo, allora, sarebbe quello di «creare dei percorsi di stabilizzazione: ricordo che già nel Dpef, il taglio del cuneo fiscale è collegato a un criterio, cioè vale solo per il lavoro a tempo indeterminato». In cambio «aumenteremo i contributi previdenziali per il lavoro para-subordinato, quindi lavoro a progetto, lavoro associato in partecipazione, la variante fiscale delle partite Iva», opzione «già contenuta come previsione, nel Dpef, accanto alla proposta di sconto fiscale per le imprese collegato al lavoro a tempo indeterminato, quindi, è evidente che l'argomento sarà affrontato già nella legge Finanziaria».
Pubblico impiego e atipici, sciopero in vista. Intanto, anche alla luce dei dati Censis, dai quali risulta che oltre il 10% dei lavoratori pubblici ha contratti atipici e a termine, «percentuale sicuramente superiore a quella del settore privato» il sindacato RdB-Cub ha confermato lo sciopero nazionale del 6 ottobre con manifestazione nazionale a Roma, per l’abolizione sia del pacchetto Treu che della legge 30 e per l’avvio in tempi stretti di una sanatoria programmata e generalizzata del precariato. «Numeri ormai noti e più volte denunciati - ha sottolineato Carmela Bonvino, responsabile nazionale del settore precari delle RdB-Cub - il punto è cosa il governo deciderà di fare per intervenire realmente e complessivamente sul problema a partire proprio dal Pubblico impiego, dove è lo Stato a essere datore di lavoro precario. Sarebbe invece necessario procedere con urgenti provvedimenti normativi per convertire in contratti di lavoro stabile e a tempo indeterminato gli oltre 350mila contratti atipici e a termine delle Pubbliche amministrazioni».
fonte: Il Sole24Ore, 23/8/2006
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