Roma, 26 set. (Adnkronos/Ign) - ''Entro aprile 2008, saranno stabilizzati nei call center oltre 22 mila lavoratori di circa 300 aziende italiane''. Lo annuncia a LABITALIA, Umberto Costamagna, presidente di Assocontact (Associazione nazionale dei contact center in outsourcing aderente a Confindustria).
''A seguito della circolare 17/2006 del ministro Damiano, dell'avviso comune e delle norme in Finanziaria che agevolavano la stabilizzazione dei collaboratori -dice Costamagna- si è avviato un processo che, con gli accordi tra le parti sociali, ha dato vita a un cammino di qualità in un settore, quello dei call center, difficile e dove, nel passato, a volte si è esagerato con l'organizzazione del lavoro troppo elastica. Adesso -spiega Costamagna- le aziende serie, come quelle a noi associate, cercano di porre rimedio a questi problemi''.
Costamagna esclude che le recenti novità normative possano incoraggiare una fuga verso l'estero. ''Se partiamo dalla premessa -sostiene- che il lavoro nei call center ha bisogno di qualità perchè i lavoratori di questo segmento gestiscono il patrimonio più importante di un'azienda (ossia i clienti finali), si capisce immediatamente che la scelta di delocalizzare non è il massimo. Le imprese italiane non stanno prendendo questa strada. La soluzione è, invece, mettersi attorno a un tavolo con i sindacati e trovare risposte compatibili con le esigenze del mercato''.
La replica dei sindacati non tarda ad arrivare: ''sono ancora poche le 22 mila stabilizzazioni in arrivo nei call center entro aprile 2008''. Anna Maria Furlan, segretaria confederale della Cisl, spiega a LABITALIA che ''bene ha fatto il ministero a emanare una nota con cui chiarisce alcuni punti sulle regolarizzazioni in atto''. ''Su 650 aziende interessate alla regolarizzazione dei precari nel call center -aggiunge- solo 100 hanno chiuso accordi sindacali come indicato dall'avviso comune. E, su una platea di circa 900 mila lavoratori presenti nei call center, il 70% è da regolarizzare''.
''Durante la fase degli accordi -ricorda Furlan- anche gli ispettori del lavoro hanno svolto attività 'educativa' spiegando alle aziende cosa e come dovevano fare per adeguarsi alla norma. Ora, invece, sono iniziate le ispezioni vere e proprie e speriamo che questo serva a spronare le imprese a regolarizzarsi attraverso gli accordi con le parti sociali. Ma per ora -avverte- le inadempienze ci sono e sono eclatanti''. Tuttavia, dice Furlan, ''non ci sono pericoli che le aziende possano trasferire le attivita' all'estero''. ''La sfida vera, per i call center come per tutti, è quella della qualità e questa non può essere a scapito dei diritti dei lavoratori''.
fonte adnkronos economia
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